(“Julius Caesar” – 1599)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO QUARTO – SCENA PRIMA
Entrano Antonio, Ottaviano e Lepido.
ANTONIO
Tutti questi allora morranno; i loro nomi sono segnati.
OTTAVIANO
Anche tuo fratello deve morire. Acconsenti, Lepido?
LEPIDO
Acconsento…
OTTAVIANO
Segnalo, Antonio.
LEPIDO
A condizione che non sopravviva Publio,
che è il figlio di tua sorella, Marc’Antonio.
ANTONIO
Non vivrà. Guarda, con un segno lo condanno.
Ma tu, Lepido, va’ a casa di Cesare.
Porta qui il testamento, e stabiliremo
come tagliare alcuni lasciti dal legato.
LEPIDO
Sì, ma vi ritroverò qui?
OTTAVIANO
O qui o al Campidoglio. Esce Lepido.
ANTONIO
Quello è un uomo mediocre e senza merito,
adatto ad esser mandato per commissioni. Ti pare giusto
che, diviso il mondo in tre parti, lui debba essere
uno dei tre che se lo spartiscono?
OTTAVIANO
Così l’hai considerato tu,
e hai sentito il suo parere su chi debba essere segnato
a morte nelle nostre condanne e proscrizioni.
ANTONIO
Ottaviano, ho visto più giorni di te;
e anche se carichiamo di onori quest’uomo,
per sgravarci del peso di molte accuse e calunnie,
lui li porterà come l’asino porta l’oro,
gemendo e sudando in tale incombenza,
guidato o spinto da noi per la strada che gli indichiamo;
e quando avrà portato il nostro tesoro dove noi vogliamo,
allora gli toglieremo il fardello e lo manderemo via
come un asino scarico a scuotere le orecchie
e a pascolare nei campi.
OTTAVIANO
Puoi fare come vuoi;
ma lui è un soldato valoroso e provato.
ANTONIO
E così è il mio cavallo, Ottaviano, e perciò
gli assegno la sua razione di foraggio.
È una creatura alla quale insegno a combattere,
a girare, a fermarsi, a correre dritto al galoppo –
i movimenti del suo corpo governati dal mio spirito.
E in un certo senso Lepido non è altro che questo;
deve essere istruito, addestrato e guidato;
un tipo senza idee; uno che si nutre
di oggetti curiosi, artefatti, imitazioni,
che, ormai fuori uso e involgariti dagli altri,
sono per lui la nuova moda. Non parlare di lui
che come uno strumento. E ora, Ottaviano,
ascolta cose importanti. Bruto e Cassio
stanno arruolando truppe. Dobbiamo subito metter su
un esercito. Perciò, sia conclusa la nostra alleanza,
siano chiamati i nostri amici, estesi quanto più possibile
i nostri mezzi; e teniamo presto consiglio,
su come meglio scoprire mosse segrete
e rispondere nel modo più sicuro a pericoli manifesti.
OTTAVIANO
Facciamolo; perché siamo legati al palo come l’orso,
e messi alle strette da molti nemici;
e alcuni che ci sorridono hanno in animo,
io temo, di farci del male in molti modi. Escono.
ATTO QUARTO – SCENA SECONDA
Tamburi. Entrano Bruto, Lucilio e l’esercito. Titinio e Pindaro vengono loro incontro.
BRUTO
Alto là!
LUCILIO
Passate parola, ehi!, fermatevi!
BRUTO
Allora, Lucilio? Cassio è vicino?
LUCILIO
È vicino, e Pindaro è venuto
a porgerti i saluti del suo capo.
BRUTO
Me li fa porgere da persona degna. Il tuo capo, Pindaro,
cambiando per conto suo, o per colpa di cattivi ufficiali,
mi ha dato buon motivo di desiderare
di disfare cose già fatte; ma se è qui vicino,
riceverò soddisfazione.
PINDARO
Non dubito
che il mio nobile capo apparirà
quale egli è, degno di rispetto e onore.
BRUTO
Non ne dubito. Una parola, Lucilio;
raccontami come ti ha ricevuto.
LUCILIO
Con cortesia, e con sufficiente rispetto,
ma non con quelle manifestazioni di familiarità
e quel conversare franco e amichevole
che usava un tempo.
BRUTO
Hai descritto
un caloroso amico che si raffredda. Tieni a mente,
Lucilio, che quando l’affetto prende ad ammalarsi
e a decadere, fa uso di cerimonie forzate.
Non ci sono trucchi nella lealtà semplice e piana;
ma gli uomini insinceri, come cavalli focosi alla partenza,
fanno nobile sfoggio e promettono valore;
Marcia da dentro.
ma, quando devono sopportare il sanguinoso sprone,
abbassano la cresta, e come deludenti ronzini,
falliscono alla prova. Arriva il suo esercito?
LUCILIO
Intendono acquartierarsi a Sardi questa notte.
La più gran parte, e tutta la cavalleria,
sono venuti con Cassio.
BRUTO
Ascoltate! È arrivato.
Entra Cassio con le sue truppe.
In marcia lentamente ad incontrarlo.
CASSIO
Alto là!
BRUTO
Alto là! Passate parola.
[PRIMO SOLDATO]
Alt!
[SECONDO SOLDATO]
Alt!
[TERZO SOLDATO] Alt!
CASSIO
Nobilissimo fratello, tu mi hai fatto torto.
BRUTO
Giudicatemi voi, dèi! Faccio io torto ai miei nemici?
Se non lo faccio, come potrei farlo ad un fratello?
CASSIO
Bruto, questo tuo distaccato contegno nasconde torti,
e quando tu li commetti…
BRUTO
Cassio, sta’ calmo.
Esponi le tue lagnanze piano. Ti conosco bene.
Non litighiamo qui, sotto gli occhi di tutti e due
gli eserciti, che dovrebbero vedere fra di noi
soltanto affetto. Ordiniamo loro di allontanarsi.
Poi, nella mia tenda, Cassio, sfoga le tue lagnanze,
ed io ti ascolterò.
CASSIO
Pindaro,
da’ ordine ai nostri comandanti di spostare
le loro truppe un po’ lontano di qui.
BRUTO
Lucilio, fa’ altrettanto; e non si lasci entrare nessuno
nella tenda finché il nostro colloquio non finisca.
Lucilio e Titinio, state di guardia alla porta.
Escono tutti tranne Bruto e Cassio.
CASSIO
Che tu mi abbia fatto torto è chiaro da questo;
hai condannato e censurato Lucio Pella
per aver preso illeciti compensi dai Sardiani;
e in tutto ciò le mie lettere, che intercedevano per lui,
poiché io conosco l’uomo, sono state ignorate con sprezzo.
BRUTO
Tu hai fatto torto a te stesso scrivendo in questo caso.
CASSIO
In un momento come questo non è opportuno
che qualsiasi piccola infrazione venga criticata.
BRUTO
Lascia che ti dica, Cassio, che tu stesso
sei molto biasimato per la tua mano troppo svelta
a vendere e mercanteggiare cariche in cambio d’oro
a favore di chi non se le merita.
CASSIO
Io, una mano troppo svelta!
Sai di esser tu, Bruto, a dire questo, ché altrimenti,
per gli dèi, sarebbe il tuo ultimo discorso.
BRUTO
Il nome di Cassio dà onore a questa corruzione,
e perciò il castigo non viene allo scoperto.
CASSIO
Il castigo?
BRUTO
Ricordati di marzo, ricordati delle Idi di marzo.
Non sanguinò il grande Giulio nel nome della giustizia?
Quale canaglia toccò il suo corpo e lo pugnalò
se non per giustizia? Ma come? dovrà uno di noi,
che colpì il primo uomo di questo intero mondo
perché appoggiava truffatori, dovremo noi, ora,
contaminare le nostre dita con vili compensi illeciti,
e vendere il grande spazio dei nostri alti onori
per quanti più sporchi spiccioli possiamo afferrare
in questo modo? Preferirei essere un cane, e abbaiare
alla luna, che un tale romano.
CASSIO
Bruto, non avventarti su di me,
non lo sopporterò. Non sai quel che fai
a mettermi così in un angolo. Sono un soldato, io,
più vecchio d’esperienza, più capace di te
nell’arrangiare le cose.
BRUTO
Piantala! tu non lo sei, Cassio.
CASSIO
Lo sono.
BRUTO
Io dico che tu non lo sei.
CASSIO
Non provocarmi più o perderò la testa.
Bada al tuo bene. Non sfidarmi oltre.
BRUTO
Va’ via, uomo da poco!
CASSIO
È possibile?
BRUTO
Ascoltami, perché ti voglio parlare.
Devo dar spazio e strada alla tua sfrenata collera?
Dovrò spaventarmi se un pazzo mi guarda con occhi sbarrati?
CASSIO
O dèi, dèi! Devo sopportare tutto questo?
BRUTO
Tutto questo? anzi, di più! Agitati finché non si spezzi
il tuo cuore superbo. Va’ a mostrare ai tuoi schiavi
quanto sei collerico, e fa’ tremare i tuoi servi.
Io dovrei sussultare? Compiacerti? Alzarmi e piegarmi
a seconda del tuo umore irascibile? Per gli dèi,
tu ingoierai il veleno della tua bile,
anche se dovesse spaccarti; perché da oggi in avanti
ti userò come mio divertimento, sì, per le mie risate,
quando ti viene la stizza.
CASSIO
Siamo arrivati a questo?
BRUTO
Tu dici di essere un miglior soldato.
Dimostralo; prova le tue vanterie,
e mi farà molto piacere. Per parte mia,
sarò lieto di imparare dagli uomini nobili.
CASSIO
Tu mi fai torto in ogni senso, tu mi fai torto, Bruto.
Ho detto un soldato più vecchio, non uno migliore.
Ho detto”migliore”?
BRUTO
Se l’hai detto, non m’importa.
CASSIO
Cesare vivo non avrebbe osato esasperarmi così.
BRUTO
Buono, buono, tu non avresti osato provocarlo così.
CASSIO
Non avrei osato?
BRUTO
No.
CASSIO
Come, non avrei osato provocarlo?
BRUTO
Non avresti, sulla tua vita.
CASSIO
Non chiedere troppo al mio affetto.
Potrei fare una cosa di cui mi pentirei.
BRUTO
Tu hai fatto una cosa di cui dovresti pentirti.
Non mi atterrisci, Cassio, con le tue minacce;
perché io sono talmente armato di onestà
che mi passano accanto come il vento vano,
al quale non presto attenzione. Ti ho mandato a chiedere
certe somme in oro, che tu mi hai negato;
poiché io non posso raccogliere denaro con mezzi vili.
Per il cielo, preferirei coniarlo dal mio cuore,
e versare sangue in cambio di dracme, piuttosto
che estorcere in maniera tortuosa dalle mani incallite
dei contadini i loro vili spiccioli. Ti ho mandato
a chiedere oro per pagare le mie legioni,
e tu me l’hai negato. È stato un gesto da Cassio?
Io avrei risposto a Cassio in questo modo?
Quando Marco Bruto diventerà così avido
da metter sotto chiave tali miserabili monete
negandole agli amici, preparate, o dèi, tutti i vostri
fulmini per schiantarlo in pezzi!
CASSIO
Io non te l’ho negato.
BRUTO
L’hai fatto.
CASSIO
No. È stato un idiota chi ti ha riportato
la mia risposta. Bruto mi ha spezzato il cuore.
L’amico deve sopportare le debolezze dell’amico,
ma Bruto fa le mie più grandi di quanto siano.
BRUTO
Non è così, finché tu non le rivolgi contro di me.
CASSIO
Tu non mi vuoi bene.
BRUTO
Non mi piacciono i tuoi difetti.
CASSIO
Un occhio amico non vedrebbe mai questi difetti.
BRUTO
Un occhio adulatore non li vedrebbe, anche se
si mostrassero immensi come l’alto Olimpo.
CASSIO
Vieni, Antonio, e tu, giovane Ottaviano, vieni,
vendicatevi su Cassio soltanto, perché Cassio
è stanco del mondo; odiato da uno che ama;
sfidato da suo fratello; rimproverato come uno schiavo;
tutti i suoi difetti scrutinati, annotati
su un taccuino, studiati e imparati a memoria,
per essermi sbattuti in faccia. Oh, potrei piangere
da questi occhi l’intero mio spirito! Ecco il mio pugnale,
ed ecco il mio petto nudo; dentro, c’è un cuore
più prezioso delle miniere di Plutone, più ricco
dell’oro. Se sei un romano, strappalo fuori.
Io, che ti ho negato l’oro, ti darò il mio cuore.
Colpisci come hai fatto con Cesare; perché io so
che quando tu più l’hai odiato, l’hai amato di più
di quanto mai hai amato Cassio.
BRUTO
Rinfodera il tuo pugnale.
Monta in collera quando vuoi, e potrai sfogarti.
Fa’ quel che vuoi, l’offesa sarà ritenuta un capriccio.
O Cassio, sei aggiogato insieme ad un agnello
che porta la collera come la pietra focaia il fuoco;
sfregata con forza, fa scoccare una rapida scintilla,
e subito è fredda di nuovo.
CASSIO
Ha vissuto Cassio
solo per essere il divertimento e la risata del suo Bruto,
quando lo tormentano il dolore e il cattivo umore?
BRUTO
Quando ho detto quello, ero anch’io di cattivo umore.
CASSIO
Confessi tanto? Dammi la mano.
BRUTO
E il mio cuore anche.
CASSIO
O Bruto!
BRUTO
Che c’è?
CASSIO
Non hai abbastanza affetto da sopportarmi
quando quel temperamento irascibile che mi diede mia madre
mi fa perdere la testa?
BRUTO
Sì, Cassio, e d’ora in poi,
quando ti riscalderai troppo col tuo Bruto, lui penserà
che è tua madre a litigare, e ti lascerà fare.
Entra un Poeta [che si divincola da Lucilio e Titinio; segue Lucio].
POETA
Lasciatemi entrare a vedere i generali!
C’è della ruggine tra di loro; non è bene
che stiano da soli.
LUCILIO
Non entrerai da loro.
POETA
Solo la morte potrà impedirmelo.
CASSIO
Allora? Che c’è?
POETA
Vergogna, generali! Che cosa volete fare?
Amatevi e siate amici, come a due par vostri è confacente,
perché io ho visto più anni di voi, questo è evidente.
CASSIO
Ah! Ah! Come rima malamente questo cinico!
BRUTO
Via di qui, villano! Via, insolente!
CASSIO
Abbi pazienza, Bruto, è il suo modo di fare.
BRUTO
Capirò i suoi capricci quando lui capirà quand’è il momento.
Che ci fanno con le guerre questi buffoni cantilenanti?
Cialtrone, va’ via!
CASSIO
Via, via, vattene! Esce il Poeta.
BRUTO
Lucilio e Titinio, ordinate ai comandanti di preparare
gli alloggiamenti delle loro compagnie per stanotte.
CASSIO
E poi venite qui, e portate con voi Messala
immediatamente. Escono Lucilio e Titinio.
BRUTO
Lucio! Una coppa di vino. Esce Lucio.
CASSIO
Non pensavo che avresti potuto arrabbiarti così.
BRUTO
Oh, Cassio, sono oppresso da molte pene.
CASSIO
Non metti a frutto la tua filosofia,
se lasci spazio a mali contingenti.
BRUTO
Nessuno sopporta il dolore meglio di me. Porzia è morta.
CASSIO
Ah! Porzia?
BRUTO
È morta.
CASSIO
Come hai fatto a non uccidermi, quando ti ho contrariato
in quel modo? Oh, perdita insopportabile e terribile!
Di quale malattia?
BRUTO
Insofferente per la mia assenza,
e addolorata perché il giovane Ottaviano e Antonio
si sono tanto rafforzati – perché queste notizie
sono giunte insieme a quella della sua morte –
è rimasta sconvolta, e, in assenza dei servi,
ha ingoiato fuoco.
CASSIO
Ed è morta così?
BRUTO
Proprio così.
CASSIO
Oh, voi dèi immortali!
Entra il ragazzo [Lucio] col vino e le candele.
BRUTO
Non parlare più di lei. Dammi una coppa di vino.
In questo seppellisco ogni rancore, Cassio.
Beve.
CASSIO
Il mio cuore ha sete di questo nobile brindisi.
Versa, Lucio, versa finché il vino trabocchi dalla coppa.
Non posso bere troppo dell’amore di Bruto.
Beve. Esce Lucio.
Entrano Titinio e Messala.
BRUTO
Entra, Titinio. Benvenuto, buon Messala.
Sediamoci ora tutti intorno a questo lume
e discutiamo su cosa dobbiamo fare.
CASSIO (a parte)
Porzia, te ne sei andata?
BRUTO (a parte a Cassio)
Basta, ti prego.
Messala, ho ricevuto questi dispacci
secondo cui il giovane Ottaviano e Marc’Antonio
stanno venendo contro di noi con un potente esercito,
piegando velocemente verso Filippi.
MESSALA
Ho anch’io dispacci dello stesso tenore.
BRUTO
Con quali aggiunte?
MESSALA
Che per proscrizione e decreti di bando
Ottaviano, Antonio e Lepido
hanno mandato a morte cento senatori.
BRUTO
Qui i nostri dispacci non coincidono.
I miei parlano di settanta senatori che sono morti
per proscrizione, Cicerone uno di questi.
CASSIO
Cicerone uno?
MESSALA
Cicerone è morto,
e per lo stesso ordine di proscrizione.
Hai ricevuto lettere da tua moglie, mio signore?
BRUTO
No, Messala.
MESSALA
E niente che la riguardi nelle tue lettere?
BRUTO
Niente, Messala.
MESSALA
Questo mi pare strano.
BRUTO
Perché lo chiedi? Hai letto qualcosa di lei nelle tue?
MESSALA
No, mio signore.
BRUTO
Su, da quel romano che sei, dimmi la verità.
MESSALA
Allora sopporta da romano la verità che ti dico,
perché è morta, certamente, e in maniera strana.
BRUTO
Ebbene, addio, Porzia. Noi dobbiamo morire, Messala.
Pensando che avrebbe dovuto morire una volta,
ho adesso la forza per sopportarlo.
MESSALA
Così i grandi dovrebbero sopportare grandi perdite.
CASSIO
In teoria io ho la tua stessa forza,
eppure la mia natura non potrebbe sopportarlo così.
BRUTO
Bene, all’opera che ci aspetta in vita. Che ne pensate
di marciare immediatamente su Filippi?
CASSIO
Non credo che vada bene.
BRUTO
La ragione?
CASSIO
Questa:
è meglio che il nemico venga a cercarci;
così consumerà mezzi, stancherà i suoi soldati,
danneggiando se stesso, mentre noi, rimanendo fermi,
ci riposiamo, prepariamo le difese e restiamo pronti.
BRUTO
Le buone ragioni devono per forza cedere alle migliori.
Le popolazioni tra Filippi e questo territorio
ci mostrano un consenso forzato,
visto che ci hanno lesinato il loro contributo.
Marciando per le loro terre, il nemico
rafforzerà con loro i suoi ranghi,
e arriverà rinnovato, aumentato e incoraggiato;
noi gli toglieremo un simile vantaggio
se lo affronteremo a Filippi, lasciandoci
questa gente alle spalle.
CASSIO
Ascoltami, buon fratello…
BRUTO
Col tuo permesso. Dovete inoltre notare
che abbiamo messo alla prova i nostri al massimo grado,
le nostre legioni sono stracolme, la nostra causa è matura.
Il nemico aumenta di giorno in giorno;
noi, al culmine, stiamo per declinare.
C’è una marea nelle faccende degli uomini,
che, presa quando è alta, porta alla fortuna;
mancata, tutto il viaggio della vita
viene confinato in secche e in sciagure.
Su tale piena onda galleggiamo adesso
e dobbiamo sfruttare la corrente favorevole
o perderemo quel che abbiamo investito.
CASSIO
Allora, come vuoi, avanti.
Noi ti seguiremo, e li incontreremo a Filippi.
BRUTO
La notte profonda è avanzata sui nostri discorsi,
e la natura deve obbedire al bisogno,
a cui daremo l’avaro compenso di un breve riposo.
Non c’è altro da dire?
CASSIO
Nient’altro. Buona notte.
Domattina presto ci alzeremo, e via di qui.
BRUTO
Lucio!
Entra Lucio.
La mia vestaglia. Esce Lucio.
Addio, buon Messala.
Buona notte, Titinio. Nobile, nobile Cassio,
buona notte e buon riposo.
CASSIO
Oh, mio caro fratello,
è stato un cattivo inizio della notte.
Mai più ci sia un simile dissidio tra le nostre anime!
Non consentirlo, Bruto.
Entra Lucio con la vestaglia.
BRUTO
Va tutto bene.
CASSIO
Buona notte, mio caro.
BRUTO
Buona notte, buon fratello.
TITINIO e MESSALA
Buona notte, Bruto.
BRUTO
Addio a tutti.
Escono Cassio, Titinio e Messala.
Dammi la vestaglia. Dov’è il tuo strumento?
LUCIO
Qui nella tenda.
BRUTO
Ah, hai la voce assonnata?
Povero ragazzo, non ti biasimo, hai vegliato troppo.
Chiama Claudio e qualcun altro dei miei uomini.
Li farò dormire su dei cuscini nella mia tenda.
LUCIO
Varrone e Claudio!
Entrano Varrone e Claudio.
VARRONE
Chiama il mio signore?
BRUTO
Vi prego, amici, sdraiatevi nella mia tenda e dormite.
Può darsi che debba svegliarvi fra poco
per incombenze da mio fratello Cassio.
VARRONE
Se vi fa piacere, restiamo in piedi ad aspettare.
BRUTO
Non lo voglio. Sdraiatevi, buoni amici.
Può darsi che debba decidere altrimenti.
Varrone e Claudio si sdraiano.
Guarda, Lucio, ecco il libro che cercavo tanto;
l’avevo messo nella tasca della vestaglia.
LUCIO
Ero sicuro che non l’avevate dato a me.
BRUTO
Abbi pazienza, buon ragazzo, sono molto distratto.
Puoi tenere aperti gli occhi per un poco
e suonare sul tuo strumento un’aria o due?
LUCIO
Sì, mio signore, se vi fa piacere.
BRUTO
Mi fa piacere, ragazzo mio.
Ti incomodo troppo, ma tu sei sempre pronto.
LUCIO
È il mio dovere, signore.
BRUTO
Non dovrei chiedere al tuo dovere più delle tue forze.
So che il sangue giovane ha bisogno di riposo.
LUCIO
Ho già dormito, mio signore.
BRUTO
Hai fatto bene, e dormirai di nuovo;
non ti tratterrò a lungo. Se vivrò,
sarò buono con te.
Musica e canto. Lucio si addormenta.
È un’aria sonnolenta. O sonno assassino!
Cali la tua mazza di piombo sul mio ragazzo
che ti suona la musica? Dolce fanciullo, buona notte.
Non ti farò il grande torto di svegliarti.
Se pieghi il capo, rompi il tuo strumento;
te lo toglierò; e buona notte, buon ragazzo.
Vediamo, vediamo – non è piegata la pagina
dove avevo smesso di leggere? È qui, mi pare.
Entra lo spettro di Cesare.
Come brucia male questa candela! Ah! Chi viene qui?
Credo che sia la debolezza dei miei occhi
a dar forma a questa apparizione mostruosa.
Mi viene addosso. Sei una cosa?
Sei un dio, un angelo, o un diavolo,
tu che mi raggeli il sangue e mi fai rizzare i capelli?
Dimmi che cosa sei.
SPETTRO
Il tuo cattivo spirito, Bruto.
BRUTO
Perché vieni?
SPETTRO
Per dirti che mi vedrai a Filippi.
BRUTO
Bene; allora ti vedrò di nuovo?
SPETTRO
Sì, a Filippi.
BRUTO
Ebbene, ti vedrò a Filippi allora. Esce lo spettro.
Ora che ho preso animo tu svanisci.
Cattivo spirito, vorrei parlarti ancora.
Ragazzo! Lucio! Varrone! Claudio! Uomini, svegliatevi!
Claudio!
LUCIO
Le corde, mio signore, sono stonate.
BRUTO
Crede di essere ancora al suo strumento.
Lucio, svegliati!
LUCIO
Mio signore?
BRUTO
Sognavi, Lucio, che gridavi così?
LUCIO
Mio signore, non so di aver gridato.
BRUTO
Sì che hai gridato. Hai visto nulla?
LUCIO
Nulla, mio signore.
BRUTO
Dormi ancora, Lucio. Tu, Claudio!
E tu, svegliati!
VARRONE
Mio signore?
CLAUDIO
Mio signore?
BRUTO
Perché avete gridato così nel sonno?
VARRONE e CLAUDIO
Abbiamo gridato, mio signore?
BRUTO
Sì. Avete visto nulla?
VARRONE
No, mio signore, io non ho visto nulla.
CLAUDIO
Neanch’io, mio signore.
BRUTO
Andate a portare i miei saluti a mio fratello Cassio.
Ditegli di far avanzare le sue truppe presto.
E noi li seguiremo.
VARRONE E CLAUDIO
Sarà fatto, mio signore. Escono.
Giulio Cesare
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