1598/1599 – Molto rumore per nulla

(“Much Ado About Nothing” 1598 – 1599)

Traduzione di Nemi D’Agostino

Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

Molto rumore per nulla

Introduzione

          Come la maggior parte delle commedie shakesperiane Much Ado About Nothig sviluppa due vicende parallele. La vicenda principale, quella di Hero e Claudio, passa in parte in secondo piano davanti a quella di Beatrice e Benedick che non è altro che un pretesto per una serie di dialoghi brillanti e arguti. Alla base della vicenda c’è l’uso della parola e dei bisticci verbali. L’intera commedia appare costruita su questo gioco, che si estende perfino al suo titolo: “Molto rumore per nulla” il quale suggerisce che si tratta di un puro e semplice divertimento, senza significati riposti e senza conseguenze. Molto rumore, molte parole per non dire, per non approdare a nulla. Tutte le complicazioni, il baccano, le confusioni e gli equivoci sono dovuti ad un eccesso di attenzione, al gusto della notazione sia verbale che visiva. E da qui si ritorna al titolo, esso è infatti da considerarsi un pun, in quanto esso contiene il primo dei molteplici bisticci verbali di questa commedia, che viene creato dalla parola ‘nothingh’ comparata a ‘noting’, la quale, in periodo Elisabettiano, aveva la stessa pronuncia della prima. Tutti i personaggi sono portati a vedere, sentire e soprattutto notare quello che normalmente non coglierebbero.

Come nella vicenda seria Claudio è ingannato da quel che vede mentre spia il convegno notturno della presunta Hero, così Beatrice e Benedick sono a turno ingannati da quel che odono mentre separatamente origliano i discorsi dei loro compagni o compagne. La scoperta fatta li porterà poi a farsi nuovamente indagatori per quel concerne i propri sentimenti e si scopriranno piacevolmente ben disposti verso la nuova situazione. Tra tutti questi inganni l’unico elemento superiore è la realtà che prima o poi viene colta. La parola, arriva velocemente ai nostri cuori perché è il mezzo migliore per comunicare emozioni, ma non solo. Essa, se associata ad altre può portare a discorsi o a ragionamenti. E sono proprio questi ultimi, con le loro conclusioni frutto della logica ad essere un punto essenziale di questa commedia. La ragione indica la semplice conoscenza tramite la parola ma questo concetto è assolutamente scisso dall’intelletto e dalla realtà. È quindi evidente il fatto che l’autore voglia mettere in evidenza quanto l’uomo sia influenzabile e che si fidi più degli altri che del proprio cuore. L’uomo è dunque debole ed è sufficiente un semplice rumore, un disturbo casuale per piegare la sua integrità, anche quella di uno scapolo convinto come Benedick. L’uso della parola è una delle più grandi arti concesse all’essere umano ma è assai complesso gestirla nel modo adeguato, capirla e capirne i molteplici significati. La parola, il suono e il rumore in fondo sono elementi affini. Chi non riesce a comunicare in modo consono con gli altri è come una persona che non capisce la musica perché è come se fosse privo di quella sensibilità necessaria nei rapporti umani. Le diversità dei linguaggi dei vari personaggi hanno creato molteplici equivoci ma l’importante alla fine è rendesi conto che non si tratta altro che nulla, vuoti e ingannevoli artifici. Questa commedia è dunque solo un divertimento, una vacanza dove tutti hanno tempo da perdere, fanno errori ma non approdano a nulla.

Prendiamo ora in considerazione i personaggi più importanti.

Hero è davvero dolce, amabile e discreta nel suo animo e nel suo temperamento ed è questa stessa tranquillità ciò che essa offre a chi diventerà suo sposo. Hero e Claudio sono da immaginarsi più giovani di Benedetto e Beatrice in quanto, contengono tutta la grazia e l’inesperienza dei giovani, che credono ancora che la vita sia una bella favola dove nulla di male può accadere. Benedetto e Beatrice, con la loro arguzia possiedono una grande saggezza di fondo propria dell’esperienza che si acquista col tempo. Sappiamo infatti che essi sono stati già innamorati in passato ma che tutto è finito per dei reciproci errori, questo li ha feriti e li ha portati ad assumere un atteggiamento difensivo nei confronti dei sentimenti d’amore. Forse anche loro possedevano la stessa ingenuità di Hero e Claudio, la lezione è stata capita e ora, anche se tramite un inganno sono pronti ad amarsi di nuovo e forse con maggiore ardore di prima. A questo punto sembra quasi che l’autore abbia voluto volontariamente creare questo disturbo nella quiete della vita dei due giovani per farli crescere interiormente. Ora, essi sanno di potersi fidare l’uno dell’altro e forse in futuro presteranno meno attenzione alle vane parole altrui.La lezione che ne riceviamo allora qual è? Bisogna essere pronti a qualsiasi inconveniente nella vita, ma questo non ci deve cogliere di sorpresa, bisogna affrontarlo a viso aperto, con coraggio, senza farci travolgere dagli eventi e dalle emozioni come fa Claudio, ma soprattutto si deve capire se si tratta di un vero problema o se è solo molto rumore per nulla. Abbiamo poi Don John che è semplicemente una canaglia, una persona che vive per far del male al suo prossimo e gode di ciò. Il suo rancore nei confronti del fratello e di chiunque lo circondi è così radicato da non fargli vedere null’altro che la vendetta. La sua presenza all’interno della commedia è comunque necessaria per far scattare l’elemento di disturbo nella vicenda. Dogberry e la sua ronda di notte sono poi importanti perché annullano i dubbi creati da Don John sull’onesta di Hero. Fin ad ora, avevamo incontrato in questa commedia solo dei rappresentanti della corte, con una mentalità e un linguaggio del tutto differente da quello di Dogberry, un popolano. Egli ha in se tutta l’arguzia popolare, ed in fondo l’autore non poteva conferire a nessun altro il compito di dare risoluzione alle macchinazioni di Don John, in quanto egli in questo caso, come in altre sue commedie, ci presenta la corte come un luogo di menzogne e falsità che egli cerca di guarire da questo suo male introducendovi un elemento estraneo. Seguono Benedetto e Beatrice, che con la loro mente brillante spiccano enormemente in questa vicenda anche se nati come personaggi di contorno alla vicenda principale. Benedetto in particolare riesce a stupirci perché non credendo alla colpevolezza di Hero si dimostra notevolmente superiore al Principe e a Claudio e dotato di una maggiore padronanza di se stesso. Egli è il primo ad offrirci la soluzione dell’inghippo, ma in queste cose ci vogliono prove e la conoscenza del proprio cuore non è sufficiente a dare risoluzione ad un tranello animato dalla potente voce della calunnia, che ha in se la facoltà di distruzione di un incendio. Beatrice, è molto simile a Benedetto, ugualmente fiera e desiderosa di vendetta per la cara cugina calunniata. Benedetto e Beatrice, però con il loro atteggiamento iniziale, così orgoglioso e spumeggiante non ci fanno capire realmente il loro carattere, è come se si nascondessero dietro ad una maschera per non far capire quali sono i loro veri sentimenti. Questo li spinge spesso a non capirsi o a non essere capiti, e li ferisce, come succede a Benedetto quando si sente definire da Beatrice: “il pagliaccio del Principe”. Il loro agire, apparentemente così sicuro non è altro che un altro aspetto del molto rumore, del fiume di parole che hanno avvolto tutta questa storia, gentili nella concordia, e malvagie per far andar via senza baci e che Benedetto vuole finalmente frenare baciando la propria dama. Egli infine ci ricorda la natura volubile dell’uomo e a quanto pare, l’unica cosa che possa misurare questo suo stato è l’ascoltare il proprio cuore e dar fiato a quel bellissimo suono che si chiama amore.

Riassunto

La commedia si apre con il principe Pedro D’Aragona che al ritorno dalla guerra si ferma a Messina da un suo vecchio amico Leonato.Uno dei favoriti del principe era il conte Claudio, che si innamora della figlia di Leonato, Ero. Leonato accetta di celebrare il matrimonio,ma don Juan (che è il fratello del principe), cerca in tutti i modi di non farli sposare. Un complotto, ordito dal principe Pedro cerca di farli innamorare. Don Juan, con la complicità dei suoi servi, riesce a disonorare Ero agli occhi di Claudio, che al momento delle nozze la ripudia pubblicamente, accusandola di lussuria. Tutto sembra perduto, ma il frate che doveva celebrare il matrimonio, aiuta Ero cominciando a far luce sulla verità e spiegandoli che Ero è una persona con un carattere angelico e puro. Durante la notte la pattuglia di guardia cattura i servi di Don Juan, e dopo averli interrogati svela il complotto. Nel frattempo però Benedetto, che ha confessato il suo amore a Beatrice (nipote di Leonato) sfida per amore suo il conte Claudio a duello. Claudio e il principe, dopo aver discusso con Benedetto, ricevono la notizia del complotto e Claudio non esita ad accettare la richiesta di Leonato di sposare una ragazza, che si rivela infine essere la figlia Ero. Beatrice e Benedetto, quando tutti erano pronti per le nozze, preparano l’ultimo duello di parole, che si conclude con il loro fidanzamento. Alla fine Don Juan fugge da Messina ma viene preso e imprigionato.

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