(“Henry IV, part 2” – 1598)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO TERZO – SCENA PRIMA
Entra il Re in vestaglia, solo [con un paggio].
RE
Va’ a chiamare i Conti di Surrey e Warwick,
Ma, prima di venire, che leggano questa lettera
e la meditino bene. Affrettati.
[Esce il paggio.]
Quante migliaia dei miei sudditi più poveri
a quest’ora dormono! O sonno, dolce sonno,
tenera nutrice di natura, come ti ho spaventato,
che più non vuoi appesantire le mie palpebre
e affondare i miei sensi nell’oblio?
Perché, sonno, ti corichi in tuguri fumosi,
steso su pagliericci scomodi,
conciliato da mosche ronzanti al tuo sopore,
piuttosto che nelle sale profumate dei grandi,
sotto i baldacchini del lusso e dello sfarzo,
e blandito dal suono delle melodie più dolci?
O torpido dio, perché ti corichi con gli umili
in letti sordidi, e fai del giaciglio regale
una guardiola o campanella d’allarme?
Forse che tu, sull’albero alto e vertiginoso,
non chiudi gli occhi al mozzo e gli addormenti il cervello
nella culla dei cavalloni prepotenti
e nelle folate turbinose dei venti,
che afferrano le onde brutali per la cima,
arricciandone le teste mostruose e appendendole
con clamore assordante fra nubi fuggenti,
sicché il tumulto desta anche la morte?
Puoi tu, sonno ingiusto, donare il tuo riposo
al figlio del mare fradicio in un’ora così tremenda,
e invece nella notte più calma e più silente,
a cui si aggiungono tutti i mezzi e arredi adatti,
negarlo a un re? Dunque, o felici poveri, riposate!
Inquiete giacciono le teste coronate.
Entrano Warwick, Surrey e Sir John Blunt.
WARWICK
Molte volte buongiorno a vostra maestà!
RE
È già buongiorno, signori?
WARWICK
È l’una passata.
RE
Dunque buongiorno a tutti voi, signori.
Avete considerato la lettera che vi ho mandato?
WARWICK
L’abbiamo fatto, maestà.
RE
Allora sapete quanto il corpo del nostro regno
è marcio, che malattie vi crescono rigogliose,
e con quale pericolo, vicine al suo stesso cuore.
WARWICK
È solo come un corpo ancora indisposto
che può essere restituito all’antico vigore
con buoni consigli e alcune medicine.
Lord Northumberland sarà presto smorzato.
RE
Dio! se si potesse leggere il libro del destino,
e vedere il rivolgimento dei tempi
spianare le montagne, e il continente,
stanco di solidità e fermezza, sciogliersi
nel mare! E altre volte vedere la cintura
di spiagge dell’oceano star troppo larga ai fianchi
di Nettuno; e come le beffe e i mutamenti
del caso colmino la coppa dell’instabilità
con liquori diversi! Ah, se ciò si vedesse,
il giovane più felice, mirando il suo cammino,
i pericoli scampati, le croci che lo attendono,
chiuderebbe quel libro e si disporrebbe a morire.
Non sono passati nemmeno dieci anni
dacché Riccardo e Northumberland, grandi amici,
banchettavano insieme, e solo due anni dopo
erano in guerra. Sono appena otto anni
che questo Percy era l’uomo più prossimo al mio cuore,
come un fratello si adoperava nelle mie imprese
e deponeva il suo amore e la sua vita ai miei piedi:
sì, per me, fin sotto gli occhi di Riccardo
lo disfidava. Ma chi di voi era presente –
[A Warwick] voi, cugino Nevil, se ricordo bene –
quando Riccardo, gli occhi colmi di lacrime,
contraddetto e insultato da Northumberland,
pronunciò queste parole, che ora appaiono profetiche:
“Northumberland, tu scala con la quale
mio cugino Bolingbroke ascende al mio trono”
(sebbene allora, Dio lo sa, io non avessi tale intento,
se non che la necessità tanto piegò lo stato
che la grandezza e io fummo costretti a baciarci),
“Verrà un tempo”, lui proseguì, “verrà
un tempo in cui il lurido peccato, rafforzandosi,
scoppierà come un bubbone marcio”. E continuò,
annunciando la condizione di questi nostri tempi
e la rottura della nostra amicizia.
WARWICK
Vi è una storia nella vita di tutti gli uomini,
che riproduce le forme dei tempi passati,
osservando la quale, un uomo può predire,
con buona approssimazione, gli eventi principali
non ancora venuti alla luce, raccolti come sono
nello scrigno dei loro semi e inizi fiochi.
Tali eventi divengono la prole e nidiata del tempo,
e per il carattere necessario di questo sviluppo
RE
Riccardo poté indovinare a perfezione
che il grande Northumberland, allora a lui infedele,
da quel seme sarebbe cresciuto a maggiore infedeltà,
la quale non avrebbe trovato terreno in cui allignare
se non in voi.
RE
Queste cose sono dunque necessità?
Affrontiamole allora come necessità.
Proprio questa parola adesso fa appello a noi.
Dicono che il Vescovo e Northumberland
sono forti di cinquantamila uomini.
WARWICK
Non può essere, signore.
La fama raddoppia, come la voce e l’eco,
il numero di ciò che si teme. Piaccia a vostra grazia
andare a letto. Per l’anima mia, signore,
le forze che avete già inviato sul campo
conquisteranno con grande facilità questa preda.
Per confortarvi ancor più, ho ricevuto
prove sicure che Glendower è morto.
Vostra maestà è malata da due settimane,
e questi orari inopportuni non possono che aggravare
la vostra condizione.
RE
Accetterò il consiglio.
E se mai questa guerra intestina fosse terminata
vorremmo, cari signori, andare in Terrasanta.
Escono.
ATTO TERZO – SCENA SECONDA
Entrano il giudice Shallow e il giudice Silence [con Muffa, Ombra, Porro, Fiacco, Torello].
SHALLOW
Venite, venite, venite, signore. Datemi la vostra mano, signore, datemi la vostra mano, signore. Per la croce, proprio mattiniero! Dunque come sta il mio caro cugino Silence?
SILENCE
Buon giorno, caro cugino Shallow.
SHALLOW
E come sta mia cugina la vostra compagna di letto? E la bellissima figlia vostra e mia, Ellen la mia figlioccia?
SILENCE
Ahimè, cugino Shallow, nera come un merlo!
SHALLOW
Per il sì e per il no, signore, scommetto che mio cugino William è diventato un bravo studente. È sempre a Oxford, non è così?
SILENCE
Infatti, signore, a mie spese.
SHALLOW
Allora dovrà presto iscriversi ai Collegi di Legge. Io ai miei tempi sono andato al Clement’s Inn, dove penso parlino ancora di quella testa matta di Shallow.
SILENCE
Allora, cugino, vi chiamavano Shallow l’ardente.
SHALLOW
Per la messa, mi chiamavano di tutto. E ne avrei combinate di tutti i colori, anche, e senza fermarmi a mezza strada. C’eravamo io e il piccolo John Doit dello Staffordshire e George Barnes il nero e Francis Pickbone e Will Squele, che veniva dai Cotswold; in tutte le scuole di legge non si sono più visti quattro scalmanati così. E vi dirò che sapevamo dove trovare la roba buona, e avevamo le migliori fra tutte a disposizione. Allora Jack Falstaff, oggi Sir John, era un ragazzo e paggio del Duca di Norfolk, Thomas Mowbray.
SILENCE
È lo stesso Sir John, cugino, che viene fra poco per arruolare soldati?
SHALLOW
Lo stesso Sir John, proprio lo stesso. Gli vidi spaccare la testa a Scoggin all’ingresso del Collegio, quando era un monello non più alto di così. E quello stesso giorno me le sono date con un certo Sansone Stoccafisso, fruttivendolo, dietro al Gray’s Inn. Gesù, Gesù, i giorni matti che ho vissuto! E pensare quante mie vecchie conoscenze sono morte!
SILENCE
Li seguiremo anche noi, cugino.
SHALLOW
Certo, è certo, sicurissimo, sicurissimo. La morte, come dice il salmista, è certa per tutti, tutti devono morire. Quanto viene un buon paio di manzi alla fiera di Stamford?
SILENCE
In verità, non ci sono stato.
SHALLOW
La morte è certa. Il vecchio Double tuo concittadino è ancora vivo?
SILENCE
Morto, amico mio.
SHALLOW
Gesù Gesù, morto! Tirava bene coll’arco, e adesso è morto! Aveva buona mira. Giovanni il Magro gli voleva un gran bene, e scommetteva parecchio su di lui. Morto! Sapeva far centro a duecentocinquanta passi, e poteva arrivare con una freccia grossa a duecentottanta-trecento passi, che faceva bene al cuore vederlo. E una ventina di pecore quanto viene oggi?
SILENCE
Secondo come sono. Una ventina di pecore buone può valere dieci sterline.
SHALLOW
Dunque il vecchio Double è morto?
SILENCE
Ecco che arrivano due degli uomini di Sir John Falstaff, penso.
Entra Bardolph e un altro con lui.
[SHALLOW]
Buongiorno, miei signori.
BARDOLPH
Di grazia, chi è il giudice Shallow?
SHALLOW
Sono io, signore, Robert Shallow, povero scudiere di questa contea, e uno dei giudici di pace del Re. In cosa posso servirvi?
BARDOLPH
Il mio capitano, signore, vi manda a salutare, il mio capitano Sir John Falstaff, gentiluomo gagliardo, perbacco, e comandante valorosissimo.
SHALLOW
È molto gentile da parte sua, signore. Lo conoscevo come un buon tiratore di bastone. Come sta il nostro cavaliere? E posso domandarvi come sta la signora sua moglie?
BARDOLPH
Perdonatemi, monsignore, un soldato s’accomoda meglio che con una moglie.
SHALLOW
Ben detto, in fede, signore, proprio ben detto, proprio. S’accomoda meglio! Proprio buona, sì, è proprio buona. Le buone frasi sono altamente lodevoli, sicuro, lo sono sempre state. Accomodarsi! Viene da “accomodo”. Benissimo, una frase molto bella.
BARDOLPH
Scusate, signore, è solo una parola che ho sentito dire. Frase la chiamate? Per la luce del giorno, non conosco la frase, ma sosterrò con la mia spada che la parola è una parola degna di un soldato, e una parola straordinariamente soldatesca, cribbio. Accomodarsi, cioè, quando uno, come si dice, s’accomoda, o quando uno è in condizione tale che si può pensare che sia accomodato; che è cosa ottima.
Entra Sir John Falstaff.
SHALLOW
Verissimo. Guardate, ecco che arriva il buon Sir John. Datemi la vostra cara mano, datemi la cara mano di vossignoria. In fede, avete buon aspetto e portate i vostri anni benissimo. Benvenuto, caro Sir John.
FALSTAFF
Sono contento di trovarvi bene, caro messer Robert Shallow. Messer Surecard, se non erro?
SHALLOW
No, Sir John, è mio cugino Silence, giudice di pace come me.
FALSTAFF
Caro messer Silence, è ben giusto che siate di pace.
SILENCE
Vossignoria è il benvenuto.
FALSTAFF
Uffa! È proprio caldo, signori. Mi avete procurato qui una mezza dozzina di uomini abili?
SHALLOW
Per la Madonna, certo che sì, signore. Volete sedervi?
FALSTAFF
Fatemeli vedere, vi prego.
SHALLOW
Dov’è il ruolino? Dov’è il ruolino? Dov’è il ruolino? Vediamo un po’, vediamo un po’, vediamo un po’. Ecco, ecco, ecco, ecco, ecco, ecco, ecco. Sì, per la Madonna, signore. Ralph Muffa! Si facciano avanti quando li chiamo, faccian così, faccian così. Vediamo un po’, dov’è Muffa?
MUFFA
Presente, col vostro permesso.
SHALLOW
Che pensate, Sir John? Un uomo ben messo, giovane, forte, e di buona famiglia.
FALSTAFF
Il tuo nome è Muffa?
MUFFA
Sì, con vostra licenza.
FALSTAFF
Tanto più ora di usarti.
SHALLOW
Ha ha ha! Straordinario, in fede mia! Le cose ammuffite mancano d’uso. È buonissima! In fede, ben detto, Sir John, molto ben detto.
[FALSTAFF
Spuntatelo.]
MUFFA
Ero già abbastanza spuntato prima e avreste potuto anche lasciarmi stare. La mia vecchia ora sarà rovinata, senza nessuno per il campo e per le altre necessità. Non mi dovevate spuntare. Ci sono altri più adatti di me a partire.
FALSTAFF
Via, taci, Muffa, devi partire. Muffa, è ora che tu venga consumato.
MUFFA
Consumato!
SHALLOW
Zitto, giovanotto, zitto. Mettiti lì da parte. Non lo sai dove ti trovi? Quanto agli altri, Sir John, vediamo qua. Simone Ombra!
FALSTAFF
Giusto, accidenti, mi servirà per starci seduto sotto. Scommetto che risulterà soldato fresco.
SHALLOW
Dov’è Ombra?
OMBRA
Presente, signore.
FALSTAFF
Ombra, di chi sei figlio?
OMBRA
Figlio di mia madre, signore.
FALSTAFF
Figlio di tua madre! Probabile, e ombra di tuo padre. Così il figlio della femmina è l’ombra del maschio. Spesso è proprio così, ben poco della sostanza del padre!
SHALLOW
Vi va bene, Sir John?
FALSTAFF
Ombra andrà bene per l’estate. Spuntatelo, che ci servono parecchie ombre per riempire il ruolino.
SHALLOW
Tommaso Porro!
FALSTAFF
Dov’è?
PORRO
Presente, signore.
FALSTAFF
Il tuo nome è Porro?
PORRO
Sissignore.
FALSTAFF
Sei un porro molto sbrindellato.
SHALLOW
Devo spuntarlo, Sir John?
FALSTAFF
Sarebbe inutile, i suoi stracci gli stanno appuntati sulla schiena, e tutto l’insieme si regge con gli spilli. Non spuntatelo affatto.
SHALLOW
Ha ha ha! Ve ne intendete, signore, ve ne intendete! Vi faccio i miei complimenti. Franco Fiacco!
FIACCO
Presente, signore.
SHALLOW
Qual è il tuo mestiere, Fiacco?
FIACCO
Sarto da donna, signore.
SHALLOW
Devo spuntarlo, signore?
FALSTAFF
Potete farlo. Ma se fosse un sarto da uomo, sarebbe lui ad appuntare voi. Sei capace di fare tanti buchi nell’esercito nemico quanti ne hai fatti nelle sottane delle donne?
FIACCO
Farò quel che potrò, signore. Di più non posso fare.
FALSTAFF
Ben detto, bravo sarto da donna! Ben detto, coraggioso Fiacco! Sarai valoroso come la colomba irata o come un arditissimo topo. Spuntate ben bene il sarto da donna, messer Shallow, con un segno profondo, messer Shallow.
FIACCO
Signore, vorrei che fosse partito Porro.
FALSTAFF
E io vorrei che tu fossi un sarto da uomo, per ricucirlo in modo che potesse partire. Non posso avere come soldato semplice chi è capitano di tante migliaia di pidocchi. Basta così, fortissimo Fiacco.
FIACCO
Basterà, signore.
FALSTAFF
Ti sono obbligato, reverendo Fiacco. A chi tocca?
SHALLOW
Pietro Torello del Prato!
FALSTAFF
Sì, per la Madonna, vediamo Torello.
TORELLO
Presente, signore.
FALSTAFF
Dio m’è testimone, un tipo in gamba! Avanti, spuntami Torello fino a farlo muggire per risposta.
TORELLO
O signore! Mio buon signor capitano…
FALSTAFF
Come, muggisci già prima di essere spuntato?
TORELLO
O Dio, signore! Sono malato.
FALSTAFF
Che malattia hai?
TORELLO
Un raffreddore fottuto, signore, una tosse, signore, che mi son preso suonando le campane in onore del Re, signore, per l’anniversario dell’incoronazione.
FALSTAFF
Va be’, andrai in guerra in camicione. Ti faremo passare il raffreddore, e darò ordine che i tuoi amici suonino la campana per te. Questi sono tutti?
SHALLOW
Ne abbiamo già chiamati due di più del vostro numero. Dovete prenderne solo quattro da noi, signore. Dunque, vi prego, venite a pranzo con me.
FALSTAFF
Sentite, verrò a bere con voi, ma non posso fermarmi a pranzo. Sono lieto di vedervi, in fede mia, messer Shallow.
SHALLOW
Oh, Sir John, vi ricordate quando passammo tutta la notte al Mulino, a Campo San Giorgio?
FALSTAFF
Non dite altro, caro messer Shallow, non dite altro.
SHALLOW
Ah! Una notte coi fiocchi. E Jane Lavoradinotte è viva?
FALSTAFF
Vive, messer Shallow.
SHALLOW
Non mi poteva sopportare, mai.
FALSTAFF
Mai, mai, diceva sempre che non poteva soffrire messer Shallow.
SHALLOW
Sacramento, sapevo farla imbestialire. Era roba buona a quei tempi. Si tiene su bene?
FALSTAFF
Vecchia, messer Shallow, vecchia.
SHALLOW
Certo, deve essere vecchia. Non può fare a meno di essere vecchia. Sicuro che è vecchia, aveva avuto Robertino Lavoradinotte dal vecchio Lavoradinotte prima che io venissi in collegio al Clement’s Inn.
SILENCE
Cioè cinquantacinque anni fa.
SHALLOW
Ah, cugino Silence, sapeste quello che abbiamo visto questo cavaliere ed io! Eh, Sir John, dico bene?
FALSTAFF
Abbiamo udito le scampanate di mezzanotte, messer Shallow.
SHALLOW
Sì che l’abbiamo, sì che l’abbiamo, sì che l’abbiamo, in fede mia Sir John, sì che l’abbiamo. La nostra parola d’ordine era “Su il bicchiere, ragazzi!”. Venite, andiamo a pranzo, venite, andiamo a pranzo. Gesù, i giorni che abbiamo visto! Venite, venite. Escono [Falstaff e i giudici].
TORELLO
Buon messer corporale Bardolph, siatemi amico, ed ecco quattro pezzi da dieci scellini di Enrico in corone francesi, per voi. In verità, signore, preferirei andare sulla forca piuttosto che partire. Eppure, per parte mia, signore, non me ne importa, ma è che non ne ho voglia e, per parte mia, vorrei restare con i miei amici. Altrimenti, signore, per parte mia non me ne importerebbe tanto.
BARDOLPH
Va’ là, mettiti da parte.
MUFFA
E buon messer caporale capitano, per amore della mia vecchia, siatemi amico. Non ha nessuno che le possa far i lavori quando sono partito, ed è vecchia e non può cavarsela. Ne avrete quaranta, signore.
BARDOLPH
Va’ là, mettiti da parte.
FIACCO
In fede mia, non me ne importa. Un uomo muore una volta sola. Siamo in debito di una morte con Dio. Non sarò mai un vigliacco. Se è mio destino, bene. Se non lo è, bene. Nessuno vale tanto da non servire il suo principe. Vada come vada, chi muore quest’anno è già pari per l’anno prossimo.
BARDOLPH
Ben detto, sei un brav’uomo.
FIACCO
Parola mia, non sono un vigliacco.
Entrano Falstaff e i giudici.
FALSTAFF
Dunque, signor mio, quali debbo prendere?
SHALLOW
Quattro a vostra scelta.
BARDOLPH
Signore, una parola. Ho qui tre sterline per mandar liberi Muffa e Torello.
FALSTAFF
Va bene, va bene.
SHALLOW
Dunque, Sir John, quali sono i quattro che volete?
FALSTAFF
Scegliete voi per me.
SHALLOW
Per la Madonna, allora; Muffa, Torello, Fiacco e Ombra.
FALSTAFF
Muffa e Torello. Quanto a te, Muffa, resta a casa finché non puoi più prestare servizio. E quanto a te, Torello, cresci pure finché ne avrai l’età. Di voi due non ne voglio sapere.
SHALLOW
Sir John, Sir John, non fate torto a voi stesso. Sono gli uomini più in gamba, e vorrei che prendeste i migliori.
FALSTAFF
Volete insegnare a me, messer Shallow, a scegliere un uomo? Che m’importa del braccio, dei muscoli, della statura e della corporatura robusta di un uomo! Datemi lo spirito, messer Shallow. Prendiamo Porro. Vedete che aspetto sbrindellato che ha. Questo vi caricherà e scaricherà il moschetto con la rapidità dei colpi di martello di un lavoratore di peltro, lo solleverà e abbasserà più svelto di quello che appende al bastone i secchi del birraio. E quest’altro tipo smunto, Ombra. Ecco uno che mi piace. Non presenta bersaglio al nemico: l’avversario può mirare altrettanto facilmente al filo d’un temperino. Quanto poi alla ritirata, con che velocità correrà questo Fiacco che è sarto da donna! Oh, datemi uomini sparuti, e risparmiatemi i dotati. Bardolph, mettimi un moschetto in mano a Porro.
BARDOLPH
Tieni, Porro, prendi la mira. Così, così, così.
FALSTAFF
Orsù, maneggiami il tuo moschetto. Così. Benissimo. Ancora. Benissimo, eccellente. Oh, datemi sempre un tiratore piccolo, magrolino, vecchio, rinsecchito, pelato. Ben fatto davvero, Porro. Sei una buona crosta di rogna. Aspetta, eccoti sei soldi.
SHALLOW
Non è padrone del mestiere, non fa bene. Ricordo che al campo di Mile End, quando stavo al Clement’s Inn – a quei tempi facevo la parte di Sir Dagonet nello spettacolo di re Artù – c’era un tipetto sottile, che maneggiava il suo pezzo così, e correva indietro e correva avanti, e si faceva sotto e si rifaceva sotto. “Ra-ta-ta”, faceva, “Bum”, faceva, e di nuovo se ne scappava, e di nuovo rieccolo lì. Uno così non lo vedrò più.
FALSTAFF
Questi uomini andranno bene, messer Shallow. Dio vi abbia in cura, messer Silence; con voi non userò molte parole. Addio, miei due signori. Vi sono obbligato. Devo fare dodici miglia prima di notte. Bardolph, dai ai soldati le giubbe.
SHALLOW
Sir John, Dio vi benedica! Dio renda prospere le vostre imprese! Dio ci mandi pace! Sulla via del ritorno visitate la nostra casa per rinnovare la nostra amicizia. Chissà che io non venga con voi a corte.
FALSTAFF
Davanti a Dio, vorrei proprio che veniste, messer Shallow.
SHALLOW
Andate, dicevo per dire. Dio vi conservi.
FALSTAFF
Statevi bene, gentiluomini gentili. Escono [i giudici]. Avanti, Bardolph, porta via gli uomini. [Escono tutti tranne Falstaff.] Al mio ritorno, voglio fare il pelo a questi giudici. Vedo bene il fondo del giudice Shallow. Dio, Dio, come siamo soggetti noi vecchi al vizio della menzogna! Questo giudice morto di fame non ha fatto altro che cianciare delle pazzie della sua gioventù e delle prodezze che ha fatto dalle parti di Turnbull Street, e una parola su tre era una bugia, data a bere a chi ascolta più regolarmente del tributo del Gran Turco. Me lo ricordo al Clement’s Inn, pareva un omino ricavato dopo cena da una crosta di formaggio. Da nudo, era tal quale un ravanello a due radici, con sopra una testa bislacca tagliata con un coltello. Era tanto minuto che le sue forme a una vista debole risultavano invisibili. Era lo spirito stesso della carestia, ma anche lascivo come una scimmia, le puttane lo chiamavano mandragola. Era sempre in ritardo sulla moda, e cantava alle vecchie bagasce le canzoni che udiva fischiare ai carrettieri, e giurava che erano invenzioni e serenate sue. E adesso questa sciaboletta da Vizio di palcoscenico è diventato scudiere, e parla di Giovanni il Magro familiarmente come se ne fosse fratello giurato, e scommetto che non l’ha mai visto che una volta, al torneo, quando quello gli ruppe la testa per essersi intrufolato fra gli uomini del Cerimoniere. Io c’ero, e dissi a Giovanni il Magro che picchiava il proprio nome, perché avresti potuto infilare lui e tutta la sua roba in una pelle d’anguilla; per lui l’astuccio di un clarino era un palazzo, una reggia. E ora ha terre e manzi. Be’, approfondirò la sua conoscenza, se ritorno, e sarà difficile che non ne cavi più che da due pietre filosofali. Se la giovane laschetta fa gola al vecchio luccio, non vedo perché, secondo legge di natura, io non possa farne un boccone. Diamo tempo al tempo, e basta. Esce.
Enrico IV – Parte II
(“Henry IV, part 2” – 1598)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V