o “Quel che volete”
(“Twelfth night” or “What you will” 1599 – 1601)
Introduzione – Riassunto – I personaggi
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO QUARTO – SCENA PRIMA
La strada davanti alla casa di Olivia
Entrano Sebastian e il Buffone.
BUFFONE
Non pretenderete mica di farmi credere che non sono stato mandato a cercarvi!
SEBASTIAN
Vattene, sei solo un pazzerello. Togliti dai piedi.
BUFFONE
Credetemi se vi dico che come attore ve la cavate bene! No, non vi conosco e non è vero neppure che la mia padrona mi abbia ordinato di cercarvi perché vuole parlarvi, e neppure che vi chiamate Cesario o che questo naso sia il mio. Insomma, niente di quel che è, lo è davvero.
SEBASTIAN
Te ne prego, va’ a far sfoggio della tua follia da qualche altra parte. Tu non mi conosci.
BUFFONE
Sfoggiar la mia follia! Deve aver sentito pronunciare questa frase da un grand’uomo e adesso pretenderebbe d’applicarla a un buffone! Sfoggiar la mia follia! Mi sa proprio che il mondo, quel gran cialtrone, pretenda di darsi arie da damerino. Bando alle stranezze, ve ne prego, e ditemi cosa posso sfoggiare con la mia padrona. Volete ch’io sfoggi che andate a trovarla?
SEBASTIAN
Scemo che non sei altro, lasciami perdere. Eccoti del danaro. Se invece hai intenzione d’indugiare ancor un po’, ti pagherò con una moneta ben peggiore!
BUFFONE
Siete un tipo generoso, parola mia. Quei saggi che danno danaro ai cretini si guadagnano una buona reputazione, pari alla somma di una rendita quattordicennale.
Entrano Sir Toby, Sir Andrew e Fabian.
SIR ANDREW
Ah, vi ritrovo! Tenete! Questa è per voi!
[Colpisce Sebastian.]
SEBASTIAN
Ah, è così? E allora beccatevi questa, e anche questa e quest’altra. [Colpisce Sir Andrew.] Son tutti matti da queste parti?
SIR TOBY
Alto là, signore, altrimenti la vostra spada farà un volo fino all’altro lato della casa.
BUFFONE
Vado a spifferar tutto alla mia padrona. Non vorrei trovarmi nei vostri panni, neppure per due soldi. [Esce.]
SIR TOBY
Ehi, voi, dico, finitela!
SIR ANDREW
No, lasciatelo fare. Conosco un altro sistema per lavorarmi questo signore. Lo citerò per lesioni, sempre che la legge funzioni qui in Illiria. Sì, sono stato io a colpirlo per primo ma poco importa.
SEBASTIAN
Giù le mani!
SIR TOBY
Suvvia, signore, non ho la minima intenzione di lasciarvi andare. Via, mio giovane soldatino, rinfoderate la spada: a questo punto dovreste aver capito di che pasta siam fatti. Seguitemi.
SEBASTIAN
Intanto mi libererò di voi. Cosa pretendete adesso da me? Se avete intenzione di continuare a provocarmi, sguainate la spada! [Sfodera la spada.]
SIR TOBY
Come osate? Mi sa tanto che dovrò cavarvi un’oncia o due del vostro sangue riottoso. [Sguaina la spada.]
Entra Olivia.
OLIVIA
Fermati, Toby! Se ci tieni alla vita, ti ordino di fermarti!
SIR TOBY
Ma signora!
OLIVIA
Ma allora sei proprio incorreggibile! Resterai sempre un villano, più adatto a vivere sui monti e nelle caverne, tutti posti in cui nessuno insegna le buone maniere! Sparisci! Caro Cesario, non offendetevi! E tu, villano, vattene!
[Escono Sir Toby, Sir Andrew e Fabian.]
Te ne prego, dolcissimo amico, fa’ prevalere la ragione e non la passione di fronte a questo attentato, incivile e ingiusto, alla tua pace. Ti prego, seguimi in casa mia, dove ti racconterò i tanti scherzetti inutili architettati da quel birbante. Solo così potrai sorridere di quello ordito ai tuoi danni. Insisto perché tu venga, anzi te lo ordino. Non dirmi di no. Maledetto sia colui che ha fatto tremare il mio povero cuore per te.
SEBASTIAN
Che significa tutto ciò? In che direzione scorre la corrente? O sono pazzo oppure questo è un sogno. Che l’illusione continui a tenere i miei sensi immersi nel Lete. Se è un sogno, ch’io possa non destarmi mai!
OLIVIA
Te ne prego, seguimi! Oh, se solo tu fossi disposto a obbedirmi!
SEBASTIAN
Volentieri, signora!
OLIVIA
Oh, dillo, dillo, e così sia!
Escono.
ATTO QUARTO – SCENA SECONDA
La casa di Olivia
Entrano Maria e il Buffone.
MARIA
Suvvia, indossa questa tonaca e questa barba. Dobbiamo fargli credere che tu sia Topas, il curato. Sbrigati! Intanto andrò a chiamare Sir Toby. [Esce.]
BUFFONE
Bene, mi metterò la barba e mi travestirò con la tonaca. Magari fossi io il primo che si nasconde sotto una tonaca! Non sono abbastanza alto per il ruolo che sono chiamato a sostenere, né magro quanti basti per passare per un erudito. Tuttavia la fama di brav’uomo ospitale vale quanto quella dell’erudito capace dei pensieri più sublimi. Ma ecco i miei alleati.
Entrano Sir Toby e Maria.
SIR TOBY
Che gli dei ti aiutino, buon curato.
BUFFONE
Bonos dies, Sir Toby. Per dirla col vecchio eremita di Praga che non conosceva l’uso né della penna né dell’inchiostro, dando però prova di grande arguzia, alla nipote di Re Gordobuc: «Sia quello che sia». Così io, essendo il curato, sono il curato. Infatti, cos’è un «ciò» se non un «ciò» e una «e» se non una «e»?
SIR TOBY
Andate da lui, padre Topas.
BUFFONE
Ehi, voi, dico! Un po’ di silenzio in questa prigione!
SIR TOBY
Il briccone finge in modo perfetto. Come briccone è proprio in gamba.
Malvolio dall’interno.
MALVOLIO
Chi è là?
BUFFONE
Monsignor Topas, il curato, venuto a render visita a Malvolio, il lunatico.
MALVOLIO
Monsignor Topas, monsignor Topas, buon monsignor Topas correte dalla mia padrona.
BUFFONE
Fuori, demonio iperbolico! Come osi tormentare quest’uomo? Non sai parlar d’altro che di donne?
SIR TOBY
Ben detto, signor curato.
MALVOLIO
Monsignor Topas, non c’è mai stato un uomo che abbia subito i miei torti. Buon monsignor Topas, non crediate che io sia pazzo: sono stato costretto in queste terribili tenebre.
BUFFONE
Ah, imbroglione d’un Satana! Se ti parlo in termini moderati è solo perché sono un uomo dabbene che tratta gentilmente perfino il diavolo. Dici che quel locale è buio?
MALVOLIO
Come l’inferno, monsignor Topas.
BUFFONE
Ma come? Io vedo solo bovindi trasparenti come barricate e finestroni che guardano a mezzogiono luminosi come l’ebano. E avresti il coraggio di lamentarti che manca la luce?
MALVOLIO
Non sono pazzo, monsignor Topas. Lo ripeto: questo locale è buio.
BUFFONE
Pazzo tu sei, nell’errore. Non c’è altro buio che non sia il frutto dell’ignoranza, e in questo tu procedi a tentoni, come gli egiziani nella nebbia.
MALVOLIO
Riaffermo che questa casa è buia quanto l’ignoranza, anche se l’ignoranza fosse tenebrosa come l’inferno. E dico anche che non c’è stato al mondo un uomo trattato peggio di me. Quanto alla follia, non sono più folle di voi. Mettetemi alla prova ponendomi qualche domanda che presupponga una risposta sensata.
BUFFONE
Come la pensava Pitagora sulla cacciagione?
MALVOLIO
Che l’anima di mia nonna potrebbe trovarsi in un uccello.
BUFFONE
Ma tu che ne pensi?
MALVOLIO
Io ho un concetto troppo nobile dell’anima per condividere quest’opinione.
BUFFONE
E allora, tanti saluti. Resta al buio. Perché io creda alla tua guarigione, dovrai deciderti a condividere l’opinione di Pitagora e, in conseguenza, non farti scrupoli d’uccidere una beccaccia nel timore di sloggiar l’anima di tua nonna. Addio.
MALVOLIO
Monsignor Topas! Monsignor Topas!
SIR TOBY
Eccellentissimo monsignor Topas!
BUFFONE
Be’, so nuotare in tutte le acque, io.
MARIA
Avresti anche potuto evitare di nasconderti sotto la barba e la tonaca, non può mica vederti.
SIR TOBY
Adesso parlagli con la tua voce vera, poi dimmi in che stato l’hai trovato perché vorrei farla finita con questa burla. Se riuscissimo a liberarlo senza complicazioni, ne sarei lieto giacché godo di così scarso favore con mia nipote che non me la sento di spinger la beffa alle estreme conseguenze. Ti aspetto subito in camera mia[Esce, con Maria.]
BUFFONE [Canta]
Ehi tu, uccellino, uccellin d’amore
Parlami della tua morosa.
MALVOLIO
Buffone!
BUFFONE
La mia morosa è crudele, in verità.
MALVOLIO
Buffone!
BUFFONE
Ah, ma perché così farà?
MALVOLIO
Buffone, dico!
BUFFONE
Ama un altro… Ma chi mi chiama?
MALVOLIO
Buon buffone, se vuoi guadagnarti i miei favori, procurami una candela, carta, penna e inchiostro. Quant’è vero che sono un gentiluomo, te ne sarò grato per tutta la vita.
BUFFONE
Messer Malvolio!
MALVOLIO
Sì, buon buffone!
BUFFONE
Ahimè, signore, come mai avete perso il ben dell’intelletto?
MALVOLIO
Ah, buffone, non c’è mai stato nessuno più vergognosamente maltrattato di me. Sono perfettamente sano di mente, almeno quanto te.
BUFFONE
Soltanto? Ma allora siete folle per davvero se non siete più sano di mente di un buffone.
MALVOLIO
Mi hanno trattato da oggetto, mi tengono al buio, mi spediscono qui dei preti, degli asini, insomma fanno di tutto perch’io dia le traveggole.
BUFFONE
Attento a come parlate: il curato è qui. [Cambia voce.] Malvolio, Malvolio, che Iddio ti renda il senno. Cerca di prender sonno e smettila di parlare a vanvera.
MALVOLIO
Monsignor Topas!
BUFFONE [Nelle vesti di Monsignor Topas.]
«Attento a quel che dite, giovanotto». [Nelle vesti del Buffone.] «Chi, io, monsignore? Ma vi pare? Dio vi protegga, monsignor Topas». [Nelle vesti di Monsignor Topas.] «Ci siamo capiti, eh?» [Nelle vesti del Buffone.] «Certo, monsignore, certo».
MALVOLIO
Buffone, buffone, ascoltami.
BUFFONE
Ahimè, signore, portate pazienza. Avete visto? Mi sono preso una lavata di capo perché parlo con voi.
MALVOLIO
Buon buffone, procurami un lume e un po’ di carta. Credimi quando ti dico che ho il cervello a posto, quanto qualsiasi altro in Illiria!
BUFFONE
Volesse il cielo che fosse così, signore!
MALVOLIO
Te lo giuro sul mio onore, buffone! Buon buffone, portami un po’ di carta, dell’inchiostro e un lume e consegna subito quel che scriverò alla mia padrona. Per questo riceverai una ricompensa superiore a quella che tu abbia mai ricevuto per la consegna di una lettera.
BUFFONE
D’accordo, vi aiuterò. Prima però ditemi la verità: è proprio vero che non siete uscito di senno oppure vi fingete pazzo?
MALVOLIO
Credimi, non lo sono. Ti dico la verità.
BUFFONE
Quand’è così, non voglio più credere a un pazzo finché non gli avrò visto il cervello. Vado a prendervi un lume, un po’ di carta e dell’inchiostro.
MALVOLIO
Te ne ricompenserò lautamente. Adesso va’!
BUFFONE [Canta]
Signor, son già partito
E bell’ e ritornato
Più rapido del lampo
Torno per darvi scampo
E come il Vecchio Vizio
Che si toglie uno sfizio
Con un pugnale di latta,
Furioso e ossesso, grida al Maligno «Cacca!»
Come un ragazzo impazzito
Fatti le unghie e «Zitto!»
Addio Diavolaccio!Esce.
ATTO QUARTO – SCENA TERZA
Il giardino di Olivia
Entra Sebastian.
SEBASTIAN
Ecco l’aria, ecco il sole radioso. Questa la perla che mi ha dato, la vedo, la sento. Anche se quel che mi circonda sa di miracolo, non lo si può definire folle. Ma Antonio dov’è? Non mi è riuscito di trovarlo alla Taverna dell’Elefante, eppure c’è stato e mi hanno riferito che s’è messo a setacciare la città per cercarmi. Proprio adesso che i suoi consigli potrebbero tornarmi così preziosi! La ragione, il buon senso mi suggeriscono che questa situazione sarà sì misteriosa ma non è frutto di follia. Eppure quest’avventura, col suo diluvio di casi fortunati, è così incredibilmente eccezionale che son pronto a non credere più ai miei occhi e a oppormi alla ragione che vorrebbe persuadermi che sono pazzo o che lo sia questa dama. Ma, se lo fosse, non potrebbe gestire la casa, comandare la servitù, trattar gli affari con la calma, con la saggezza, con la fermezza che ho notato in lei. C’è qualcosa che mi sfugge in questa vicenda. Ma ecco la signora.
Entra Olivia accompagnata da un prete.
OLIVIA
Non giudicar male la mia fretta. Se le tue intenzioni sono oneste, segui me e questo sant’uomo nella cappella vicina. Lì giunti, dinanzi a lui, sotto quelle volte consacrate, dammi il pegno della tua fede. Solo allora la mia anima gelosa, nutrita di sospetti, avrà pace. Il prete non ne farà parola con nessuno, almeno finché tu non ti deciderai di rivelare l’accaduto. Allora il rito verrà celebrato con una cerimonia degna del mio rango. Cosa rispondi?
SEBASTIAN
Seguirò questo sant’uomo e verrò con te. Una volta giurata fedeltà, ti sarò fedele per sempre.
OLIVIA
Quand’è così, precedeteci buon padre. E che il cielo risplenda, santificando così questa mia azione. Escono.
La dodicesima notte
(“Twelfth night” – 1599 – 1601)
Introduzione – Riassunto – I personaggi
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