(“Othello” – 1602 – 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO QUINTO – SCENA PRIMA
Una strada.
Entrano Iago e Roderigo.
IAGO
Qui, sta dietro a questo chiosco; verrà subito.
Tieni la spada snudata e colpisci a morte.
Su, svelto, non temere, sarò al tuo fianco.
Qui o la va o la spacca; pensaci bene,
e sii fermamente risoluto.
RODERIGO
Stammi vicino; potrei sbagliarlo.
IAGO
Eccomi al tuo fianco; coraggio, la spada. Si ritira.
RODERIGO
Quest’affare non mi va molto a genio;
pur me ne ha dato sufficienti ragioni.
È solo uno in meno; fuori la spada, e muore.
IAGO
Ho sfregato sul vivo questo foruncoletto,
e s’è infiammato. Che uccida Cassio,
o Cassio lui, o si uccidano l’un l’altro,
in ogni caso va tutto a mio vantaggio.
Se Roderigo la scampa, reclamerà
ampia restituzione dell’oro e delle gioie
che gli ho truffato come doni per Desdemona.
È da evitare. Se la scampa Cassio
la vita gli riserba giorni radiosi
che oscureranno me; inoltre il Moro
potrebbe smascherarmi con lui, ed è
un gran pericolo. No, deve morire.
Ma zitti, lo sento avvicinarsi.
Entra Cassio.
RODERIGO
Conosco il suo passo; è lui. Muori, marrano!
Assale Cassio.
CASSIO
Quel colpo sarebbe stata la mia fine,
ma la mia cotta di maglia è migliore
di quel che credi; proviamo la tua. Ferisce Roderigo.
RODERIGO
Ah, sono morto!
Iago da dietro ferisce Cassio alla gamba e esce.
CASSIO
Sono storpiato per sempre,
luci, luci, all’assassinio, all’assassinio! Cade.
Entra Otello
OTELLO
La voce di Cassio. Iago è di parola.
RODERIGO
O furfante che sono!
OTELLO
Tu dici il vero.
CASSIO
Aiuto, aiuto! Luci! Un medico!
OTELLO
È lui. O nobile, onesto, giusto Iago,
hai un senso magnanimo del torto
fatto all’amico. Tu mi sei maestro…
Bambina mia, il tuo drudo è morto
e il tuo fato incombe. Vengo, sgualdrina,
i tuoi occhi incantatori mi son tolto dal cuore.
Il tuo letto di lussuria insozzato
di sangue lussurioso sarà macchiato. Esce.
Entrano Lodovico e Graziano.
CASSIO
Ehilà, non una guardia, un passante?
All’assassinio, all’assassinio!
GRAZIANO
È una disgrazia, il grido è straziante.
CASSIO
Aiuto!
LODOVICO
Ascoltate!
RODERIGO
Ah, sciagurato furfante.
LODOVICO
Due o tre gemiti. È una notte buia,
potrebbe essere un agguato, non è prudente
avvicinarsi a questo luogo senza scorta.
RODERIGO
Non viene nessuno; morirò dissanguato.
Entra Iago con una torcia.
LODOVICO
Ascolta!
GRAZIANO
Arriva uno in camicia, con torce e armi.
IAGO
Chi va là? Chi grida all’assassinio?
LODOVICO
Non sappiamo.
IAGO
Non sentiste delle grida?
CASSIO
Di qua, di qua; per amor del cielo, aiuto!
IAGO
Che succede?
GRAZIANO
Mi pare che sia l’alfiere del Moro.
LODOVICO
Proprio lui, un soldato valoroso.
IAGO
Chi siete, che gridate a tutto spiano?
CASSIO
Iago! Oh, sono stato aggredito,
storpiato da furfanti! Datemi aiuto.
IAGO
Ah, luogotenente! Chi sono i furfanti?
CASSIO
Uno di loro dev’essere nei pressi,
non può sfuggirvi.
IAGO
Ah, vili traditori!
Voi, là, chi siete? Venite a dare aiuto.
A Lodovico e Graziano.
RODERIGO
Aiuto, aiuto, qui!
CASSIO
È uno di loro.
IAGO
Canaglia assassina, furfante! Pugnala Roderigo.
RODERIGO
Maledetto Iago, ah, cane disumano… oh, oh.
IAGO
Uccidere col favore della notte?
Dove sono questi ladri sanguinari?
E come tutto tace in città! All’assassinio!
E voi chi siete, amici o nemici?
LODOVICO
Se ci riconoscete lo saprete.
IAGO
Il signor Lodovico?
LODOVICO
Sì, signore.
IAGO
Chiedo venia; qui c’è Cassio ferito da furfanti.
GRAZIANO
Cassio!
IAGO
Che c’è, fratello?
CASSIO
Ho la gamba tagliata in due.
IAGO
Dio ne scampi!
Luce, signori; lo fascerò con la mia camicia.
Entra Bianca.
BIANCA
Cosa succede qui? Chi gridava?
IAGO
Chi gridava?
BIANCA
O mio caro Cassio, mio dolce Cassio!
Cassio, Cassio!
IAGO
Ah, la solita sgualdrina! Cassio, sospettate
chi sia stato a ferirvi a questo modo?
CASSIO
No.
GRAZIANO
Mi angoscia trovarvi in questo stato;
vi stavo cercando.
IAGO
Passatemi una giarrettiera.
Ecco… Una barella per rimuoverlo di qui!
BIANCA
Ahimè, vien meno! O Cassio, Cassio, Cassio!
IAGO
Signori, sospetto che questa puttanella
sia implicata. Fatevi forza, buon Cassio.
Datemi una torcia; conosciamo quest’uomo?
Ahimè, il mio caro amico e conterraneo
Roderigo? No… sì, certo… cielo, è Roderigo!
GRAZIANO
Il veneziano?
IAGO
Sì, proprio lui; lo conoscevate?
GRAZIANO
Sì, lo conoscevo.
IAGO
Signor Graziano, vi chiedo perdono;
questi fatti di sangue scuseranno
i miei modi trascurati.
GRAZIANO
Son lieto di vedervi.
IAGO
Come state, Cassio? Una barella, una barella!
GRAZIANO
Roderigo!
IAGO
Sì, è lui. Viene portata una barella.
Ah, bene, la barella.
Qualcuno lo porti via di qui, piano, piano;
io vado a cercare il medico del generale.
(A Bianca) E tu, donna, risparmia la fatica.
Cassio, l’uomo che giace qui assassinato,
era mio caro amico. C’era malanimo fra voi?
CASSIO
No, nessuno; io neanche lo conosco.
IAGO (A Bianca)
Ah, impallidisci? – Portatelo al coperto.
Cassio e Roderigo vengono portati via.
Aspetta un momento, signorinella. Impallidisci?
Vedete che ha il terrore negli occhi?
Ah, se ti muovi… ne sapremo subito di più.
Osservatela bene, vi prego, guardatela;
vedete, signori? La colpevolezza si rivela
anche se fuori uso è la favella.
Entra Emilia.
EMILIA
Ahimè, che è successo? Che è successo, marito?
IAGO
Cassio ha subito un agguato nel buio,
da Roderigo e altri che sono fuggiti.
Lui è moribondo, e Roderigo è morto.
EMILIA
Ahimè, povero signore! Ahimè, povero Cassio!
IAGO
Ecco il frutto dell’andare a puttane.
Ti prego, Emilia, fatti dire da Cassio
dove ha cenato questa sera. Ah, adesso tremi?
BIANCA
Ha cenato da me, ma non tremo per questo.
IAGO
Ah, è così? Ti ingiungo di seguirmi.
EMILIA
Vergognati, vergognati, sgualdrina!
BIANCA
Non sono una sgualdrina, conduco vita onesta
come voi che m’insultate.
EMILIA
Come me? Vergognati!
IAGO
Gentili signori, rechiamoci a vedere
se hanno medicato Cassio. Tu, donna, vieni,
dovrai raccontarci un’altra storia.
Emilia, tu corri alla cittadella,
e riferisci ai signori cos’è accaduto.
Volete avviarvi, vi prego? (A parte) Quest’è la nottata
in cui la mia fortuna sarà fatta, o rovinata. Escono.
ATTO QUINTO – SCENA SECONDA
Una camera nel castello.
Desdemona a letto addormentata.
Entra Otello con un lume.
OTELLO
È la causa, è la causa, anima mia;
ma a voi non la dirò, caste stelle.
È la causa; ma non verserò il suo sangue
né scalfirò la sua pelle più bianca
della neve e liscia come alabastro sepolcrale.
Pure deve morire, o tradirà altri uomini.
Prima spegni una luce, e poi quell’altra;
se spengo questa fiaccola, e mi pento,
posso ripristinare la sua luce;
ma una volta spenta la tua luce,
o modello compiuto della perfezione di natura,
non so dove si trovi il fuoco prometeico
che la riaccenda. Quand’ho svelto la rosa
non posso più ridarle il suo rigoglio;
appassisce per forza. L’odorerò sullo stelo. La bacia.
O alito balsamico, che quasi induci
la Giustizia a spezzare la sua spada!
Un altro; un altro. Resta così nella morte,
e io ti ucciderò, e ancora ti amerò.
Ancora un bacio, e sia l’ultimo bacio.
Mai dolcezza fu così fatale. Piango,
sì, ma lacrime crudeli; è una pena celestiale,
colpisce l’oggetto del suo amore. Si ridesta…
DESDEMONA
Chi c’è? Otello?
OTELLO
Sì, Desdemona.
DESDEMONA
Venite a letto, mio signore?
OTELLO
Hai detto le preghiere questa sera,
Desdemona?
DESDEMONA
Sì, mio signore.
OTELLO
Se ti sovviene d’una qualche colpa
che ancora non abbia ricevuto
la grazia del perdono, invocalo subito.
DESDEMONA
Che intendete dire, mio signore?
OTELLO
Fallo, e in fretta, io starò discosto;
non voglio uccidere la tua anima impreparata,
no – Dio ne guardi – non la tua anima.
DESDEMONA
Parlate di uccidere?
OTELLO
Sì, di uccidere.
DESDEMONA
Allora il cielo abbia pietà di me!
OTELLO
Amen, con tutto il cuore!
DESDEMONA
Se dite così, spero che non mi ucciderete.
OTELLO
Uhm!
DESDEMONA
Eppure ho paura, perché quando roteate
gli occhi a questo modo, siete esiziale.
Non so perché dovrei aver paura,
essendo senza colpa, ma ho paura.
OTELLO
Pensa ai tuoi peccati.
DESDEMONA
L’amore che ho per voi.
OTELLO
E per quello morrai.
DESDEMONA
È una morte innaturale quella data per amore.
Ah, perché vi mordete così il labbro?
Una collera sanguinaria vi scuote tutto;
sono neri presagi. Eppure spero, spero
che non siano per me.
OTELLO
Taci e non muoverti!
DESDEMONA
Obbedisco. Ma cos’è mai successo?
OTELLO
Il fazzoletto che mi era così caro,
e che ti regalai, tu l’hai dato a Cassio.
DESDEMONA
No, sulla vita e sull’anima mia.
Mandatelo a chiamare e chiedete a lui.
OTELLO
Attenta, dolce anima, attenta
a non spergiurare; sei sul letto di morte.
DESDEMONA
Sì, ma non ancora per morire.
OTELLO
Invece sì, e subito;
confessa perciò francamente il tuo peccato,
perché negare questo o quest’altro punto
col giuramento, non smuoverà né soffocherà
la certezza che in cuore mi tormenta.
Devi morire.
DESDEMONA
Dio abbia pietà di me!
OTELLO
Amen, io dico.
DESDEMONA
E abbiatene anche voi! Mai in vita mia
vi ho fatto torto… Mai ho amato Cassio,
se non di quell’amore ammesso anche dal cielo.
Non gli ho mai dato pegni.
OTELLO
Per Dio,
gli ho visto in mano il mio fazzoletto.
Spergiura, mi rendi il cuore di pietra,
e vuoi farmi chiamare assassinio
il sacrificio che intendo compiere.
Ho visto il fazzoletto.
DESDEMONA
Allora l’ha trovato,
io non gliel’ho mai dato. Chiamatelo,
fategli confessare la verità.
OTELLO
Ha confessato.
DESDEMONA
Che cosa, mio signore?
OTELLO
Che ha…
usato di te.
DESDEMONA
Come, disonestamente?
OTELLO
Sì.
DESDEMONA
Non può dirlo.
OTELLO
No, ha la bocca tappata.
L’onesto Iago ha provveduto a questo.
DESDEMONA
La mia paura m’illumina… Allora è morto?
OTELLO
Se avesse avuto una vita per capello
tutte gliele avrebbe strappate la mia vendetta.
DESDEMONA
Ahimè, lui è stato tradito, ed io perduta.
OTELLO
Ah, sgualdrina… piangi per lui davanti a me?
DESDEMONA
Scacciatemi, mio signore, ma non uccidetemi.
OTELLO
Giù, sgualdrina!
DESDEMONA
Uccidetemi domani, fatemi vivere stanotte.
OTELLO
Ah, se resisti…
DESDEMONA
Solo una mezz’ora,
il tempo di dire una preghiera!
OTELLO
È troppo tardi. La soffoca.
DESDEMONA
Mio Dio, mio Dio, mio Dio!
EMILIA (Da dentro)
Signore, signore, ohilà, signore!
OTELLO
Che grida son queste? Non è morta? non ancora morta?
Io che sono crudele, sono anche pietoso,
non voglio prolungarti l’agonia… Ecco, ecco.
EMILIA (Da dentro)
Ohilà, signore, signore!
OTELLO
Chi c’è?
EMILIA (Da dentro)
Mio buon signore, ho da dirvi una parola.
OTELLO
Sì, è Emilia… vengo subito… È morta;
Sì, verrà a dirmi della morte di Cassio.
Le grida erano qui… Ah, non si muove più,
muta come una tomba. Devo farla entrare?
Faccio bene? Mi pare che si muova ancora.
No… che devo fare? Se la faccio entrare
certamente vorrà parlare con mia moglie.
Mia moglie, mia moglie; io non ho moglie…
È insopportabile! Che ora tremenda!
Ora dovrebbe esserci un’immensa eclissi
di sole e luna, e il globo atterrito
spalancarsi di fronte al mutamento.
EMILIA (Da dentro)
Vi scongiuro,
lasciate che vi parli, mio signore.
OTELLO
Ti avevo scordata. Entra, Emilia.
Piano, un momento. Fammi tirare le tende.
Dove sei? Apre la porta.
Entra Emilia.
Che cosa ti succede adesso?
EMILIA
Oh, mio signore, sono stati commessi turpi delitti!
OTELLO
Cosa? Adesso?
EMILIA
Adesso, mio signore.
OTELLO
È la luna che devia dal suo corso,
avvicinandosi più del solito alla terra
e fa impazzire gli uomini.
EMILIA
Cassio,
mio signore, ha ucciso un giovane veneziano
chiamato Roderigo.
OTELLO
Roderigo ucciso?
E anche Cassio?
EMILIA
No, lui non è morto.
OTELLO
Cassio non è morto? Allora il delitto
ha stonato, e la dolce vendetta dissona.
DESDEMONA
Ingiustamente, ingiustamente uccisa!
EMILIA
Mio Dio, cos’è questo grido?
OTELLO
Che? Quale?
EMILIA
Ahimè, è la voce della mia signora;
aiuto, aiuto, aiuto! O signora, parlate!
dolce Desdemona, dolce signora, parlate!
DESDEMONA
Muoio innocente.
EMILIA
Ah, chi ha commesso questo delitto?
DESDEMONA
Nessuno; io stessa. Addio.
Riverisci il mio buon signore. Addio. Muore.
OTELLO
Come sarebbe stata assassinata?
EMILIA
Chi lo sa?
OTELLO
L’hai sentita dire che non sono stato io.
EMILIA
L’ha detto; non posso negare il vero.
OTELLO
È una bugiarda finita nel fuoco dell’inferno:
l’ho uccisa io.
EMILIA
Allora è un angelo,
e voi tanto più nero demonio!
OTELLO
S’era data al vizio, ed era una puttana.
EMILIA
È una calunnia, e tu sei un demonio.
OTELLO
Era incostante come l’acqua.
EMILIA
E tu impulsivo come il fuoco a crederla
infedele. Era fedele come un angelo!
OTELLO
Cassio l’ha montata; chiedi a tuo marito.
Oh, meriterei il profondo dell’inferno
se non mi fossi risolto a questo passo
per giusti motivi. Tuo marito sapeva tutto.
EMILIA
Mio marito?
OTELLO
Tuo marito.
EMILIA
Che tradiva il talamo nuziale?
OTELLO
Sì, con Cassio. Ah, fosse stata fedele,
se il cielo mi avesse creato un altro mondo
d’un unico topazio perfetto e puro,
non l’avrei data in cambio.
EMILIA
Mio marito?
OTELLO
Sì, lui mi ha per primo messo sull’avviso:
è un uomo onesto, e odia il lerciume
che s’appiccica alle azioni immonde.
EMILIA
Mio marito?
OTELLO
Perché lo ripeti, donna?
Sì, tuo marito.
EMILIA
O mia padrona,
la perfidia s’è fatta beffe dell’amore!
Mio marito dire che era infedele?
OTELLO
Sì, lui, tuo marito. Capisci le parole?
Il mio amico, tuo marito, l’onesto, onesto Iago.
EMILIA
Se dice così, che la sua anima perfida
marcisca un granellino al giorno! Mente dal cuore.
Era fin troppo innamorata del suo sporco acquisto.
OTELLO
Ah!
EMILIA
Fammi quel che vuoi. Il tuo misfatto
è indegno del cielo, come eri tu di lei.
OTELLO
Faresti meglio a tacere.
EMILIA
Tu non puoi farmi neanche metà del male
ch’io posso subire. O stupido credulone!
Misero ignorante! Il tuo è un delitto…
no, non temo la tua spada, ti denuncerò
anche se mi costasse venti vite. Aiuto, aiuto!
Il Moro ha ucciso la mia padrona! All’assassinio!
Entrano Montano, Graziano, Iago e altri.
MONTANO
Che succede? Che c’è, generale?
EMILIA
Ah, anche tu qui, Iago? Sei stato bravo,
tutti ora addosseranno a te la colpa.
TUTTI
Che succede?
EMILIA
Smentisci questo furfante, se sei uomo;
dice che tu gli hai raccontato che sua moglie
lo tradiva. Io so che non può essere,
non sei un furfante di questa risma.
Parla, il cuore mi scoppia.
IAGO
Gli dissi quel che pensavo, e non di più
di quanto egli stesso appurò che era vero.
EMILIA
Ma gli hai mai detto che lei lo tradiva?
IAGO
Sì.
EMILIA
Hai detto una menzogna, una sporca,
maledetta menzogna; sull’anima mia,
una menzogna, un’infame menzogna!
Tradirlo con Cassio? Hai detto con Cassio?
IAGO
Con Cassio, donna. Su, frena la tua lingua.
EMILIA
No, non la freno; devo invece parlare.
La mia padrona è assassinata sul suo letto.
TUTTI
Ah, Iddio non voglia!
EMILIA
E le tue parole hanno istigato l’assassinio.
OTELLO
No, non sbarrate gli occhi, padroni, è vero.
GRAZIANO
Ma è assurdo!
MONTANO
Un’azione mostruosa!
EMILIA
Che infamia, che infamia, che infamia!
A pensarci, par di fiutarla; che infamia!
L’avevo immaginato… Mi ucciderò per il dolore.
Che infamia, che infamia!
IAGO
Ma sei impazzita?
Ti ingiungo di tornare a casa.
EMILIA
Buoni signori, datemi licenza di parlare.
È giusto che gli obbedisca, ma non ora.
Forse, Iago, non tornerò più a casa.
OTELLO
Oh, oh, oh! Cade sul letto.
EMILIA
Sì, accasciati e ruggisci,
hai ucciso la creatura più innocente
che abbia mai levato occhi al cielo.
OTELLO (Alzandosi)
Era corrotta.
Quasi non vi riconoscevo, zio;
vostra nipote è di là, e con queste mani
le ho appena soffocato il respiro.
Lo so che appare terribile e odioso…
GRAZIANO
Povera Desdemona, sono contento
che tuo padre sia morto; le tue nozze
gli son state fatali, ed il dolore
gli ha troncato il filo della vita.
Se fosse vivo, questa vista lo indurrebbe
a un atto disperato, a scacciare bestemmiando
l’angelo custode dal suo fianco, e a dannarsi.
OTELLO
È penoso, ma Iago sa
che mille volte con Cassio ha commesso
l’atto obbrobrioso. Cassio l’ha confessato;
e lei ha ripagato le sue fatiche amorose
con quel segno e vincolo d’amore che io
le avevo regalato. Gliel’ho visto in mano;
un fazzoletto, un antico pegno
donato da mio padre a mia madre.
EMILIA
O Dio, Dio del cielo!
IAGO
Cristo, chiudi il becco.
EMILIA
Verrà fuori, verrà fuori! No, non sto zitta,
signore, no, parlerò libera come l’aria;
anche se il cielo, gli uomini, i demoni,
mi dessero tutti addosso, io parlerò.
IAGO
Sii saggia, vattene a casa.
EMILIA
No! Iago fa per colpirla.
GRAZIANO
Vergogna, alzare la spada su una donna!
EMILIA
Ah, stupido Moro, il fazzoletto di cui parli
l’ho trovato per caso e dato a mio marito,
perché spesso con pesante insistenza,
più di quanto meritasse quella cosuccia,
mi aveva chiesto di rubarlo.
IAGO
Brutta puttana!
EMILIA
Lei darlo a Cassio? No, l’ho trovato io
e l’ho dato a mio marito.
IAGO
Carogna, menti!
EMILIA
No, per il cielo, no, signori.
Stupido assassino! Che poteva farsene
d’una donna così buona un tale sciocco?
OTELLO
Non esistono folgori nel cielo
che non servano solo per il tuono?
Lurida canaglia!
Si avventa su Iago. Iago pugnala Emilia.
GRAZIANO
La donna si accascia; ha ucciso sua moglie.
EMILIA
Sì, sì… stendetemi accanto alla mia padrona.
Esce Iago.
GRAZIANO
È fuggito, ma sua moglie è morta.
MONTANO
È un gran farabutto; prendete quest’arma
che ho tolto al Moro; state fuori di guardia
e non fatelo passare. Piuttosto uccidetelo,
io inseguirò quella canaglia, è un maledetto furfante.
Escono Montano e Graziano.
OTELLO
Non ho più forza, anche un omuncolo
si prende la mia spada. Ma perché l’onore
sopravviverebbe all’onestà? Alla malora.
EMILIA
Cosa presagiva la tua canzone, mia signora?
Ascolta, puoi sentirmi? Farò il cigno
che muore cantando; (Canta) “Salice, salice, salice“.
Moro, era casta; ti amava, Moro crudele;
Dio salvi la mia anima; dico il vero.
E parlando sincera, io muoio, muoio. Muore.
OTELLO
Ho un’altra arma in questa camera;
una spada di Toledo, temprata nel gelo
d’un ruscello. Eccola; zio, fatemi uscire.
GRAZIANO (Da dentro)
Se ci provi, ti costerà caro;
sei disarmato, devi sottometterti.
OTELLO
Allora vieni dentro a parlare con me
o, disarmato come sono, ti attaccherò.
Entra Graziano.
GRAZIANO
Che succede?
OTELLO
Guardate, ho una spada;
una migliore non ha mai poggiato
sulla coscia d’un soldato. Ho visto giorni
in cui con questo braccio e questa spada
mi sono aperto un varco contro ostacoli
venti volte più forti. Ma, sciocca vanteria,
chi può controllare il suo destino?
Non è così ora. Non abbiate paura,
anche se mi vedete così armato;
qui è la fine del mio viaggio, la meta
e l’ultimo traguardo della mia vela.
Indietreggiate sgomento? Inutile paura;
basta puntare un giunco sul petto d’Otello
e si ritira. Dove potrebbe andare Otello?
Com’è ora il tuo volto, creatura sventurata?
Bianco come la tua camicia. Quando c’incontreremo
il giorno del giudizio, questo tuo aspetto
farà precipitare dal cielo la mia anima,
e saranno i diavoli a ghermirla. Fredda,
fredda, bambina mia, come la tua castità.
O maledetto scellerato! A frustate, diavoli,
toglietemi questa visione celestiale;
sballottatemi in vortici di vento,
bruciatemi nello zolfo, trascinatemi
in precipiti abissi di fuoco liquido!
Oh, Desdemona, Desdemona, morta!
Oh, oh, oh.
Entrano Lodovico, Montano, ufficiali con Iago prigioniero e Cassio su una barella.
LODOVICO
Dov’è quel pazzo sventurato?
OTELLO
Colui che era Otello; eccolo qui.
LODOVICO
E quel serpente? Portatelo qui.
OTELLO
Guardo se ha il piede forcuto; ma è una favola…
Se sei un demonio, non ti posso uccidere. Ferisce Iago.
LODOVICO
Toglietegli quella spada.
IAGO
Sanguino, ma non sono morto.
OTELLO
Non mi rincresce; vorrei che tu vivessi
perché per me morire è una benedizione.
LODOVICO
Ah, Otello, tu un tempo così buono,
caduto nelle trame di un verme maledetto,
che cosa si dirà di te?
OTELLO
Quel che volete.
Dite pure, un assassino per onore;
non mi ha spinto l’odio, ma l’onore.
LODOVICO
Questo miserabile ha in parte confessato
i suoi misfatti. Avevate concordato
di uccidere Cassio?
OTELLO
Sì.
CASSIO
Caro generale, non ve ne diedi mai motivo.
OTELLO
Ti credo, e ti domando perdono.
Chiedete per favore a questo semidiavolo
perché mi ha così irretito anima e corpo?
IAGO
Non chiedetemi nulla. Sapete quel che sapete,
d’ora in poi non aprirò più bocca.
LODOVICO
Come, nemmeno per pregare?
GRAZIANO
Le torture gli apriranno la bocca.
OTELLO
Be’, tu fai bene.
LODOVICO
Signore, dovete sapere cos’è accaduto,
quel che credo ignoriate. Ecco una lettera
trovata in tasca al povero Roderigo;
e questa è un’altra. Da una si deduce
che Roderigo doveva uccidere Cassio.
OTELLO
Scellerato!
CASSIO
Mostruosa e perfida canaglia!
LODOVICO
E quest’altra lettera di recriminazione
pure trovata nelle sue tasche, pare
che Roderigo intendesse mandarla
a questo vil dannato, ma probabilmente
Iago è giunto a buon punto e l’ha spacciato.
OTELLO
Oh, perfido bastardo! Come hai avuto,
Cassio, il fazzoletto di mia moglie?
CASSIO
L’ho trovato in camera mia, e lui stesso
ha appena confessato d’avercelo messo
perché servisse a ottenere il suo scopo.
OTELLO
Ah, stolto, stolto, stolto!
CASSIO
Inoltre nella lettera Roderigo
rimprovera Iago d’averlo indotto
a provocarmi durante la guardia,
e causare così la mia destituzione;
e or ora, dopo che pareva già morto,
ha detto che fu Iago a colpirlo e a istigarlo.
LODOVICO
Lasciate questa stanza e venite con noi.
Siete destituito di potere e comando
e Cassio assume il governo di Cipro.
Per questo verme, se c’è sopraffina crudeltà
per torturarlo duramente e a lungo,
gli venga riservata. Voi resterete
sotto stretta sorveglianza fino a quando
la Repubblica di Venezia non sia informata
sulla natura delle vostre colpe. Portatelo via.
OTELLO
Un momento; una parola o due.
Alla Repubblica ho reso dei servigi
e ne sono informati; basta così.
Vi prego che nelle vostre lettere,
quando riferirete questi tristi fatti,
li presentiate come sono, senza attenuare
o aggravare nulla per malanimo.
Direte allora d’uno che nell’amore
fu malaccorto, ma fin troppo ardente;
d’uno non facilmente ingelosito,
ma portato ad estremi disperati
se messo su; d’uno che di sua mano,
come un barbaro indiano, gettò via
una perla più preziosa di tutta la sua tribù;
d’uno che non abituato a struggersi,
con occhi soggiogati versa profusamente lacrime
come le piante d’Arabia stillano resina.
Scrivete questo; e dite ancora
che una volta ad Aleppo, quando
un turco prepotente e inturbantato
bastonava un veneziano e ingiuriava
lo stato, io afferrai alla gola
quel cane circonciso, e lo finii così. Si pugnala.
LODOVICO
Ah, sanguinoso epilogo!
GRAZIANO
Più non servon le parole.
OTELLO
Ti baciai prima d’ucciderti; per finire
non c’è che di mia mano su un bacio morire.
Cade sul letto e muore.
CASSIO
Lo temevo, ma lo credevo disarmato,
perché era un gran valoroso
LODOVICO (A Iago)
O cane spartano,
più funesto del dolore, della fame o del mare,
guarda il tragico strazio su questo letto;
è opera tua! Lo spettacolo avvelena la vista;
copriteli. Graziano, voi tenetevi la casa
e il possesso dei beni del Moro; vi spettano
in eredità. A voi, governatore, è demandata
la punizione di questo diabolico furfante,
giorno, luogo e supplizio. Nessuna pietà!
Io torno subito a bordo e col cuore straziato
di questi tristi eventi riferirò allo stato. Escono.
Otello
(“Othello” – 1602 – 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V