(“Henry VI, part 1” – 1588 – 1590)
Traduzione di Carlo Pagetti
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO QUINTO – SCENA PRIMA
Squilli di tromba. Entrano il Re, Gloucester ed Exeter [con il seguito].
RE ENRICO
Avete letto con attenzione le missive
del Papa, dell’Imperatore e del Conte d’Armagnac?
GLOUCESTER
Sì, mio signore, e questo è il loro intento:
umilmente supplicano l’Eccellenza Vostra
di concludere una pace timorata
tra i regni d’Inghilterra e di Francia.
RE ENRICO
Cosa pensa vostra grazia della richiesta?
GLOUCESTER
Ebbene, mio buon signore, è l’unico modo
per fermare lo spargimento del nostro sangue cristiano
e ristabilire l’ordine su ogni fronte.
RE ENRICO
Sì, davvero, zio, perché ho sempre pensato
come cosa empia e innaturale,
che una simile strage, una contesa cruenta,
regnasse tra i credenti d’una sola fede.
GLOUCESTER
Inoltre, mio signore, per raggiungere prima
e vincolare di più questo legame d’amicizia,
il Conte d’Armagnac, parente stretto di Carlo,
un uomo assai autorevole in Francia,
promette la sua unica figlia in matrimonio
a Vostra Grazia, con una dote ampia e sostanziosa.
RE ENRICO
In matrimonio, zio? Ahimè, sono così giovane.
I miei studi, i miei libri sono a me più adatti
che i giochi sensuali con un’amante.
Tuttavia, convoca gli ambasciatori e, come a te
piace, che ognuno di essi abbia risposta.
[Esce un cortigiano.]
Sarò assai felice d’ogni decisione, che miri
alla gloria di Dio, al benessere del mio paese.
Entrano Winchester [in abiti cardinalizi] e tre ambasciatori [uno Legato del Papa].
EXETER
Come! Lord Winchester s’è insediato
con la promozione al rango cardinalizio?
Allora capisco che si sta avverando
la vecchia profezia di Re Enrico Quinto:
“Se mai gli accadrà d’esser fatto cardinale,
indosserà il cappello all’altezza della corona”.
RE ENRICO
Signori ambasciatori, le vostre varie richieste
sono state valutate e dibattute.
Il vostro scopo è buono e ragionevole:
quindi è nostra ferma intenzione
di attuare le condizioni di una pace
amichevole, che affidiamo a Lord Winchester,
affinché egli le rechi subito in Francia.
GLOUCESTER [all’ambasciatore del Conte d’Armagnac]
In quanto alla proposta del conte tuo signore,
ho informato sua altezza con tale dovizia che,
apprezzando i doni virtuosi della dama,
la bellezza e il valore della sua dote,
egli intende crearla Regina d’Inghilterra.
RE ENRICO
Come testimonianza e prova del contratto,
portale questo gioiello, segno della mia devozione.
Dunque, Lord Protettore, fateli scortare per bene
e mettere in salvo fino a Dover, dove,
imbarcati, li affiderai alle sorti del mare.
Escono [tutti eccetto Winchester e il Legato].
WINCHESTER
Aspettate, monsignor Legato, e, per prima cosa,
riceverete la somma di denaro che ho promesso
a sua santità, per avermi concesso
di vestire questi severi paramenti.
LEGATO
Rimango a disposizione di Vostra Eminenza. [Esce.]
WINCHESTER
Ora Winchester non cederà più a nessuno,
e non sarà inferiore al Pari più superbo.
Humphrey di Gloucester, ti renderai ben conto
che né per nascita, né per autorità,
il vescovo sarà un tuo sottoposto.
O ti farò in ginocchio piegare la testa
o scatenerò in questo paese una tempesta. Esce.
ATTO QUINTO – SCENA SECONDA
Entrano Carlo, Borgogna, Alençon, il Bastardo, Reignier e Giovanna [la Pulzella, con le truppe].
CARLO
Queste notizie, miei signori, possono sollevare
il nostro spirito depresso. Si dice che i valenti
Parigini siano in rivolta, e che ingrossino
le file dei bellicosi Francesi.
ALENÇON
Allora marciamo su Parigi, reale Carlo di Francia,
non tratteniamo nell’ozio le nostre schiere.
PULZELLA
Che abbiano la pace se passano con noi;
altrimenti, che la rovina si abbatta sui loro palazzi!
Entra un esploratore.
ESPLORATORE
Buona fortuna al nostro valoroso generale
e prosperità ai suoi seguaci!
CARLO
Quali notizie inviano i nostri esploratori?
Parla, ti prego.
ESPLORATORE
L’armata inglese,
prima divisa in due, ora s’è riunita
e intende dare subito battaglia.
CARLO
Quest’avvertimento, signori, è un po’ brusco,
ma ci occuperemo di loro senza indugio.
Confido che tra di essi non vi sia
lo spettro di Talbot.
BORGOGNA
Ora che non c’è più,
mio signore, non c’è d’aver paura.
PULZELLA
Di tutte le emozioni degradanti,
la più maledetta è la paura. Lancia
l’attacco vittorioso, Carlo, e vincerai.
Che sia Enrico a preoccuparsi
e tutto il mondo a lamentarsi.
CARLO
Allora, avanti, miei nobili,
e che alla Francia arrida la fortuna! Escono.
ATTO QUINTO – SCENA TERZA
Suona l’allarme. Incursioni. Entra Giovanna la Pulzella.
PULZELLA
Il Reggente ha la meglio, fuggono i Francesi.
Ora aiutatemi, formule incantate ed amuleti,
e voi, spiriti scelti, che mi consigliate
e mi date i segni degli eventi futuri. Si ode un tuono.
Voi, solleciti aiutanti, che siete deputati
dal maestoso monarca del Nord, fatevi vedere
e soccorretemi in questo frangente!
Entrano dei Demoni.
Questa pronta e subitanea apparizione
mi conferma il vostro zelo abituale.
Ora, voi spiriti a me alleati, emissari
delle potenti regioni sotterranee,
questa volta aiutatemi, perché la Francia
possa rimanere padrona del campo.
Si muovono senza proferire parola.
Oh, non opprimetemi a lungo col vostro silenzio!
Se di solito vi nutrivo con il mio sangue,
ora mi tronco un braccio e ve lo getto
in cambio d’un nuovo beneficio.
Dunque acconsentite a darmi aiuto.
Chinano il capo.
Nessuna speranza di intervento? Il mio corpo
pagherà la ricompensa, se esaudite la supplica.
Scuotono il capo.
Né il mio corpo, né un sacrificio di sangue
possono indurvi all’assistenza usuale?
Allora prendete la mia anima – corpo, anima, tutto –
prima che l’Inghilterra metta sotto i Francesi.
Se ne vanno.
Guardate, mi piantano in asso. È venuto
ormai il tempo che la Francia abbassi
la sua cresta altopiumata, che la sua testa
cada nel grembo dell’Inghilterra.
I miei antichi incantesimi sono troppo fiacchi
e l’inferno è troppo forte per me da contrastare.
Ora, Francia, la tua gloria si dissolve nella polvere.
Esce [per unirsi alle truppe francesi].
Incursioni. Borgogna e York duellano in singolar tenzone. I Francesi fuggono [lasciando la Pulzella in mano a York].
YORK
Donzella di Francia, ti tengo ben stretta:
ora scatena i tuoi spiriti con formule magiche
e cerca pure di aver da loro la libertà.
Un bel premio, degno di sua grazia diabolica!
Guardate come aggrotta le ciglia la brutta strega,
come se, nuova Circe, volesse mutare la mia forma!
PULZELLA
A te non ti si può mutare in peggio.
YORK
Carlo il Delfino è l’uomo ideale; le sue forme
soltanto deliziano il tuo occhio schizzinoso.
PULZELLA
Un morbo tremendo colga Carlo e te!
E tutti e due, assopiti dentro il letto,
siate di colpo ghermiti da mani sanguinarie!
YORK
Strega blasfema, fattucchiera, frena la lingua!
PULZELLA
Ti prego, lasciami almeno imprecare.
YORK
Lo farai, miscredente, quando sarai sul rogo. Escono.
Suona l’allarme. Entra Suffolk con Margherita prigioniera.
SUFFOLK
Chiunque tu sia, sei mia prigioniera. La fissa.
O splendida bellezza, non temere e non scappare via,
perché ti toccherò solo con mani rispettose.
Bacio queste dita in pegno di pace imperitura
e gentilmente le poso sul tuo tenero fianco.
Dimmi chi sei, così che possa renderti onore.
MARGHERITA
Mi chiamo Margherita e sono figlia d’un re,
il Re di Napoli – chiunque tu sia.
SUFFOLK
Io sono un conte, e ho il titolo di Suffolk.
Non sentirti umiliata, miracolo di natura,
se ti è capitato di essere presa da me.
Così il cigno salva i piccoli quasi implumi,
tenendoli prigionieri sotto le ali;
ma, se ti reca offesa una condizione
da schiava, va’ pure e torna libera
come amica di Suffolk. Margherita fa per allontanarsi.
Oh, rimani!
[A parte] Non ho la forza di lasciarla andare.
La mia mano è disposta a liberarla, non il cuore.
Come il sole gioca sulla vitrea corrente,
che riflette e moltiplica i suoi raggi scintillanti,
così appare ai miei occhi questa bellezza stupenda.
Vorrei farle la corte, ma non oso parlare:
chiederò penna e inchiostro e metterò per iscritto
quel che provo. Vergogna, de la Pole, non disprezzarti!
Non hai una lingua? Lei non è qui ad ascoltare?
Ti intimidisce la vista di una donna?
Sì, tale è la maestà sovrana della bellezza
che essa confonde la lingua, agita i sensi.
MARGHERITA
Dimmi, Conte di Suffolk, se così ti chiami:
quale riscatto devo pagare, prima di allontanarmi?
Perché comprendo di essere tua prigioniera.
SUFFOLK [a parte]
Come puoi dire che rifiuterà le tue profferte
se non metti alla prova il suo amore?
MARGHERITA
Perché non parli? A quanto ammonta il riscatto?
SUFFOLK [a parte]
bellissima, perciò va corteggiata.
una donna, perciò va conquistata.
MARGHERITA
Accetterai il riscatto, sì o no?
SUFFOLK [a parte]
Sei uno sciocco, ricordati che hai moglie.
Come può Margherita diventare la tua amante?
MARGHERITA
Farei meglio a lasciarlo, tanto non ascolta.
SUFFOLK [a parte]
È lì che il piano fa cilecca,
e io mi trovo a perdere la posta.
MARGHERITA
Parla a vanvera, di sicuro è un demente.
SUFFOLK [a parte]
Però si può avere l’annullamento.
MARGHERITA
Però vorrei anche che tu mi dessi una risposta.
SUFFOLK [a parte]
Conquisterò questa nobile Margherita. Per chi?
Ebbene sì, per il mio re – quella testa di legno!
MARGHERITA
Parla di legno. Deve essere un falegname.
SUFFOLK [a parte]
Così potrò soddisfare il mio capriccio
e riportare la pace tra questi regni.
Ma anche qui rimane un ostacolo:
sebbene il padre sia Re di Napoli,
Duca d’Angiò e del Maine, tuttavia è povero,
e la nostra aristocrazia spregerà quest’unione.
MARGHERITA
Mi senti, capitano? Ti imbarazza qualcosa?
SUFFOLK [a parte]
Sarà così, sia pur grande il loro sdegno.
Enrico è giovane, farà presto a cedere.
Signora, devo rivelarti un segreto.
MARGHERITA [a parte]
Anche se egli mi tiene in suo dominio,
sembra un cavaliere e in nessun modo mi disonorerà.
SUFFOLK
Ti supplico, signora, ascolta le mie parole.
MARGHERITA [a parte]
Forse sarò liberata dai Francesi,
dunque non devo implorare la sua cortesia.
SUFFOLK
Dolce signora, lasciami perorare la mia causa…
MARGHERITA [a parte]
Via, le donne sono state sottomesse anche prima.
SUFFOLK
Signora, perché parli così?
MARGHERITA
Chiedo perdono, è solo un qui pro quo.
SUFFOLK
Dimmi, nobile principessa, diventare regina
non renderebbe fortunata la tua prigionia?
MARGHERITA
Essere regina in prigionia è più umiliante
che essere una serva in squallida schiavitù.
I principi devono avere la loro libertà.
SUFFOLK
E tu l’avrai, se il sovrano della felice Inghilterra
potrà prendersi la sua, di libertà.
MARGHERITA
Cosa ho a che fare con la sua libertà?
SUFFOLK
Mi impegno a farti regina di Enrico,
a metterti in mano uno scettro d’oro,
a porti sulla testa una corona preziosa
se tu concederai a me…
MARGHERITA
Che cosa?
SUFFOLK
Il suo cuore
MARGHERITA
Sono indegna di essere la moglie di Enrico.
SUFFOLK
No, nobile signora, io sono indegno
di corteggiare una dama sì bella per amor suo,
senza aver alcun vantaggio nella scelta.
Cosa dici, signora: vuoi dare il tuo consenso?
MARGHERITA
Se mio padre approva, io acconsento.
SUFFOLK
Allora avanti i nostri capitani e le bandiere!
Signora, sotto le mura del suo castello
chiederemo di parlamentare con tuo padre.
[Entrano capitani, portabandiere, trombettieri.] Suona [la tregua per parlamentare]. Reignier entra sulle mura.
Guarda, Reignier, guarda tua figlia prigioniera!
REIGNIER
Prigioniera di chi?
SUFFOLK
Mia prigioniera!
REIGNIER
Suffolk, qual è il rimedio?
Sono un soldato, e non avezzo al pianto
o a lamentarmi dell’incostanza del destino.
SUFFOLK
Un rimedio adeguato c’è, mio signore:
approva, e conferma sul tuo onore,
il matrimonio tra il re e tua figlia,
che ho corteggiato intensamente e vinto.
Questa sua prigionia poco opprimente
le ha donato una libertà principesca.
REIGNIER
Suffolk dice ciò che ha in mente?
SUFFOLK
La bella Margherita sa che Suffolk
non lusinga, non simula, non inganna.
REIGNIER
In base alla tua altissima garanzia,
scendo per dar risposta alla tua leale richiesta.
[Esce dalle mura.]
SUFFOLK
E io aspetterò qui la tua venuta.
Suonano le trombe. Reignier entra [in basso].
REIGNIER
Benvenuto, conte valoroso, sul nostro territorio.
Vostro Onore comandi in Angiò quel che gli aggrada.
SUFFOLK
Grazie, Reignier; sei fortunato di avere
una figlia così deliziosa, e adatta a diventare
la compagna di un re. Quale risposta
Vostra Grazia darà alla mia supplica?
REIGNIER
Dal momento che ti degni di corteggiare
colei che tanto poco vale, affinché diventi
la sposa regale di un tale sovrano,
a condizione che io possa godermi in pace
ciò che ho di mio, i territori del Maine e d’Angiò,
liberi dalla tirannia e dalla violenza della guerra,
mia figlia sarà di Enrico, se così a lui piace.
SUFFOLK
Questo è il riscatto; io la riconsegno
e farò in modo che queste due contee
Vostra Grazia se le goda in santa pace.
REIGNIER
E io ancora, nel regale nome d’Enrico,
a te, come inviato di quel re grazioso,
do la mano di lei, in pegno della fede promessa.
SUFFOLK
Reignier di Francia, ti do ringraziamenti regali,
poiché qui trattiamo gli affari di un re.
[A parte] E tuttavia, non mi spiacerebbe affatto,
in questo caso, perorare la mia causa. –
Mi recherò dunque in Inghilterra con queste nuove,
a predisporre un solenne matrimonio.
Addio, Reignier, metti al sicuro, come si conviene,
questo diamante in un palazzo d’oro.
REIGNIER
Io ti stringo a me, come abbraccerei,
Re Enrico, il principe cristiano, se fosse qui.
MARGHERITA
Addio, mio signore: auguri, elogi, preghiere,
Suffolk avrà sempre da Margherita. Fa per andare.
SUFFOLK
Addio, dolce signora; ma, ascolta, Margherita;
non mandi al mio re alcun munifico saluto?
MARGHERITA
Tutti i saluti, digli, che s’addicono
a una fanciulla, a una vergine, alla sua serva.
SUFFOLK
Parole dolcemente formulate e indirizzate
con pudicizia. Ma, signora, devo insistere:
nessun pegno d’amore a Sua Maestà?
MARGHERITA
Sì, mio signore, invio al re
un cuore puro, immacolato, non ancora
sfiorato dall’amore.
SUFFOLK
E con esso, questo. La bacia.
MARGHERITA
Questo è per te; non ho la presunzione
di mandare pegni così frivoli a un re.
[Escono Reignier e Margherita.]
SUFFOLK
O fossi tu per me! Ma, Suffolk, aspetta:
non t’è concesso di aggirarti nel labirinto,
dove si annidano Minotauri e odiosi tradimenti.
Alletta Enrico con le sue lodi sperticate;
pensa alle sue virtù eccelse, alle sue grazie
straordinarie che superano ogni artificio;
in mare, evoca spesso le sue sembianze;
quando sarai in ginocchio, ai piedi di Enrico,
lo farai uscire di senno per la meraviglia. Esce.
ATTO QUINTO – SCENA QUARTA
Entrano York, Warwick, un pastore, la Pulzella [tra le guardie, e altri].
YORK
Portate avanti la fattucchiera condannata al rogo.
PASTORE
Ah, Giovanna, questo è un colpo mortale al cuore
di tuo padre! In lungo e in largo ho cercato
per ogni dove, e ora che m’è capitato di trovarti,
devo assistere alla tua morte, crudele e prematura?
Ah, Giovanna, dolce figlia, Giovanna, morirò con te!
PULZELLA
Decrepito straccione, sciagurato
vile e meschino! Discendo da sangue ben più nobile:
tu non mi sei né padre né amico.
PASTORE
Basta! Basta! Miei signori, a voi piacendo,
non è mica così. Io l’ho generata, lo sa
tutta la parrocchia. Sua madre è ancora viva
e può confermarlo. È stata il mio primo
frutto: quand’ero ancora scapolo.
WARWICK
Ingrata creatura, rinneghi i tuoi genitori?
YORK
Questo dimostra che razza di esistenza ha avuto,
malvagia e bassa, conclusa da una tale morte.
PASTORE
Vergogna, Giovanna, non fare tante storie!
Dio sa che sei carne della mia carne,
e, per amore tuo, ho pianto tante lacrime.
Non rinnegarmi, ti prego, Giovanna cara.
PULZELLA
Bifolco, fuori dai piedi! Avete dato
l’imbeccata a quest’uomo, per occultare
la mia nascita che è d’oro zecchino.
PASTORE
È vero, diedi uno zecchino al prete,
la mattina che presi in sposa sua madre.
Giù in ginocchio, che io ti benedica,
mia brava figliola. Non ti chini? Allora,
maledetto sia il tempo della tua natività!
Fosse stato veleno per topi il latte
che tua madre dava a te poppante.
Questo ti meritavi! Sennò, quando al pascolo
custodivi i miei agnelli, t’avesse divorato
un lupo ingordo! Dunque, rinneghi tuo padre,
donnaccia maledetta? Al rogo! Al rogo!
Il nodo scorsoio è troppo poco. Esce.
YORK
Portatela via, ha vissuto troppo a lungo,
riempiendo il mondo con i suoi poteri nocivi.
PULZELLA
Prima, che io vi dica chi avete condannato:
non una generata da un rustico padre,
bensì procreata da una schiatta di re;
virtuosa e santa, scelta da lassù,
per ispirazione della grazia celeste,
a operare miracoli eccezionali sulla terra.
Mai ebbi a che fare con spiriti malvagi,
ma voi che siete insozzati di lussuria,
macchiati del sangue incolpevole degli innocenti,
corrotti e contaminati da mille vizi,
siccome vi manca la grazia che altri hanno,
senza esitare reputate impossibili i miracoli,
se non con l’ausilio del demonio.
No, siete in errore! Giovanna d’Arco
è vergine fin dalla tenera infanzia,
casta e immacolata anche nei pensieri,
e il suo vergine sangue, immolato con tanto rigore,
alle porte del cielo griderà vendetta.
YORK
Sì, sì – che sia eseguita la sentenza.
WARWICK
E, udite, signori; poiché è vergine,
non risparmiate le fascine: ne vogliamo abbastanza.
Collocate dei barili di pece sul rogo fatale,
in modo da abbreviarle la tortura.
PULZELLA
Nulla commuove i vostri cuori spietati?
Allora, Giovanna, rivela la tua condizione,
a cui la legge garantisce privilegio.
Sono incinta, voi omicidi sanguinari;
non assassinate il frutto del mio ventre,
anche se mi trascinate a una morte violenta.
YORK
Il cielo ce ne scampi; la santa vergine incinta?
WARWICK [alla Pulzella]
Ma è il miracolo supremo da te compiuto!
In questo consiste il tuo rigore morale?
YORK
Lei e il Delfino hanno fatto il saltarello.
Me l’immaginavo l’ultima trovata!
WARWICK
Ma va là, non vogliamo in vita alcun bastardo,
specie se Carlo gli deve fare da papà.
PULZELLA
Vi sbagliate, il figlio non è suo.
Alençon s’è goduto i miei favori.
YORK
Alençon, quel rinomato Machiavelli?
Che crepi, anche se avesse mille vite.
PULZELLA
Oh, datemi licenza, vi ho ingannato,
non fu né Carlo né il duca menzionato,
ma Reignier, il Re di Napoli, ad arrivare primo.
WARWICK
Un uomo sposato: questo è intollerabile!
YORK
Che brava ragazza! Credo non sappia bene
(tanti ne ha avuti) chi accusare.
WARWICK
È segno che fu generosa e prodiga di sé.
YORK
Eppure, pensa un po’, è una vergine pura!
Puttana, le tue parole condannano te
e il tuo marmocchio. Non supplicare. Non serve.
PULZELLA
Allora portatemi via di qui, voi a cui
lascio la mia maledizione: che il sole glorioso
non diriga mai i suoi raggi sopra il paese
dov’è la vostra dimora. Vi avvolgano
le tenebre e le cupe ombre della notte,
finché i guai e le angosce non vi inducano
a rompervi il collo o a impiccarvi! Esce [tra le guardie].
Entra il Cardinale [Beaufort, Vescovo di Winchester, con la sua scorta].
YORK
Rompiti tu, pezzo dopo pezzo, e riduciti in cenere,
dannato e disgustoso ministro dell’inferno!
WINCHESTER
Lord Reggente, saluto l’Eccellenza Vostra
con le credenziali controfirmate dal sovrano.
Sappiate, infatti, miei signori, che gli stati
della Cristianità, presi dal rimorso
per queste liti vergognose, con fervore
hanno implorato una pace generale
tra la nostra nazione e gli ambiziosi Francesi.
È in arrivo il Delfino con il seguito,
per conferire sull’intera faccenda.
YORK
Tutte le nostre fatiche hanno prodotto
quest’effetto? Dopo il massacro di tanti Pari,
di tanti capitani, gentiluomini e soldati,
che sono stati annientati in questa contesa,
vendendo il proprio corpo a beneficio del paese,
infine concluderemo una pace da donnicciole?
Quasi tutte le città conquistate
dai nostri grandi avi non le abbiamo forse perse
con la frode, l’inganno, il tradimento?
O Warwick, Warwick, prevedo con dolore
la perdita completa di tutto il reame di Francia!
WARWICK
Sii paziente, York; se concludiamo la pace,
sara con patti così rigorosi e vincolanti
che i Francesi ne avranno ben piccolo guadagno.
Entrano Carlo, Alençon, il Bastardo, Reignier [e altri].
CARLO
Poiché, Lord d’Inghilterra, è stato convenuto
di proclamare in Francia una pacifica tregua,
veniamo per essere informati da voi stessi
sulle condizioni essenziali dell’accordo.
YORK
Parla tu, Winchester, perché la bile, ribollendo
ottura la cavità della mia voce,
avvelenata dalla vista dei nefasti nemici.
WINCHESTER
Carlo, e voi altri, così è stabilito:
poiché, per pura compassione e atto di clemenza,
Re Enrico dà il suo assenso ad alleviare
il vostro paese da una guerra rovinosa,
e vi concede di vivere nella pace feconda,
voi diverrete leali vassalli della sua corona.
E, Carlo, a condizione che tu faccia giuramento
di pagargli un tributo e di offrirgli la tua resa,
riceverai sotto di lui la carica di viceré,
potendo ancora godere delle prerogative regali.
ALENÇON
Deve essere dunque l’ombra di se stesso?
Adornare le tempie con una coroncina,
e, tuttavia, nella sostanza e come autorità,
conservare i privilegi d’un comune cittadino?
Questa offerta è assurda e irragionevole.
CARLO
È noto che io sono già in possesso
di più della metà dei territori della Gallia,
e in essi riverito come legittimo sovrano.
Per guadagnarmi il resto che ancora
non è liberato, dovrò ridurre tanto
le mie prerogative, da essere chiamato
solo il viceré dell’intero paese?
No, signor ambasciatore, preferisco tenermi
quello che è già mio, piuttosto che,
per bramosia d’aver ancora di più, privarmi
della possibilità d’una completa riconquista.
YORK
Insolente Carlo, con mezzi occulti
hai trafficato per ottenere un accordo,
e ora che la faccenda è negoziata,
ti metti a fare confronti presuntuosi?
Accetta il titolo che tu usurpi,
come un beneficio emanante dal nostro re,
e non come un diritto legale con cui sfidarci,
o ti tormenteremo con una guerra dopo l’altra.
REIGNIER [in disparte a Carlo]
Mio signore, sbagli a fare l’ostinato;
non cavillare nel corso dell’accordo.
Se venisse disatteso, dieci contro uno,
non troveremo un’altra occasione come questa.
ALENÇON [in disparte a Carlo]
A dire il vero, il tuo progetto politico
è di salvaguardare i tuoi sudditi dai massacri
e dalle stragi spietate, evidenti ogni giorno
che noi proseguiamo nelle ostilità.
Quindi, accogli l’intesa sulla tregua,
tanto la infrangerai secondo la tua convenienza.
WARWICK
Cosa rispondi, Carlo? Restano valide
le nostre condizioni?
CARLO
D’accordo, con l’unica riserva
che voi non reclamiate alcun diritto
su tutte le nostre città presidiate.
YORK
Allora giura di essere suddito fedele
di sua maestà: in qualità di cavaliere,
non disobbedirai mai, né mai ti ribellerai
alla corona d’Inghilterra; né tu,
né i tuoi nobili, alla corona d’Inghilterra.
[Carlo e gli altri fanno voti di leale sottomissione.]
Dunque, ora smobilita l’esercito a tuo piacere,
appendi al muro i tuoi stendardi, fa’ tacere i tamburi,
perché qui celebriamo una pace solenne. Escono.
ATTO QUINTO – SCENA QUINTA
Entrano Suffolk, in conversazione con il Re, Gloucester ed Exeter.
RE ENRICO
La tua stupefacente e singolare descrizione,
nobile conte, della bella Margherita,
mi ha riempito di meraviglia: le sue virtù,
adorne di grazie esteriori, alimentano
nel mio cuore la ferma passione dell’amore;
e come la violenza delle raffiche della tempesta
spinge il vascello più possente contro la marea,
così sono indotto dalla sua grande fama
a patire un naufragio, o ad approdare
laddove potrò saziare il mio amore.
SUFFOLK
Ah, mio buon signore, questo racconto banale
è solo una premessa alle sue degne lodi:
le qualità più perfette di quella dama stupenda
(se avessi l’abilità adeguata ad esporle)
formerebbero un volume di versi seducenti,
capaci di incantare ogni intelletto ottuso.
E, quel che è meglio, ella che è così divina,
così colma d’ogni delizia prelibata,
pure, con tutta l’umiltà dei suoi pensieri,
è lieta di essere al tuo comando…
comando, intendo, del casto e virtuoso intendimento
di amare ed onorare Enrico come suo signore.
RE ENRICO
Mai altro Enrico pretenderà da lei.
Perciò, Lord Protettore, da’ il tuo assenso:
che Margherita sia la regale sovrana d’Inghilterra.
GLOUCESTER
Sarebbe come se acconsentissi a condonare
il peccato. Mio signore, Vostra Altezza sa
d’essere promesso a un’altra dama d’alto rango.
Come, dunque, potremo cancellare quel contratto
senza macchiare l’onore in modo sconveniente?
SUFFOLK
Come fa un governante coi giuramenti illeciti,
come il partecipante d’un torneo che,
avendo fatto voto di misurare le sue forze,
abbandona la tenzone per l’inferiorità
dell’avversario. L’inferiorità della figlia
d’un povero conte è manifesta, e perciò
il contratto può essere rotto senza ingiuria.
GLOUCESTER
Perché, di grazia, cos’ha di più Margherita?
Il padre non è meglio di un conte,
sebbene grandeggi in titoli gloriosi.
SUFFOLK
Sì, mio signore, suo padre è un re,
il Re di Napoli e di Gerusalemme.
Tale è la sua autorità in Francia
che averlo alleato sancirà la nostra pace
e manterrà i Francesi in sudditanza.
GLOUCESTER
Lo stesso può fare il Conte d’Armagnac,
perché è parente stretto di Carlo.
EXETER
Inoltre, i suoi beni garantiscono una dote
cospicua, mentre Reignier vorrà prendere, non dare.
SUFFOLK
Una dote, miei lord! Non umiliate il vostro re
da farlo così gretto, miserabile e povero,
che debba scegliere in base alla ricchezza,
e non alla perfezione dell’amore.
Enrico è in grado di fare ricca la sua regina,
non di cercare una regina che lo renda ricco;
così i contadini pezzenti contrattano la moglie,
come, al mercato, i sensali buoi, pecore e cavalli.
Il matrimonio è una questione delicata
che non merita di essere trattata per procura.
Non colei che noi vogliamo, ma colei a cui agogna
Sua Maestà, deve essere la compagna
del suo letto nuziale. Perciò, signori,
quanto più egli l’ama, tanto più ciò ci impone
di ritenere, per il più forte dei motivi,
che debba essere lei la preferita.
Infatti, cos’è un’unione coatta se non l’inferno,
un periodo di discordia e di litigi continui,
mentre l’opposto arreca la felicità,
e ha sembianza di armonia celeste?
Chi dovremmo maritare a Enrico, un re,
se non Margherita, che di un re è la figlia?
I suoi tratti impareggiabili, assieme alla nascita,
la rendono adatta a un re e a nessun altro.
Il coraggio valoroso e lo spirito indomito
(maggiori di quanto non si veda in una donna),
risponderanno alla nostra speranza d’una prole da re,
poiché Enrico, figlio d’un conquistatore,
è probabile che generi altri conquistatori,
se stabilirà vincoli d’amore con una dama
così risoluta come la bella Margherita.
Dunque piegatevi, signori, e, in conclusione,
convenite con me che Margherita,
Margherita e non altri, sarà la regina.
RE ENRICO
Non so se questo avvenga per la forza
della tua relazione, mio nobile signore di Suffolk,
o perché la mia delicata giovinezza
non era stata finora mai contagiata
dalla passione di un amore ardente;
ma di una cosa sono certo: sento
un tale aspro tumulto nel mio petto,
tali forti segnali d’allarme, ora di speranza,
ora di paura, che mi si arrovellano i pensieri.
Pertanto imbarcati, mio signore, e corri in Francia,
trova un accordo ad ogni costo, e fai in modo
che Margherita accondiscenda a venire,
attraversando il mare, in Inghilterra,
per essere incoronata la fedele
regina di Enrico, unta dal Signore.
Per le tue spese, per un finanziamento
idoneo, raccogli una decima tra la gente.
Va’, ti dico, perché, finché non torni,
rimango in preda a mille inquietudini.
E tu, buon zio, non provare alcuna offesa.
Se tu mi giudichi per quello che sei stato,
non per quel che sei, so che riuscirai
a perdonare questa mia precipitosa iniziativa.
Dunque, portatemi dove, lontano dalla compagnia,
io possa meditare e macerarmi di dolore. Esce.
GLOUCESTER
Sì, e temo che saran dolori dall’inizio alla fine.
Esce Gloucester [assieme a Exeter].
SUFFOLK
Così Suffolk ha avuto ciò che voleva,
e se ne va, come una volta il giovane Paride
verso la Grecia, nella speranza di ottenere
uguale successo in amore, ma miglior sorte del Troiano.
Ora Margherita sarà regina, e governerà il re,
ma sarò io a governare lei, il re, e il regno. Esce.
Enrico VI – Parte I
(“Henry VI, part 1” – 1588 – 1590)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V