(“Henry V” – 1598 – 1599)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
Squilli di tromba. Entra il Coro.
CORO
Ora la gioventù d’Inghilterra va tutta a fuoco,
le dilettose sete riposano negli armadi.
Ora son gli armaioli a far soldi, e l’idea dell’onore
domina incontrastata nel petto di ciascun uomo.
Vendon persino il pascolo per comprarsi il cavallo
e per seguire lo specchio di tutti i re cristiani
con le ali ai piedi, questi Mercuri inglesi.
Ora è l’Ambizione che aleggia nell’aria,
e la sua spada è coperta, dall’elsa alla punta,
delle corone imperiali, baronali e ducali
promesse a Enrico e a chi s’accinge a seguirlo.
I Francesi, avvisati da abili spie
di questi formidabili preparativi,
tremano, lividi di paura, e con futili trame
cercan di contrastare i propositi inglesi.
O Inghilterra! Esempio di grandezza morale,
corpo non grande, eppur dotato di grande cuore,
cosa non sapresti fare, spronata da un senso d’onore,
se tutti i tuoi figli si comportassero in modo filiale!
Ma ecco, il Re di Francia scopre il tuo punto debole:
un nido di traditori, ch’egli ora ricopre
di ben altre corone; tre uomini corrotti –
uno, Richard, il Conte di Cambridge, il secondo
Henry di Masham, Lord Scrope, e il terzo
un baronetto del Northumberland, Sir Thomas Grey –
hanno per un po’ d’oro francese, a loro disdoro,
ordito una congiura con la Francia che trema.
Per mano loro dovrà morire questo re senza pari,
se inferno e tradimento mantengon le loro promesse,
prima che per la Francia s’imbarchi, a Southampton.
Portate ancora un po’ di pazienza, e noi verremo a capo
di distanze incolmabili, condensando l’azione.
L’oro è stato pagato, i traditori si sono accordati,
il Re ha lasciato Londra, e la scena
si trasferisce ora, o signori, a Southampton:
è lì ora il teatro, è lì che voi siete seduti,
ed è da lì che, sani e salvi, vi sbarcheremo in Francia
per riportarvi poi a casa, incantando quel braccio di mare
che vi farà agevolmente passare: ci sembra opportuno
non mettere in subbuglio lo stomaco di nessuno.
Poi, quando arriverà il Re, e non prima di allora
in quel di Southampton ci sposteremo ancora. Esce.
ATTO SECONDO – SCENA PRIMA
Entrano il Caporale Nym e il Tenente Bardolfo.
BARDOLFO
Ben arrivato, Caporale Nym.
NYM
Tenente Bardolfo, buondì.
BARDOLFO
Dimmi, tu e l’Alfiere Pistola siete ancora amici?
NYM
Non lo so, e non lo voglio sapere. Sono uno che parla poco, ma quando verrà il momento ci sarà da ridere: accada quel che accada. Battermi non oso: si vede che terrò gli occhi chiusi e il mio ferro sguainato. È uno spiedo qualsiasi, e con questo? Per rosolare il formaggio va ancora bene, e al freddo resiste quanto la spada di un altro. Punto e basta.
BARDOLFO
Vi pago la colazione. Così tornate amici, e tutti e tre ce ne andiamo in Francia come fratelli giurati. Mettiamola così, buon Caporale Nym.
NYM
Parola mia, voglio campare il più a lungo possibile, questo è poco ma è sicuro; e quando non ce la farò più a campare farò come posso. Un’ultima puntata, e poi ho chiuso.
BARDOLFO
Una cosa è certa, caporale: che ha sposato Nell Quickly. Come è certo che anche lei ti ha fatto torto, visto che il promesso sposo eri tu.
NYM
Non so che dire. Le cose vanno com’è destino. Uno può pure dormire e, mentre dorme, restare con la gola intatta, con tutti i coltelli affilati che ci sono in giro. Andrà come deve andare. La pazienza è una giumenta sbiancata, eppure continua a tirar la carretta. Da qualche parte si finisce con l’arrivare. Non so proprio che dire.
Entrano Pistola e l’Ostessa Quickly, sua moglie.
BARDOLFO
Eccoli qui, l’Alfiere Pistola e sua moglie. Buon caporale, cerca di star calmo.
NYM
Che si dice, Pistola, caro il mio oste?
PISTOLA
Vile meccanico, osi darmi dell’oste?
Su questa mano io giuro che tal termine ho in spregio,
né mai più la mia Nell terrà gente a pensione.
OSTESSA
No, in fede mia, non per molto. Non si può dar vitto e alloggio a una dozzina, più o meno, di gentildonne che si guadagnano onestamente il pane di punta e di cruna, senza che la gente si metta a pensare che teniamo un bordello…
[Nym e Pistol sguainano le spade]
Oddìo, Vergine santa, qui me lo fanno a fette! Qui ci scappa l’omicidio, l’adulterio volontario!
BARDOLFO
Caro tenente, caporale carissimo! Niente baruffe!
NYM
Puah!
PISTOLA
Puah a te, cane di Islanda! Cagnaccio islandese dalle orecchie pizzute!
OSTESSA
Buon Caporale Nym, fatti valere, e metti via quella spada.
NYM
Datti una mossa! Da solo a solo ti voglio.
PISTOLA
Da solassolo, cane matricolato? O vipera vile!
Il solassolo sulla tua strabellissima faccia, lo sbatto!
Il solassolo ficcatelo fra i denti, ed in gola,
nei tuoi esecrandi polmoni, sì, fino in pancia, perdio!
o, peggio ancora, nelle tue luride fauci!
Quel solassolo te lo ricaccio nelle budella:
io so colpire, il dito di Pistola è sul grilletto,
e ne scaturiranno fuoco e fiamme.
NYM
Non sono il diavolo Barbassone: il tuo esorcismo non funziona. Avrei una gran voglia di dartele di santa ragione. Se fai la carogna con me, Pistola, io ti darò una ripassata col mio brando, con rispetto parlando, s’intende. Se vieni fuori ti sforacchierò un po’ le budella, tanto per dirla in punta di forchetta: e questo è il succo del discorso.
PISTOLA
O abbietto fanfarone e dannato, forsennato individuo!
La tomba è spalancata, la morte ti concupisce e ti s’appressa.
Fuoriesci ordunque!
BARDOLFO
Ascoltatemi, ascoltate le mie parole! Colui che colpisce per primo, lo infilzerò fino all’elsa, com’è vero che sono un soldato.
PISTOLA
Un giuramento di possente possanza: or placasi il furore.
Dammi il tuo pugno; qua la zampa, ti dico!
Eccelso è il tuo coraggio.
NYM
Io ti taglio la gola una volta o l’altra, con rispetto parlando. Questo è il succo del discorso.
PISTOLA
“Couple a gorge!”
L’hai detta, la parola! Ti ritorno la sfida.
Cane di Creta, vuoi tu la consorte involarmi?
No! Vai allo spedale
e dalla fumigante tinozza del disonore
ripesca quella gatta impestata della razza di Criseide,
Lola, detta Straccialenzuola, e falla tua sposa.
lo ho, ed avrò sempre, la quondam Quickly
per mia unica donna; e – pauca verba – s’è detto abbastanza.
Falla finita!
Entra il Paggio.
PAGGIO
Oste Pistola, dovete accorrere dal mio padrone; e anche voi, ostessa: sta molto male e vuol mettersi a letto. Buon Bardolfo, va’ e caccia il viso fra le sue lenzuola: fagli tu da scaldino. Davvero, sta veramente male.
BARDOLFO
Vattene, monellaccio!
OSTESSA
Parola mia, uno di questi giorni farà da budino ai corvi. Il Re gli ha spezzato il cuore. Mio buon marito, torna subito a casa.
Esce [con il Paggio].
BARDOLFO
Suvvia, voi due, volete tornare amici? In Francia dobbiamo andarci assieme. Perché diavolo dovremmo portare coltelli? Per tagliarci la gola l’un l’altro?
PISTOLA
Che straripino i fiumi, e i diavoli ululino per la fame!
NYM
Mi darai gli otto scellini che mi devi per quella scommessa?
PISTOLA
Infimo schiavo è chi paga.
NYM
Ma io li voglio adesso: questo è il succo del discorso.
PISTOLA
Questo deciderà viril possanza: fatti sotto!
Snudano le spade.
BARDOLFO
Sulla mia spada, chi fa il primo affondo io lo ammazzo; sulla mia spada, giuro che lo ammazzo.
PISTOLA
Sulla spada si giura, e ogni giuramento va rispettato.
BARDOLFO
Caporale Nym, se vuoi fare la pace, falla; e se non vuoi, ebbene, dovrai vedertela anche con me. Ti prego, rinfodera.
NYM
Li riavrò, gli otto scellini che t’ho vinto con la scommessa?
PISTOLA
Sei scellini e otto pence tu avrai, subito e in contanti,
e ti offrirò del pari un bicchierino;
in fraterna amistà sarem confederati:
io vivrò a spese di Nym, e Nym a spese mie.
Non vi par giusto? Io sarò vivandiere
al seguito della truppa, e che profitti avremo!
Qua la mano!
NYM
Avrò dunque i sei scellini e mezzo?
PISTOLA
In contanti, e fino all’ultimo centesimo.
NYM
Allora va bene. E questo è il succo del discorso.
Entra l’Ostessa.
OSTESSA
Se siete nati di donna, venite d’urgenza da Sir John. Oh povero caro! Arde di febbre, una terzana quotidiana che lo scuote tutto: uno spettacolo veramente pietoso. Siate gentili, accorrete da lui.
NYM
Il Re ha sfogato i suoi malumori sul cavaliere, questa è la verità.
PISTOLA
Nym, hai detto giusto:
il suo cuore è fratto e corroborato.
NYM
Il Re è un buon re, ma c’è poco da fare: anche lui ha i suoi quarti d’ora e le sue sbandate.
PISTOLA
Andiamo a condolerci col cavaliere. Quello che conta, cocchi miei, è sopravvivere. Escono.
ATTO SECONDO – SCENA SECONDA
Entrano Exeter, Bedford e Westmoreland.
BEDFORD
Vivaddio, Sua Grazia ama il rischio: si fida di questi traditori.
EXETER
Fra non molto li faremo arrestare.
WESTMORELAND
Come si mostrano tranquilli e sereni!
Come se la devozione regnasse nei loro cuori,
incoronata dalla fede e da incrollabile lealtà.
BEDFORD
Il Re è informato di ogni loro intenzione:
non se lo sognan nemmeno, quel che lui ha intercettato.
EXETER
Sì, ma l’uomo che divise il suo letto con lui,
ch’egli aveva colmato e saziato di graziosi favori,
che costui svenda, per una manciata d’oro straniero,
la vita del suo sovrano al tradimento e alla morte!
Squilli di trombe.
Entrano Re Enrico, Scrope, Cambridge e Grey.
ENRICO
Ora che il vento è propizio, ci possiamo imbarcare.
Mio Conte di Cambridge, mio caro signore di Masham
e voi, esimio cavaliere, datemi qualche consiglio.
Non credete che le truppe che portiamo con noi
si apriranno un varco tra le armate di Francia,
portando a termine fino in fondo le operazioni
per cui le abbiamo sì ben raggruppate?
SCROPE
Senza dubbio, sire, se ognuno farà del suo meglio.
ENRICO
Di questo non dubito. Siamo più che convinti
che non s’imbarca con noi un solo cuore
che non si senta in pieno accordo col nostro,
né ci lasciamo alle spalle una sola persona
che non ci auguri successi e vittorie.
CAMBRIDGE
Mai fu monarca più temuto e più amato
della Maestà vostra: non c’è un suddito, credo,
che si arrovelli in preda al malcontento
all’ombra provvida del vostro governo.
GREY
È vero: anche i vecchi nemici di vostro padre
hanno tuffato nel miele la loro bile, e vi servono ora
con cuori intrisi di zelo e di devozione.
ENRICO
Abbiam pertanto ampi motivi di gratitudine:
faremmo prima a dimenticare l’uso delle mani
che non la ricompensa dei meriti acquisiti,
secondo il merito e la dignità di ciascuno.
SCROPE
Con muscoli d’acciaio ci prodigheremo per voi,
e la fatica sarà ristorata dalla speranza
di rendere a Vostra Grazia sempre nuovi servigi.
ENRICO
Ne siamo convinti. Zio Exeter,
liberatemi l’uomo che avete arrestato ieri
perché inveiva contro la nostra persona: a nostro avviso
è stato l’eccesso del bere a dargli la stura,
ma ora ch’è rinsavito gli offriamo il perdono.
SCROPE
Un atto di clemenza, ma di eccessiva fiducia.
Sire, fate che sia punito: ché un tale esempio,
se tollerato in costui, sarà quanto mai contagioso.
ENRICO
Via, consentiteci un po’ di clemenza!
CAMBRIDGE
Sia pure, Altezza: ma non senza una punizione.
GREY
Sire,
vi dimostrate sin troppo clemente se gli salvate la vita,
dopo che avrà assaporato un severo castigo.
ENRICO
Ahimè, il troppo amore che mi portate, la troppa sollecitudine,
son altrettante dure accuse contro quel poveraccio!
Se su reati minori, commessi in stato d’ebbrezza,
non chiuderemo un occhio, sapremo tenerli tutt’e due bene aperti
quando delitti capitali, ruminati, trangugiati e digeriti,
ci staranno di fronte? Quell’uomo sarà liberato
anche se Cambridge, Scrope e Grey, nel loro tenero affetto,
e pieni d’ansia per la nostra incolumità,
preferirebbero vederlo punito. Ma veniamo alle cose di Francia:
chi sono i commissari appena nominati?
CAMBRIDGE
Uno son io, mio sire.
Vostra Altezza mi ha chiesto oggi stesso di candidarmi.
SCROPE
Lo avete chiesto anche a me, sire.
GREY
E a me, mio regale sovrano.
ENRICO
Allora, Richard Conte di Cambridge, ecco il vostro mandato;
ed ecco il vostro, Lord Scrope di Masham; riverito cavaliere
Grey di Northumberland, quest’altro è per voi:
leggete, e sappiate che io so quanto ne siete degni.
Mio Conte di Westmoreland, e voi, zio Exeter,
c’imbarcheremo stasera… Ehi voi, che vi succede, signori?
Cosa vedete in quei fogli, che mi state cambiando
il vostro bel colorito? Guardateli, come han perso la faccia!
Le loro gote son bianche come quella carta. Ma che ci avete letto,
per farvi venire una tal tremarella, e fugare il sangue
dai vostri volti?
CAMBRIDGE
Confesso la mia colpa,
e mi rimetto alla clemenza di Vostra Altezza.
GREY E SCROPE
Alla quale ci rimettiamo noi tutti.
ENRICO
La clemenza, sino a poco fa in noi ben viva,
l’han soffocata e uccisa i vostri stessi consigli.
Abbiate almeno il pudore di non parlar di clemenza,
quando i vostri discorsi vi si rivoltano contro
come quei cani che azzannano i loro padroni.
Guardateli, miei principi e nobili Pari,
questi mostri di Inglesi! Il nostro Conte di Cambridge!
Sapete bene che il nostro affetto era più che disposto
a rivestirlo di tutti gli appannaggi
al suo rango spettanti; e proprio quest’uomo
per poche vili corone ha vilmente cospirato
e giurato, in combutta col Re di Francia,
di ucciderci, e proprio qui a Southampton. E anche
quest’altro cavaliere, a noi non meno legato di Cambridge
dai benefici ricevuti, ha giurato così. Ma, oh,
Lord Scrope, che posso dire a te, creatura
feroce, ingrata, inumana e crudele?
Tu avevi in mano le chiavi di tutti i miei segreti,
mi conoscevi a fondo, sin nel profondo del cuore,
avresti potuto coniare in oro la mia persona,
se avessi voluto sfruttarmi pei tuoi interessi:
è mai possibile che il soldo dello straniero
abbia potuto far sprizzare da te una sola scintilla di perfidia,
tanto da scottarmi un mignolo? È davvero incredibile;
e anche se l’evidenza del fatto spicca chiara e lampante,
come il nero sul bianco, i miei occhi stentano a credervi.
Il tradimento e l’assassinio son sempre andati a braccetto
come una pariglia di diavoli l’un all’altro votati,
che esprimono la loro natura in modo sì ovvio e palese
da non destare nessun coro di stupore.
Tu invece, contro ogni ordine naturale, hai ricondotto
tale stupore ad affiancar tradimento e assassinio;
e quale che sia l’astuto demonio
che ti ha manipolato in modo così innaturale,
si è guadagnato, all’inferno, la fama di artista preclaro:
ogni altro diavolo tentatore che induca a tradire
pasticcia e s’arrabatta, nell’opera di dannazione,
con toppe, forme e colori da lui sottratte
alle luminose apparenze di virtù e religione.
Chi ti ha plagiato, invece, chi ha fatto di te un ribelle,
nessun motivo ti ha dato perché tu dovessi tradire,
se non per fregarti del titolo di traditore.
Se quello stesso demonio che ti ha così infinocchiato
andasse a caccia pel mondo intero a passo da leone,
potrebbe tornarsene alle immensità del Tartaro
e dire alle legioni invernali: “Mai troverò una preda
facile quanto l’anima di quell’inglese”.
Oh, come hai impastato con il sospetto
la serenità della fiducia! Esistono, gli uomini devoti?
Certo, lo eri anche tu. E gli uomini dotti e austeri?
Sicuro, anche tu lo sembravi. Ce ne sono, di nobile famiglia?
Come no, e tu eri fra questi. E gli spiriti religiosi?
Ebbene, tu eri uno di essi. Ci sono uomini frugali,
liberi da eccessi volgari nel riso come nell’ira,
uomini di tempra costante, non soggetti agli impulsi del sangue,
abbigliati con decoro e modesti nel tratto,
che non s’affidano solo all’occhio o solo all’orecchio,
ma sottopongono entrambi a meditato giudizio?
Proprio così tu sembravi, anche al vaglio più attento,
e quindi la tua caduta ci lascia una specie di macchia,
che segna anche l’uomo migliore ed il meglio dotato
di un’ombra di sospetto. Dovrò pianger per te:
ché questa tua ribellione, ai miei occhi,
è una seconda caduta dell’uomo. Le colpe di costoro son manifeste.
Arrestateli: ne risponderanno alla legge,
e Dio li assolva delle loro macchinazioni!
EXETER
Io ti arresto per alto tradimento,
Richard Conte di Cambridge.
Ti arresto per alto tradimento,
Henry di Masham, Lord Scrope.
Ti arresto per alto tradimento,
Thomas Grey, baronetto del Northumberland.
SCROPE
Un giusto Dio ha disvelato le nostre trame,
ed io lamento la mia colpa più della morte stessa.
Imploro l’Altezza vostra di perdonarla,
anche se il mio corpo dovrà pagarne lo scotto.
CAMBRIDGE
Quanto a me, non fu l’oro di Francia a sedurmi,
anche se volli accettarlo quale incentivo
per realizzare rapidamente il mio intento.
Che Dio sia ringraziato per averlo sventato!
Io esulterò di cuore, all’atto dell’espiazione,
nell’impetrar, con il vostro, il perdono di Dio.
GREY
Mai suddito fedele esultò maggiormente
alla scoperta del più insidioso dei tradimenti
di quanto esulti io stesso, ora, pel mio destino,
ora che la diabolica impresa è stata sventata.
Perdonate la mia colpa, sire, ma non la persona.
ENRICO
Il Signore misericordioso vi assolva! Ed ecco la sentenza:
avete cospirato contro la nostra regale persona,
avete fatto lega con un nemico dichiarato, e dai suoi forzieri
avete ricevuto una caparra d’oro per farci morire.
Avreste così venduto il vostro re agli assassini,
i suoi prìncipi e i suoi Pari alla servitù,
i suoi sudditi a un’ignominiosa oppressione,
e il regno intero alla devastazione.
Riguardo alla nostra persona, non cerchiamo vendetta;
ma abbiamo cara la sicurezza del nostro regno,
di cui avete tramato la rovina, e perciò alle sue leggi
è d’uopo consegnarvi. Allontanatevi dal mio cospetto,
indegni, poveri sciagurati, e andate alla morte.
Che Dio, nella Sua bontà, vi conceda la forza
di sopportarne l’amaro sapore, e un pentimento sincero
pei vostri peggiori misfatti. Portateli via!
Escono [Cambridge, Scrope e Grey].
E adesso, signori, in Francia! Cotesta impresa
sarà per voi, come per noi, parimenti gloriosa.
Non abbiam dubbi: a questa guerra arriderà la fortuna,
giacché il buon Dio ci ha fatto la grazia di portare alla luce
l’insidia del tradimento che ci attendeva al varco
per comprometterne l’esito sin dall’inizio. Ora siamo sicuri
che ogni inciampo è stato rimosso dal nostro cammino.
Avanti dunque, cari compatrioti! Vogliamo affidare
la nostra armata alle mani di Dio,
facendola subito entrare in azione.
Coraggio, in mare! Spiegate le insegne di guerra!
Chi non è Re di Francia non è Re d’Inghilterra!
Fanfara. Escono.
ATTO SECONDO – SCENA TERZA
Entrano Pistola, l’Ostessa, Nym, Bardolfo e il paggio.
OSTESSA
Sii buono, marito di latte e miele, lascia che ti accompagni fino a Staines.
PISTOLA
No, imperocché il maschio mio cuore è in lutto.
Godi, Bardolfo! Risveglia, o Nym, la tua vena polemica!
Sfodera il tuo coraggio, paggio! E morto Falstaff,
e sarà d’uopo, pertanto, attristarci.
BARDOLFO
Magari fossi con lui, dovunque sia andato a finire, in paradiso o all’inferno!
OSTESSA
Ma no! Sicuro che non è all’inferno! Sarà in grembo ad Arturo, se mai uomo è volato in grembo ad Arturo. Ha fatto una gran bella fine, lui, e se n’è andato come un infante appena battezzato. Se n’è andato proprio tra il mezzogiorno e l’una, proprio al volger della marea: e quando che l’ho visto rimestar le lenzuola, e piluccare i fiori, e fissarsi sorridendo le punte delle dita, allora ho capito che non c’era niente da fare, visto che il naso ce l’aveva affilato come una penna, e balbettava di verdi praterie. “Cosa c’è, Sir John?” – gli faccio – “Su, da bravo, fatevi coraggio!” – E lui a gridare, “Dio, Dio, Dio!” tre o quattro volte; e allora io, per confortarlo, gli dico di non star tanto a pensare a Dio: speravo che non era ancora il caso di darsi pena con pensieri del genere. E allora lui mi disse di mettergli degli altri panni sui piedi, ed io cacciai la mano sotto le coltri e glieli tastai, ed erano più freddi del marmo. E allora l’ho palpato su fino ai ginocchi, e più su, e ancora più su, e tutto era freddo come il marmo.
NYM
Ma è vero che se l’è presa col vino delle Canarie?
OSTESSA
Eccome se è vero!
BARDOLFO
E con le donne?
OSTESSA
No, con le donne no.
PAGGIO
Sì invece, e ha detto pure che son diavoli incarnati.
OSTESSA
Lui l’incarnato non lo sopportava, era un colore che non gli andava proprio.
PAGGIO
A un certo punto ha detto che il diavolo se lo sarebbe portato via, per via delle donne.
OSTESSA
Difatti lui, in un certo senso, le ha tirate in ballo, le donne; ma in quel momento lui ci aveva i dolori romatici, e se l’è presa con la puttana di Bailonia.
PAGGIO
Ve lo ricordate, quando vide una pulce abbarbicata al naso di Bardolfo, e la chiamò anima nera, perché friggeva su quel tizzone d’inferno?
BARDOLFO
Beh, Dio l’abbia in gloria! Purtroppo è finito, il combustibile per la mia fornace: ed era l’unica ricchezza mai rimediata, stando al suo servizio.
NYM
Vogliamo darci una mossa? Il Re avrà lasciato Southampton.
PISTOLA
Decampiamo ordunque. Amore, concedimi le tue labbra.
Tieni d’occhio i miei beni, mobili e immobili.
Raccomando il buonsenso. La parola d’ordine: “Non si fa credito”.
Non fidarti di alcuno:
ché i giuramenti son fatti di paglia, l’onor degli uomini di pastafrolla,
e non c’è cane che valga un Can-che-morde, paperella mia.
Consigli accettane solo da Caveto.
Su, tergi i tuoi cristalli. All’armi, compagni di giogo:
si parte per la Francia, a mo’ di mignatte, ragazzi,
a suggerla, suggerla, suggerla sino all’ultimo sangue!
PAGGIO
Dicon che come cibo il sangue non fa buon sangue.
PISTOLA
Sfiorate le sue tenere labbra, e in marcia!
BARDOLFO
Arrivederci, ostessa. [La bacia].
NYM
Non so baciare, io: qui è il succo del discorso. Addio ugualmente.
PISTOLA
Fai sfoggio di virtù domestiche. E sempre a casa: è un comando!
OSTESSA
Fate buon viaggio. Addio.
PISTOLA
E tienti stretto il malloppo! Escono.
ATTO SECONDO – SCENA QUARTA
Fanfara. Entrano il Re di Francia, il Delfino, i Duchi di Berry e di Bretagna, [il Connestabile] e altri.
RE DI FRANCIA
E così gl’lnglesi stanno per investirci con tutte le loro forze;
e noi dobbiamo aver cura, la massima cura
di opporre ad essi difese degne di un re.
Pertanto i Duchi di Berry e di Bretagna,
di Brabante e d’Orléans si metteranno in marcia,
e voi, Principe Delfino, con la massima celerità,
rinsalderete le nostre piazzaforti e le rifornirete
di uomini valorosi e mezzi di difesa,
giacché il Re d’Inghilterra irrompe su di noi con la furia
di una valanga d’acqua risucchiata da un vortice.
È bene dunque essere previdenti,
e fare nostra la lezione della paura, dopo le passate batoste
che questi Inglesi, temibili e sottovalutati,
c’inflissero sul campo.
DELFINO
Mio temutissimo padre,
è più che giusto armarsi contro il nemico,
giacché nemmeno la pace dovrebbe addormentare un regno,
in mancanza di guerre o di conflitti aperti,
al punto di trascurare fortilizi, uomini e mezzi
che vanno armati, mobilitati e approntati
come se la guerra fosse sempre incombente.
Dico pertanto che è più che giusto entrar tutti in azione,
e ispezionare i punti deboli o vulnerabili della Francia.
Facciamolo senza tradire sintomi di paura,
né più né meno che se sapessimo che gli Inglesi
stan preparando una moresca di Pentecoste:
poiché, mio buon sire, il loro re è così inetto
ed il suo scettro lo porta con tale incoscienza,
da giovanotto vanesio, impulsivo, velleitario e volubile
che non è il caso di aver paura di loro.
CONNESTABILE
Oh, non dite così, Principe Delfino!
Vi sbagliate di molto, riguardo a questo re.
Vostra Grazia lo chieda agli ambasciatori appena rientrati
con quanta maestà egli ha ascoltato il vostro messaggio,
da quali nobili consiglieri è degnamente assistito,
come è garbato nelle contestazioni e, al tempo stesso,
terribilmente tenace nelle sue decisioni.
Vi accorgerete che i suoi passati trascorsi
non eran che la scorza del romano Bruto,
che dissimulava la saggezza sotto una cappa di follia:
come i giardinieri, che copron di letame proprio le radici
più delicate, che germoglieranno per prime.
DELFINO
Ebbene, non è così, signor Gran Connestabile.
Ma anche se la pensiamo così, poco male:
in fatto di difesa, conviene attribuire al nemico
forze ben più poderose di quelle che lui mette in mostra.
Solo così si mette a punto una difesa adeguata;
chi invece nicchia, e lesina uomini e mezzi,
farà come l’avaro, che si rovina un vestito per risparmiare
su un pezzetto di stoffa.
RE DI FRANCIA
Facciamo conto che Re Harry sia forte,
e voi, principi, armatevi bene per muovergli contro.
La sua casata si è fatta forte sulla nostre pelle,
ed egli discende da quella stirpe sanguinaria
che ci ha braccati sul nostro stesso terreno.
Basti pensare alla nostra memorabile umiliazione
al tempo della fatale battaglia di Crécy,
quando tutti i nostri princìpi finirono in mano
a quel nero personaggio, Edoardo di Galles il Principe Nero,
mentre quel gigante, suo padre, dall’alto di un colle gigante,
stagliandosi sul cielo, circonfuso dal sole dorato,
contemplava la sua eroica semenza, e sorrideva a vederlo
fare macello della natura e sfigurare gli stampi
di nobiltà, che Dio e i padri di Francia
avevan creato in vent’anni. Quest’uomo è un virgulto
di quel ceppo di vincitori: e dobbiamo temere
la sua innata potenza e i suoi alti destini.
Entra un messo.
MESSO
Ambasciatori di Enrico, Re d’Inghilterra,
chiedono udienza, urgentemente, a Vostra Maestà.
RE DI FRANCIA
Daremo loro subito udienza. Andate, portateli qui.
La caccia, amici, si sta facendo movimentata.
DELFINO
Fermatevi ad affrontare gli inseguitori. I cani codardi
fan più baccano quando l’oggetto dei minacciosi latrati
scappa lungi da loro. Mio amato sovrano,
prendeteli di petto, gl’Inglesi, e fate loro capire
di quale monarchia siete a capo.
Peccare d’amor proprio, mio sire, è cosa men vile
del non amarsi abbastanza.
Entra Exeter.
RE DI FRANCIA
Da parte di nostro fratello d’Inghilterra?
EXETER
Da lui in persona. Questo, Maestà, è il suo messaggio.
Egli vi chiede, in nome di Dio onnipotente,
di spogliarvi, mettendole da parte,
delle glorie d’accatto che per dono del cielo,
per legge di natura e diritto delle genti, spettano
a lui e ai suoi eredi: e cioè la corona
e tutto il ventaglio dei privilegi connessi,
per consuetudine e tradizione secolare,
alla corona di Francia. Acciocché voi sappiate
che non si tratta di pretesa illegittima o invalida,
racimolata fra i documenti tarlati del tempo che fu,
o riesumata dalla polvere di un antico oblio,
egli vi manda un albero genealogico di rara chiarezza,
documentato e inconfutabile in ogni dettaglio,
chiedendovi di dare un’occhiata alla sua discendenza.
Quando avrete constatato che è discendente diretto
del più famoso dei suoi famosi antenati,
Edoardo Terzo, vi chiede di cedergli allora
la corona e il regno da voi iniquamente usurpate
a lui che n’è l’autentico e legittimo pretendente.
RE DI FRANCIA
In caso contrario, che possiamo aspettarci?
EXETER
Una campagna sanguinosa. Quella corona potete anche occultarla
nei vostri petti: penserà lui a strapparvela.
Tanto è vero che adesso si avanza fiero e tempestoso
fra tuoni e lampi, come Giove, facendo tremare la terra;
sicché, se fallirà con le buone, vi costringerà a forza.
Egli vi ingiunge, per le viscere del Signore,
di rassegnar la corona e di avere pietà
delle povere anime per cui questa guerra famelica
sta spalancando le sue fauci immense. Sulla vostra testa
ricadranno le lacrime delle vedove, i lamenti degli orfani,
il sangue dei caduti, i gemiti delle fanciulle abbandonate:
mariti, padri e amanti promessi sposi,
tutti saranno inghiottiti da questo conflitto.
Questo vi chiede, di questo vi minaccia, questo è il mio messaggio,
a meno che il Delfino non sia qui fra i presenti,
ché a lui porto un saluto tutto particolare.
RE DI FRANCIA
Quanto a noi, rifletteremo con calma sulla questione.
Domani riporterete una risposta finale e risolutiva
al nostro confratello d’Inghilterra.
DELFINO
Quanto al Delfino,
rispondo io per lui. Cos’è che A re inglese ha in serbo per lui?
EXETER
Disdegno e sfida, disistima e disprezzo
e ogni altra offesa che non sia disdicevole
per il mio augusto mittente: di questo vi ritiene degno.
Così dice il mio re; e se l’altezza di vostro padre
nell’accogliere in blocco tutte le richieste,
non saprà addolcire l’amara beffa che inviaste a Sua Maestà,
egli vi chiamerà a risponderne con tale energia
che ogni caverna o profondo anfratto in terra di Francia
vi ricorderà quell’offesa, e vi rinfaccerà la beffa,
facendo eco al rimbombo delle cannonate.
DELFINO
Sappiate che se mio padre accederà alle richieste,
sarà contro il mio volere: io altro non voglio
che cimentarmi col Re d’Inghilterra. A tal fine,
qual cosa degna della sua giovanile insipienza,
io gli mandai da Parigi delle palle da tennis.
EXETER
E lui, per questo, farà tremare il vostro Louvre, a Parigi,
fosse anche la più gran corte della grande Europa.
State pur certo, la scoprirete, la differenza –
come è accaduto a noi suoi sudditi stupefatti –
fra quel che facevan temere i suoi verdi anni,
e le virtù che oggi egli possiede. Il tempo gli è ora prezioso,
e non ne spreca neppure un granello: ve ne accorgerete
contando i vostri morti, per poco che resti in Francia.
RE DI FRANCIA
Domani saprete tutto quel che abbiamo deciso.
Squilli di tromba.
EXETER
Decidetevi subito, per evitare al nostro re
di venir qui in persona a chiedervi conto del nostro ritardo:
visto che è già sbarcato in questo paese.
RE DI FRANCIA
Sarete presto congedato, con proposte onorevoli.
Una notte ci offre ben poco tempo e respiro
per decidere su questioni di sì vasta portata. Escono.
Enrico V
(“Henry V” – 1598 – 1599)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V