Sonetto 40

Shakespeare. Sonetto 9

«Prendi ogni mio amore, amor mio, sì, prendili tutti:
cos’altro avrai di più di quanto avevi prima?».  

Il Sonetto 40 inizia una sequenza di tre sonetti in cui il poeta condivide i suoi beni terreni e la sua amante con il giovane, sebbene solo al Sonetto 41 menzionerà direttamente la loro relazione.

Sonetto 40
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Prendi ogni mio amore, amor mio, sì, prendili tutti:
cos’altro avrai di più di quanto avevi prima?
Nessun amore, amor mio, che tu possa chiamar sincero;
ogni mio era già tuo prima che tu avessi questo.
Se quindi per amor mio, l’amor mio accogli,
non posso rimproverarti di come te ne servi;
ma biasimato sii se invece tu m’inganni
per capriccioso gusto di quel che tu disprezzi.
Ladro gentile, io ti perdono il furto
anche se mi spogli del poco che possiedo;
eppure amore sa che è maggior dolore
soffrir d’amor l’inganno che d’odio la ferita.
Grazia lasciva, che nell’amor detergi il male,
osteggiami come vuoi, ma non diventiam nemici.

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L’uso della parola “amore” può confondere i lettori, poiché “amore” in questo sonetto significa almeno tre cose diverse. Due di questi significati sono indicati nella prima riga: “Prendi ogni mio amore, amor mio, sì, prendili tutti”. Qui, “ogni mio amore” si riferisce ai beni del poeta, sia fisici – i sonetti stessi – che emotivi. In seguito, la frase “amor mio”, segnata tra virgole, si riferisce al giovane, al quale si rivolge il poeta. Sebbene l’allusione al giovane che ora possiede l’amante del poeta sia lieve in questo sonetto, la riga 6 – “non posso rimproverarti di come te ne servi” – contiene il più forte accenno di questa nuova relazione: Il giovane uomo “usa” l’amante del poeta – “il mio amore.”

Con enfasi quasi pateticamente timida, il poeta oscilla tra la rabbia e il perdono del giovane. La riga 7 inizia, “ma biasimato sii”, e ci aspettiamo che il poeta inveisca con estrema ostilità nei confronti del giovane, ma questo stato d’animo si sposta poi sul perdono contenuto nelle righe 9 e 10: “Ladro gentile, io ti perdono il furto, / anche se mi spogli del poco che possiedo”. Nelle righe 11 e 12, l’umore cambia di nuovo, ma ora il poeta parla filosoficamente dei contrasti tra amore e odio: “… è maggior dolore / soffrir d’amor l’inganno che d’odio la ferita”. E infine, anche se adirato per la vicenda, il poeta perdona la natura lasciva del giovane: “Grazia lasciva, che nell’amor detergi il male, / osteggiami come vuoi, ma non diventiam nemici”.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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