Enrico VI – Parte Terza – Atto I

(“Henry VI, part 3” – 1588 – 1592)

Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

Enrico VI - Parte III - Atto I

Personaggi
RE ENRICO VI

REGINA MARGHERITA D’ANGIÒ, figlia di Reignier, Re di Napoli
EDOARDO, Principe di Galles, figlio di Enrico e di Margherita
DUCA DI EXETER
DUCA DI SOMERSET
CONTE DI NORTHUMBERLAND
CONTE DI WESTMORLAND
CONTE DI OXFORD
LORD CLIFFORD
SIR JOHN SOMERVILLE

Un FIGLIO che ha ucciso il padre
Un CACCIATORE che fa la guardia a Re Enrico
ENRICO, CONTE DI RICHMOND, cugino lontano di Enrico VI e Edoardo IV, poi Re Enrico VII
DUCA DI YORK, Riccardo Plantageneto, figlio di Riccardo, già Conte di Cambridge
EDOARDO, Conte di March, figlio di York e poi Duca di York e RE EDOARDO IV
GIORGIO, poi DUCA DI CLARENCE, figlio di York
RICCARDO, figlio di York, poi DUCA DI GLOUCESTER e Re Riccardo III
EDMUND, CONTE DI RUTLAND, figlio di York
PRECETTORE di Rutland
SIR THOMAS SOMERVILLE
SIR JOHN MORTIMER, zio del Duca di York
SIR HUGH MORTIMER, zio del Duca di York
DUCA DI NORFOLK
MARCHESE DI MONTAGUE
CONTE DI WARWICK, Richard Neville, figlio del Conte di Salisbury
CONTE DI PEMBROKE
LORD STAFFORD
LORD HASTINGS
SIR WILLIAM STANLEY
SIR JOHN MONTGOMERY

Un NOBILUOMO
Un PADRE che ha ucciso il figlio
Due GUARDIACACCIA
LADY ELIZABETH GREY, poi moglie di Edoardo IV e REGINA ELIZABETH
PRINCIPE EDOARDO, figlio piccolo di Edoardo e della Regina Elizabeth
BALIA del Principe Edoardo di York
LORD RIVERS, fratello di Lady Elizabeth
LUOGOTENENTE della Torre di Londra
SINDACO DI YORK
SINDACO DI COVENTRY
RE LUIGI XI
, Re di Francia
LADY BONA, sua cognata
LORD BORBONE, Grand’Ammiraglio francese

Signori al seguito, soldati, consiglieri, guardiani, domestici, messaggeri.

ATTO PRIMO – SCENA PRIMA

[Un seggio regale.] Suona l’allarme. Entrano [Riccardo] Plantageneto [Duca di York], Edoardo [Conte di March], Riccardo [lo storpio, con una testa mozzata in mano], [il Conte di Rutland], [il Duca di] Norfolk, [il Marchese di] Montague e [il Conte di] Warwick, [con tamburi] e soldati [che portano sul cappello la rosa bianca].

WARWICK

Mi chiedo come il re ci sia sfuggito di mano.

YORK

Mentre incalzavamo i cavalieri del Nord,

è sgattaiolato via abbandonando i suoi uomini;

e intanto il grande Lord di Northumberland,

le cui orecchie bellicose non poterono mai accettare

il suono della ritirata, rincuorava l’esercito infiacchito,

e ancora lui, Lord Clifford e Lord Stafford, in prima fila,

caricavano il nostro fronte principale e, nel tentativo

di sfondarlo, venivano uccisi dalle spade di semplici soldati.

EDOARDO

Il padre di Lord Stafford, il Duca di Buckingham,

è stato ucciso oppure ferito gravemente:

gli ho spaccato la celata calandogli un fendente.

Dico la verità, padre, guarda il suo sangue.

MONTAGUE

E, fratello, questo è il sangue del Conte di Wiltshire,

che ho incontrato, quando i due fronti vennero a contatto.

RICCARDO

Parla tu per me, di’ loro cosa ho fatto.

[Getta per terra la testa del Duca di Somerset.]

YORK

Riccardo è il più meritevole tra tutti i miei figli.

Ma è morta vostra grazia, monsignore di Somerset?

NORFOLK

Questo auguriamo a tutto il lignaggio di John Gaunt!

YORK

Così mi auguro di scuotere la testa di Re Enrico.

WARWICK

Anch’io, vittorioso Principe di York.

Prima di vederti insediato su quel trono

che ora usurpa la casata Lancaster,

faccio voti al cielo che questi occhi non si chiudano mai.

Questo è il palazzo del re timoroso,

e questo il seggio regale: prenditelo, York,

perché esso è tuo, e non degli eredi di Re Enrico.

YORK

Aiutatemi, dunque, dolce Warwick, e lo farò,

poiché abbiamo fatto irruzione qui dentro con la forza.

NORFOLK

Vi aiuteremo tutti: chi fugge è morto.

YORK

Grazie, nobile Norfolk. Statemi vicino, miei lord;

voi, soldati, questa notte rimarrete alloggiati qui con me.

Salgono sul trono.

WARWICK

Quando il re arriva, non usategli violenza

a meno che non cerchi di espellervi con la forza.

[I soldati escono.]

YORK

Oggi la regina tiene qui il suo parlamento,

ma non si aspetta che noi saremo del consiglio.

Con le parole o a colpi di spada conquistiamo i nostri diritti.

RICCARDO

Con le armi in pugno rimaniamo in questo luogo.

WARWICK

Questo sarà chiamato il Parlamento di Sangue,

a meno che il Plantageneto, Duca di York, non sia re

e non venga deposto l’imbelle Enrico, la cui vigliaccheria

ci ha reso proverbiali ai nostri nemici.

YORK

Dunque non abbandonatemi. Miei lord, siate decisi: è mia intenzione

prendere possesso di ciò che mi spetta di diritto.

WARWICK

Né il re né colui che lo ama di più,

il più superbo sostenitore dei Lancaster,

osa muovere penna, se Warwick fa risuonare i campanelli.

Pianterò Plantageneto: lo sradichi chi vuole osare.

Deciditi, Riccardo: reclama la corona d’Inghilterra.

[York si siede sul trono.]

Squilli di tromba. Entrano Re Enrico, Clifford, Northumberland, Westmorland, Exeter e il resto del seguito [che porta sul cappello la rosa rossa].

RE ENRICO

Miei signori, guardate dove siede il ribelle pervicace,

proprio sul seggio regale. Forse egli intende,

sostenuto dal potere di Warwick, quel falso pari,

aspirare alla corona e regnare da sovrano.

Conte di Northumberland, ha ucciso tuo padre,

e il tuo, Lord Clifford; entrambi avete giurato vendetta

su di lui, sui figli, sui seguaci, sugli amici suoi.

NORTHUMBERLAND

Il cielo si vendichi su di me, se non avrò vendetta.

CLIFFORD

La stessa speranza induce Clifford a portare un lutto d’acciaio.

WESTMORLAND

Come? Dobbiamo sopportare questo? Tiriamolo giù;

il mio cuore brucia di rabbia: è intollerabile.

RE ENRICO

Sii paziente, nobile Conte di Westmorland.

CLIFFORD

La pazienza si addice a un codardo come lui.

Non avrebbe osato sedersi là, se vostro padre fosse vivo.

Mio grazioso signore, qui nel parlamento,

diamo addosso alla famiglia York.

NORTHUMBERLAND

Hai parlato bene, cugino; e così sia.

RE ENRICO

Ah, non sapete che la città li asseconda,

e che hanno schiere di soldati ai loro ordini?

EXETER

Ma una volta ucciso il duca, fuggiranno alla svelta.

RE ENRICO

Dal cuore di Enrico sia lontano il pensiero

di trasformare in un mattatoio la sede del parlamento!

Cugino Exeter, sguardi aggrottati, parole e minacce

saranno gli strumenti bellici che Enrico intende usare.

Tu, sedizioso Duca di York, scendi dal mio trono,

e chiedi in ginocchio, ai miei piedi, grazia e misericordia:

sono il tuo sovrano.

YORK

Sono io il tuo.

EXETER

Vergogna, vieni giù: lui ti ha fatto Duca di York.

YORK

Mi spettava d’eredità, come la contea.

EXETER

Tuo padre fu un traditore della corona.

WARWICK

Exeter, tu sei un traditore della corona

in quanto seguace dell’usurpatore Enrico.

CLIFFORD

Di chi dovrebbe essere seguace, se non del suo re naturale?

WARWICK

Giusto, Clifford; cioè di Riccardo, Duca di York.

RE ENRICO

E io rimango in piedi, mentre tu siedi sul mio trono?

YORK

Così deve essere e così sarà: rassegnati.

WARWICK

Sii Duca di Lancaster; e che lui sia il re.

WESTMORLAND

Egli è re e Duca di Lancaster:

e questo Lord Westmorland è pronto a sostenere.

WARWICK

E Warwick a provarne la falsità. Dimenticate

che noi siamo coloro che vi abbiamo scacciato dal campo,

ucciso i padri, e, con le insegne dispiegate,

marciato per la città fino alle porte del palazzo.

NORTHUMBERLAND

Sì, Warwick, ed è un ricordo doloroso;

per l’anima sua, tu e la tua casata ve ne pentirete.

WESTMORLAND

Plantageneto, mi prenderò la vita tua, di questi

tuoi figli, di più parenti e amici di quante

fossero le gocce di sangue nelle vene di mio padre.

CLIFFORD

Non insistere più, altrimenti, invece delle parole,

ti manderò, Warwick, un tale messaggero

che vendicherà la sua morte prima che mi muova.

WARWICK

Povero Clifford, come disprezzo queste innocue minacce!

YORK

Ci consentirete di illustrare i nostri titoli regali?

Altrimenti, le nostre spade li proclameranno sul campo.

RE ENRICO

Traditore, che titolo hai alla corona?

Tuo padre fu, come te, Duca di York;

tuo nonno Roger Mortimer, Conte di March;

io sono figlio di Enrico Quinto, che costrinse

alla sottomissione il delfino e i Francesi

e si impadronì delle loro città e province.

WARWICK

Non parlare della Francia, perché tu l’hai perduta.

RE ENRICO

Il Lord Protettore l’ha perduta, non io:

quando venni incoronato, avevo solo nove mesi.

RICCARDO

Adesso sei grande abbastanza, e continui a perdere.

Padre, strappa la corona dalla testa dell’usurpatore.

EDOARDO

Dolce padre, strappagliela, e posala sul tuo capo.

MONTAGUE

Buon fratello, tu che ami e onori la guerra,

prendiamocela con le armi, senza perderci in cavilli.

RICCARDO

Che suonino tamburi e trombe, e il re fuggirà.

YORK

Calma, figli!

RE ENRICO

Tu sta’ calmo, e da’ a Re Enrico licenza di parlare!

WARWICK

Plantageneto parlerà per primo: ascoltatelo, nobili signori,

e anche in silenzio e con attenzione,

poiché chi lo interrompe non vivrà.

RE ENRICO

E tu pensi che io lascerò il mio trono regale

su cui sedettero mio nonno e mio padre?

No: prima la guerra spopoli questo mio regno;

sì, e le loro insegne, spesso innalzate in Francia,

e ora in Inghilterra, con grande mestizia del mio cuore,

saranno il mio sudario. Perché vi scoraggiate, nobili signori?

Il mio titolo è valido, e assai più del suo.

WARWICK

Dimostralo, Enrico, e sarai tu il re.

RE ENRICO

Enrico Quarto si aggiudicò la corona.

YORK

La ottenne ribellandosi al suo re.

RE ENRICO [in disparte]

Non so cosa dire, i miei titoli sono deboli.

Ditemi, un re non può adottare un erede?

YORK

E allora?

RE ENRICO

Se può farlo, allora sono il legittimo re:

poiché Riccardo, al cospetto di molti lord,

rinunciò alla corona a favore di Enrico Quarto,

di cui mio padre fu erede, come io lo sono di lui.

YORK

Si sollevò contro colui che era il suo sovrano,

e lo costrinse a rinunciare alla corona con la forza.

WARWICK

Supponete, miei signori, che vi fosse forzato;

pensate che avrebbe pregiudicato la corona?

EXETER

No, perché egli non avrebbe potuto rinunciare alla corona,

a meno che l’erede diretto non gli fosse succeduto sul trono.

RE ENRICO

Sei contro di noi, Duca di Exeter?

EXETER

Il diritto è dalla sua parte.

YORK

Perché bisbigliate, signori, e non rispondete?

EXETER

La mia coscienza mi dice che egli è il re legittimo.

RE ENRICO [in disparte]

Tutti finiscono per abbandonarmi e per passare a lui.

NORTHUMBERLAND

Plantageneto, per quante siano le tue rivendicazioni,

non pensare che Re Enrico verrà deposto in questo modo.

WARWICK

Sarà deposto, con le buone o con le cattive.

NORTHUMBERLAND

Ti sbagli di grosso. Il potere sudista

di Essex, Norfolk, Suffolk o di Kent,

che ti rende così arrogante e superbo,

non può innalzare il duca, se io mi oppongo.

CLIFFORD

Re Enrico, i tuoi titoli saranno giusti o sbagliati,

ma Lord Clifford fa voto di combattere in tua difesa.

Che il suolo si spalanchi e mi inghiotta vivo

laddove mi inginocchi dinnanzi all’assassino di mio padre.

RE ENRICO

Clifford, come rincuorano il mio animo le tue parole.

YORK

Enrico di Lancaster, rinuncia alla corona.

Cosa mormorate, cosa complottate, nobili signori?

WARWICK

Rendete giustizia all’augusto Duca di York,

o riempirò il parlamento di uomini armati

e col sangue dell’usurpatore iscriverò il suo titolo

sopra il seggio regale, dove egli è ora seduto.

Batte un piede per terra, appaiono dei soldati [e un Capitano yorkista].

RE ENRICO

Mio signore di Warwick, ascolta ancora una parola:

lasciami regnare durante la mia esistenza.

YORK

Acconsenti che la corona vada a me e ai miei eredi,

e regnerai tranquillo finché vivi.

RE ENRICO

Allontanate i soldati, e darò il mio consenso.

WARWICK

Capitano, conducili nel campo di Tuttle.

[Escono il Capitano e i soldati yorkisti.]

RE ENRICO

Sono soddisfatto. Riccardo Plantageneto,

goditi il regno dopo il mio decesso.

CLIFFORD

Che torto fai al principe tuo figlio!

WARWICK

Che bene fa all’Inghilterra e a se stesso!

WESTMORLAND

Enrico, sei un vigliacco pauroso e imbelle!

CLIFFORD

Che danno hai inferto a te stesso e a noi!

WESTMORLAND

Non posso rimanere ad ascoltare questi patti.

NORTHUMBERLAND

Neanch’io.

CLIFFORD

Vieni, cugino, andiamo a riferire queste notizie alla regina.

WESTMORLAND

Addio, re pusillanime e degenere, nel cui sangue torbido

non risiede alcuna scintilla d’onore. [Esce.]

NORTHUMBERLAND

Sii tu preda della casata York

e muori in catene per questo atto indegno d’un uomo! [Esce.]

CLIFFORD

Che tu possa essere sopraffatto in una guerra terribile

o vivere in pace abbandonato e disprezzato! [Esce.]

WARWICK

Volgiti da questa parte, Enrico, e ignorali.

EXETER

Cercano vendetta e perciò non vogliono arrendersi.

RE ENRICO

Ah, Exeter!

WARWICK

Perché dovresti sospirare, mio signore?

RE ENRICO

Non per me, Lord Warwick, ma per mio figlio,

che io mi accingo a diseredare contro natura.

Ma così sia. [A York] Qui io conferisco

la corona a te e ai tuoi eredi, per sempre,

a condizione che tu qui presti giuramento

di por fine a questa guerra civile, e, finché vivrò,

di onorarmi come tuo re e sovrano,

e di non cercare, con il tradimento o azioni ostili,

di depormi e di regnare in vece mia.

YORK

Presto questo giuramento di mia volontà. Lo rispetterò.

WARWICK

Lunga vita a Re Enrico! Plantageneto, abbraccialo.

[York scende dal seggio, egli e il re si abbracciano.]

RE ENRICO

E lunga vita a te e a questi tuoi figli ardimentosi!

YORK

Ora York e Lancaster si sono riconciliati.

EXETER

Sia maledetto colui che tenti di renderli nemici!

Marcia regale. [Il seguito di York] si avvia.

YORK

Addio, mio grazioso signore; torno al mio castello.

[Escono York e i figli assieme ai soldati.]

WARWICK

Io terrò Londra con i miei soldati.

[Esce con i suoi soldati.]

NORFOLK

Io mi reco a Norfolk con il mio seguito.

[Esce con i suoi soldati.]

MONTAGUE

Io vado verso il mare, da dove sono venuto.

[Esce con i suoi soldati.]

RE ENRICO

E io torno a corte pieno di dolore.

[Re Enrico ed Exeter si accingono ad andarsene.]

Entra la Regina [Margherita con il Principe Edoardo].

EXETER

Ecco che arriva la regina; lo sguardo rivela la sua collera.

Me la svigno.

RE ENRICO

Anch’io, Exeter.

MARGHERITA

No, non te ne devi andare; ti seguo, sai.

RE ENRICO

Sii paziente, nobile regina, e io mi fermerò.

MARGHERITA

Chi può essere paziente in circostanze così gravi?

Ah, sciagurato, fossi morta vergine

senza mai vederti, senza darti un figlio,

invece di assistere al tuo innaturale comportamento paterno!

E lui si è forse meritato di perdere così i suoi diritti?

Se tu lo avessi amato soltanto la metà di quanto

l’ho amato io, o sentito le doglie che provai per lui

nel parto, o l’avessi nutrito come io ho fatto col mio sangue,

tu avresti lasciato là il sangue prezioso del tuo cuore

piuttosto che rendere tuo erede quel barbarico duca,

diseredando il tuo unico figlio.

PRINCIPE EDOARDO

Padre, non puoi diseredarmi:

se tu sei il re, perché non dovrei succederti?

RE ENRICO

Perdonami, Margherita. Perdonami, dolce figlio:

mi hanno costretto il Conte di Warwick e il duca.

MARGHERITA

Costretto! Sei il re e ti fai costringere?

Mi vergogno a sentirti parlare. Ah, scellerato

pusillanime, tu hai disfatto te, tuo figlio e me,

e consegnato alla casata York un vantaggio tale

che regnerai solo con la loro intercessione.

Affidare a lui e ai suoi eredi la corona,

cos’è, se non scavarti la fossa

e strisciarci dentro ben prima del tuo tempo?

Warwick è cancelliere e signore di Calais,

lo spietato Falconbridge comanda gli stretti della Manica,

il duca è creato Protettore del regno, e tuttavia,

tu sarai al sicuro? Una tale sicurezza la trova

l’agnello tremante accerchiato dai lupi.

Ci fossi stata io, che sono solo una povera donna,

i soldati avrebbero dovuto gettarmi sulle picche

prima di avere il mio consenso a quel patto.

Ma tu anteponi la tua vita al tuo onore:

e, visto che ti comporti così, qui io divorzio

dalla tua tavola, Enrico, e dal tuo letto,

finché non sia abrogata la legge del parlamento

secondo cui mio figlio viene diseredato.

I signori del Nord, che hanno abiurato le tue insegne,

seguiranno le mie, una volta che le vedano sventolare,

ed esse sventoleranno con tuo grave disdoro

e per la rovina completa della casata York!

E così ti abbandono. Vieni, figlio, andiamo via.

Il nostro esercito è pronto: su, raggiungiamolo.

RE ENRICO

Rimani, nobile Margherita, e ascolta le mie parole.

MARGHERITA

Hai già parlato abbastanza: vattene.

RE ENRICO

Nobile figlio, Edoardo, rimarrai con me?

MARGHERITA

Sì, per essere assassinato dai suoi nemici.

PRINCIPE EDOARDO

Quando tornerò vittorioso dal campo di battaglia,

vedrò vostra grazia; fino ad allora, seguirò lei.

MARGHERITA

Su, figlio, andiamo: non possiamo indugiare così.

[Esce con il Principe Edoardo.]

RE ENRICO

Povera regina! Come l’amore per me e per suo figlio

l’ha fatta erompere in espressioni di rabbia.

Che possa prendersi la vendetta su quell’odioso duca

il cui animo altezzoso, sospinto dalla brama,

mi rapinerà della corona e, come un’aquila,

a stomaco vuoto, si accanirà sulla carne mia e di mio figlio.

La perdita di quei tre lord tormenta il mio cuore:

scriverò loro e li tratterò con ogni riguardo.

Vieni, cugino, tu sarai il messaggero.

EXETER

E spero di riconciliarli tutti quanti.

[Squilli di tromba.] Escono.

ATTO PRIMO – SCENA SECONDA

Entrano Riccardo, Edoardo [Conte di March] e [il Marchese di] Montague.

RICCARDO

Fratello, sebbene sia il più giovane, lascia fare a me.

EDOARDO

No, io posso recitare meglio la parte dell’oratore.

MONTAGUE

Ma io ho ragioni forti e impellenti.

Entra il Duca di York.

YORK

Cosa c’è ora, figli, fratello, da discutere?

Qual è il motivo del litigio? Come è iniziato?

EDOARDO

Non è un litigio, ma un lieve dissenso.

YORK

Su che cosa?

RICCARDO

Su qualcosa che riguarda vostra grazia e noi:

la corona d’Inghilterra, padre, che è vostra.

YORK

Mia, ragazzo? Non fino alla morte di Re Enrico.

RICCARDO

I vostri diritti non dipendono dalla sua vita o morte.

EDOARDO

Adesso ne siete l’erede: perciò godetela adesso.

Se date alla casata Lancaster il permesso

di tirare il fiato, alla fine vi sfuggirà, padre.

YORK

Ho prestato giuramento di lasciarlo regnare tranquillo.

EDOARDO

Ma per un trono si può rompere qualunque giuramento:

romperei mille giuramenti per regnare un anno solo.

RICCARDO

No, Dio impedisca a vostra grazia di essere spergiuro.

YORK

Lo sarò se lo reclamo con la guerra aperta.

RICCARDO

Proverò il contrario, se mi ascolterete.

YORK

Non puoi, figlio; è impossibile.

RICCARDO

Un giuramento è privo di validità, se non è fatto

davanti a un governante autentico e legittimo,

il quale abbia autorità su colui che giura.

Enrico non ce l’ha, poiché usurpò il seggio.

Dunque, visto che è stato lui a farvi pronunciare

il giuramento, esso, mio signore, è nullo e ininfluente.

Perciò mano alle armi! E, padre, su, pensate

che dolce cosa è portare una corona,

entro il cui cerchio è l’Elisio, e tutta quanta

la felicità e la gioia inventate dai poeti.

Perché indugiamo così? Non posso aver riposo

finché la rosa bianca che io porto non sia intinta

proprio nel sangue tiepido del cuore di Enrico.

YORK

Basta, Riccardo: o il regno o la morte.

[A Montague] Fratello, andrai subito a Londra

a sollecitare Warwick a questa impresa.

Tu, Riccardo, andrai dal Duca di Norfolk

a riferirgli in segreto il nostro proposito.

Tu, Edoardo, andrai da Lord Cobham, con cui

gli uomini del Kent si solleveranno di buon grado.

Ho fede in loro, perché sono soldati

ingegnosi, cortesi, generosi, pieni di coraggio.

Mentre voi siete così impegnati, cosa resta da fare

se non che io cerchi l’opportunità di innalzarmi,

e intanto il re rimanga all’oscuro del progetto

e con lui tutti quelli della casata Lancaster?

Entra [un Messaggero].

Fermi: quali notizie? Perché giungi con tanta fretta?

MESSAGGERO

La regina con tutti i conti e i lord nordisti

si accinge ad assediarvi qui, nel vostro castello.

È qui vicina con ventimila uomini

e perciò fortificate le difese, mio signore.

YORK

Sì, con questa spada. Pensi forse che ne abbiamo paura?

Edoardo e Riccardo, voi due starete con me;

mio fratello Montague si affretterà a raggiungere Londra;

che i nobili Warwick, Cobham, e tutti gli altri,

da lui lasciati a protezione del re,

rafforzino il loro potere politico, e non si fidino

di quel sempliciotto di Enrico e dei suoi giuramenti.

MONTAGUE

Fratello, vado; non temere, li convincerò;

e così, umilissimamente, prendo congedo. Esce.

Entrano [Sir John] Mortimer e il fratello [Sir Hugh Mortimer].

YORK

Sir John e Sir Hugh Mortimer, zii miei,

siete arrivati a Sandal in un momento propizio:

l’esercito della regina intende stringerci d’assedio.

SIR JOHN

Non ne avrà bisogno; la incontreremo in campo aperto.

YORK

Come? Con cinquemila uomini?

RICCARDO

Sì, con cinquemila, padre, se è necessario;

il comandante è una donna: cosa dovremmo temere?

Una marcia militare suona di lontano.

EDOARDO

Odo i loro tamburi; disponiamo i nostri uomini,

facciamoli uscire e lanciamoli subito nella battaglia.

YORK

Cinque uomini a venti! Sebbene la disparità sia grande,

non dubito, zio, della nostra vittoria.

In Francia ho vinto molte battaglie,

allorché il nemico era in vantaggio dieci a uno:

perché ora non dovrei avere lo stesso successo?

Suona l’allarme. Escono.

ATTO PRIMO – SCENA TERZA

[Suona l’allarme e poi] entrano [il Conte di] Rutland con il suo precettore.

RUTLAND

Ah, dove scapperò per sfuggire alle loro mani?

Entra Clifford [con i soldati].

Precettore, guarda il sanguinario Clifford che arriva.

CLIFFORD

Vattene, cappellano! Il tuo sacerdozio ti salva la vita.

In quanto al cucciolo di quel duca della malora,

poiché suo padre uccise mio padre, deve morire.

PRECETTORE

E io, mio signore, gli terrò compagnia.

CLIFFORD

Soldati, allontanatelo!

PRECETTORE

Ah, Clifford, non assassinare questo fanciullo innocente,

se non vuoi essere odiato da Dio e dagli uomini!.

Esce [, trascinato via dai soldati].

CLIFFORD

Com’è, è già morto? O è la paura

che gli fa chiudere gli occhi? Glieli apro io.

RUTLAND

Così il leone digiuno guata il poveretto

che trema sotto le sue zampe voraci,

così egli si muove insolente verso la preda,

così egli la raggiunge per squarciarle le membra.

Ah, nobile Clifford, uccidimi con la spada,

e non con quello sguardo crudele, minaccioso.

Dolce Clifford, ascoltami prima che io muoia:

sono un soggetto troppo meschino per la tua collera:

prenditi la tua vendetta sugli uomini, e lasciami vivere.

CLIFFORD

Parli invano, poverino: il sangue di mio padre

ha bloccato la via d’accesso alle tue parole.

RUTLAND

Allora, che sia il sangue di mio padre a riaprirla:

è un uomo, Clifford; sbrigatela con lui.

CLIFFORD

Se trovassi qui i tuoi fratelli, la loro vita e la tua

non sarebbero per me una vendetta adeguata;

no, se io profanassi le tombe dei tuoi avi

e appendessi in catene le loro bare marcite,

ciò non riuscirebbe a smorzare la mia rabbia o placare

il mio cuore. La vista di chiunque della casata York

è come una furia che mi tormenta l’anima;

e finché non avrò sradicato la loro stirpe maledetta,

e non avrò lasciato vivo alcuno, vivrò all’inferno.

Perciò… [Sollevando la mano.]

RUTLAND

Oh, fammi pregare prima di ricevere la morte!

[Si inginocchia] Ti prego, dolce Clifford: abbi pietà di me!

CLIFFORD

La pietà che consente la punta del mio stocco.

RUTLAND

Non ti ho mai fatto del male: perché vuoi uccidermi?

CLIFFORD

Tuo padre ha ucciso.

RUTLAND

Ma fu prima che nascessi.

Tu hai un figlio: per amor suo abbi pietà di me,

perché egli, come atto di vendetta (Iddio è giusto),

non abbia una morte misera come la mia.

Ah, lasciami vivere tutti i miei giorni in prigione,

e se io arrecherò offesa alcuna,

allora fammi morire; adesso non ne hai nessun motivo.

CLIFFORD

Nessun motivo?

Tuo padre uccise il mio: dunque muori. [Lo pugnala.]

RUTLAND

Di faciant laudis summa sit ista tuae! [Muore.]

CLIFFORD

Plantageneto, arrivo, Plantageneto!

E questo sangue di tuo figlio appiccicato alla mia lama

arrugginirà sulla spada finché il tuo sangue,

coagulato con esso, mi indurrà a ripulirla

del sangue di tutti e due..

Esce [con il corpo di Rutland].

ATTO PRIMO – SCENA QUARTA

Suona l’allarme. Entra Riccardo, Duca di York.

YORK

L’esercito della regina ha prevalso sul campo,

tutti e due i miei zii sono caduti in mio soccorso,

e tutti i miei seguaci fuggono e volgono le spalle

al nemico accanito, come navi davanti al vento,

o agnelli incalzati da lupi rabidi di fame.

I miei figli, Dio sa cosa è capitato loro:

ma questo so, essi si sono comportati

da uomini destinati alla fama in vita o in morte.

Tre volte Riccardo mi aprì un varco, tre volte gridò:

“Coraggio, padre, esci dalla mischia!”,

altrettante volte Edoardo mi si pose a fianco

con la scimitarra purpurea, dipinta fino all’elsa

del sangue di coloro che gli si erano fatti incontro;

e quando i guerrieri più esperti indietreggiarono,

Riccardo gridò, “Caricate, e non cedete una zolla!”,

e Ned gridò, “Una corona, oppure una morte gloriosa!

Uno scettro, o un sepolcro nella terra!”.

Allora, caricammo ancora. Ma, ahimè, ahinoi,

cedemmo ancora. Così ho visto una femmina di cigno

nuotare con inutile sforzo contro la corrente

e logorare le sue forze contro le onde prorompenti.

Suona brevemente l’allarme dietro le quinte.

Ah, udite! Gli inseguitori spietati incalzano,

e io sono debole, non posso sfuggire alla loro furia;

se fossi forte, non mi sottrarrei alla loro furia.

Sono contati i granelli di sabbia che formano la mia vita;

devo rimanere qui e qui deve finire la mia vita.

Entrano la Regina [Margherita], Clifford, Northumberland, il giovane Principe [Edoardo] e i soldati.

Venite, Clifford sanguinario, rude Northumberland,

sfido la vostra furia insaziabile a maggior rabbia:

sono il vostro bersaglio e sosterrò il vostro tiro.

NORTHUMBERLAND

Arrenditi alla nostra misericordia, superbo Plantageneto.

CLIFFORD

Sì, la stessa misericordia che il suo braccio spietato

dimostrò a mio padre liquidandolo d’un colpo.

Ormai Fetonte è ruzzolato giù dal carro,

per lui è sera anche se la meridiana segna il mezzogiorno.

YORK

Le mie ceneri, come la Fenice, possano generare

un uccello che si vendicherà di tutti voi;

con questa speranza io alzo gli occhi al cielo,

spregiando ogni vostra umiliazione.

Ebbene, non vi avvicinate? Tanti ne siete, e così fifoni?

CLIFFORD

Così i vigliacchi lottano quando non possono più fuggire;

così le colombe becchettano gli artigli acuminati del falco;

così i ladri intrappolati, ridotti alla disperazione,

rovesciano invettive sulle guardie.

YORK

Clifford, Clifford, rifletti ancora un momento

e col pensiero passa in rassegna il mio passato;

e, se ci riesci senza arrossire, osserva questo volto

e morditi la lingua che taccia di codardia

chi ti fece impallidire e scappare col suo cipiglio.

CLIFFORD

Non scambierò con te parola su parola,

ma sul tuo scudo batterò due volte due colpi contro uno.

[Estrae la spada.]

MARGHERITA

Fermati, valoroso Clifford. Per mille motivi

vorrei prolungare un po’ la vita del traditore.

La rabbia lo rende sordo. Parla tu, Northumberland.

NORTHUMBERLAND

Fermati, Clifford: non concedergli l’onore di pungere

il tuo dito, anche se lo fai per ferire il suo cuore.

Se un cagnaccio digrigna, che atto di valore compierebbe

chi gli ficcasse la mano tra i denti,

quando potrebbe allontanarlo con un calcio?

È il premio della guerra prendersi ogni vantaggio

e non sminuisce il valore essere dieci contro uno.

[Si azzuffano e prendono York.]

CLIFFORD

Sì, sì, così si divincola il pavone nella tagliola.

NORTHUMBERLAND

E proprio così il coniglio lotta nella rete.

YORK

Così i ladri esultano per il bottino arraffato;

così cedono i veri uomini circondati dai rapinatori.

[Lascia cadere la spada.]

NORTHUMBERLAND

Quali sono ora le intenzioni di vostra grazia nei suoi confronti?

MARGHERITA

Valorosi guerrieri, Clifford e Northumberland,

su quel rigonfio del terreno, dove c’è la tana della talpa,

metteteci costui, che spalancava le braccia verso le montagne,

e con la mano ne afferrava solo l’ombra.

Come, eri tu che volevi fare il re d’Inghilterra?

Eri tu che strombazzavi nel nostro parlamento

e predicavi della tua alta discendenza?

Dov’è ora la tua nidiata di figli a proteggerti,

il dissoluto Edoardo e il lussurioso Giorgio,

e dov’è quel valoroso prodigio d’uno storpio,

Riccardino, il tuo ragazzo, il brontolone

che aizzava allegro il padre alla rivolta?

O, assieme agli altri, dov’è il tuo cocco, Rutland?

Guarda, York: ho macchiato questo fazzoletto del sangue

che il valoroso Clifford, con la punta dello stocco,

ha estratto dal petto del ragazzo:

e se i tuoi occhi possono bagnarsi per la sua morte,

io te lo do per asciugarti le lacrime con esso.

[Gli getta il fazzoletto.]

Ahimè, povero York, se non ti odiassi mortalmente,

compiangerei la tua miseranda condizione.

Ti prego, sfoga il tuo dolore, York, per rallegrarmi.

Come, il tuo cuore accanito ha tanto riarso le tue viscere

che neppure una lacrima versi per la morte di Rutland?

Come mai sei così paziente, amico? Dovresti essere furioso,

e io, per farti infuriare, così ti prendo in giro.

Batti i piedi, smania, agitati, che io possa cantare e danzare.

Vuoi avere la paga, vedo, per farmi divertire:

York non può parlare se non si mette la corona.

Una corona per York! E voi, nobili signori, a capo chino.

Tenetegli le mani mentre la sistemo.

[Posa una corona di carta sulla testa di York.]

Adesso sì, signore, che assomiglia a un re!

Eccolo qui chi si prese il seggio di Re Enrico,

eccolo qui il suo erede adottivo.

Ma com’è che il grande Plantageneto

è incoronato così presto, rompendo un solenne giuramento?

A me pare che voi non dovreste essere re

finché il nostro Re Enrico non stringa la mano alla morte.

Volete circondare il capo della gloria di Enrico

e derubare le sue tempie del diadema

ora, mentre è in vita, contro il vostro sacro giuramento?

Oh, è una colpa imperdonabile davvero.

Via la corona e, con la corona, via la testa,

e mentre respiriamo, approfittiamone per fargli la festa.

CLIFFORD

Questo è compito mio, per amor di mio padre.

MARGHERITA

No, aspetta, sentiamo le sue orazioni.

YORK

Lupa di Francia, ma peggio ancora dei lupi di Francia,

la cui lingua avvelena più del dente della vipera,

come male si addice al tuo sesso

esultare come una donnaccia amazzonica,

per le disgrazie di coloro che la sorte punisce!

Se il tuo viso non fosse una maschera, immutabile,

reso oltraggioso dall’abuso delle azioni malvage,

mi adopererei, altezzosa regina, a farti arrossire. Ricordarti

donde sei venuta, da chi nata, sarebbe vergogna sufficiente

a farti vergognare, se tu non fossi una svergognata.

Tuo padre porta il titolo di Re di Napoli,

delle due Sicilie e di Gerusalemme,

e tuttavia non è più benestante d’un agricoltore inglese.

È stato quel povero monarca a insegnarti a insultare?

Non occorre né serve, altezzosa regina,

se non per provare il proverbio secondo cui in sella

lo straccione sfianca il cavallo fino a farlo crepare.

È la bellezza che spesso rende altezzose le donne:

ma Dio sa quanta poca tu ne abbia.

È la virtù che le fa apparire divine:

la sua assenza ti rende abominevole.

Sei l’opposto di ogni cosa buona,

come lo sono gli Antipodi, rispetto a noi,

o il Sud rispetto al Settentrione.

Cuore di tigre avvolto in una pelle di donna,

come hai potuto posciugare il sangue vitale del fanciullo

per indurre il padre ad asciugarsi gli occhi con esso,

e tuttavia mostrarti ancora col viso di una donna?

Le donne sono tenere, dolci, pietose e malleabili:

tu sei severa, dura come pietra, ruvida, priva di rimorsi.

Mi inciti alla rabbia? Ebbene il tuo desiderio è esaudito.

Vuoi che pianga? Ebbene, sia fatta la tua volontà,

perché il vento rabbioso scatena bufere incessanti

e, quando la rabbia si placa, comincia la pioggia.

Queste lacrime sono le esequie del mio dolce Rutland

e ogni goccia grida vendetta per la sua morte

contro di te, funesto Clifford, e te, falsa Francese.

NORTHUMBERLAND

Perdonatemi, ma la sua angoscia mi commuove tanto

che i miei occhi trattengono a stento le lacrime.

YORK

Quel suo viso i cannibali affamati

non lo avrebbero toccato, né macchiato di sangue;

ma voi siete più disumani, più inesorabili,

o, dieci volte di più delle tigri dell’Ircania.

Osserva, regina spietata, le lacrime di un padre infelice.

Hai immerso questo straccio nel sangue del mio dolce ragazzo,

e io lo ripulisco del sangue con le lacrime.

Tieniti il fazzoletto, e traine vanto;

e se tu racconterai la storia penosa per intero,

sull’anima mia, gli ascoltatori spargeranno lacrime;

sì, anche i miei nemici spargeranno lacrime a fiotti

e diranno: “Ahimè, fu un’azione deplorevole!”

Ecco, prenditi la corona, e, con la corona la mia maledizione;

e nel bisogno ti venga un sollievo uguale

a quello che ora io raccolgo dalla tua mano crudelissima.

Clifford, duro di cuore, porta me via dal mondo,

la mia anima in cielo, e il mio sangue sulle vostre teste.

NORTHUMBERLAND

Avesse massacrato tutta la mia famiglia,

non potrei proprio che piangere con lui, al vedere

come nell’intimo il dolore devasta la sua anima.

MARGHERITA

Come, Northumberland, stai scoppiando a piangere?

Pensa solo ai torti che ha fatto a tutti noi,

e ciò asciugherà subito le tue lacrime intenerite.

CLIFFORD

Questo è per il mio giuramento, questo per la morte di mio padre.

[Lo pugnala.]

MARGHERITA

E questo per rendere giustizia al nostro re dal nobile cuore.

[Lo pugnala.]

YORK

Apri le porte della tua misericordia, Dio clemente,

la mia anima vola attraverso queste ferite in cerca di Te.

[Muore.]

MARGHERITA

Tagliategli la testa e collocatela sulle porte di York.

Così York potrà dominare la città di York.

Squilli di tromba. Escono.

Enrico VI – Parte III
(“Henry VI, part 3” – 1588 – 1592)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

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