(“Measure for measure” 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO QUARTO – SCENA PRIMA
[Una casa di campagna.]
Entra Mariana e [un] ragazzo, che canta.
Canzone
Allontana, allontana quelle labbra
così dolcemente traditrici,
E quegli occhi, alba del giorno,
luci del mattino ammaliatrici;
Ma ridammi, ridammi i miei baci,
Suggello d’amore, invano suggellati,
invano suggellati.
Entra il Duca [travestito].
MARIANA
Smetti di cantare, e vattene di corsa;
ecco un consolatore, il cui consiglio
spesso calmò il mio vociante scontento.[Esce il ragazzo.]
Vi chiedo mercè, signore, e ben vorrei
che non mi trovaste in vena musicale.
Voglio scusarmi: gioia, badate bene,
non ne portò, ma lenì le mie pene.
DUCA
È un bene; sebbene spesso la musica incanti
il male a fare il bene, e il bene a fare danni.
Vi prego, ditemi, qualcuno ha chiesto di me oggi? Avevo promesso di incontrarci qui verso quest’ora.
MARIANA
Nessuno ha chiesto di voi, e sono stata qui tutto il giorno.
Entra Isabella.
DUCA
Vi credo certamente. L’ora è appena giunta. Vi chiederò di lasciarmi solo per un po’. Forse vi richiamerò tra poco, per il vostro bene.
MARIANA
Vi sono sempre obbligata. Esce.
DUCA [a Isabella]
Benvenuta e ben trovata.
Che notizie dall’ottimo vicario?
ISABELLA
Ha un giardino cinto da un muro di mattoni
chiuso a ponente da un vigneto,
su cui dà un cancelletto di assi
che s’apre con questa chiave più grande.
Quest’altra serve per una porticina
che dal vigneto porta nel giardino;
lì ho promesso di incontrarlo
nel cuore profondo della notte.
DUCA
Ma troverete la strada con queste indicazioni?
ISABELLA
Ne ho preso nota con cura; due volte
sussurrando con colpevole diligenza
mi ha mostrato come fare a gesti.
DUCA
Non ci sono altri accorgimenti
pattuiti fra voi, che lei debba osservare?
ISABELLA
No, solo d’incontrarsi al buio; e gli ho detto
che potrò restare solo per un poco:
l’ho avvertito che con me verrà
una cameriera che starà ad aspettarmi,
convinta ch’io venga per mio fratello.
DUCA
Ben fatto. A Mariana non ho ancora detto
una parola di questo. – Ehi, là dentro! Venite fuori.
Entra Mariana.
[A Mariana] Vi prego, fate la conoscenza di questa giovane;
viene per il vostro bene.
ISABELLA
È quel che desidero.
DUCA
Siete persuasa che ho a cuore il vostro bene?
MARIANA
Buon frate, lo so, e l’ho sperimentato.
DUCA
Prendete allora per mano questa compagna
che ha da farvi ascoltare una storia.
Aspetterò il vostro comodo, ma fate presto,
la notte s’approssima con i suoi vapori.
MARIANA [a Isabella]
Volete appartarvi con me?
[Mariana e Isabella s’appartano.]
DUCA
Oh, alto rango! Milioni d’occhi falsi
si fissan su di te; volumi di notizie
scatenano un’ostile e mendace canea
sulle tue azioni; mille sortite d’ingegno
ti rendono padre dei loro sogni oziosi
e ti distorcono con le loro fantasie.
[Mariana e Isabella ritornano.]
Vi siete accordate?
ISABELLA
Si assumerà il compito,
padre, se voi lo consigliate.
DUCA
Non solo consento,
ma ve ne imploro.
ISABELLA
Dovrete dir poco
separandovi da lui, solo, sommessamente,
“Ora ricorda mio fratello”.
MARIANA
Non temete.
DUCA
Anche voi, gentile figliola, non temete.
È vostro marito per il precontratto,
congiungervi così non è peccato,
giacché il diritto che vantate su di lui
monda l’inganno. – Su, andiamo:
avremo da raccogliere, se ora seminiamo. Escono.
ATTO QUARTO – SCENA SECONDA
[La prigione.]
Entrano il Bargello e Pompeo
BARGELLO
Vieni qui, messere. Sai tagliare la testa d’un uomo?
POMPEO
Se è scapolo, sì, signore; ma se è sposato, lui è il capo di sua moglie, e non posso mica tagliare il capo d’una donna.
BARGELLO
Basta con questi bisticci e rispondi direttamente. Domattina devono morire Claudio e Bernardino. Nella nostra prigione abbiamo un boia titolare, che per il suo lavoro ha bisogno d’un aiutante; se ti accolli di aiutarlo, ti libererà dei ceppi; altrimenti, sconterai tutto il tempo in prigione, e uscirai dopo una fustigazione senza pietà, perché sei stato notoriamente un mezzano.
POMPEO
Signore, sono mezzano fuori legge da tempo immemorabile, ma adesso mi adatterò a essere boia di legge. Vorrei ricevere istruzioni dal mio collega.
BARGELLO
Ehi, Asborrito! – Dov’è Asborrito?
Entra Asborrito.
ASBORRITO
Mi chiamate, signore?
BARGELLO
Qui c’è uno che domani ti aiuterà coll’esecuzione. Se ti va bene, accordati con lui su base annua e tienilo qui con te; se no, usalo per questa volta e poi licenzialo. Non può avanzare pretese: è stato un mezzano.
ASBORRITO
Un mezzano, signore? Puah! screditerà la nostra arte.
BARGELLO
Dài, bello, siete pari: una piuma può far pendere la bilancia. Esce.
POMPEO
Vi prego, signore, per favore – perché di sicuro avete una bella faccia, nonostante l’aspetto da forca – voi chiamate “arte” il vostro lavoro?
ASBORRITO
Sì, signore, un’arte.
POMPEO
La pittura, ho sentito, signore, è un’arte; e le vostre puttane, signore mio, che fanno parte del mio lavoro, e usano dipingersi la faccia, dimostrano che il nostro lavoro è un’arte. Ma che arte comporti l’impiccagione, se mi impiccassero, non riesco a immaginarlo.
ASBORRITO
Signore, è un’arte.
POMPEO
La prova?
ASBORRITO
Il vestito dell’uomo onesto va bene anche al ladro. Se va stretto al ladro, per l’uomo onesto è abbastanza largo. Se va largo al ladro, il ladro lo ritiene abbastanza stretto. Ergo, il vestito dell’uomo onesto va bene anche al ladro.
Entra il Bargello.
BARGELLO
Vi siete accordati?
POMPEO
Signore, lo servirò: trovo che quello del boia è un mestiere più penitente di quello di mezzano. Lui chiede più spesso perdono.
BARGELLO
Prepara il ceppo e la mannaia per domani alle quattro.
ASBORRITO
Vieni, mezzano, ti insegnerò l’arte. Seguimi.
POMPEO
Ho voglia di imparare, signore; e se avrete occasione di servirvi di me per la bisogna spero che mi troverete all’altezza. Davvero, per la vostra bontà, signore, vi devo un servizio.
BARGELLO
Chiamate qui Bernardino e Claudio.
Escono [Asborrito e Pompeo].
Di uno ho pietà; neanche un granello
dell’altro, un assassino, foss’anche mio fratello.
Entra Claudio.
Ecco l’ordine, Claudio, per l’esecuzione;
ora è mezzanotte, e domani alle otto
verrai reso immortale. Dov’è Bernardino?
CLAUDIO
Immerso nel sonno come l’innocente fatica
che attanaglia le ossa del viaggiatore.
Non si sveglia.
BARGELLO
Chi può farlo ravvedere?
Be’, andate a prepararvi.[Bussano da dentro.]
Cos’è questo rumore?
Il cielo vi conforti. – Vengo, vengo.[Esce Claudio.]
Spero sia la grazia od un rinvio
per il nobile Claudio.
Entra il Duca [travestito].
Benvenuto, padre.
DUCA
Gli spiriti migliori e più salubri della notte
vi avvolgano, Bargello! È venuto qualcuno?
BARGELLO
Nessuno dacché suonò il coprifuoco.
DUCA
Non Isabella?
BARGELLO
No.
DUCA
Allora fra poco verranno.
BARGELLO
Qualche conforto per Claudio?
DUCA
Nella speranza.
BARGELLO
È un vicario severo.
DUCA
No, no: la sua vita è accompagnata
dal dispiegarsi della sua gran giustizia.
Con santa astinenza in sé sottomette
ciò che invece spinge il suo potere
a temperar negli altri. Fosse macchiato
di ciò che reprime, allora sarebbe tirannico;
ma, al contrario, è giusto.
[Bussano da dentro. Il Bargello va alla porta.]
– Ecco che arrivano.
È un buon Bargello; ben di rado
il duro carceriere è amico del carcerato.[Bussano.]
Ma insomma! Chi bussa? È uno spirito
posseduto dalla fretta, che così ferisce
la solida posterna coi suoi colpi.[Ritorna il Bargello.]
BARGELLO
Deve aspettare lì finché il gendarme
non lo faccia entrare. Lo hanno chiamato.
DUCA
Nessun contrordine ancora per Claudio?
Deve morire domani?
BARGELLO
Nessun contrordine.
DUCA
Pur prossimi all’alba come siamo, Bargello,
prima del mattino avrete altre istruzioni.
BARGELLO
Forse sapete qualcosa. Eppure non credo
in un contrordine. Non s’è mai dato il caso.
Inoltre, proprio sul seggio del giudice
Lord Angelo ha pubblicamente proclamato
il contrario.
Entra un Messo.
Ecco il messo di Sua Signoria.
DUCA
Ed ecco la grazia per Claudio.
MESSO
Il mio signore vi manda questa missiva e tramite mio l’ulteriore ingiunzione che non vi discostiate da nessun particolare ivi contenuto riguardo l’ora, la sostanza o ogni altra circostanza. Buona giornata; ché mi pare è quasi giorno.
BARGELLO
Obbedirò.[Esce il Messo.]
DUCA [a parte]
Ecco la grazia, acquistata col peccato
di cui chi la manda si è macchiato.
L’offesa è lavata con tal velocità,
quand’è assunta da un’alta autorità.
Se il vizio mostra clemenza, ne estende lo stato,
ché per amor del peccato il peccatore è amato.
Allora, che notizie, signore?
BARGELLO
Ve l’ho detto: Lord Angelo, forse pensando che trascuri il mio dovere, mi risveglia con questa insolita intimazione; in modo strano, mi pare, che non ha mai usato prima.
DUCA
Sentiamo, vi prego.
BARGELLO [legge]
Checché udiate in contrario, Claudio va giustiziato per le quattro, e Bernardino nel pomeriggio. Per assicurarmene, fatemi avere la testa di Claudio per le cinque. Eseguitelo doverosamente, pensando che molto di più da esso dipende di quanto ora non possa rivelare. Non mancate al vostro dovere, ché dovrete risponderne di persona.
Che ne dite, signore?
DUCA
Chi è questo Bernardino che va giustiziato nel pomeriggio?
BARGELLO
Uno nato in Boemia, ma allevato e cresciuto qui; carcerato da nove anni.
DUCA
Com’è che il Duca assente non l’ha rimesso in libertà o fatto giustiziare? Ho sentito che faceva sempre così.
BARGELLO
I suoi amici ottenevano sempre dei rinvii; e il suo delitto fino al governo di Lord Angelo non era stato provato senza ombra di dubbio.
DUCA
Adesso è provato?
BARGELLO
Assolutamente, e lui stesso non lo nega.
DUCA
Si è comportato da penitente in carcere? Sembra contrito?
BARGELLO
È uno che non considera la morte più paurosa di un sonno ubriaco; sconsiderato, temerario, non teme passato, presente o futuro; impervio all’idea della morte e preda disperata del peccato mortale.
DUCA
Ha bisogno di consigli.
BARGELLO
Non ne vuol sentire. Ha sempre avuto libera circolazione per la prigione: dategli modo di fuggire, non ne approfitta. Ubriaco più volte al giorno, se non per giorni e giorni ubriaco fradicio. L’abbiamo spesso svegliato, come per portarlo all’esecuzione, e mostrato un finto ordine: non s’è neanche scomposto.
DUCA
Ne riparleremo. Avete scritte in fronte, Bargello, onestà e costanza. Se non leggo bene, la mia vecchia abilità fa cilecca. Ma fidandomi ciecamente della mia sagacia, mi metterò a repentaglio. Claudio, che qui avete ordine di giustiziare, non è più colpevole per legge di Angelo che l’ha condannato. Per dimostrarvelo con prove inconfutabili, chiedo solo quattro giorni di tempo, e voi dovete farmi un’immediata e pericolosa cortesia.
BARGELLO
In che cosa, signore?
DUCA
Ritardandone la morte.
BARGELLO
Ahimè, come posso, avendo l’ora fissata, e l’espresso comando sotto mia responsabilità di fargli avere la testa di Claudio? Posso far la fine di Claudio, a trascurarne un minimo particolare.
DUCA
Per il voto del mio ordine vi do piena garanzia, se vi farete guidare da me: fate giustiziare Bernardino questa mattina, e portare la sua testa ad Angelo.
BARGELLO
Angelo li conosce entrambi, e riconoscerà la faccia.
DUCA
Oh, la morte sa travestire bene; e voi potete assecondarla. Radetegli il capo, legategli la barba, e dite che il penitente espresse il desiderio d’essere così rasato prima di morire; sapete che è pratica comune. Se per questo vi capita altro che ringraziamenti e buona sorte, per il santo a cui sono votato, vi difenderò con la mia vita.
BARGELLO
Perdonatemi, buon padre, è contro il mio giuramento.
DUCA
Avete giurato al Duca o al suo Vicario?
BARGELLO
A lui, e ai suoi sostituti.
DUCA
Riterrete di non aver trasgredito se il Duca sanzionerà la giustezza del vostro comportamento?
BARGELLO
Ma che probabilità c’è?
DUCA
Non una probabilità, ma la certezza. Ma vedendo che avete paura, che né il mio abito, la mia integrità o la mia persuasione riescono agevolmente a tentarvi, andrò più in là del previsto per togliervi ogni timore. Ecco, signore, la scrittura e il sigillo del Duca; conoscete la sua calligrafia, senza dubbio, e il sigillo non vi è nuovo?
BARGELLO
Li conosco entrambi.
DUCA
Vi è scritto del ritorno del Duca. Potrete subito studiarla con calma, e troverete che sarà qui fra due giorni. È una cosa che Angelo non sa, perché quest’oggi riceverà lettere di strano tenore, magari che il Duca è morto o che entra in qualche monastero; ma, vedi caso, non quello che è scritto. Guardate, la stella del mattino chiama il pastore a pascolar le greggi. Non meravigliatevi che accadan queste cose: le difficoltà son risolvibili quando si conoscono. Chiamate il boia, e mozzate la testa a Bernardino. Lo confesserò subito, e lo preparerò a un luogo migliore. Siete ancora stupito, ma questa lettera vi convincerà assolutamente. Venite, è quasi l’alba. Escono.
ATTO QUARTO – SCENA TERZA
[La stessa.]
Entra Pompeo.
POMPEO
Ho tanti amici qui quanti ne avevo nella nostra casa. Si direbbe che sia la stessa casa di Madama Sfondata, è piena dei suoi vecchi clienti. Prima c’è Mastro Strappa, dentro per una partita di carta da macellaio e zenzero ammuffito, valutata centottantasette sterline, di cui in contanti ricavò cinque marchi: caspita, allora non c’era gran richiesta di zenzero, perché tutte le vecchiette erano morte. Poi qui c’è Mastro Saltella, su denuncia di Mastro Vellutofino, il merciaio, per quattro vestiti di satin color pesca, che adesso l’hanno pescato insolvente. Poi abbiamo qui il giovane Svampito, e il giovane Mastro Sacramenta, e Mastro Falsoro, e Mastro Affamaservi, quello tutto fioretto e daga, e il giovane Mangieredi che uccise il gagliardo Panciazza, e Mastro Avventa il torneatore, e l’audace Mastro Stringhetta, il gran viaggiatore, e lo scatenato Mezzapinta che pugnalò Boccale, e altri quaranta, credo, tutti attivissimi nel nostro mestiere, ora ridotti al “Per amor di Dio”.
Entra Asborrito.
ASBORRITO
Messere, porta qui Bernardino.
POMPEO
Mastro Bernardino! Mastro Bernardino, è ora di alzarsi e farsi impiccare.
ASBORRITO
Ehi, Bernardino!
BERNARDINO [da dentro]
Un canchero che vi strozzi! Chi è che fa questo baccano? Chi siete?
POMPEO
I vostri amici, signore, il boia. Dovete esser tanto buono, signore, da alzarvi e farvi mettere a morte.
BERNARDINO [da dentro]
Va’ via, via, maledetto, ho sonno.
ASBORRITO
Digli che si deve svegliare, e anche in fretta.
POMPEO
Vi prego, Mastro Bernardino, svegliatevi fino all’esecuzione, e dormite dopo.
ASBORRITO
Va’ dentro e tiralo fuori.
POMPEO
Arriva, signore, arriva. Sento il suo strascicare.
Entra Bernardino.
ASBORRITO
La mannaia è sul ceppo, messere?
POMPEO
Prontissima, signore.
BERNARDINO
E allora, Asborrito, che nuove?
ASBORRITO
Davvero, signore, vorrei che vi metteste in fretta a dire le preghiere, perché è arrivato l’ordine.
BERNARDINO
Maledetto, ho bevuto tutta la notte, non sono pronto.
POMPEO
Invece è meglio, signor mio, perché chi beve tutta la notte e viene impiccato di mattina presto, il giorno dopo può dormire più sodo.
Entra il Duca [travestito].
ASBORRITO
Ecco, signore, che arriva il vostro padre spirituale. Credete ancora che scherziamo?
DUCA
Signore, indotto dalla mia carità, e sentendo che presto ci sarà la vostra dipartita, sono venuto a consigliarvi, consolarvi e pregare con voi.
BERNARDINO
Io no, frate. Ho bevuto tutta la notte e mi occorre più tempo per prepararmi, se no dovranno farmi schizzare le cervella coi bastoni. Non acconsento a morire oggi, di sicuro.
DUCA
Invece dovete, signore, e perciò vi supplico
di pensare al viaggio da intraprendere.
BERNARDINO
Giuro che nessuno mi convincerà a morire oggi.
DUCA
Ma sentite…
BERNARDINO
Neanche una parola. Se avete qualcosa da dirmi, venite nel mio settore: oggi non mi muoverò di lì. [Esce].
Entra il Bargello.
DUCA
Inadatto a vivere o morire! Che cuor di pietra!
BARGELLO
Rincorretelo, sbirri, e portatelo al ceppo!
[Escono Asborrito e Pompeo.]
Ebbene signore, come trovate il carcerato?
DUCA
Un uomo impreparato, inadatto a morire.
E inviarlo all’altro mondo in questo stato
sarebbe esecrando.
BARGELLO
Qui in prigione, padre,
è morto stamattina di febbre perniciosa
un certo Ragosino, famigerato pirata,
stessa età di Claudio, con barba e testa
del suo colore. Se noi ignorassimo
questo reprobo finché non sia più disposto,
e al vicario portassimo la testa di Ragosino,
più somigliante a Claudio?
DUCA
Oh, è una coincidenza
mandata dal cielo. Sbrigatevi, s’avvicina
l’ora fissata da Angelo. Eseguite così
il suo comando, mentre io persuado
questo rozzo figuro a disporsi a morire.
BARGELLO
Sarà fatto subito, buon padre. Ma oggi
nel pomeriggio Bernardino deve morire;
e come terremo in vita Claudio, per evitare
il pericolo in cui verrei a trovarmi
se si sapesse che è vivo?
DUCA
Facciamo così.
Metteteli entrambi in celle segrete,
Bernardino e Claudio. Prima che due volte
il sole nel suo corso giornaliero
abbia salutato il mondo là fuori,
vedrete assicurata la vostra impunità.
BARGELLO
Sono a vostra disposizione.
DUCA
Su, sbrigatevi, mandate la testa ad Angelo.
Esce [il Bargello].
Adesso scriverò delle lettere ad Angelo
– le porterà il Bargello – il cui tenore
l’avvertirà che son vicino a casa;
e che per alte esigenze mi è dovuto
un ingresso solenne. Vorrò che sia lui
ad accogliermi alla fonte consacrata
una lega sotto la città; e da quel punto,
a passi lenti e pieno rispetto della forma
procederemo con Angelo.
Entra il Bargello.
BARGELLO
Ecco la testa. La porterò io stesso.
DUCA
Ben fatto. Ritornate in tutta fretta,
perché devo parlarvi di certe cose
riservate solo al vostro orecchio.
BARGELLO
Farò in fretta. Esce.
ISABELLA [da dentro]
La pace sia con voi!
DUCA
La voce di Isabella. È venuta a sentire
se sia arrivata la grazia per il fratello;
ma la terrò all’oscuro del suo bene
per dare celeste conforto alla disperazione
quando meno se l’aspetta.
Entra Isabella.
ISABELLA
Chiedo permesso!
DUCA
Buon giorno a voi, bella e graziosa figliola.
ISABELLA
Più che buono, datomi da un santuomo.
Il vicario ha mandato la grazia per mio fratello?
DUCA
L’ha liberato, Isabella… da questo mondo.
La sua testa viene portata ad Angelo.
ISABELLA
No, non può essere!
DUCA
E invece sì.
Mostrate la vostra saggezza, figliola,
sopportando in silenzio.
ISABELLA
Ah, andrò da lui a strappargli gli occhi!
DUCA
Non sarete ammessa al suo cospetto.
ISABELLA
Infelice Claudio! Misera Isabella!
Mondo malvagio! Dannatissimo Angelo!
DUCA
Questo non nuoce a lui, e a voi non giova.
Perciò smettete; affidatevi al cielo.
Fate bene attenzione a quel che dico,
che risulterà vero in ogni sillaba.
Il Duca torna domani – su, asciugatevi gli occhi –
me ne dà prova uno del convento,
e suo confessore. Ha già portato
la notizia a Escalo e ad Angelo,
che alle porte della città si apprestano
a incontrarlo per cedergli il potere.
Se indirizzerete la vostra saggezza
lungo la buona strada che desidero,
avrete soddisfazione da questo sciagurato,
grazia dal Duca, la vendetta che volete,
e il rispetto di tutti.
ISABELLA
Mi farò guidare da voi.
DUCA
Date allora questa lettera a Fra’ Pietro;
quella mandatami sul ritorno del Duca.
Ditegli che con questo segno desidero
la sua compagnia da Mariana questa notte.
Lo ragguaglierò sulla causa vostra
e di Mariana, e lui vi porterà davanti al Duca;
e in faccia ad Angelo accusatelo ben bene.
Io poveretto sono legato da un sacro voto
e sarò assente. Andate con la lettera.
Scacciate dagli occhi queste lacrime
che lasciano il segno, a cuor leggero.
Non abbiate fiducia nel mio santo ordine
se vi porto fuori strada. – Chi viene?
Entra Lucio.
LUCIO
Buona sera, frate. Dov’è il Bargello?
DUCA
Non qui dentro.
LUCIO
O bella Isabella, mi si scolora il cuore a vedere i tuoi occhi così rossi; devi aver pazienza. – Dovrò pranzare e cenare a pane e acqua; non oso riempirmi la pancia, per paura di rimetterci la testa: un pasto copioso mi riscalderebbe. – Ma dicono che il Duca sarà qui domani. Invero, Isabella, amavo tuo fratello; se il vecchio Duca stravagante che va per strade buie fosse stato qui, sarebbe vivo.
[Esce Isabella.]
DUCA
Signore, il Duca vi è ben poco obbligato per quel che riferite; il bello è che non vi corrisponde affatto.
LUCIO
Frate, tu non conosci bene il Duca come lo conosco io. È più donnaiolo di quanto tu non creda.
DUCA
Be’, un giorno dovrai risponderne. Addio.
[Fa per andare.]
LUCIO
No, aspetta: vengo con te. Posso raccontartene delle belle, sul Duca.
DUCA
Me ne avete già raccontate troppe, signore, se sono vere; se no, meglio nessuna.
LUCIO
Una volta sono comparso davanti a lui per aver messo incinta una fraschetta.
DUCA
Avete fatto questo?
LUCIO
Eh, sì; ma ho dovuto negarlo, altrimenti mi avrebbero sposato a quella nespola marcia.
DUCA
Signore, la vostra compagnia è più spassosa che onesta. Statevi bene. [Fa per andare.]
LUCIO
Perbacco, andrò con te fino alla fine del cammino. Se i discorsi scollacciati vi offendono, ne faremo a meno. Su, frate, sono una specie di lappola, io mi attacco. Escono.
ATTO QUARTO – SCENA QUARTA
[A Vienna.]
Entrano Angelo e Escalo.
ESCALO
Ogni lettera che ha scritto contraddice l’altra.
ANGELO
In modo incoerente e sconclusionato. I suoi atti si rivelano molto simili a pazzia; voglia il cielo che la sua saggezza non sia intaccata. E perché andargli incontro alle porte della città e restituirgli lì il nostro potere?
ESCALO
Mi sfugge.
ANGELO
E perché dovremmo proclamare un’ora prima della sua entrata che se qualcuno reclama riparazione per torti subiti, deve presentare la sua petizione per istrada?
ESCALO
Il motivo che accampa è questo: espletare subito le denunce, e liberarci da susseguenti intrighi, che così non potranno più essere diretti contro di noi.
ANGELO
Bene, vi scongiuro, sia proclamato
la mattina presto; passerò a prendervi.
Avvisate le persone di rango e di spicco
che devono trovarsi ad incontrarlo.
ESCALO
Lo farò, signore. Addio.
ANGELO
Buona notte. Esce [Escalo].
Questo fatto mi scombina, mi rende
torpido e inetto a ogni evenienza.
Una vergine deflorata, e da un dignitario
che applicò la legge che lo vieta!
Non fosse che il suo tenero pudore
non proclamerà la perdita della verginità,
come potrebbe svergognarmi! Ma
il buon senso la induce a non farlo,
poiché la mia autorità ha tale peso
e credito, che nessuna maldicenza
sul mio conto può sfiorarla, e si ritorce
su chi l’enuncia. Sarebbe dovuto vivere:
ma la sua scapestrata gioventù, così animosa,
un domani avrebbe potuto vendicarsi,
per aver ricevuto una vita disonorata
dal modo vergognoso del riscatto.
Eppure vorrei che fosse vivo. Ahimè,
quando della nostra grazia ci scordiamo,
tutto va storto: vogliamo, e non vogliamo.[Esce.]
ATTO QUARTO – SCENA QUINTA
[Cella del frate.]
Entrano il Duca [nei suoi abiti] e Fra’ Pietro.
DUCA
Consegnami queste lettere a tempo debito.
Il Bargello conosce il nostro intendimento
ed il tranello; messa in moto la cosa,
segui le istruzioni, e attienti sempre
al mio speciale piano, anche se
talvolta penserai a questo o a quello
a seconda del momento. Va’ da Flavio,
e digli dove sto. Analogo avviso
da’ a Valenzio, Rolando e Crasso,
e ordinagli di portare le trombe alle porte:
ma prima mandami Flavio.
FRA’ PIETRO
Sarà fatto subito.
[Esce il Frate.]
Entra Varrio.
DUCA
Ti ringrazio, Varrio, hai fatto in fretta.
Su, camminiamo. Altri nostri amici
presto ci incontreranno qui. Gentile Varrio! Escono.
ATTO QUARTO – SCENA SESTA
[A Vienna.]
Entrano Isabella e Mariana.
ISABELLA
Detesto parlare in modo così ambiguo;
vorrei dir la verità, ma accusarlo in faccia
è la vostra parte. Io farò bene a far così,
mi dice, per mascherare il vero intento.
MARIANA
Fatevi guidare da lui.
ISABELLA
Inoltre,
mi dice che se per caso parla ostilmente
nei miei riguardi, non devo meravigliarmi:
è amara medicina per un dolce fine.
Entra Fra’ Pietro.
MARIANA
Vorrei che Fra’ Pietro…
ISABELLA
Zitta, ecco che viene.
FRA’ PIETRO
Venite, vi ho trovato un posto adatto
dove non potrete passare inosservate
al passaggio del Duca. Due volte le trombe
han riecheggiato. I cittadini più nobili
e di rango si affollano alle porte,
e da un momento all’altro il Duca
farà il suo ingresso. Avanti, venite. Escono.
Misura per misura
(“Measure for measure” 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V