Sonetto 128

Shakespeare. Sonetto 9

«Quante volte mentre tu, mia musica, suoni
quel fortunato legno il cui vibrar risponde». 

Il Sonetto 128 è uno dei pochi sonetti che creano una scena fisica, sebbene quella scena coinvolga solo il poeta in piedi accanto a “quel fortunato legno” – probabilmente un clavicembalo, uno strumento a corda che ricorda un pianoforte a coda – che la Signora Oscura sta suonando.

Sonetto 128
Leggi e ascolta

Quante volte mentre tu, mia musica, suoni
quel fortunato legno il cui vibrar risponde
sotto le tue dolci dita, e moduli con grazia
armoniosi accordi che turbano il mio ascolto,
io invidio quei tasti che agili sobbalzano
per baciare il tenero incavo della tua mano;
mentre queste mie labbra che mieterebbero tal messe,
accanto a te arrossiscono per l’ardire di quei legni.
Per esser così eccitate, cambierebbero natura
e posto con quei saltellanti tasti,
sui quali le tue dita scorrono con dolce movimento
rendendo un morto legno più felice di vive labbra.
Se quei tasti impertinenti gioiscono di questo,
lascia loro le tue dita, a me le labbra da baciare.

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Il sonetto è paragonabile al Sonetto 8 in quanto entrambi riguardano la musica, ma il sonetto 128 parla della “mia musica” mentre il Sonetto 8 parla di “musica da ascoltare”, una sottile distinzione nel sentimento, con il Sonetto 128 il più sensuale dei due.

Geloso del fatto che la sua amante tocchi lo strumento piuttosto che lui, il poeta fantastica di baciare la donna nello stesso modo tenero e controllante che lei usa quando suona. Ciò che rende il sonetto così fisicamente sensuale nonostante il poeta non abbia mai toccato la donna non è solo la sua descrizione della sua tecnica di esecuzione, ma la sua personificazione della risposta dello strumento al tocco della donna. Invidia “quei tasti che agili sobbalzano / per baciare il tenero incavo della tua mano” e si risente “e posto con quei saltellanti tasti, / sui quali le tue dita scorrono con dolce movimento”; nella sua mente, le sue “labbra che mieterebbero tal messe” dovrebbero baciarla, non lei il “morto legno”.

Nel distico conclusivo, il poeta continua a personificare le leve dello strumento di legno, definendole “tasti impertinenti gioiscono” perché la donna le tocca fisicamente. L’unica consolazione che il poeta ha è la sua fantasia di baciare la sua amante, che è un vuoto conforto dato che il poeta brama il tocco sensuale che la Dama Oscura usa mentre suona lo strumento musicale.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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