(“Henry VI, part 2” – 1588 – 1592)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO SECONDO – SCENA PRIMA
Entrano il Re, la Regina [Margherita, con un falco sul pugno], il Protettore [Gloucester], il Cardinale [Winchester], e Suffolk, con alcuni falconieri che aizzano i cani.
MARGHERITA
Credetemi, nobili signori, non mi divertivo tanto
da sette anni a prendere uccelli presso un corso d’acqua;
e sì che, con vostra licenza, il vento era molto alto
e, dieci a uno, la mia Joan non avrebbe spiccato il volo.
RE ENRICO
Ma a che punto, mio signore, giunse il vostro falcone,
e a quale altezza si slanciò sopra tutti gli altri!
Vedere come Dio opera in tutte le sue creature!
Sì, uomo e uccelli aspirano ad innalzarsi verso il cielo.
SUFFOLK
Nessuna meraviglia, piacendo a vostra maestà,
che i falchi del Lord Protettore puntino tanto in alto:
sanno che il loro padrone ama stare in cima
e librare i pensieri più in alto del suo falcone.
GLOUCESTER
Mio signore, solo una mente vile e priva di nobiltà
non s’inerpica oltre il volo d’un uccello.
WINCHESTER
Mi pareva bene: vorrebbe stare sopra le nuvole.
GLOUCESTER
Proprio così, monsignor cardinale; voi cosa ne pensate?
Non sarebbe bene se vostra grazia volasse in paradiso?
RE ENRICO
Il forziere prezioso della gioia eterna.
WINCHESTER
Il tuo paradiso è sulla terra, occhi e pensieri
battono sulla corona, il tesoro prezioso del tuo cuore;
Protettore esiziale, pari pericoloso,
che lisci le piume del re e dello stato.
GLOUCESTER
Cosa, cardinale?
La tua tonaca da prete s’è fatta tanto prepotente?
Tantaene animis coelestibus irae?
Tanto si scaldano i prelati? Buon zio, nascondi
la tua perfidia; non riesci a fare il santarello?
SUFFOLK
Nessuna perfidia, signore, solo quella che s’addice
a una disputa così onesta e a un pari così disonesto.
GLOUCESTER
Sarebbe a dire a chi, monsignore?
SUFFOLK
Ma a voi, mio signore,
piacendo a vossignoria, il Lord Protettore.
GLOUCESTER
Ah, Suffolk, l’Inghilterra conosce la tua arroganza.
MARGHERITA
E anche la tua ambizione, Gloucester.
RE ENRICO
Ti prego, pace, buona regina,
e non pungolate questi pari rabbiosi;
poiché i pacifici sono benedetti sulla terra.
WINCHESTER
Che io sia benedetto perché cerco la pace
con la spada contro questo superbo Protettore!
GLOUCESTER [in disparte a Winchester]
In fede, zio santo, magari s’arrivasse a questo!
WINCHESTER [in disparte a Gloucester]
Appena ne avrai l’audacia.
GLOUCESTER [in disparte a Winchester]
Non radunare i tuoi accoliti per questa faccenda,
rispondi di persona ai tuoi insulti.
WINCHESTER [in disparte a Gloucester]
Sì, dove non oserai neppure far capolino; ma se osassi,
stasera, sul bordo orientale del bosco.
RE ENRICO
Allora, miei signori?
WINCHESTER
Credetemi, cugino Gloucester,
se il tuo uomo non avesse alzato la selvaggina
così in fretta, ci saremmo divertiti di più.
[In disparte a Gloucester] Vieni con la spada a due mani.
GLOUCESTER
È vero, zio. [In disparte a Winchester] Hai capito bene?
Il bordo orientale del bosco?
WINCHESTER [in disparte a Gloucester]
D’accordo.
RE ENRICO
Allora cosa c’è, zio Gloucester?
GLOUCESTER
Parlavamo di caccia col falco; null’altro mio signore.
[In disparte a Winchester] Ora, sulla madre di Dio, prete,
ti raderò la tonsura per questo, altrimenti
non funzioneranno le mie doti di spadaccino.
WINCHESTER [in disparte a Gloucester]
Medice, teipsum; Protettore,
sta’ bene attento, proteggi te stesso.
RE ENRICO
Il vento infuria, signori, e così la vostra bile –
Come stride questa musica al mio cuore! Che speranza
tali corde non sono intonate ? [d’armonia, quando
Vi prego, signori, fatemi comporre il vostro screzio.
Entra [un cittadino] gridando “Miracolo!”.
GLOUCESTER
Cosa significa questo baccano?
Buon uomo, quale miracolo annunci?
CITTADINO
Miracolo! Miracolo!
SUFFOLK
Avvicinati al re e digli del miracolo.
CITTADINO
In fede, al santuario di Saint Albans un cieco
ha ricevuto la vista da appena mezz’ora, un uomo
che non aveva mai veduto niente in tutta la sua vita.
RE ENRICO
Sia lode a Dio, che alle anime credenti
dà luce nelle tenebre, conforto nella disperazione.
Entrano il Sindaco di Saint Albans con i suoi confratelli [accompagnati dalla musica]; due di loro portano una seggiola su cui è seduto un uomo [di nome Simpcox. Seguono la moglie e altri cittadini].
WINCHESTER
Giungono i cittadini in processione
per mostrare l’uomo a vostra altezza.
RE ENRICO
Grande è il suo conforto in questa valle terrena,
sebbene la vista gli moltiplichi le occasioni di peccato.
GLOUCESTER
Fate posto, miei signori, portatelo vicino al re:
sua altezza si compiace di parlare con lui.
RE ENRICO
Brav’uomo, raccontaci le circostanze, così che,
grazie a te, possiam cantare la gloria del Signore.
Allora, sei cieco da tanto e ora hai riacquistato la vista?
SIMPCOX
Piacendo a vostra altezza, sono nato cieco.
MOGLIE
Sì, sì, era proprio cieco.
SUFFOLK
Chi è questa donna?
MOGLIE
Piacendo a vostra reverenza, sua moglie.
GLOUCESTER
Se fossi stata sua madre, avresti potuto confermarlo meglio.
RE ENRICO
Dove sei nato?
SIMPCOX
A Berwick, nel nord, piacendo a vostra grazia.
RE ENRICO
Povera anima, la bontà di Dio è stata magnanima con te;
non passare giorno o notte senza santificarlo,
e ricordati sempre ciò che il Signore ti ha fatto.
MARGHERITA
Dimmi, brav’uomo, giungesti per caso,
o per devozione, a questo sacro santuario?
SIMPCOX
Dio m’è testimone, per pura devozione; chiamato
in sonno cento volte, anzi, di più,
dal buon Sant’Albano, che mi disse, “Vieni, Simone,
porta un’offerta al mio santuario e io ti aiuterò”.
MOGLIE
Verissimo, in fede, e molte, moltissime volte,
anch’io ho udito una voce che lo chiamava così.
WINCHESTER
Ma come, sei zoppo?
SIMPCOX
Sì, mi aiuti Dio onnipotente!
SUFFOLK
Com’è accaduto?
SIMPCOX
Sono caduto da un albero.
MOGLIE
Un castagno, padrone.
GLOUCESTER
Da quanto tempo eri cieco?
SIMPCOX
Sono nato così, padrone.
GLOUCESTER
Ma come, e ti arrampicavi su un albero?
SIMPCOX
Lo facevo sempre, quando ero giovane.
MOGLIE
Troppo vero, e l’ha pagata cara, a furia di arrampicarsi.
GLOUCESTER
Per la santa Messa, eri proprio ghiotto di castagne per correre un rischio del genere.
SIMPCOX
Ahimè, buon padrone, mia moglie aveva voglia di marroni e io mi sono dato da fare, mettendo in pericolo la mia vita.
GLOUCESTER
Un bell’imbroglione, ma non ti servirà;
Vediamo gli occhi; sbatti le palpebre, àprile, adesso.
Secondo me, tu però non ci vedi bene.
SIMPCOX
Sì, padrone, chiaro come il giorno, grazie a Dio e a Sant’Albano.
GLOUCESTER
Dici davvero? Di che colore è questo mantello?
SIMPCOX
Rosso, padrone, rosso come il sangue.
GLOUCESTER
Giusto, ben detto. E il mio vestito?
SIMPCOX
Nero, in fede, nero carbone come la lignite.
RE ENRICO
Allora sai di che colore è la lignite?
SUFFOLK
E tuttavia penso che non abbia mai visto la lignite.
GLOUCESTER
Ma, prima d’oggi, mantelli e vestiti in quantità.
MOGLIE
Mai prima d’oggi, in tutta la sua vita.
GLOUCESTER
Dimmi, signorino, come mi chiamo?
SIMPCOX
Ahimè, padrone, non lo so.
GLOUCESTER
E lui?
SIMPCOX
Non lo so.
GLOUCESTER
Neanche lui?
SIMPCOX
No, no, padrone.
GLOUCESTER
Tu, invece, come ti chiami?
SIMPCOX
Saunder Simpcox, a voi piacendo, padrone.
GLOUCESTER
Allora, Saunder, eccoti qui, l’imbroglione più bugiardo della Cristianità. Se fossi nato cieco, avresti potuto almeno conoscere i nostri nomi, in modo da dare un nome ai vari colori dei nostri abiti. La vista può operare una distinzione tra i colori, ma menzionarli tutti di colpo è impossibile. Miei nobili signori, qua Sant’Albano ha fatto un bel miracolo; e non riterreste che sia altrettanto grande l’abilità di chi riuscirà a restituire le gambe a questo storpio?
SIMPCOX
Padrone, magari poteste farlo!
GLOUCESTER
Cittadini emeriti di Saint Albans, non ci sono sagrestani in città e oggetti che si chiamano fruste?
SINDACO
Sì, mio signore, piacendo a vostra grazia.
GLOUCESTER
Allora fatene chiamare subito uno.
SINDACO
Amico, porta immediatamente qui il Sagrestano.
Esce [un funzionario].
GLOUCESTER
Adesso portatemi subito qui uno sgabello… Ora, signorino, se vuoi scampare alla frusta, fammi un bel salto su quello sgabello e taglia la corda.
SIMPCOX
Ahimè, padrone. Non sono capace di reggermi in piedi da solo: vi mettete a torturarmi invano.
Entra un Sagrestano con la frusta
GLOUCESTER
Ebbene, signore, bisogna che vi aiutiamo a ritrovare le gambe. Signor Sagrestano, frustatelo finché non salta su questo sgabello qui.
SAGRESTANO
Va bene, mio signore. – Forza, signorino, spicciati a toglierti la giubba.
SIMPCOX
Ahimè, padrone, cosa devo fare? Non sono capace di reggermi.
Dopo che il Sagrestano lo ha colpito una volta con la frusta, salta sullo sgabello e taglia la corda. Gli altri lo seguono gridando, “Miracolo!”.
RE ENRICO
O Dio, tu vedi questo e sopporti tanto?
MARGHERITA
A me ha fatto ridere vedere quel delinquente che scappava.
GLOUCESTER [al Sagrestano]
Insegui il furfante, e porta via questa baldracca.
MOGLIE
Ahimè, signore, lo abbiamo fatto costretti dal bisogno.
GLOUCESTER [al Sindaco]
Che vengano frustati ad ogni mercato cittadino finché non siano giunti a Berwick, da dove erano partiti.
[Escono la moglie, il Sagrestano, il Sindaco, e gli altri.]
WINCHESTER
Oggi il Duca Humphrey ha fatto un miracolo.
SUFFOLK
È vero: ha fatto saltare e volar via gli zoppi.
GLOUCESTER
Ma voi, mio signore, avete fatto miracoli maggiori.
In un solo giorno, avete fatto volar via intere guarnigioni.
Entra Buckingham.
RE ENRICO
Quali notizie porta il nostro cugino Buckingham?
BUCKINGHAM
Tali che il mio cuore trema a svelarle:
una masnada di criminali, volti al male,
con l’incoraggiamento di Lady Eleanor,
la moglie del Protettore, e in combutta con lei,
capobanda e cervello di tutta la sommossa,
ha fatto pratiche di magia contro lo stato,
trafficando con streghe e negromanti,
che abbiamo colto in flagrante, mentre evocavano
spiriti malvagi dal sottosuolo, per interrogarli
sulla vita e sulla morte di Re Enrico
e di altri membri del Consiglio Privato di vostra altezza,
come apprenderà più ampiamente vostra grazia.
WINCHESTER
Dunque, monsignor Protettore, in questo modo
vostra moglie farà la sua comparsa in una corte di Londra.
Queste nuove, penso, vi han smussato il filo della spada;
è probabile, monsignore, che non rispetterete l’orario.
GLOUCESTER
Prete ambizioso, smettila di affliggere il mio cuore:
dolore e angoscia han soggiogato tutte le mie facoltà,
e, così sconfitto, io mi arrendo a te
come allo stalliere più umile.
RE ENRICO
Dio, quali imbrogli causano i malvagi,
scatenando il caos anche sulla loro testa.
MARGHERITA
Gloucester, osserva il sudiciume nel tuo nido,
e bada – sarebbe meglio per te – di aver le mani pulite.
GLOUCESTER
Signora, riguardo a me, mi rivolgo al cielo, che sa
quanto abbia amato il mio re e il bene dello stato;
quanto a mia moglie, non conosco come stanno le cose.
Mi dispiace udire ciò che ho udito.
È una donna nobile, ma se ha dimenticato
l’onore e la virtù, se ha avuto commercio con chi,
simile a pece, insudicia la nobiltà,
io la bandisco dal mio letto e dalla mia compagnia,
e la lascio in preda alla legge e alla vergogna
di aver messo l’onesto nome di Gloucester alla gogna.
RE ENRICO
Allora, per questa notte, riposeremo qui;
domani saremo di ritorno a Londra,
per esaminare ogni aspetto di questa faccenda
e procedere all’interrogatorio di quei luridi criminali;
e soppesare il caso sulla bilancia della Giustizia, i cui piatti
il giogo tien saldi in equilibrio, a valutare tutti i fatti.
Squillo di tromba. Escono.
ATTO SECONDO – SCENA SECONDA
Entrano York, Salisbury e Warwick.
YORK
Ora, miei buoni signori di Salisbury e di Warwick,
conclusa la nostra cena frugale, datemi licenza,
mentre facciamo due passi tra di noi, di chiedere,
per mia soddisfazione, il vostro parere sui miei titoli,
che sono inoppugnabili, alla corona d’Inghilterra.
SALISBURY
Mio signore, sono ansioso di udire fino in fondo.
WARWICK
Inizia, dolce York; e, se le tue pretese son fondate,
i Neville saranno sudditi al tuo comando.
YORK
Allora, ecco come stanno le cose:
Edoardo Terzo, miei signori, ebbe sette figli;
il primo, Edoardo il Principe Nero, Principe di Galles;
il secondo, William Hatfield; e il terzo,
Lionel, Duca di Clarence; dopo di lui venne
John Gaunt, il Duca di Lancaster;
il quinto fu Edmund Langley, Duca di York;
il sesto fu Thomas di Woodstock, Duca di Gloucester;
William Windsor fu il settimo e l’ultimo.
Edoardo il Principe Nero morì prima del padre,
e lasciò dopo di sé Riccardo, il suo unico figlio,
che, dopo la morte di Edoardo Terzo, regnò sul trono,
finché Enrico Bullingbrook, Duca Lancaster,
il figlio maggiore, erede di John Gaunt,
essendo incoronato con il nome di Enrico Quarto,
ghermì il regno, depose il legittimo sovrano,
spedì la sua povera regina in Francia, donde era venuta,
e lui stesso a Pomfret, dove, come sappiamo tutti,
l’innocente Riccardo fu assassinato a tradimento.
WARWICK
Padre, il Duca di York ha detto la verità:
è così che la casata dei Lancaster s’è presa la corona.
YORK
Che ora tiene con la forza e non per diritto:
infatti, morto Riccardo, erede del primo figlio,
avrebbe dovuto regnare il frutto del figlio successivo.
SALISBURY
Ma William Hatfield morì senza lasciare eredi.
YORK
Il terzo figlio, il Duca di Clarence, per la cui discendenza
io reclamo la corona, generò una figlia, Philippe,
la quale sposò Edmund Mortimer, Conte di March;
Edmund generò Roger, Conte di March;
Roger generò Edmund, Anna ed Eleanor.
SALISBURY
Ho letto che questo Edmund, nel regno di Bullingbrook,
reclamò per sé la corona, e sarebbe diventato re,
se non fosse stato per Owen Glendower,
che lo tenne prigioniero fino alla sua morte.
Ma sentiamo il resto.
YORK
Anna, la sorella maggiore,
mia madre, essendo erede alla corona,
sposò Riccardo, Conte di Cambridge, che era figlio
di Edmund Langley, quinto figlio di Edoardo Terzo.
Tramite lei, reclamo il regno; ella era l’erede
di Roger, Conte di March, che era figlio
di Edmund Mortimer, che sposò Philippe,
unica figlia di Lionel, Duca di Clarence.
Dunque, se il frutto del figlio maggiore ha diritto
alla successione prima del minore, il re sono io.
WARWICK
Quale limpida genealogia è più limpida di questa?
Enrico reclama la corona da John Gaunt, il quarto figlio;
York la reclama dal terzo. Finché non si estingue
la discendenza di Lionel, l’altra non dovrebbe regnare.
Essa non si è estinta, ma fiorisce in te
e nei tuoi figli, squisiti innesti di un tale ceppo.
Dunque, padre Salisbury, inginocchiamoci assieme
e su questo suolo privato siamo i primi
a porgere l’omaggio al legittimo sovrano
che per nascita ha diritto alla corona.
ENTRAMBI
Lunga vita a Riccardo, nostro sovrano, re d’Inghilterra!
YORK
Vi ringraziamo, nobili signori, ma non sono il vostro re
finché non verrò incoronato, e la mia spada non si macchi
con il sangue del cuore della casata Lancaster,
e questa non è cosa da compiere all’istante,
ma con accortezza e segretezza silenziosa.
Fate come faccio io in questi giorni pericolosi:
chiudete gli occhi all’arroganza del Duca di Suffolk,
alla superbia di Beaufort, all’ambizione di Somerset,
a Buckingham e a tutta la ciurmaglia,
finché non abbiano preso al laccio il pastore del gregge,
quel principe virtuoso, il buon Duca Humphrey:
ecco cosa cercano di fare; nella loro ricerca
troveranno la morte, se York è buon profeta.
SALISBURY
Mio signore, separiamoci; conosciamo i tuoi pensieri fino in fondo.
WARWICK
Il cuore mi dice che, di sicuro, un giorno,
il Conte di Warwick farà del Duca di York un re.
YORK
E, Neville, io di questo sono sicuro:
Riccardo vivrà per fare del Conte di Warwick
l’uomo più grande d’Inghilterra eccetto il re.
Escono.
ATTO SECONDO – SCENA TERZA
Squillo di trombe. Entra il Re con tutta la corte [Margherita, Gloucester, Suffolk, Buckingham, Winchester. Entrano tra le guardie Eleanor, Margery Jourdain, Southwell, Hume e Bolingbroke, poi entrano, dirigendosi verso di essi, York, Salisbury, e Warwick].
RE ENRICO
Vieni avanti, Dama Eleanor Cobham, moglie di Gloucester,
al cospetto di Dio, e al nostro, la tua colpa è grande:
accogli la sentenza della legge per quei peccati
che sono puniti con la morte dai libri divini. –
Voi quattro, da qui tornatevene in prigione,
da lì andrete al luogo dell’esecuzione.
La strega arderà in cenere a Smithfield,
e voi tre sarete strangolati sulla forca.
Voi, signora, poiché avete natali più nobili,
privata di ogni onore per la vostra vita,
dopo aver fatto pubblica penitenza per tre giorni,
vivrete in esilio nel vostro paese,
con Sir John Stanley nell’isola di Man.
ELEANOR
L’esilio è ben accetto; lo sarebbe stata anche la morte.
GLOUCESTER
Vedi, Eleanor, che la legge ti ha giudicata.
Non posso scagionare chi la legge condanna.
[Eleanor e gli altri prigionieri escono tra le guardie.]
I miei occhi sono colmi di lacrime, il mio cuore di dolore.
Ah, Humphrey, alla tua età questo disonore
porterà la tua testa alla tomba per l’afflizione.
Imploro vostra maestà, datemi licenza di andarmene.
Il dolore richiede sollievo, la mia età riposo.
RE ENRICO
Aspetta, Humphrey, Duca di Gloucester, prima di uscire,
consegna il tuo bastone; Enrico sarà il Protettore
di se stesso, e Dio la mia speranza, il mio sostegno,
la mia guida, la lucerna che illumina il cammino.
Va’ in pace, Humphrey, non meno amato
di quando eri il Protettore del tuo re.
MARGHERITA
Non vedo motivo perché un re adulto
dovrebbe essere protetto come un bambino.
Dio e Re Enrico governino il timone d’Inghilterra.
Consegna il bastone, signore, e lascia al re la sua terra.
GLOUCESTER
Il mio bastone? Ecco, nobile Enrico, il mio bastone:
lo restituisco volentieri, così, come un tempo
mi fu concesso da tuo padre Enrico;
e tanto volentieri lo lascio ai tuoi piedi
dove altri, per ambizione, vorrebbero riceverlo.
Addio, buon re: quando sarò morto e sepolto,
possa una pace onorevole accompagnare il tuo trono. Esce.
MARGHERITA
E così, ora Enrico è il re e Margherita la regina,
e Humphrey, Duca di Gloucester, esiste a malapena,
con una mutilazione così severa: due amputazioni
in un solo colpo. – In esilio la sua donna e un braccio mozzato.
[Raccoglie il bastone e lo porge al re.]
Questo bastone onorifico, strappatogli di mano,
appartenga a chi più lo merita, al sovrano.
SUFFOLK
Così declina, con le fronde secche, questo pino imponente;
così la superbia di Eleanor muore in boccio, impotente.
YORK
Nobili signori, lasciatelo andare. Piacendo a vostra maestà,
questo è il giorno fissato per il combattimento:
l’accusatore e l’imputato, l’armaiolo e il suo apprendista,
sono pronti a scendere in lizza.
Piaccia a vostra altezza di assistere al duello.
MARGHERITA
Sì, mio buon signore: proprio con questo proposito
lasciai la corte, per vedere l’esito della contesa.
RE ENRICO
In nome di Dio, preparate quanto occorre alla prova.
Pongano fine alla disputa, e che Dio difenda i giusti!
YORK
Non ho mai visto un tipo più malconcio
e più timoroso di combattere dell’accusatore,
il servitore dell’armaiolo, miei signori.
Da una porta entrano [Horner] l’armaiolo e i suoi vicini, i quali hanno bevuto tanto alla sua salute che egli è ubriaco: entra preceduto da un tamburino, e col suo bastone, cui è stato assicurato un sacchetto di sabbia; da un’altra porta entrano [Peter] il suo apprendista, con un tamburino e un sacchetto di sabbia, e alcuni compagni che bevono alla sua salute.
PRIMO VICINO
Ecco, Horner, bevo alla tua salute una coppa di vino bianco. Non temere, vicino, te la caverai.
SECONDO VICINO
Alla salute, vicino; brindo con una coppa di porto.
TERZO VICINO
E io con un boccale di bella birra scura, vicino. Bevi, e non temere il tuo apprendista.
[Horner beve con loro.]
HORNER
Fate girare, in fede, ché brindo alla salute di tutti; e Peter vada a farsi fottere.
PRIMO APPRENDISTA
Ecco, Peter, bevo alla tua salute; non aver paura.
SECONDO APPRENDISTA
Sta’ allegro, Peter, e non aver paura del tuo padrone. Combatti per il buon nome degli apprendisti.
[Peter rifiuta le loro offerte.]
PETER
Vi ringrazio tutti. Bevete e pregate per me, vi prego, perché penso di aver mandato giù l’ultimo sorso in questo mondo. Ecco, Robin, se muoio, ti lascio il mio grembiule; e, Will, tu avrai il mio martello; e tu, Tom, prenditi tutti i soldi che ho. Benedicimi Signore, prego Iddio, perché non sarò mai in grado di competere con il mio padrone: lui di scherma si intende da parecchio.
SALISBURY [a Horner]
Su, basta bere, e cominciate a darvele. Signorino, come ti chiami?
PETER
Peter, in fede mia.
SALISBURY
Peter! E poi?
PETER
Peter Botta.
SALISBURY
Botta, Allora vedi di dargliene di botte al tuo padrone.
HORNER
Padroni, sono venuto qui, come a dire, su istigazione del mio apprendista, per provare che lui è un furfante e io un onest’uomo; e riguardo al Duca di York, che possa crepare se mai ho pensato male di lui, e del re, e della regina; perciò, Peter, adesso ti spacco in due!
YORK
Sbrigatevi! La lingua di questo furfante comincia a tartagliare. Suonate, trombe, all’erta, duellanti!
[Allarme.] Combattono, e Peter abbatte Horner [colpendolo sulla testa].
HORNER
Basta, Peter, basta! Confesso, confesso il tradimento.
[Muore.]
YORK
Prendetegli l’arma. – Ragazzo, ringrazia Dio e il buon vino che ha ostacolato il tuo padrone.
PETER [si inginocchia]
O Dio, dunque ho sconfitto i nemici in tale presenza? Peter, tu hai fatto valere i tuoi diritti.
RE ENRICO
Andate, allontanate il traditore dalla nostra vista,
poiché noi lo sappiamo colpevole dalla sua morte.
Nella sua giustizia Dio ci ha rivelato
la verità e l’innocenza di questo poveretto,
che colui aveva pensato di assassinare a torto.
Vieni, ragazzo, seguici e avrai la tua ricompensa.
Uno squillo di tromba. Escono.
ATTO SECONDO – SCENA QUARTA
Entrano il Duca Humphrey [di Gloucester] e i suoi uomini, vestiti a lutto.
GLOUCESTER
Così talvolta il giorno più luminoso ha una nube;
e sempre, dopo l’estate, arriva l’inverno desolato
con il freddo iroso, pungente; e così, col rapido cambio
delle stagioni, si alternano gioie e preoccupazioni.
Signori, che ore sono?
SERVITORE
Le dieci, mio signore.
GLOUCESTER
Le dieci è l’ora che mi è stata assegnata
per guardare la mia duchessa punita che passa;
a fatica può sopportare il selciato della strada,
da calpestare con i piedi teneri, delicati.
Dolce Nell, la tua nobile mente può mal tollerare
la gentaglia che ti caccia gli occhi in faccia,
ridendo della tua vergogna con sguardi invidiosi;
una volta seguiva le ruote superbe del tuo cocchio,
quando passavi in trionfo per le strade.
Calma, mi pare che arrivi. Preparerò i miei occhi,
bagnati di lacrime, a vedere le sue sventure.
La Duchessa [Eleanor] entra [a piedi nudi], indossando un lenzuolo bianco, [con dei versetti scritti e appuntati sulla schiena] e un cero acceso in mano. Con lei sono [Sir John Stanley,] lo Sceriffo, e i suoi ufficiali [con roncole e alabarde].
SERVITORE
Se piace a vostra grazia, la strapperemo allo Sceriffo.
GLOUCESTER
No, non muovetevi, se ci tenete alla vita; lasciatela passare.
ELEANOR
Vieni, mio signore, a vedere la mia pubblica vergogna?
Ora anche tu fai penitenza. Guarda come fissano!
Osserva come la folla agitata ti indica col dito,
e scuotono la testa, e lanciano occhiate verso di te.
Ah, Gloucester, nasconditi ai loro sguardi carichi di odio,
e maledici i tuoi nemici – i tuoi, che sono anche i miei.
GLOUCESTER
Sii paziente, nobile Nell, dimentica questo dolore.
ELEANOR
Ah, Gloucester, insegnami a dimenticare me stessa:
perché, finché penso di essere tua moglie legittima,
e che tu sei un principe, Protettore di questa terra,
non mi pare di dover essere sballottata in questo modo,
avvolta nella vergogna, con delle carte sulla schiena,
e seguita da una canaglia che gode di vedere
le mie lacrime e udire i miei lamenti più profondi.
Il selciato spietato taglia i miei teneri piedi,
e quando sussulto, la gente maligna ride,
e mi raccomanda di fare attenzione dove cammino.
Ah, Humphrey, come sopporterò questo giogo vergognoso?
Credi tu che mai contemplerò il mondo
e riterrò felici coloro che godono del sole?
No: oscura mi sarà la notte, e notte il giorno.
Pensare al mio sfarzo sarà il mio inferno.
Talvolta mi dirò che sono la moglie del Duca Humphrey,
di lui, un principe e un governante della terra:
e tuttavia così governò, fu tanto principe da assistere,
immobile, mentre io, la sua duchessa derelitta,
diventavo oggetto di meraviglia e di beffa
per ogni ozioso passante straccione.
Ma fa’ il bravo, non arrossire della mia vergogna,
non agitarti mai, finché la mannaia della morte
non penda su di te, come di sicuro accadrà tra poco.
Infatti, Suffolk, che fa tutto quel che vuole,
insieme a lei, che odia te e odia tutti noi,
e a York, e all’empio Beaufort, quel falso prete,
hanno messo la pania nei cespugli per invischiarti
le ali: per quanto tenti di volare, cadrai nella rete.
Ma tu non temere, finché il piede non avrai nella tagliola,
e non cercare di prevenire i tuoi nemici.
GLOUCESTER
Ah, Nell, smettila; non ci azzecchi proprio:
devo compiere un’offesa, prima di finire sotto accusa,
e se avessi venti volte tanti nemici,
e se ognuno di loro avesse venti volte il potere che ha,
tutti insieme non riuscirebbero a farmi danno,
finché sarò leale, sincero, e mondo d’ogni crimine.
Pur se tu fossi sottratta da me a questa onta,
le tue azioni scandalose non sarebbero cancellate,
e io sarei in pericolo per aver infranto la legge.
L’aiuto più grande è la calma, nobile Nell:
ti prego di adattare il tuo cuore alla pazienza;
lo sbigottimento di questi pochi giorni svanirà in fretta.
Entra un araldo.
ARALDO
Convoco vostra grazia al parlamento di sua maestà,
tenuto a Bury, il primo del mese entrante.
GLOUCESTER
Ma in precedenza non fu mai chiesto il mio consenso!
Queste sono manovre losche. Ebbene, ci sarò.
[Esce l’araldo.]
Mia Nell, prendo congedo: e, Messer Sceriffo,
che la sua penitenza non superi le disposizioni del re.
SCERIFFO
Piacendo a vostra grazia, qui finiscono le mie disposizioni;
e ora Sir John Stanley ha avuto l’incarico
di portarla con sé sull’isola di Man.
GLOUCESTER
Siete voi, Sir John, che dovete proteggere la mia signora?
STANLEY
Piacendo a vostra grazia, mi è stato dato questo compito.
GLOUCESTER
Non trattatela peggio, se vi prego di usarle riguardo:
il mondo può ancora arriderci, e forse sarò ancora vivo
per restituirvi le cortesie che riservate a lei.
Dunque, addio, Sir John.
[Gloucester si gira per andarsene.]
ELEANOR
Come, te ne vai, mio signore, e non mi dici addio?
GLOUCESTER
Mi sono testimoni le lacrime, non riesco a rimanere, a parlare.
Escono Gloucester [e i suoi uomini].
ELEANOR
Ahimè, te ne sei andato? Ogni consolazione se ne va con te,
perché in me non ve n’è alcuna. La mia gioia è la morte –
la morte, dal cui nome sono stata spesso intimorita,
poiché ambivo a vivere in eterno in questo mondo. –
Stanley, ti prego, va’, e portami via di qui,
non importa dove, perché non chiedo alcun favore;
solo, scortami dove ti è stato ordinato.
STANLEY
Ebbene, signora, allora sull’isola di Man,
per esservi trattata come si conviene al vostro rango.
ELEANOR
Non una bella prospettiva, essendo caduta in disgrazia:
dunque sarò trattata come una povera disgraziata?
STANLEY
Come una duchessa, e come la consorte del Duca Humphrey:
sarete trattata in conformità a questo rango.
ELEANOR
Addio, Sceriffo, e sta’ meglio di me, sebbene
tu sia stato lo strumento della mia vergogna.
SCERIFFO
Ho fatto il mio dovere; perciò perdonatemi, signora.
ELEANOR
Sì, sì, addio: il tuo dovere è stato compiuto.
Su Stanley; allora, andiamo?
STANLEY
Signora, fatta la penitenza, toglietevi il lenzuolo:
e andiamo a cambiarvi d’abito per il viaggio.
ELEANOR
La mia vergogna non scivolerà via con il lenzuolo:
no, rimarrà appesa ai miei vestiti più sfarzosi
e sarà bene in mostra, per quanti ne possa indossare.
Va’, fammi strada: sono ansiosa di vedere il mio carcere.
Escono.
Enrico VI – Parte II
(“Henry VI, part 2” – 1588 – 1592)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V