(“Measure for measure” 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO TERZO – SCENA PRIMA
[La prigione.]
Entrano il Duca [travestito] e il Bargello [con] Claudio.
DUCA
Allora sperate nella grazia di Lord Angelo?
CLAUDIO
I miseri non hanno altra medicina
che la speranza: io spero di vivere,
ma a morire sono preparato.
DUCA
Fìssati sulla morte: ché vita e morte
saranno più dolci. Ragiona così con la vita:
se io dovessi perderti, perdo una cosa
che solo gli sciocchi vorrebbero tenersi.
Sei un alito, soggetto agli influssi del cielo
che infestano questa dimora dove abiti
ad ogni ora. Sei solo il buffone della morte,
che con la tua fuga ti sforzi d’evitare,
eppur le corri sempre incontro. Non sei nobile,
perché tutti gli orpelli che hai addosso
nascono dal fango. Non sei affatto impavida
perché temi il morbido e tenero morso
d’un serpetello. Trovi miglior pace nel sonno,
che spesso provochi, ma stupidamente temi
la morte, che non è di più. Non sei te stessa:
perché esisti sui mille e mille granellini
che vengon dalla terra. Non sei felice,
perché ti danni per ottenere ciò che non hai,
e quel che hai, lo scordi. Non sei sicura,
perché la tua disposizione muta
in strani modi, a seconda della luna.
Se sei ricca, ti ritrovi povera:
come l’asino che sotto la soma dei lingotti
piega la schiena, porti il peso della ricchezza
per un sol viaggio, e Morte te ne libera.
Non hai amici; le viscere delle tue viscere
che ti chiaman madre, effusione diretta
dei tuoi stessi lombi, maledicono gotta,
serpigo e cimurro che ancora non ti spacciano.
Non hai né gioventù o vecchiaia,
ma come un sonnolino dopo pranzo,
che sogna d’entrambe: la tua beata gioventù
incanutisce e méndica ai vecchi paralitici,
e quando ti sei fatta annosa e ricca
non hai calore, passione, agilità o bellezza
per rendere piacevole la tua ricchezza.
Cos’è allora che merita il nome di vita?
In essa si celano più di mille morti;
eppure noi paventiamo la morte,
che tutte queste disparità pareggia.
CLAUDIO
Vi ringrazio umilmente. Implorando
di vivere, vedo che cerco di morire;
e cercando morte, trovo vita. Venga pure.
ISABELLA [da dentro]
Oh, oh! Pace, grazia e buona compagnia!
BARGELLO
Chi è? Entrate; l’augurio merita un benvenuto.
DUCA
Caro signore, ritornerò ben presto.
CLAUDIO
Vi ringrazio, santo frate.
Entra Isabella.
ISABELLA
Vengo a scambiare una parola con Claudio.
BARGELLO
Siate la benvenuta. Guardate, signore, c’è vostra sorella.
DUCA
Bargello, sentite una parola.
BARGELLO
Quante ne volete.
DUCA
Portatemi dove possa ascoltarli di nascosto.
[Il Duca e il Bargello si ritirano.]
CLAUDIO
Ebbene, sorella, che consolazione?
ISABELLA
Ah,
come tutte le consolazioni: buona, molto buona.
Lord Angelo, avendo affari in cielo,
vuole inviartici subito come ambasciatore
dove sarai legato permanente.
Perciò fa’ in fretta i tuoi preparativi.
Domani parti.
CLAUDIO
Non c’è nessun rimedio?
ISABELLA
No, solo quello, per salvare una testa,
di spezzare un cuore in due.
CLAUDIO
Ma ce n’è uno?
ISABELLA
Sì, fratello, puoi vivere. Nel giudice,
se l’implori, c’è una diabolica clemenza
che ti affranca la vita, ma ti incatenerà
fino alla morte.
CLAUDIO
Il carcere perpetuo?
ISABELLA
Sì, un carcere perpetuo, la restrizione,
con tutta la spaziosità del mondo che avevi,
a un orizzonte limitato.
CLAUDIO
Ma di che natura?
ISABELLA
Di tal natura che, se vi acconsenti,
ti strapperebbe l’onore di dosso,
lasciandoti nudo.
CLAUDIO
Dimmi che cos’è.
ISABELLA
Oh, ti temo, Claudio, e tremo per paura
che tu preferisca una vita malsana
e goderti sei o sette inverni in più,
all’onore eterno. Hai coraggio di morire?
La morte fa paura più a pensarci;
e il povero scarabeo che calpestiamo
soffre un dolore fisico altrettanto grande
di quando muore un gigante.
CLAUDIO
Perché mi esponi a questa vergogna?
Credi che possa acquistare coraggio
da fiorite tenerezze? Se devo morire,
andrò incontro alla tenebra come a una sposa
prendendola fra le mie braccia.
ISABELLA
Ecco come parla mio fratello: ecco la voce
che esce dalla tomba di mio padre.
Sì, devi morire: sei troppo nobile
per conservarti la vita con espedienti vili.
Questo sepolcro imbiancato di vicario
che col viso composto e parole compassate
piomba sul capo della gioventù,
per trascinarne sott’acqua le follie
come fa il falcone coi pennuti, è un demonio:
rivoltandone l’intimo lerciume apparirebbe
uno stagno profondo come l’inferno.
CLAUDIO
Che puritano ipocrita, quell’Angelo!
ISABELLA
Oh, è la perfida livrea dell’inferno,
vestire e rivestire il corpo più dannato
d’ipocriti orpelli! Ci pensi, Claudio,
se io gli concedessi la mia verginità,
potresti esser libero!
CLAUDIO
Cielo, non può essere!
ISABELLA
Sì, per questa sozza offesa ti darebbe
d’offendere ancora. Stanotte è l’ora
che dovrei fare ciò che aborro nominare,
o tu domani muori.
CLAUDIO
Non lo farai!
ISABELLA
Oh, se si trattasse solo della mia vita,
per la tua salvezza la butterei via
come se fosse nulla.
CLAUDIO
Grazie, cara Isabella.
ISABELLA
Sii pronto, Claudio, a morir domani.
CLAUDIO
Sì… Così ha delle passioni
che posson fargli prender per il naso
la legge che dovrebbe applicare?…
Certo, non è peccato; o dei sette mortali
è il meno grave.
ISABELLA
Qual è il meno grave?
CLAUDIO
Se fosse condannabile, lui ch’è così saggio
perché si esporrebbe a punizione eterna
per un breve incontro?… Ah, Isabella!
ISABELLA
Che dice mio fratello?
CLAUDIO
La morte è terribile.
ISABELLA
E odiosa è una vita di vergogna.
CLAUDIO
Sì, ma morire e andar non si sa dove;
costretti nel freddo sottoterra, e marcire;
questo palpitare di vita e sensazioni
ridotto a un grumo di poltiglia; lo spirito
gioioso immerso in mari di fuoco, o relegato
in gelide regioni di ghiaccio corrugato;
esser prigione di invisibili procelle
e trascinato con violenza senza posa
attorno al mondo sospeso; o finir peggio
dei peggiori che il pensiero incerto e fuori legge
s’immagina ululanti… è troppo orribile.
La più gravosa e aborrita vita terrena
che vecchiaia, dolori, penuria e prigionia
accollino alla natura, è un paradiso
in confronto ai terrori della morte.
ISABELLA
Ahimè, ahimè!
CLAUDIO
Sorella cara, fammi vivere.
Se si commette peccato per salvare
la vita al fratello, la natura lo condona
al punto da farne una virtù.
ISABELLA
Ah, bestia!
Codardo infedele! Sciagurato disonesto!
Vuoi farti uomo grazie al mio vizio?
Non è come un incesto, trarre vita
dalla vergogna della tua sorella?
Che dovrei pensare? Dio non voglia
che mia madre sia stata fedele a mio padre:
un simile rampollo di contorta barbarie
non fu figlio del suo sangue. Ti sfido,
muori, crepa! Se solo la mia resa potesse
sottrarti al tuo destino, esso si compirebbe.
Dirò mille preghiere che tu muoia;
non una parola per salvarti.
CLAUDIO
No, ascoltami, Isabella.
ISABELLA
Ah, che schifo, schifo, schifo!
Il tuo peccato non è accidentale,
ma di mestiere. Con te la clemenza
farebbe da ruffiana: molto meglio
che tu muoia presto.[Fa per andare.]
CLAUDIO
Ascoltami, Isabella.
DUCA [facendosi avanti]
Permettete una parola, giovane sorella,
solo una.
ISABELLA
Che cosa volete?
DUCA
Se potete concedermi un po’ del vostro tempo, fra un momento vorrei parlarvi. La soddisfazione che esigo è anche per il vostro bene.
ISABELLA
Non ho molto tempo; se resto, devo sottrarlo ad altre incombenze. Ma vi aspetterò un momento.
[Aspetta dietro.]
DUCA
Figliolo, ho ascoltato ciò che vi siete detti con vostra sorella. Angelo non ha mai avuto intenzione di corromperla; ha solo voluto mettere alla prova la sua virtù per controllare il proprio discernimento della natura umana. Lei, dotata di specchiato onore, gli ha fatto il virtuoso rifiuto che lui è stato felicissimo di ricevere. Io sono il confessore di Angelo, e so che questa è la verità; perciò preparatevi a morire. Non illudete la vostra risoluzione con fallaci speranze; domani dovrete morire. Inginocchiatevi e preparatevi.
CLAUDIO
Voglio chiedere perdono a mia sorella. Sono così disamorato della vita, che implorerò d’esserne liberato.
DUCA
Attenetevi a questo proposito. Addio. – [Claudio si ritira.] Bargello, una parola.
BARGELLO [facendosi avanti]
Che desiderate, padre?
DUCA
Che ora che siete venuto, ve ne andiate. Lasciatemi un momento con questa giovane. Col mio abito, quello che ho in mente garantisce che non correrà alcun pericolo in mia compagnia.
BARGELLO
Ne sono convinto.
Esce [con Claudio. Isabella si fa avanti].
DUCA
La mano che vi ha fatto leggiadra vi ha fatto onesta. L’onestà, dove c’è poca leggiadria, rende di poca onestà la bellezza; ma la grazia, che anima la vostra natura, ne manterrà sempre bello il corpo. L’assalto che vi ha fatto Angelo è giunto per fortuna a mia conoscenza: e mi meraviglierei di Angelo, non fosse che l’umana fralezza dà esempi della sua caduta. Vi andrebbe di accontentare questo vicario e salvare vostro fratello?
ISABELLA
Sto andando a dargli l’ultima risposta. Preferisco che mio fratello muoia per legge, piuttosto che mio figlio nasca fuori legge. Ma, ah, come il buon Duca s’inganna su Angelo! Se mai ritorna e potrò parlargli, non parlerò a vuoto e svelerò come si comporta.
DUCA
Non andrà a vuoto. Ma, come stanno ora le cose, ribatterà la vostra accusa: era solo per mettervi alla prova. Perciò ascoltate bene il mio consiglio, il desiderio che ho di fare il bene: si presenta un rimedio. Mi convinco che potreste fare rettamente un meritato favore a una povera donna tradita, salvare vostro fratello dalla dura legge, senza macchiare la vostra virtuosa persona, e compiacendo il Duca assente, se mai per caso ritorni a sentir di questa storia.
ISABELLA
Sentiamo il resto. Ho animo di fare qualsiasi cosa che non appaia contraria all’onestà del mio animo.
DUCA
La virtù è audace e l’onestà non ha mai paura. Non avete sentito parlare di Mariana, la sorella di Federico, il gran soldato che ha fatto naufragio in mare?
ISABELLA
Ho sentito della signora, e buone parole accompagnavano il suo nome.
DUCA
Avrebbe dovuto sposare questo Angelo: era fidanzata a lui con patto giurato, e fissate le nozze. Fra il fidanzamento e la cerimonia solenne suo fratello Federico fece naufragio in mare, con la dote della sorella nel vascello affondato. E notate che sciagura colpì la povera gentildonna: lì perse un nobile e stimato fratello, sempre buono e generoso nel suo amore per lei; con lui perse la sua parte e il grosso delle sue sostanze, la dote matrimoniale; e con loro due perse il promesso sposo, quest’Angelo dalle oneste apparenze.
ISABELLA
Può esser vero? Angelo l’abbandonò?
DUCA
L’abbandonò in lacrime, senza asciugarne una col suo conforto; si rimangiò i propri giuramenti, pretendendo di aver scoperto del disonore in lei. In poche parole, la lasciò ai suoi lamenti, a cui lei si abbandona ancora per amor suo; e lui, di marmo alle sue lacrime, ne è inondato, ma inflessibile.
ISABELLA
Andrebbe a tutto merito della morte prendersi questa povera giovane! Com’è corrotta questa vita che lascia vivere quest’uomo! Ma che vantaggio può averne lei, da questo?
DUCA
È una ferita che potete facilmente sanare: e curandola, non solo salvate vostro fratello, ma non ne scapita il vostro onore.
ISABELLA
Mostratemi come, buon padre.
DUCA
La giovane suddetta ha ancora nell’animo il suo primo amore. L’ingiusta crudeltà di lui, che a lume di ragione avrebbe dovuto spegnerlo, come un ostacolo in una corrente l’ha reso più violento e travolgente. Andate da Angelo; rispondete alle sue profferte con plausibile obbedienza; acconsentite a quello che pretende da voi. Ma fate ricorso a queste cautele: primo, che potrete stare con lui solo per poco tempo; che il luogo sia buio e silenzioso, e l’ora conveniente. Ottenuto questo, com’è naturale, ecco il seguito. Noi consiglieremo a questa fanciulla tradita di andare all’appuntameno al vostro posto. Se poi si saprà dell’incontro, potrà costringerlo a riparare; così, vostro fratello sarà salvato, il vostro onore immacolato, la povera Mariana avvantaggiata, e il vicario corrotto sconfessato. Preparerò e predisporrò la ragazza per questo attacco. Se pensate di poterlo effettuare, il doppio beneficio rende irreprensibile l’inganno. Che ne dite?
ISABELLA
La prospettiva già mi soddisfa, e confido che giungerà a felice compimento.
DUCA
Dipende molto da come ve la caverete. Correte da Angelo; se vi invita nel suo letto questa notte, promettete di accontentarlo. Io andrò subito alla chiesa di San Luca; lì, nella casa di campagna col fossato abita questa Mariana derelitta. Incontratemi lì; e sbrigatevi con Angelo, per far presto.
ISABELLA
Vi ringrazio per questa consolazione. Addio, buon padre. Esce.
ATTO TERZO – SCENA SECONDA
Entrano Gomito [con] gendarmi [e] Pompeo.
GOMITO
Be’, se non c’è scampo, e dovete per forza comprare e vendere uomini e donne come bestie, tutto il mondo berrà vin bastardo, bianco e rosso.
DUCA
Santo cielo, che roba è questa?
POMPEO
Non è mai stato un mondo allegro dacché, delle due usure, la più allegra fu repressa e la peggiore permessa per legge; una palandrana impellicciata per scaldarla; e impellicciata di volpe e agnellino per indicare che la furbizia, essendo più ricca dell’innocenza, sta sopra.
GOMITO
Avanti, venite, signore. – Dio vi benedica, buon padre frate.
DUCA
E anche voi, buon fratello padre. Che offesa ha commesso quest’uomo?
GOMITO
Ah, signore, ha offeso la legge; e, signore, lo prendiamo anche come ladro: gli abbiamo trovato addosso uno strano grimaldello, che abbiamo mandato al vicario.
DUCA
Vergogna! Un lenone, un turpe mezzano;
il male che fai fare, ecco di che vivi.
Pensa soltanto cos’è riempirsi il gozzo
o coprirsi le terga con questo lercio vizio!
Coi loro abominevoli e bestiali amplessi,
devi dirti, io bevo, mangio, mi vesto e campo.
Puoi credere che il tuo vivere sia vita,
dipendendo da un tal lezzo? Ravvediti, ravvediti.
POMPEO
Sì, in certo modo puzza, signore. Ma posso provare, signore…
DUCA
Ah, se il diavolo ti avesse dato prova
del peccato, proverebbe che sei suo.
Portatelo in prigione, gendarme. Sia
punizione che istruzione devono operare
perché questa bestiaccia se ne giovi.
GOMITO
Deve comparire davanti al vicario, signore; ha avuto l’avviso. Il vicario non tollera un puttaniere. Se è un puttaniere e gli compare davanti, farebbe meglio a stargli alla larga.
DUCA
Fossimo tutti, come per certuni par che sia,
senza peccato, ed il peccato senza ipocrisia!
GOMITO
Il suo collo avrà come la vostra cintola – un cappio attorno, signore.
Entra Lucio.
POMPEO
Intravvedo un rimedio, chiedo cauzione! Ecco un gentiluomo ed un mio amico.
LUCIO
Che ci fai qui, nobile Pompeo! Al carro di Cesare, eh? Ti aggioga al suo trionfo? Non c’è qualche statua di Pigmalione appena diventata donna che si possa comprare mettendo la mano in tasca e tirando fuori il gruzzolo? Cosa rispondi, eh? Cosa dici di questa solfa, sostanza e sistema di vita? Travolta dall’ultimo diluvio, ah? Allora? Cosa dici, marantega? Il mondo è come prima, compare? Come va? Serio serio e poche parole? Oppure? Va come sempre?
DUCA
Sempre così e così: sempre peggio!
LUCIO
Come sta il mio caro bocconcino, la tua padrona? Fa sempre la mezzana, eh?
POMPEO
Per la verità, signore, ha esaurito tutta la scorta di carne, e lei stessa ha bisogno di stare a mollo…
LUCIO
Giusto, giusto. Che altro. Va sempre così. Sempre puttana fresca e mezzana rammollita: conseguenza inevitabile. Vai in prigione, Pompeo?
POMPEO
Eh sì, signore.
LUCIO
Be’, niente di male, Pompeo. Addio: di’ pure che ti ci ho mandato io. – Per debiti, Pompeo, o che cosa?
GOMITO
Perché fa il mezzano; fa il mezzano.
LUCIO
E allora mettetelo dentro. Se la prigione spetta ai mezzani, be’, gli è dovuta. Mezzano è di sicuro, e dal tempo dei tempi: mezzano nato. Addio, buon Pompeo. I miei rispetti alla prigione, Pompeo; adesso farai l’uomo di casa, Pompeo: starai dentro.
POMPEO
Spero, signore, che Vostro Onore mi farà cauzione?
LUCIO
No, per niente, Pompeo: non è di moda. Pregherò, Pompeo, che ti prolunghino la detenzione. Se non la sopporterai bene, be’, ti peserà di più. Addio, fidato Pompeo. – Dio vi benedica, frate.
DUCA
Et vobis.
LUCIO
Brigitta s’impiastriccia sempre, Pompeo? Eh?
GOMITO [a Pompeo]
Su venite, da questa parte, signore.
POMPEO
Allora non mi farete cauzione, signore?
LUCIO
Né allora né ora, Pompeo. – Che notizie girano, frate? Che notizie?
GOMITO [a Pompeo]
Su venite, da questa parte, signore.
LUCIO
Alla cuccia, Pompeo, va’.
[Escono Gomito e gendarmi con Pompeo.]
Che notizie del Duca, frate?
DUCA
Non ne conosco: voi ne sapete qualcuna?
LUCIO
Alcuni dicono che è con l’Imperatore di Russia; altri, che è a Roma; ma voi dove pensate che sia?
DUCA
Non so dove, ma dovunque sia, gli auguro ogni bene.
LUCIO
È stato uno scherzo balzano e stravagante svignarsela dal suo stato e usurpare l’accattonaggio per cui non era nato. Lord Angelo fa bene il duca al suo posto: gliela fa vedere, ai malfattori.
DUCA
Fa bene.
LUCIO
Un po’ più di indulgenza per la lussuria non farebbe male. Troppa acrimonia, da quel lato, frate.
DUCA
È un vizio troppo diffuso, occorre severità per estirparlo.
LUCIO
Sì, davvero, quel vizio ha una gran famiglia, e tanti parenti; ma è impossibile estirparlo del tutto, frate, finché non si sopprima bere e mangiare. – Dicono che questo Angelo non fu fatto da uomo e donna al modo solito della procreazione: credete che sia vero?
DUCA
E come sarebbe stato procreato?
LUCIO
Certuni dicono che lo figliò una sirena. Altri, che fu generato da due stoccafissi. Ma è certo che quando fa acqua, la sua urina è ghiaccio congelato; questo lo so di sicuro. È un pezzo di legno inetto a procreare: senza fallo.
DUCA
Siete faceto, signore, e parlate a perdifiato.
LUCIO
Ah, che atrocità la sua, privare un uomo della vita perché gli si è rizzata la braghetta! Il Duca che è assente, l’avrebbe fatto? Prima di impiccare un uomo per aver messo al mondo cento bastardi, di tasca sua avrebbe pagato per allevarne mille. Aveva un certo gusto per quell’esercizio; conosceva il servizietto; e gli aveva insegnato la clemenza.
DUCA
Non ho mai sentito accusare il Duca assente di bazzicare donne. Non aveva quella propensione.
LUCIO
Oh, signore, vi ingannate.
DUCA
Non è possibile.
LUCIO
Chi, il Duca? Già, e l’accattona di cinquant’anni: era suo costume metterle un ducato nel piattino; il Duca aveva le sue mattane. E si ubriacava, anche, permettete di informarvi.
DUCA
Gli fate torto, di sicuro.
LUCIO
Signore, io ero suo intimo. Un tipo furtivo, il Duca; e credo di sapere la causa del suo ritiro.
DUCA
E quale sarebbe, di grazia, questa causa?
LUCIO
No, perdonate: è un segreto da tener serrato fra denti e labbra. Ma posso farvi intendere questo: la maggior parte dei sudditi lo riteneva saggio.
DUCA
Saggio? Nessun dubbio che lo fosse.
LUCIO
Un tipo molto superficiale, ignorante, scriteriato…
DUCA
Questo è malanimo in voi, follia o errore. Il suo modo di vita e la conduzione degli affari devono assicurargli, se ce ne fosse bisogno, una nomea migliore. Si prendano a testimonianza i suoi atti, e ai malevoli apparirà un dotto, uno statista ed un soldato. Perciò parlate a vanvera; o se ne sapete di più, è molto offuscato dal malanimo.
LUCIO
Signore, io lo conosco e lo amo.
DUCA
L’amore parla con miglior conoscenza, e la conoscenza con più amore.
LUCIO
Avanti, signore, io so quel che so.
DUCA
Stento a crederlo, giacché non sapete quel che dite. Ma se mai il Duca tornasse – come preghiamo che avvenga – vorrei che ne rispondeste al suo cospetto. Se quel che dite è vero, avrete coraggio di sostenerlo. Dovrò rintracciarvi, e vi prego di dirmi il vostro nome.
LUCIO
Mi chiamo Lucio, signore, ben noto al Duca.
DUCA
Vi conoscerà anche meglio, signore, se vivrò per riferirglielo.
LUCIO
Non vi temo.
DUCA
Oh, voi sperate che il Duca non ritorni più, o immaginate ch’io sia un oppositore troppo innocuo. Invece, posso farvi un po’ di male. Rinnegherete quanto dite?
LUCIO
Prima mi farò impiccare. Ti sbagli su di me, frate. Ma adesso basta. – Sai dirmi se Claudio morrà domani, o no?
DUCA
Perché dovrebbe morire, signore?
LUCIO
Perché? Per aver riempito una bottiglia con l’imbuto. Vorrei che il Duca di cui parliamo fosse tornato. Questo vicario senza genitali spopolerà la provincia con la continenza. I passeri non devono nidificare nelle sue gronde perché sono lascivi. – Invece il Duca gli atti di tenebra li contesterebbe al buio; non li porterebbe mai alla luce. Vorrei che fosse tornato! Caspita, questo Claudio è condannato per essersi sbottonato la patta. – Addio, buon frate, ti prego, prega per me. Il Duca, ti ripeto, mangiava carne di montona di venerdì. Adesso gli è passata, eppure, te lo dico io, farebbe lingua in bocca con un’accattona che puzzasse d’aglio e pan raffermo; di’ pure che ho detto così. Addio. Esce.
DUCA
Né forza o grandezza fra i mortali
sfugge alla censura. Coi suoi strali
la calunnia che da tergo ferisce
anche la più pura virtù colpisce.
Quale è il re così possente
che blocchi il fiele nella lingua maldicente?
Ma chi sta venendo?
Entrano [separatamente] Escalo, il Bargello e [gendarmi con] Madama Sfondata.
ESCALO
Su, via, portatela in prigione.
SFONDATA
Mio buon signore, siate buono con me. Vostro Onore è ritenuto uomo clemente. Mio buon signore.
ESCALO
Duplice e triplice ammonizione, e sempre colpevole della stessa cosa! Farebbe imprecare la clemenza, rendendola tiranna.
BARGELLO
Mezzana per undici anni di seguito, con licenza di Vostro Onore.
SFONDATA
Mio signore, è una soffiata contro di me di un certo Lucio, Kate Stagiù era incinta di lui, al tempo del Duca, le aveva promesso di sposarla. Il bambino avrà un anno e tre mesi a San Filippo e Giacomo. L’ho tenuto io; ed ecco come quello va in giro a sputtanarmi.
ESCALO
Quello è uno che si prende molte libertà. Che sia convocato al mio cospetto. E lei in prigione! – Avanti, basta parole.[Escono i gendarmi con Madama Sfondata.]
Bargello, mio fratello Angelo non recede: Claudio deve morire domani. Dategli confessori, e sia preparato con carità cristiana. Se mio fratello agisse con la mia compassione, non andrebbe a finire così.
BARGELLO
Col vostro permesso, questo frate l’ha già visitato e l’ha consigliato su come accogliere la morte.
ESCALO
Buona sera, buon padre.
DUCA
Pace e bene!
ESCALO
Di dove siete?
DUCA
Non di questo paese, anche se ora mi tocca
passarvi il mio tempo. Sono un fratello
di un ordine pio, mandato dalla Santa Sede
in missione speciale per Sua Santità.
ESCALO
Che notizie ci sono in giro?
DUCA
Nessuna, se non che la bontà ha una tal febbre, che deve guarirla la sua dissoluzione. Solo le ultime novità sono richieste, ed è pericoloso perseverare in un comportamento quant’è virtuoso essere costanti in un’intrapresa. C’è appena bastante verità in giro da assicurare le società; ma avvalli bastanti a far maledire le compagnie. La saggezza del mondo sta in questi paradossi. Questa nuova è piuttosto vecchia, ma è la notizia giornaliera. Vi prego, signore, di che disposizione era il Duca?
ESCALO
Uno che, sopra ogni altra cosa, si sforzava specialmente di conoscere se stesso.
DUCA
A che piacere era portato?
ESCALO
Gioiva di più a vedere un altro allegro, che non per qualcosa che pretendesse di farlo gioire. Un gentiluomo ben temperato. Ma lasciamolo ai suoi affari, con la preghiera che prosperino; vorrei chiedervi come trovate che sia preparato Claudio. Mi par di capire che gli avete fatto visita pastorale.
DUCA
Professa di non aver ricevuto sentenza ingiusta dal suo giudice, ma si sottomette in piena umiltà alle decisioni della giustizia. Eppure si era prospettato, indotto dalla sua fralezza, molte ingannevoli speranze di vita; che io, con molta pazienza, gli ho dimostrate false; ed ora è pronto a morire.
ESCALO
Avete reso al Cielo il vostro servizio, e al carcerato il debito della vostra vocazione. Mi sono adoperato per il povero giovane fin dove potevo spingermi con coscienza, ma ho trovato il mio fratello-giudice così severo da costringermi a dirgli che è la Giustizia personificata.
DUCA
Se il suo modo di vita corrisponde al rigore delle sue sentenze, andrà a suo onore; ma se gli capita di mancare, ha firmato la propria condanna.
ESCALO
Vado a visitare il carcerato. Addio.
DUCA
La pace sia con voi. [Escono Escalo e il Bargello.]
Chi vuol brandire la spada del Cielo
Dev’esser pio quanto severo;
Saper essere d’esempio, fidando
Nella grazia e alla virtù mirando;
Punendo gli altri né più né meno
Di come sa tener se stesso a freno.
Vergogna a chi crudel colpisce
Colpe ch’egli stesso preferisce!
Triplice vergogna per quest’Angelo,
Ch’estirpa il mio, ma tollera il suo vizio!
Oh, che cosa può l’uomo in sé celare
Sebbene un angelo possa sembrare!
Quanti sembianti sono contraffatti
Truffando il mondo con misfatti
[
]
Intrappolare con tenui reti di ragno
Chi è di gran peso e alto rango!
Contro il vizio l’astuzia farò valere.
Con Angelo stanotte deve giacere
L’antico amore, ora disprezzato:
Travestita, ripagherà col falso
Le false pretese di chi s’era mascherato
Convalidando un vecchio contratto. Esce.
Misura per misura
(“Measure for measure” 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V