«Amore, pazzo cieco amore, che fai ai miei occhi
che guardano e non vedon quel che vedono?».
La dicotomia tra gli impulsi dell’occhio e del cuore si sviluppa ulteriormente in questo sonetto. Dopo i due sonetti sessualmente comici precedenti, il Sonetto 137 presenta il poeta che riflette seriamente su quanto possa essere falso l’amore.
Sonetto 137 Amore, pazzo cieco amore, che fai ai miei occhi |
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Prima si rivolge all’Amore, che chiama “pazzo cieco” e incolpandolo per averlo fuorviato sul carattere morale della donna. Nella seconda quartina, il poeta chiede all’Amore perché lo incoraggia ad amare la donna, “a cui tener legata la guida del mio cuore”. Arrabbiato con la donna e molto poco gentile, il poeta la caratterizza come una donna dissoluta, “quel luogo che ben sa comune al mondo intero”. Eppure il poeta è confuso, perché si ritrova insensibilmente attratto da una donna che dovrebbe – in uno stato mentale più razionale – ripudiare.
Il conflitto tra passione e giudizio mostra quanto sia mortificato e perplesso per la sua sottomissione a un elemento irrazionale e impulsivo della sua personalità: “O i miei occhi, che vedon bene, negare la realtà, / per dar luce sincera a un volto tanto impuro?” L’amante non è più il fulcro del sonetto; ora la preoccupazione del poeta è per la natura e il funzionamento del giudizio umano.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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