(“Antony and Cleopatra” – 1607)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
Personaggi
ANTONIO, triumviro.
CESARE OTTAVIANO, triumviro.
LEPIDO, triumviro.
SESTO POMPEO, amico di Antonio.
DOMIZIO ENOBARBO, amico di Antonio.
VENTIDIO, amico di Antonio.
EROS, amico di Antonio.
SCARO, amico di Antonio.
DECRETA, amico di Antonio.
DEMETRIO, amico di Antonio.
FILONE, amico di Antonio.
MECENATE, amico di Cesare.
AGRIPPA, amico di Cesare.
DOLABELLA, amico di Cesare.
PROCULEIO, amico di Cesare.
TIDIA, amico di Cesare.
GALLO, amico di Cesare.
MENAS, amico di Pompeo.
MENECRATE, amico di Pompeo.
VARRIO, amico di Pompeo.
TAURO, luogotenente generale di Cesare.
CANIDIO, luogotenente generale di Antonio.
SILIO, ufficiale nell’esercito di Ventidio.
Un «precettore» impiegato come ambasciatore da Antonio a Cesare.
ALESSA e DIOMEDE: al seguito di Cleopatra.
MARDIANO un eunuco al seguito di Cleopatra.
SELEUCO, tesoriere di Cleopatra.
Un indovino.
Uno zotico.
CLEOPATRA, regina d’Egitto.
OTTAVIA, sorella di Cesare.
CARMIANA e IRAS: al seguito di Cleopatra.
Ufficiali, soldati, messi e altri del seguito
SCENA: Diverse parti dell’impero romano.
ATTO PRIMO – SCENA PRIMA
(Alessandria. Stanza nel palazzo di Cleopatra.)
Entrano DEMETRIO e FILONE.
FILONE
Ah, quest’infatuazione del nostro generale
passa la misura: i suoi begli occhi
usi sulle schiere di guerra a sfolgorare
come Marte cinto di corazza, ora volgono e piegano
lo sguardo devoto e servizievole
su una fronte scura: il suo cuor di capitano,
che nel vivo delle grandi battaglie
gli ha schiantato le fibbie sul petto,
rinnega ogni moderazione, e s’è fatto
ventola e mantice per raffreddare
gli ardori d’una zingara.
Squilli di tromba. Entrano ANTONIO, CLEOPATRA, le donne del seguito e gli eunuchi con i flabelli.
Ecco, ora vengono:
osserva bene e in lui vedrai
uno dei tre pilastri del mondo trasformato
in zimbello d’una baldracca. Guarda e vedrai.
CLEOPATRA
Se è vero amore, dimmi quanto.
ANTONIO
È da pitocchi, l’amore che si può misurare.
CLEOPATRA
Fisserò i confini in cui essere amata.
ANTONIO
Allora ti occorrerà nuovo cielo, nuova terra.
MESSO
Notizie da Roma, mio signore.
ANTONIO
Mi irrita; il succo.
CLEOPATRA
Ma no, ascoltale, Antonio: forse
Fulvia è arrabbiata; o magari
l’imberbe Cesare ti ha inviato
l’ordine reciso, “Fa’ questo, o quello:
conquista quel regno, affranca questo;
esegui, o ti condanniamo”.
ANTONIO
Come, amor mio?
CLEOPATRA
Magari? Macché, è sicuro: non devi più
star qui, da Cesare è giunto il congedo,
quindi obbedisci, Antonio. Dov’è
l’ordine di comparizione di Fulvia?
o dovrei dire di Cesare… d’entrambi?
Fate entrare i messi. Come sono regina d’Egitto,
arrossisci, Antonio, e il sangue alle tue guance
rende omaggio a Cesare, ovvero offre
un tributo di vergogna quando la stridula
voce di Fulvia sgrida. Avanti, i messi!
ANTONIO
Che Roma si dissolva nel Tevere, e crolli
l’ampio arco dell’ordinato impero!
Qui è il mio mondo. I regni sono creta:
e questa nostra terra fatta di letame
nutre egualmente bestie e uomini.
La nobiltà della vita è far così. (L’abbraccia.)
Quando una coppia così legata e due
come noi possono farlo, io sfido
il mondo, pena il castigo, a riconoscere
che siamo impareggiabili.
CLEOPATRA
Bella bugia!
Perché ha sposato Fulvia senza amarla?
Io parrò la sciocca che non sono, e Antonio
sarà sempre lui.
ANTONIO
Ma ispirato da Cleopatra.
Oh, per amor dell’Amore, e le sue dolci ore,
non sprechiamo il tempo a bistrattarci.
Non un minuto delle nostre vite
ora passi senza un qualche piacere.
Che spassi, stasera?
CLEOPATRA
Ascolta gli ambasciatori.
ANTONIO
Su, regina attaccabrighe! A cui tutto
si addice, ridere, piangere, sgridare.
Come ogni passione gareggia in te
per farsi bella e ammirata! Solo
il tuo messo, stasera, e soli soli
andremo in giro per le strade, a osservare
i modi della gente. Vieni, regina,
iersera lo desideravi. (Al servo.) Non una parola!
(Escono Antonio e Cleopatra col seguito.)
DEMETRIO
Antonio tiene in sì poco conto Cesare?
FILONE
Talvolta, quando non è Antonio,
quando viene meno alla grandezza
che dovrebbe sempre accompagnare Antonio.
DEMETRIO
Mi rincresce che così avvalora
le dicerie che corrono a Roma.
Ma speriamo meglio per domani. Buon riposo! (Escono.)
ATTO PRIMO – SCENA SECONDA
(Stesso palazzo. Altra stanza.)
Entrano ENOBARBO, LAMPRIO, un indovino, RANNIO, LUCILLIO, CARMIANA, IRAS, l’eunuco MARDIANO e ALESSA.
CARMIANA
Signor Alessa, dolce Alessa, superlativo Alessa, quasi assolutissimo Alessa, dov’è l’indovino che hai tanto lodato alla regina? Oh, potessi conoscere quel marito che, dici, si metterà ghirlande sulle corna!
ALESSA
Indovino!
INDOVINO
Che volete?
CARMIANA
È questo, l’uomo? Voi, signore,
conoscete le cose?
INDOVINO
Nel libro
degli infiniti segreti della natura
so leggere qualcosa.
ALESSA
Mostragli la mano.
ENOBARBO
Il rinfresco, presto: e vino a volontà
per brindare alla salute di Cleopatra.
CARMIANA
Buon signore, datemi una buona fortuna.
INDOVINO
Io non posso darla, ma predirla.
CARMIANA
E allora, vi prego, preditemene una buona.
INDOVINO
Sarai ben più florida di adesso.
CARMIANA
Vuol dire che metterò su carne.
IRAS
No, da vecchia ti metterai il belletto.
CARMIANA
Accidenti alle rughe!
ALESSA
Non irritate Sua Prescienza. State attente.
CARMIANA
Silenzio!
INDOVINO
Amerai, più che essere amata.
CARMIANA
Meglio riscaldarmi il fegato col bere.
ALESSA
Ma ascoltalo.
CARMIANA
Suvvia, preditemi una fortuna straordinaria! Fatemi sposare tre re nella stessa mattinata e che resti subito vedova di tutti e tre; fatemi avere un figlio a cinquant’anni, a cui renda omaggio Erode di Giudea. Fatemi sposare a Ottavio Cesare, e fare il paio con la mia signora.
INDOVINO
Vivrai più a lungo di colei che servi.
CARMIANA
Benissimo. La longevità mi piace più dei fichi.
INDOVINO
Hai visto e provato miglior fortuna
di quella che si approssima.
CARMIANA
Allora i miei figli non avranno nome; di grazia, quanti bambini e bambine avrò?
INDOVINO
Se ogni tua voglia avesse un grembo,
e ognuna fosse fertile, un milione.
CARMIANA
Via, sciocco. Come mago, non funzioni.
ALESSA
Tu credi che solo le tue lenzuola conoscano i tuoi segreti.
CARMIANA
Forza, di’ a Iras i suoi.
ALESSA
Ci faremo dire tutte le nostre fortune.
ENOBARBO
La mia, e quella di molti di noi, stasera, sarà… a letto ubriachi!
IRAS
Ecco una palma che presagisce, se non altro, castità.
CARMIANA
Come le inondazioni del Nilo presagiscono carestia.
IRAS
Ma va’, sfrenata lettaiola, tu non sai presagire.
CARMIANA
Già, se una palma untuosa non presagisce fertilità, non so neanche grattarmi l’orecchio. Ti prego, dille soltanto una fortuna da giorno di lavoro.
INDOVINO
Le vostre fortune sono simili.
IRAS
Ma come, simili? Dammi i particolari.
INDOVINO
Ho detto.
IRAS
Non migliore della sua d’un dito, la mia fortuna?
CARMIANA
E se la tua fortuna fosse migliore d’un dito, dove lo vorresti?
IRAS
Non nel naso del mio signore.
CARMIANA
Il cielo ci impedisca pensieri peggiori! Alessa… avanti, la sua fortuna, la sua fortuna! Oh, che sposi una donna che non ce la fa, dolce Iside, ti imploro, e poi falla morire, e dagliene una peggiore, e una peggiore dopo l’altra, finché la peggiore di tutte lo segua ridendo alla tomba, cinquanta volte becco! Buona Iside, esaudisci questa implorazione, anche se mi negherai preghiere di maggior conto. Ti imploro!
IRAS
Così sia, buona dea; ascolta la preghiera del popolo! Infatti, se strazia il cuore vedere un bell’uomo con una moglie scioperata, è pure gran dolore vedere un farabutto che non è becco. Perciò, Iside cara, bada al decoro, e dagli la fortuna che si merita!
CARMIANA
Così sia.
ALESSA
Ecco, se stesse a loro rendermi becco si farebbero puttane pur di farlo.
ENOBARBO
Silenzio, arriva Antonio.
Entra CLEOPATRA.
CARMIANA
No, la regina.
CLEOPATRA
Avete visto il mio signore?
ENOBARBO
No, signora.
CLEOPATRA
Non era qui?
CARMIANA
No, mia signora.
CLEOPATRA
Era in vena d’allegria: ma d’un tratto
l’ha colpito un pensiero da romano. Enobarbo!
ENOBARBO
Signora?
CLEOPATRA
Cercatelo e che venga qui. Dov’è Alessa?
ALESSA
Qui, agli ordini. Ecco il mio signore.
CLEOPATRA
Non voglio più vederlo: venite. (Escono.)
Entra ANTONIO con un messo.
MESSO
Vostra moglie Fulvia è per prima scesa in campo.
ANTONIO
Contro mio fratello Lucio?
MESSO
Sì. Ma presto la guerra ebbe fine,
e le circostanze contingenti li resero amici,
facendogli far lega contro Cesare,
il cui successo militare, al primo incontro,
li cacciò dall’Italia.
ANTONIO
C’è di peggio?
MESSO
Le cattive notizie si ripercuotono
su chi le porta.
ANTONIO
Nel caso d’uno sciocco
o d’un codardo. Continua. Una cosa passata
per me è conclusa. Proprio così,
chi mi dice il vero, anche se morte
alberga nelle sue parole, lo ascolto
come se adulasse.
MESSO
Labieno –
brutta notizia – con l’esercito dei Parti
ha conquistato l’Asia oltre l’Eufrate;
sventolano le sue bandiere vittoriose
dalla Siria alla Lidia alla Ionia.
Mentre…
ANTONIO
Antonio, vorresti dire…
MESSO
Signore!
ANTONIO
Parlami francamente, non mitigare
quello che dicono tutti. Chiama Cleopatra
come la chiamano a Roma; insulta
pure con le parola di Fulvia, rinfacciami
le mie colpe con l’assoluta libertà
che consentono astio e verità.
Oh, noi facciamo crescere gramigna
quando assopiamo le nostre fertili menti,
e il farci rinfacciare i nostri torti
è come estirpare quelle erbacce.
Lasciami per un po’.
MESSO
Ai vostri ordini. (Esce.)
Entra un altro messo.
ANTONIO
Che notizie da Sicione? Sentiamo!
I MESSO
L’uomo di Sicione… c’è il messo di Sicione?
II MESSO
Attende i vostri ordini.
ANTONIO
Fatelo entrare.
Devo spezzare questi ceppi egiziani,
o perdermi in questa infatuazione.
Entra un altro messo con una lettera.
Tu chi sei?
III MESSO
Vostra moglie Fulvia è morta.
ANTONIO
Dove è morta?
III MESSO
A Sicione.
La durata della sua malattia,
e le altre più gravi notizie
che vi varrà conoscere, sono in questa lettera.
(Gli dà una lettera.)
ANTONIO
Lasciatemi solo. (Escono i messi.)
Ecco un’anima grande che se n’è andata!
Pure, l’ho desiderato, e ciò che spesso
abbiamo allontanato con disprezzo
vorremmo poi riaverlo. Ciò che adesso piace
scadendo secondo il corso delle cose
si muta nel suo opposto. Ora che non è più,
Fulvia mi è cara: la mano che la scacciò
sarebbe ben disposta a riprenderla.
Devo staccarmi da questa regina incantatrice:
diecimila sventure più dei mali a me noti,
cova questa mia indolenza. Enobarbo!
(Ri-)entra ENOBARBO.
ENOBARBO
Ai vostri ordini, signore.
ANTONIO
Devo andarmene in fretta da qui.
ENOBARBO
Già, e così uccidiamo tutte le nostre donne. Sappiamo bene che sarebbe per loro una crudeltà letale. Se ci lasciano partire, la parola d’ordine sarà “morte”.
ANTONIO
Devo andarmene.
ENOBARBO
In un caso impellente muoiano pure le donne. Ma sarebbe un peccato buttarle via per nulla, anche se, di fronte a una gran causa, non valgono nulla. Se solo Cleopatra ha il minimo sentore di questo, muore di colpo. L’ho vista morire venti volte per motivi molto meno importanti. Penso che nella morte vi sia una foga che compie qualche atto d’amore su di lei, tanta è la sua celerità nel morire.
ANTONIO
È furba più di quanto si possa pensare.
ENOBARBO
Ahimè, no, signore, le sue passioni sono fatte solo della parte più fina dell’amor puro. Non possiamo chiamare venti e pioggia i suoi sospiri e le sue lacrime: sono uragani e tempeste più forti di quelle che riportano gli almanacchi. Non può essere furbizia: se lo fosse, potrebbe provocare rovesci di pioggia come Giove.
ANTONIO
Non l’avessi mai vista!
ENOBARBO
Ah, signore, non avreste visto un magnifico capolavoro, e non averne avuto il privilegio avrebbe screditato i vostri viaggi.
ANTONIO
Fulvia è morta.
ENOBARBO
Signore?
ANTONIO
Fulvia è morta.
ENOBARBO
Fulvia?
ANTONIO
Morta.
ENOBARBO
Ebbene, signore, offrite agli dei un sacrificio di ringraziamento. Quando le divinità si compiacciono di strappare la moglie a un uomo, si dimostrano i sarti della terra, offrendogli questa consolazione, che quando i vecchi vestiti sono consumati, c’è di che farne di nuovi. Se non ci fossero altre donne oltre a Fulvia, allora sarebbe una vera perdita e un caso lamentevole! Ma questo dolore è ricco di consolazioni, la vecchia camicia fa saltar fuori una nuova gonnella, e invero le lacrime che dovrebbero bagnare questa pena stanno tutte in una cipolla.
ANTONIO
Gli intrighi che ha fomentato nello stato
non consentono più la mia assenza.
ENOBARBO
E quelli che voi avete fomentato qui non possono fare a meno di voi, specie quello con Cleopatra, che dipende assolutamente dalla vostra permanenza.
ANTONIO
Basta con le risposte frivole. Gli ufficiali
siano informati dei nostri propositi.
Comunicherò il motivo di questa urgenza
alla regina, e avrò il suo beneplacito
per la partenza. Non solo infatti
la morte di Fulvia e ragioni più pressanti
ci spingono a questo, ma anche le lettere
di molti amici solerti a Roma
ci richiamano in patria. Sesto Pompeo
ha lanciato la sfida a Cesare, e mantiene
il controllo dei mari. Il popolo infido,
il cui amore non va mai a chi lo merita
finché i suoi meriti non siano passati,
comincia a riversare Pompeo Magno e le sue glorie
sul figlio, che eminente per fama
e forza militare, e ancor di più
per coraggio e vigore di vita, s’erge
come il primo dei soldati; e questa forza,
crescendo, può mettere in pericolo
l’assetto del mondo. Covano molte cose,
che come il crine del cavallo, han vita,
ma non ancora il veleno del serpente.
Comunica ai sottoposti a cui compete
i miei ordini: partire subito di qui.
ENOBARBO
Eseguirò. (Escono.)
ATTO PRIMO – SCENA TERZA
(Stessa stanza.)
Entrano CLEOPATRA, CARMIANA, ALESSA e IRAS.
CLEOPATRA
Dov’è?
CARMIANA
Non l’ho più visto.
CLEOPATRA
Vedi dov’è, con chi e che cosa fa:
non ti ho mandata io. Se lo trovi
pensoso, di’ che sto ballando; se allegro,
riferiscigli che d’un tratto sto male.
Fa’ presto a ritornare. (Esce Alessa.)
CARMIANA
Mi sembra, signora,
che se lo amate veramente, non è
il metodo giusto per farvi ricambiare.
CLEOPATRA
Che cosa dovrei fare, che non faccio?
CARMIANA
Secondatelo in tutto, non contrariatelo.
CLEOPATRA
Consigli da sciocca: proprio il modo di perderlo.
CARMIANA
Non provocatelo troppo: trattenetevi.
Col tempo finiamo per detestare
quel che temiamo.
Entra ANTONIO.
Ma ecco Antonio.
CLEOPATRA
Sono malata e depressa.
ANTONIO
Mi accora
dovervi rivelare il mio proposito…
CLEOPATRA
Portami via, Carmiana cara, cado.
Non può durare a lungo a questo modo.
Non regge la natura umana.
ANTONIO
Carissima regina…
CLEOPATRA
Stammi lontano, ti prego.
ANTONIO
Che c’è?
CLEOPATRA
Le buone nuove ti si leggono negli occhi.
La tua donna sposata dice che puoi tornare?
Non ti avesse mai dato licenza di venire!
Non dica che sono io a tenerti qui.
Io non ho su di te alcun potere: tu sei suo.
ANTONIO
Sanno gli dei…
CLEOPATRA
Oh, mai fu regina
tanto tradita! E fin da principio
ho visto allignare il tradimento.
ANTONIO
Cleopatra…
CLEOPATRA
Perché dovrei credere che sei mio
e fedele (anche se a forza di giurare
fai tremare gli dei sui loro troni),
tu che sei stato infedele a Fulvia?
È pura follia, lasciarsi irretire
da promesse fatte solo a parole,
e già infrante al momento di giurarle!
ANTONIO
Dolcissima regina…
CLEOPATRA
No, ti prego,
non cercare pretesti per andartene,
ma dimmi addio, e vattene;
quando per rimanere supplicavi,
allora era tempo di parlare;
niente partenze, allora; avevamo
l’eternità negli occhi e sulle labbra,
beatitudine nell’arco delle ciglia;
nessuna parte di noi tanto misera
che non fosse d’origine divina.
E lo è ancora, o tu, il più grande
soldato del mondo, sei diventato
il più grande bugiardo.
ANTONIO
Suvvia, signora.
CLEOPATRA
Se avessi la tua statura, vedresti
che cuore ha la regina d’Egitto.
ANTONIO
Ascoltami, regina: l’esigenza del momento
richiede per un po’ i miei servizi;
ma tutto il mio cuore resta di tuo uso.
La nostra Italia è tutto un corruscare
di spade in lotta civile: Sesto Pompeo
punta al porto di Roma, e l’eguaglianza
delle due forze avverse alimenta
fazioni incerte. Chi era odiato,
avendo acquistato forza, riconquista
le simpatie; Pompeo, già messo al bando,
carico della gloria di suo padre,
si insinua rapidamente nel cuore
di coloro che non hanno prosperato
con l’attuale governo, e il loro numero
diventa una minaccia. Così la pace,
malata per la lunga inerzia, cerca
di risanarsi con mezzi disperati.
Il mio motivo più personale, e ciò
che dovrebbe di più rassicurarti
su questa mia partenza, è la morte di Fulvia.
CLEOPATRA
Se non dalla follia, dall’ingenuità
mi han liberato gli anni. Può Fulvia morire?
ANTONIO
È morta, mia regina. Guarda qui,
e con tuo agio sovrano leggi
i garbugli che ha suscitato; da ultimo,
meglio di tutto, dove e quando è morta.
CLEOPATRA
Oh, falso, falso amore! Dove sono
le sacre fiale che dovresti colmare
con le tue lacrime di dolore?
Ora vedo, nella morte di Fulvia,
come sarà accolta la mia.
ANTONIO
Smettila
coi battibecchi; preparati invece
ad ascoltare i miei intendimenti,
che verranno o non verranno attuati
a seconda dei tuoi consigli. Per il fuoco
che feconda il fango del Nilo,
di qui parto soldato e servo tuo,
a far guerra o pace come tu comandi.
CLEOPATRA
Tagliami questi lacci, presto, Carmiana;
no, lascia stare, di colpo mi ammalo
o mi riprendo, secondo l’amore di Antonio.
ANTONIO
Mia preziosa regina, calmati,
e rendi sincera testimonianza
al suo amore, che onorevolmente
può essere messo alla prova.
CLEOPATRA
Fulvia m’insegna.
Ti prego, voltati e piangi per lei,
poi dimmi addio, e di’ che quelle lacrime
sono per la regina d’Egitto. Da bravo,
recita una scena di stupenda ipocrisia
e falla passare per perfetto onore.
ANTONIO
Mi fai ribollire il sangue: basta.
CLEOPATRA
Puoi far meglio: ma non c’è male.
ANTONIO
Per la mia spada…
CLEOPATRA
E scudo. Sempre meglio.
Ma non proprio perfetto. Ti prego, Carmiana,
guarda come a questo erculeo romano
s’addice la parte del collerico.
ANTONIO
Me ne vado, signora.
CLEOPATRA
Cortese signore, una parola!
Tu ed io dobbiamo separarci, ma non è questo;
tu ed io ci siamo amati, ma non è questo;
lo sai bene, una cosa vorrei… Oh,
la mia smemoratezza è proprio come Antonio,
e ho scordato tutto.
ANTONIO
Se il tuo rango regale
non rendesse tua suddita la frivolezza,
si potrebbe dire che tu l’incarni.
CLEOPATRA
È ingrata fatica,
tenersi vicino al cuore la frivolezza
come fa Cleopatra. Ma perdonami,
signore, le mie stesse grazie m’uccidono
se non ti aggradano. Il tuo onore
altrove ti reclama, e allora non badare
alla sconsolata mia follia: che gli dei
ti accompagnino! Sulla tua spada
si posi il lauro della vittoria, e ai tuoi piedi
si distenda un facile successo!
ANTONIO
Andiamo.
Vieni: separarci è per noi partire
e insieme rimanere: così tu, restando,
pur sempre con me parti, ed io partendo
qui con te rimango. Andiamo via!
(Escono.)
ATTO PRIMO – SCENA QUARTA
(Roma. Casa di Cesare.)
Entra OTTAVIANO leggendo una lettera, LEPIDO e il loro seguito.
CESARE
Puoi vedere, Lepido, e sappi d’ora in poi,
che non è vizio connaturato di Cesare
avversare il nostro grande consociato.
Ma ecco le notizie da Alessandria:
va a pesca, beve, e consuma in orge
le fiaccole della notte; non si mostra
più virile di Cleopatra; né la regina
di Tolomeo è più femminea di lui.
A stento diede udienza, o si degnò
di ricordare che ha dei colleghi.
In lui vedrai un uomo che è il compendio
di ogni vizio umano.
LEPIDO
Non posso credere
che abbia tante colpe da oscurare
tutte le sue virtù. In lui i difetti
sembrano come le stelle del cielo,
che spiccano nel buio della notte;
ereditari, più che acquisiti;
più che da lui voluti, inestirpabili.
CESARE
Sei troppo indulgente. Concediamo pure
che non sia gran male sgroppare
nel letto di Tolomeo, regalare
un regno per una bisboccia, mettersi
a sbevazzare con una schiava,
andare barcollando per le strade
a mezzogiorno, a fare a pugni
coi béceri che puzzan di sudore.
Diciamo che questo gli si addice
– ma dev’essere d’indole eccezionale
per non restarne insozzato -; tuttavia
Antonio non può scusare le sue colpe
quando su di noi ricade il peso
delle sue leggerezze. Se riempisse
le ore libere con i suoi bagordi,
ne paghi il fio con nausea, sazietà
e mali d’ossa. Ma sprecare il tempo
che a rullo di tamburo lo richiama
dal piacere, e proclama a gran voce
la sua, e nostra, condizione – ciò
merita rimprovero, come si sgridano
quei ragazzi che in età di giudizio
sacrificano l’esperienza al piacere del momento,
rinnegando il buon senso.
Entra un messo.
LEPIDO
Ecco altre notizie.
MESSO
Gli ordini sono stati eseguiti,
nobilissimo Cesare, e d’ora in ora
arriveranno rapporti sugli avvenimenti.
Pompeo è forte per mare, e sembra amato
da coloro che solo temevano Cesare.
Gli scontenti affluiscono ai porti,
e la voce pubblica lo dà vittima di ingiustizie.
CESARE
Avrei dovuto saperlo. Dacché
esiste il governo, ci è stato insegnato,
chi è al potere fu desiderato
finché vi giunse; e l’uomo in declino,
mai amato finché ne valeva la pena,
si apprezza quando viene a mancare.
Questa gentaglia, come giunco abbandonato
alla corrente, va avanti e indietro
seguendo servilmente la mutevole marea
fino a marcire per il suo stesso moto.
(Entra un secondo messo.)
MESSO
Cesare, porto notizia
che Menas e Menecrate, noti pirati,
assoggettano il mare, che solcano
e arano con navi d’ogni specie.
Fanno violente incursioni in Italia,
la gente costiera sbianca al pensiero,
e i giovani gagliardi si rivoltano. Un vascello
non può mettere fuori il naso senza essere
catturato appena visto: il nome di Pompeo
fa più colpo di quanto non farebbe
se ci si opponesse alle sue forze.
CESARE
Antonio, abbandona orge e gozzoviglie!
Quando, uccisi i consoli Irzio e Pansa,
fosti scacciato da Modena, la paura
ti inseguì alle calcagna e tu,
benché allevato delicatamente,
la combattesti con maggiore resistenza
dei selvaggi. Bevesti l’orina dei cavalli,
l’acqua giallastra delle pozzanghere
da cui si ritraevano le bestie;
il tuo palato non disprezzò la bacca
più selvatica, sulla siepe più spinosa, sì,
come il cervo quando la neve ricopre le pasture
rosicchiasti la corteccia degli alberi.
Si narra che sulle Alpi hai mangiato
strana carne, che alcuni morivano
a guardarla: e tutto ciò – è un’onta
sul tuo onore che io ne parli ora –
fu sopportato da soldato, tanto
che la tua guancia neppure smagrì.
LEPIDO
Un vero peccato!
CESARE
Che la vergogna
lo riconduca presto a Roma: è ora
che noi due ci mostriamo in campo,
perciò riuniamo subito il consiglio.
Pompeo s’avvantaggia della nostra inerzia.
LEPIDO
Domani, Cesare, potrò informarti bene
di quali forze di mare e di terra
potrò disporre per fronteggiare
l’attuale evenienza.
CESARE
E fino allora
sarà anche mia cura. Addio.
LEPIDO
Addio, signor mio. Di ciò che nel frattempo
saprai di movimenti in giro, ti prego,
rendimi partecipe.
CESARE
Non dubitare,
signore: so che è mio dovere. (Escono.)
ATTO PRIMO – SCENA QUINTA
(Alessandria. Palazzo di Cleopatra.)
Entrano CLEOPATRA, CARMIANA, IRAS e MARDIANO.
CLEOPATRA
Carmiana!
CARMIANA
Signora?
CLEOPATRA
Ah, ah! Dammi da bere mandragora.
CARMIANA
Perché, signora?
CLEOPATRA
Per farmi dormire
nel gran vuoto di tempo che Antonio è via.
CARMIANA
Pensate troppo a lui.
CLEOPATRA
È tradimento!
CARMIANA
Spero proprio di no, signora.
CLEOPATRA
Ehi tu, eunuco Mardiano!
MARDIANO
Vossignoria comanda?
CLEOPATRA
Non di sentirti cantare. Non traggo
alcun piacere da ciò che ha un eunuco;
buon per te che, inseminato come sei,
i tuoi più liberi pensieri non lasciano
l’Egitto. Tu provi passioni?
MARDIANO
Sì, graziosa signora.
CLEOPATRA
Per davvero?
MARDIANO
No, non per davvero: per davvero
io posso fare solo cose caste:
ma ho forti passioni, e penso a quel
che Venere faceva assieme a Marte.
CLEOPATRA
Oh, Carmiana! Dove credi sia ora?
Sta in piedi, o seduto? O cammina?
O è a cavallo? Felice quel cavallo
che ne sostiene il peso! Comportati bene,
cavallo: se sapessi chi ti porti in groppa,
il semi-Atlante del mondo, il braccio
e l’elmo degli uomini! Parla, ora,
e mormora: “Dov’è il mio serpente
del vecchio Nilo?” perché così mi chiama…
Adesso mi nutro del più dolce veleno.
Pensa a me, che ho la pelle scura
per i pizzicotti amorosi di Febo,
e sono solcata dalle rughe del tempo.
O Cesare dall’ampia fronte, quand’eri
qui su questa terra, ero un boccone da re;
e Pompeo mi sbarrava gli occhi in viso,
lì ancorando lo sguardo e morendo
a forza di contemplare la sua vita.
Entra ALESSA da Antonio.
ALESSA
Salute, regina d’Egitto!
CLEOPATRA
Come sei diversissimo da Antonio!
Pure, venendo da lui, il suo elisir
ti ha indorato con il suo colore.
Come va il mio gagliardo Antonio?
ALESSA
L’ultima cosa che fece, mia regina,
fu di baciare, con l’ultimo
di ripetuti baci, questa splendida perla.
Quel che egli disse serbo nel cuore.
CLEOPATRA
Di lì deve svellerlo il mio orecchio.
ALESSA
“Buon amico”, disse, “di’ che il fedele romano
alla grande regina d’Egitto invia
il tesoro di quest’ostrica; e ai suoi piedi,
per sopperire alla pochezza del regalo,
arricchirà di regni il suo gran trono.
Tutto l’Oriente (dille) la chiamerà
signora”. Quindi accennò col capo
e compunto montò il suo focoso destriero,
che nitrì così alto, da soffocare
brutalmente quel che volevo dire.
CLEOPATRA
Era dunque allegro, o triste?
ALESSA
Come la stagione dell’anno fra
i due estremi del caldo e del freddo,
non era né triste né allegro.
CLEOPATRA
O indole
perfettamente equilibrata! Notalo,
Carmiana, notalo, ecco il vero uomo.
Non era triste, perché vuol risplendere
su chi atteggia il proprio viso sul suo;
né allegro, come per avvertirli
che il suo pensiero resta in Egitto
con la sua gioia – ma fra l’uno e l’altro.
Oh celeste mescolanza! Triste o allegro,
la violenza di entrambi ti si addice
come a nessun altro. Hai incontrato
i miei corrieri?
ALESSA
Sì, signora,
venti corrieri diversi. Perché tanti?
CLEOPATRA
Chi nasce il giorno in cui dimentico
di inviare corrieri ad Antonio,
morità pitocco. Inchiostro e penna,
Carmiana. Sii benvenuto, Alessa.
Carmiana, ho mai amato Cesare così?
CARMIANA
O il magnifico Cesare!
CLEOPATRA
Ti resti nella strozza
un’altra esclamazione come questa.
Di’ il magnifico Antonio.
CARMIANA
Il valoroso Cesare!
CLEOPATRA
Per Iside, ti farò sanguinare i denti
se continui a equiparare a Cesare
il principe degli uomini.
CARMIANA
Con vostra licenza,
non faccio che ripetere la vostra solfa.
CLEOPATRA
Ah, i miei verdi anni, quand’ero
acerba di giudizio e di sangue freddo,
dire come dicevo allora…
Suvvia, portami inchiostro e penna,
ogni giorno egli avrà un mio saluto,
a costo di spopolare l’Egitto! (Escono.)
Antonio e Cleopatra
(“Antony and Cleopatra” – 1607)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V