o “Quel che volete”
(“Twelfth night” or “What you will” 1599 – 1601)
Introduzione – Riassunto – I personaggi
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO SECONDO – SCENA PRIMA
Una strada
Entrano Antonio e Sebastian.
ANTONIO
Non vuoi trattenerti ancora un po’? E non vuoi neppure che ti accompagni?
SEBASTIAN
Perdonami, ma devo dirti di no. Le stelle mi sono contrarie. La sfortuna che m’accompagna potrebbe aver effetti deleteri sulla tua. Quindi ti supplico di farmi affrontar da solo la mia cattiva sorte. Ti farei un cattivo servizio, dopo tutto l’affetto che mi hai dimostrato, se qualcuna delle mie disgrazie ricadesse su di te.
ANTONIO
Dimmi almeno dove sei diretto.
SEBASTIAN
Niente da fare, amico. Il mio è solo un vagabondaggio. Eppure leggo in te un animo così discreto da indurmi a credere che tu non voglia estorcermi segreti che preferisco tener per me. Perciò mi sento in obbligo di cortesia di aprirti il mio cuore. Devi sapere, Antonio, che mi chiamo Sebastian e non Rodrigo. Mio padre era quel Sebastian di Messalina di cui hai certamente sentito parlare. Costui lasciò due figli: me e mia sorella, nati nella stessa ora: ah, se solo il cielo avesse voluto che fossimo morti insieme! Si deve proprio a te, amico, se le cose sono cambiate perché, un’ora prima che tu mi salvassi dai marosi, mia sorella è annegata.
ANTONIO
Giorno funesto!
SEBASTIAN
Una ragazza che, pur se mi somigliava come una goccia d’acqua, pure, a giudizio di molti, era bellissima. Non vorrei che l’affetto mi fuorviasse, tuttavia m’azzardo a sostenere che lei aveva un’anima così bella che anche l’invidia era costretta a riconoscergliela. Lei è annegata nelle acque amare, quanto a me penso che dovrò annegare il suo ricordo in acque ancor più amare.
ANTONIO
Perdonami se non ho saputo offrirti che un’ospitalità fin troppo modesta.
SEBASTIAN
Oh, buon Antonio, sei tu a dovermi perdonare per tutti i disagi che ti ho procurato.
ANTONIO
Se non m’accetti al tuo servizio, il dolore di perderti mi porterà alla tomba.
SEBASTIAN
Se non vuoi disfare ciò che hai fatto, cioè uccidere colui che hai salvato, non insistere oltre. È arrivato il momento dell’addio. Il mio cuore trabocca gratitudine ma somiglio tanto a mia madre che i miei occhi tradiscono ogni mio turbamento. Sono diretto alla corte del duca Orsino. Addio! Esce.
ANTONIO
Gli dei ti siano propizi! Ho molti nemici alla corte di Orsino, altrimenti ti avrei raggiunto al più presto. Ma accada quel che vuole, ti adoro al punto che ogni pericolo mi sembrerà uno scherzo. Ti seguirò comunque. Esce
ATTO SECONDO – SCENA SECONDA
Una strada
Entrano Viola e Malvolio da due diversi ingressi.
MALVOLIO
Non eravate forse voi in compagnia della contessa Olivia fino a pochi istanti fa?
VIOLA
Giusto fino a qualche secondo fa, signore, e, passo passo, sono arrivato fin qui.
MALVOLIO
La contessa vi restituisce quest’anello, signore. Avreste potuto risparmiarmi la fatica se solo lo aveste preso con voi. Mi ha detto anche di dare al vostro signore la più disperata delle certezze che non vuol saperne di lui. Ancora una cosa, non dovrete più immischiarvi negli affari del vostro padrone a meno che non torniate qui per riferire alla contessa le sue reazioni. Suvvia, prendete questo.
VIOLA
Lei ha accettato l’anello, adesso non lo voglio più.
MALVOLIO
Suvvia, signore, siete stato voi a gettarglielo con modi assai bruschi e lei mi ha ordinato di restituirvelo allo stesso modo. Se val la pena chinarsi per raccattarlo, eccolo lì, sotto i vostri occhi, altrimenti finirà per essere di chi lo trova. Esce.
VIOLA
Non le ho lasciato alcun anello. Che cerca questa signora? Dio non voglia che si sia incapricciata di me. Già, mi ha squadrato da capo a piedi, mentre i suoi sguardi andavano da una parte e la sua lingua dall’altra, tanto da mettersi a parlare a scatti, sconnessamente. Sì, sono certa che si sia innamorata di me. È un’astuzia legata alla sua passione se mi ha invitata a casa sua per mezzo di quel messaggero screanzato. Non sa che farsene dell’anello del mio signore? Ma se non gliene ha mandato nessuno! Il suo uomo sono io. Se è così, com’è certo, povera signora, farebbe meglio a innamorarsi d’un sogno. Ah, travestimento, lo vedo bene, sei un maleficio che serve magnificamente la causa del demonio! Con quanta facilità quegli uomini, a un tempo belli e falsi, modellano a piacere il tenero cuore femminile! Ahimè, la colpa è tutta della nostra fragilità e di nessun altro, perché noi donne siamo come ci hanno fatto. Chissà come andrà a finire? Il mio signore è innamorato pazzo di lei, mentre io, povero mostriciattolo, vado pazza per lui; invece lei, ingannandosi, sembra essersi invaghita di me. Come si metteranno le cose? Finché mi presenterò sotto le spoglie di un uomo non potrò mai sperare nell’amore del mio signore. Come donna, ahimè, quanti inutili sospiri provocherò nella povera Olivia! Oh, tempo, tocca a te sciogliere questo groviglio, non a me. È un nodo troppo complesso perché io ne venga a capo. [Esce.]
ATTO SECONDO – SCENA TERZA
La casa di Olivia
Entrano Sir Toby e Sir Andrew.
SIR TOBY
Attraccate, Sir Andrew. Chi non è a letto dopo la mezzanotte è come se si fosse alzato presto. E diluculo surgere, come dovreste sapere anche voi…
SIR ANDREW
No, ve lo giuro, non lo so. In compenso però so che chi sta in piedi fino a tardi, sta in piedi fino a tardi.
SIR TOBY
Una conclusione falsa che, in quanto tale, detesto come un boccale vuoto. Chi è ancora in piedi dopo la mezzonotte e, solo allora, si decide ad andare a letto, si corica presto. Ne consegue che, chi va a letto dopo la mezzanotte, va a letto presto. La nostra vita non si fonda forse su quattro elementi?
SIR ANDREW
Questo è poco ma sicuro, a quanto sembra. Io però sono propenso a credere che si fondi sul mangiare e sul bere.
SIR TOBY
Parlate da persona istruita, perciò diamoci alla pazza gioia. Ehi, Maria, portaci un boccale di vino.
Entra il Buffone.
SIR ANDREW
Ecco che spunta il buffone, corpo di Bacco!
BUFFONE
Come ve la passate, cuoricini miei? Avete mai visto quell’insegna d’osteria con la scritta «Noi tre»?
SIR TOBY
Benvenuto, asino. Perché non cantiamo una canzone?
SIR ANDREW
Credetemi, il buffone ha una gran bella voce. Sarei pronto a sacrificare quaranta scellini pur di avere un paio di gambe belle come le sue e una voce altrettanto dolce. A onor del vero, eri in gran forma ieri sera quando hai raccontato la storia di Pigrogromitus e di come i Vapii passino l’equatore a Queubus. Proprio una gran bella storia, te lo giuro. Hai avuto i sei soldi che ti ho mandato tramite la tua morosa?
BUFFONE
Mi sono intascato la tua gratificazione. E dal momento che il naso di Malvolio non è un manico di scopa, la mia signora ha le mani bianche e «Ai Mirmidoni» non è una taverna.
SIR ANDREW
Bene! Bravo! Come buffoneria siamo al massimo, tutto sommato. E adesso canta!
SIR TOBY
Suvvia, ecco sei soldi. Sentiamo la canzone!
SIR ANDREW
E io ne aggiungo altri sei. Signori si nasce…
BUFFONE
Preferite una canzone d’amore o una strofetta da ubriachi?
SIR TOBY
Una canzone d’amore, una canzone d’amore.
SIR ANDREW
Sì, sì. Chi se ne frega delle strofette da ubriachi?
BUFFONE [Canta]
Dove vaghi, oh bella mia?
Fermati e ascolta,
Il tuo uomo è una badia
Sa cantar con voce colta.
Non fuggire, oh mio tesoro,
Agli amanti s’addice il ristoro
Lo sa bene ogni saggio
Come termina ogni viaggio.
SIR ANDREW
Ottima, dico sul serio.
SIR TOBY
Bene, bene.
BUFFONE [Canta]
Non ha domani l’amore
Subito vuol vincere il cuore
I rinvii vengono a noia
Impedendo di fatto ogni gioia
Dammi un bacio, oh bella mia
Presto la gioventù esaurisce ogni energia.
SIR ANDREW
Una voce mielata, sul mio onore di gentiluomo.
SIR TOBY
Un’aria contagiosa.
SIR ANDREW
Molto dolce e contagiosa, in fede mia.
SIR TOBY
A lume di naso direi di sì, è un dolce contagio. Ma siamo veramente intenzionati a far ballare il cielo insieme a noi? Vogliamo per caso svegliare una civetta con un concertato così bello da strappar tre anime allo stesso tessitore? Allora si fa?
SIR ANDREW
Se mi volete bene, facciamolo: sono un asso nei concertati.
BUFFONE
Per la Madonna, signore, conosco dei cani che duettano a meraviglia.
SIR ANDREW
E adesso cantiamo «Tu, furfante!».
BUFFONE
«Frena la lingua, furfante», cavaliere? Sarò forse costretto a darvi del furfante, cavaliere?
SIR ANDREW
Non sarebbe la prima volta che costringo qualcuno a darmi del furfante. Attacca, buffone: la canzone comincia «Frena la lingua».
BUFFONE
Ma come faccio ad attaccare se devo tener a freno la lingua?
SIR ANDREW
Hai ragione, non c’è che dire. Suvvia, attacca. Cantano.
Entra Maria.
MARIA
Cos’è questo baccano? Se non risponde al vero che la mia signora ha mandato a chiamare Malvolio, il maggiordomo, per ordinargli di cacciarvi fuori di qui, sbugiardatemi pure.
SIR TOBY
La signora è del Catai, noi siamo dei furbastri, Malvolio non è che un Peg-a-Ramsey e [canta] «Noi siamo tre burloni». Io e lei non siamo forse parenti? Non abbiamo lo stesso sangue? Marameo, madama! [Canta] C’era un tale in Babilonia, Signora mia, Signora mia.
BUFFONE
Accipicchia, il nostro cavaliere è in forma smagliante.
SIR ANDREW
Già, se la cava bene, quand’è in forma, e lo stesso vale anche per me. Lui ci mette più grazia, io più naturalezza.
SIR TOBY [Canta]
Oh, quel dodici di dicembre…
MARIA
Per amor di Dio, zitti!
Entra Malvolio.
MALVOLIO
Siete forse ammattiti, signori miei? Non avete un’ombra di giudizio, di educazione, di decenza, da mettervi a vociare come calderai a quest’ora di notte? Avete intenzione di ridurre la casa della mia signora a locanda urlando a squarciagola le vostre canzoni da ciabattini, senza temperar la voce e senza remore? Senza alcun rispetto per il luogo, per l’ora e per il prossimo?
SIR TOBY
Guarda, amico, che siamo andati a tempo, senza mai stonare. Vai sulla forca!
MALVOLIO
Sir Toby, voglio essere chiaro con voi. La mia signora mi ha ordinato di dirvi che, pur ospitandovi in qualità di parente, non per questo ha sposato le vostre gozzoviglie. Se riuscirete a smetterla coi bagordi, sarete il benvenuto in casa sua. In caso contrario, se vorrete accomiatarvi da lei, è disposta a dirvi addio.
SIR TOBY [Canta]
Addio mia bella, separarci conviene.
MARIA
Suvvia, Sir Toby, fate il bravo.
BUFFONE [Canta]
Dagli occhi si direbbe che il momento fatale s’avvicina.
MALVOLIO
Dici sul serio?
SIR TOBY [Canta]
Ma io non morrò mai.
BUFFONE [Canta]
Sir Toby, mai dire mai.
MALVOLIO
La cosa vi fa onore.
SIR TOBY [Canta]
E se gli ordinassi d’andarsene?
BUFFONE [Canta]
E se poi dovesse dolersene?
SIR TOBY [Canta]
Se gli ordinassi d’andarsene, senza averne dei guai?
BUFFONE [Canta]
No, no, non oserete mai.
SIR TOBY
E così non andremmo a tempo, eh, amico? Menti! Del resto sei solo un maggiordomo. Non ti sarai mica messo in testa che, solo perché sei virtuoso, al mondo non debbano più esistere né birra né mirra?
BUFFONE
Sì, per Sant’Anna, e magari neanche lo zenzero per infiammarci il palato? [Esce.]
SIR TOBY
Bravo! Ben detto! Quanto a te, faresti meglio ad andarti a lustrare il cordone da maggiordomo con mollica di pane. Un boccale di vino, Maria!
MALVOLIO
Signora Maria, se tenete al favore della mia signora, dovreste evitare di favorire questa chiassata. Glielo riferirò, ci potete giurare. Esce.
MARIA
Andate a scrollar le orecchie da qualche altra parte.
SIR ANDREW
Sfidarlo a duello per poi fargli un bidone e ridere alle sue spalle, sarebbe come dar da bere a un affamato.
SIR TOBY
Sì, giusto così, amico. Ci penserò io a scrivere il cartello di sfida, oppure a insultarlo verbalmente a vostro nome.
MARIA
Caro Sir Toby, portate pazienza per stanotte. Da quando si è presentato il messo del duca, la mia padrona è molto inquieta. Quanto a Messer Malvolio, lasciate che ci pensi io. Se non riuscirò a metterlo alla berlina, facendone un caso esemplare, vi autorizzo a pensare che sono tanto rincitrullita da non saper neppure come ci si stende su un letto. Lasciate fare a me.
SIR TOBY
Dicci come, diccelo! Parlaci di lui!
MARIA
Per la Madonna, signore, a volte lo si direbbe un puritano.
SIR ANDREW
Se fosse vero, lo bastonerei come un cane.
SIR TOBY
Solo perché è un puritano? Fuori i motivi reconditi, cavaliere.
SIR ANDREW
Non ho proprio nessun motivo recondito, solo le mie buone ragioni.
MARIA
Ma sì, puritano o diavolo che sia, è un leccapiedi, un asino pieno di sussiego che manda a mente il comportamento da tenere, senza testo, e lo ripete sbracciandosi a più non posso. È così presuntuoso, così convinto – a parer suo – d’essere un pozzo di virtù da mettersi in testa che tutti quelli che lo incontrano debbano innamorarsi di lui. È proprio su questo suo vizio che s’abbatterà la mia vendetta.
SIR TOBY
Cosa hai in mente?
MARIA
Gli farò trovar sulla sua strada un’oscura lettera d’amore in cui, dal color della barba, dalla forma delle gambe, dal modo di camminare, dall’espressione dello sguardo, dalla sua fronte e, in generale, dalla sua fisionomia, non avrà problemi a riconoscersi. Non ho difficoltà a imitare la calligrafia della mia signora, vostra nipote. In una lettera, scritta non so più in quali circostanze, riesce difficile distinguere la mia dalla sua calligrafia.
SIR TOBY
Ottimo, sento odor di bruciato.
SIR ANDREW
Vien su per il naso anche a me.
SIR TOBY
La lettera che gli farai trovar per strada, lo indurrà a credere che a scriverla sia stata mia nipote, che magari s’è presa una sbandata per lui.
MARIA
Ero intenzionata a puntare proprio su questo cavallo.
SIR ANDREW
E il tuo cavallo farebbe di lui un asino.
MARIA
Un asino? Ma certo.
SIR ANDREW
Ah, che beffa stupenda!
MARIA
Un sollazzo da re, ve lo garantisco. Sono convinta che la mia pozione farà effetto. Vi farò appostare, mentre il buffone fungerà da terzo, nel posto in cui troverà la lettera. Vedrete come ci arzigogolerà su. Basta così, almeno per stanotte. Andatevene a letto a sognar l’avventura. Addio. Esce.
SIR TOBY
Buona notte, Pentesilea.
SIR ANDREW
Parola mia, è una ragazza in gamba.
SIR TOBY
Un segugio di razza. E mi adora, giusto?
SIR ANDREW
Anch’io, una volta, fui adorato.
SIR TOBY
Via, a letto, cavaliere. Dovreste chiedere dell’altro denaro.
SIR ANDREW
Se non riuscirò a impalmare vostra nipote, per me saranno guai.
SIR TOBY
Rifornitevi di soldi, amico. Alla fine, se non avrete partita vinta, datemi pure del damerino.
SIR ANDREW
Sicuro! Se però non lo faccio, mai fidarsi di me, prendetela come vi pare.
SIR TOBY
Via, via, m’è venuta voglia di un vin brulé. È troppo tardi per andare a letto proprio adesso. Andiamo, amico, andiamo. Escono.
ATTO SECONDO – SCENA QUARTA
Il palazzo del Duca
Entrano il Duca, Viola, Curio e altri.
DUCA
Datemi un po’ di musica. Ah, buon giorno, amici. Tocca a te, buon Cesario, cantarmi quella canzone, sì proprio quel vecchio motivetto che abbiamo ascoltato giusto ieri sera. Ho avuto la sensazione che abbia alleviato le mie pene più di quelle ariette insulse, dalle rime elaborate, così di moda in quest’epoca frettolosa. Suvvia, m’accontento di un verso.
CURIO
Con licenza di vossignoria, colui che dovrebbe cantarla non è qui.
DUCA
E chi sarebbe?
CURIO
Feste, il buffone, monsignore, il matto che faceva tanto divertire il padre di Donna Olivia. Dev’essere da queste parti.
DUCA
Cercatelo e, nel frattempo, suonate il motivo.
[Curio esce.] Musica.
Avvicinati, ragazzo. Se mai ti capitasse d’innamorarti, ricordati di me nelle dolci agonie d’amore. Perché anch’io sono come tutti gli innamorati fedeli, instabili e capricciosi in ogni impulso che non sia l’anelito per la persona amata. Ti piace questo motivo?
VIOLA
Risveglia un’eco profonda dove trionfa amore.
DUCA
Parli da maestro. Scommetterei la vita che, pur se sei ancora molto giovane, hai già posato gli occhi su un volto che ti attira. Non è così, ragazzo?
VIOLA
In qualche misura, sì, col vostro permesso.
DUCA
Che tipo di donna è?
VIOLA
Vi somiglia un po’.
DUCA
Allora non è degna di te. Quanti anni ha?
VIOLA
Più o meno i vostri, signore.
DUCA
Troppi, in nome del cielo! Che la donna scelga sempre un uomo più in là negli anni! Che sia lei ad adattarsi per conservare intatto il suo fascino sul marito. Perché, ragazzo, malgrado tutte le nostre vanterie, le fantasie degli uomini sono più instabili, fluide, incostanti e vaghe, prima consumate e spente, rispetto a quelle muliebri.
VIOLA
Lo credo anch’io, monsignore.
DUCA
Quand’è così, innamorati di una donna più giovane di te, altrimenti il tuo affetto scemerà in fretta. Le donne sono simili alle rose che, non appena sbocciate, cominciano subito a sfiorire.
VIOLA
Proprio così, purtroppo. Morire non appena giungono a fioritura!
Entrano Curio e il Buffone.
DUCA
Avvicinati, amico, e cantaci la canzone della notte scorsa. E tu, Cesario, ascoltala bene: è un vecchio motivetto, molto semplice. Lo cantano filatrici e cucitrici, sotto il sole, e le ragazze spensierate che tessono il filo con la spola. È semplice nella sua verità e scherza sull’innocenza dell’amore, come accadeva al bel tempo che fu.
BUFFONE
Siete pronto, signore?
DUCA
Sì, canta pure. Musica.
BUFFONE [Canta]
Vieni, deh vieni, o morte,
E sia la bara il miele
Che spegne l’alito di una triste sorte.
Morto son io per mano di una donna di fiele.
Sul bianco sudario fronde di tasso
Spargete.
Mai ci fu amante sceso dabbasso
Più di me fedele.
Neppure un fiore, neanche un fiore profumato
Spargete sulla mia nera fossa.
Neppure un amico, neanche un amico sfortunato
Venga a salutar le mie povere ossa.
Risparmiate mille e mille sospiri
Deponetemi in un luogo sì nascosto
Che nessun amante infelice ne ritrovi il posto
E lì versare lacrime e deliri.
DUCA
Prendi, per il disturbo. [Dando alcune monete al Buffone.]
BUFFONE
Nessun disturbo, monsignore, dato che mi piace cantare.
DUCA
Quand’è così, pagherò il tuo piacere.
BUFFONE
D’accordo, anche perché il piacere si paga sempre, una volta o l’altra.
DUCA
E adesso, ti prego di scusarmi.
BUFFONE
Che il dio della malinconia vi protegga e che il sarto vi tagli un corsetto di seta cangiante perché il vostro cuore è un autentico opale. Uomini costanti, come voi, dovrebbero andar per mare, così da interessarsi a mille cose diverse e da puntare un po’ in tutte le direzioni. È questo il sistema più sicuro per fare un bel viaggio a vuoto. Addio! Esce.
DUCA
Che tutti gli altri ci lascino soli. [Escono Curio e gli altri.]
Cesario, torna ancora una volta da quella regina crudele. Dille che il mio amore, il più nobile che esista, non sa che farsene di terre sordide; che le ricchezze di cui la colmò la fortuna sono, diglielo!, ai miei occhi, insignificanti, proprio come la fortuna; e che il mio amore è attratto solo dal miracolo della sua bellezza, la più preziosa delle gemme.
VIOLA
Ma se vi rispondesse che non può amarvi, signore?
DUCA
Non accetterei mai una risposta simile.
VIOLA
Capisco, eppur dovrete. Ammettiamo che esista una donna, e non si può escludere che ci sia, che si strugga d’amore per voi, proprio come voi per Olivia, e voi non potete amarla, e glielo dite, non dovrebbe forse rassegnarsi a una risposta simile?
DUCA
Non c’è cuore di donna capace di resistere a una passione così potente come quella che l’amore ha acceso in me. Non esiste cuore di donna così grande e capace da contenerlo tutto. Ahimè, il loro amore è meglio definito come appetito; non come un’emozione viscerale ma palatale, pronta al disgusto, alla sazietà e alla repulsione. Il mio invece è famelico, come il mare, e può digerire di tutto. Non osare paragonare l’amore di una donna col sentimento che provo per Olivia.
VIOLA
Sì, ma io so…
DUCA
Cosa?
VIOLA
… fin troppo bene quanto possa esser grande l’amore di una donna per un uomo. A ben vedere le donne sanno esser schiette almeno quanto gli uomini. Mio padre aveva una figlia che amava un uomo con la stessa passione con cui, se fossi donna, potrei innamorarmi di vostra grazia.
DUCA
Raccontami la sua storia.
VIOLA
È una storia fatta di nulla, monsignore. Quella donna non rivelò mai il suo amore ma lasciò che il suo segreto, come un verme in un bocciolo, si nutrisse delle sue rosee gote. Si consumava nel pensiero e, illividita dalla malinconia, se ne stava come la statua della Pazienza su un sepolcro, sorridendo al suo stesso dolore. Come si può negare che fosse amore, amore vero? Noi uomini ci perdiamo dietro alle parole, magari giuriamo e spergiuriamo, ma in realtà le nostre manifestazioni esteriori superano di gran lunga i nostri sentimenti. Siamo pieni d’amore, a parole, ma in realtà amiamo ben poco.
DUCA
Quella tua sorella è forse morta d’amore, ragazzo?
VIOLA
Io sono tutta la famiglia di mio padre, tutte le sue figlie ma anche tutti i suoi figli: tuttavia non saprei come rispondervi. Insomma devo andare da quella signora?
DUCA
Già, questo è il punto. Corri da lei e consegnale questo monile. Dille che l’amore non mi dà tregua e che non tollera dinieghi.
Escono.
ATTO SECONDO – SCENA QUINTA
Il giardino di Olivia
Entrano Sir Toby, Sir Andrew e Fabian.
SIR TOBY
Vieni qui, messer Fabian.
FABIAN
Eccomi: se perdo un solo istante di questa beffa che io possa finir lessato in un pentolone di malinconia.
SIR TOBY
Non verrai mica a dirmi che non ti farebbe piacere veder messo alla berlina quello spilorcio, quel ribaldo, quell’avaraccio?
FABIAN
Ne avrei tanto piacere da esultare, amico. Non lo sapevate che mi ha fatto perdere i favori della mia padrona in occasione di un combattimento di orsi che si è svolto qui?
SIR TOBY
Per farlo dar fuori di testa, faremo in modo che l’orso ritorni. Vedrai, lo faremo diventar di tutti i colori per la rabbia. Giusto, Sir Andrew?
SIR ANDREW
Certo, certo. E se non ci riuscissimo, peggio per noi.
Entra Maria.
SIR TOBY
Ecco che arriva la streghetta. Come va, ragazzina mia d’oro?
MARIA
Nascondetevi tutti e tre dietro a quella siepe di bosso. Malvolio sta per arrivare per questo vialetto. È stato mezz’ora sotto il sole, laggiù, a provar inchini alla sua ombra. Non perdetelo d’occhio se volete scompisciarvi dalle risate perché so per certo che questa mia lettera segnerà il suggello della sua idiozia. Nascondetevi, se volete spassarvela! [Mentre gli uomini si nascondono, lascia cader a terra la lettera.] Quanto a te, resta pur qui: ecco che arriva la trota da prendere col solletico. Esce.
Entra Malvolio.
MALVOLIO
È sempre e solo questione di fortuna. Maria una volta mi ha detto che la padrona sentiva simpatia per me. Io stesso, poi, l’ho sentita dire che, se avesse voluto incapricciarsi, lo avrebbe fatto per qualcuno del mio tipo. Senza contare che mi tratta con più garbo rispetto agli altri suoi servitori.
SIR TOBY
Che mascalzone! Che arrogante!
FABIAN
Silenzio! La sua sfrenata fantasia fa di lui un tacchino impareggiabile. Guardate come si pavoneggia sotto a quelle piume ritte!
SIR ANDREW
Ah, se solo potessi prenderlo a legnate!
SIR TOBY
Silenzio, dico!
MALVOLIO
Ah, se solo fossi il conte Malvolio!
SIR TOBY
Ah, briccone!
SIR ANDREW
Impallinatelo! Impallinatelo!
SIR TOBY
Calma, calma!
MALVOLIO
Eppure ci sarebbe un precedente. Lady Strachy non ha forse sposato un gentiluomo addetto al suo guardaroba?
SIR ANDREW
Accidenti a quel Gezabele!
FABIAN
ilenzio! C’è dentro fino al collo: le sue fantasie l’hanno gonfiato come un pallone.
MALVOLIO
… sposato a lei già da tre mesi, assiso sul trono…
SIR TOBY
Se solo avessi in mano una fionda gli centrerei un occhio!
MALVOLIO
… convocherei i miei ufficiali, nella mia toga di velluto a fiori, subito dopo essermi alzato dal divano dove avrò lasciato Olivia addormentata…
SIR TOBY
Fuoco e fiamme!
FABIAN
Zitti, zitti!
MALVOLIO
… a quel punto assumerei un atteggiamento consono alla mia posizione. Dopo aver lanciato in giro uno sguardo severo per far capire a tutti che so valutare i miei diritti come loro devono saper fare coi loro doveri, gli ordino di cercare Toby, il mio parente.
SIR TOBY
Ceppi e manette!
FABIAN
Silenzio! Ci siamo!
MALVOLIO
Sette dei miei servi, in un impeto d’obbedienza, corrono a cercarlo. Nell’attesa prendo un’aria accigliata, di tanto in tanto carico l’orologio, o giocherello [Toccandosi il cordone] con qualche ricco gioiello. Toby arriva e mi s’inchina davanti.
SIR TOBY
Com’è possibile che un simile gaglioffo abbia diritto a vivere?
FABIAN
Zitti, mi raccomando, anche se dovessero torturarci. Silenzio!
MALVOLIO
Gli porgo la mano, così, spegnendo il mio sorriso naturale sotto uno sguardo severo, autoritario…
SIR TOBY
E Sir Toby non t’affibbia un bel cazzotto sul muso?
MALVOLIO
… e dico: «Cugino Toby, poiché il destino ha voluto che vostra nipote fosse mia, concedetemi la facoltà di parlare…».
SIR TOBY
Cosa? Cosa?
MALVOLIO
«… È bene che smettiate di cedere all’ebrezza alcolica».
SIR TOBY
Pussa via, cane rognoso!
FABIAN
Suvvia, zitti, altrimenti rischiamo di scoprire il gioco!
MALVOLIO
«Senza contare che sprecate tempo prezioso con un cavaliere cretino…».
SIR ANDREW
Sono io, senz’ombra di dubbio.
MALVOLIO
«… un certo Sir Andrew».
SIR ANDREW
Ho capito subito che alludeva a me, anche perché c’è tanta gente che mi dà del cretino.
MALVOLIO [Vede la lettera]
Che cos’è questa?
FABIAN
Il merlo s’è posato sulla trappola.
SIR TOBY
Silenzio! Speriamo che il nume tutelare della burla lo induca a leggerla ad alta voce!
MALVOLIO [Raccatta la lettera]
Sulla mia vita, ma questa è la calligrafia della mia signora: questa è la sua C, la sua U, la sua T. La P maiuscola la scrive proprio così. Questa è la sua mano, senza dubbio alcuno.
SIR ANDREW
La sua C, la sua U, la sua T. Che significa?
MALVOLIO [Legge]
Al mio diletto ignoto: questa lettera e i miei voti augurali.
Ma è proprio il suo stile! Scusami tanto, ceralacca. Piano! La figura di Lucrezia che lei usa sempre per sigillo: è la mia signora senz’ombra di dubbio. Chissà a chi sarà destinata?
[Rompe il sigillo.]
FABIAN
Ci è cascato in pieno, fino al collo.
MALVOLIO [Legge]
Giove ben sa chi io amo
Ma il suo nome resti lontano
Chiuditi bocca mia.
Nessuno sappia chi sia.
«Nessuno sappia chi sia». E poi? E poi? Il verso cambia metro. «Nessuno sappia chi sia»! E se fossi proprio tu, Malvolio?
SIR TOBY
Per la Madonna, va’ a impiccarti, marmotta!
MALVOLIO [Legge]
Dove posso comandare, io adoro
Ma come di Lucrezia il pugnale,
Il suo silenzio al cuor mi fa male
E, senza sparger sangue, mi fa sanguinare
M.O.A.I. ha in pugno la mia vita.
FABIAN
Ecco un indovinello che più ingarbugliato non si può.
SIR TOBY
Quella ragazza è in gamba; garantisco io.
MALVOLIO
«M.O.A.I. ha in pugno la mia vita». Già, ma prima vediamo un po’. Vediamo!
FABIAN
Che bel piattino all’arsenico gli ha preparato!
SIR TOBY
E con quale foga vi si avventa sopra, il falchetto!
MALVOLIO
«Dove posso comandare, io adoro». Be’, potrebbe sempre comandare me. Io sono al suo servizio e lei è la mia padrona. Sì, è ovvio per chiunque abbia un minimo di cervello. Fino a qui nessun problema. Ma alla fine… chissà cosa si nasconde dietro a quella cabala alfabetica? Ah, se solo vi scoprissi un nesso col sottoscritto! Procediamo con ordine. «M.O.A.I.»…
SIR TOBY
«O.A.I.» Risolvi un po’ l’indovinello! Ormai è su una falsa traccia.
FABIAN
Il cagnolino si metterà ad abbaiare, come se avesse fiutato chissà quale volpe.
MALVOLIO
«M»… come Malvolio! «M»! Ma è l’iniziale del mio nome!
FABIAN
Non vi avevo anticipato che avrebbe abboccato? Quel segugio è un vero campione nel ritrovar le tracce perse.
MALVOLIO
«M». Purtroppo però quel che segue non combacia. La supposizione si scontra con la realtà. Alla «M» dovrebbe seguire una «A» e invece c’è una «O».
FABIAN
Spero proprio che finisca con un «Oh»!
SIR TOBY
Sì, lo dirà, a forza di legnate che gli propinerò io!
MALVOLIO
Seguito da una «I».
FABIAN
Già, se aguzzassi gli occhi, t’accorgeresti di aver alle calcagna più guai che fortune.
MALVOLIO
«M.O.A.I.» Questo indovinello si presenta molto più oscuro dell’altro. Eppure, se solo lo si forza un po’, calza a pennello perché ogni lettera si ritrova anche nel mio nome. Un momento! Ecco un brano in prosa.
[Legge] Se questa lettera cadrà in mano tua, rifletti! La mia buona stella mi pone in una posizione superiore alla tua quanto a ricchezze, ma tu non lasciarti intimorire dalla grandezza. C’è chi nasce grande, c’è chi lo diventa, mentre ad altri la grandezza viene imposta. Il tuo destino si offre di stringerti la mano, e tu afferrala, anima e corpo; e, per prepararti a quel che forse ti destina il fato, spogliati della tua veste umile e fattene una nuova. Affronta a muso duro un congiunto, sii severo con la servitù. Blatera su problemi d’alta politica, cerca di distinguerti dalla massa. A consigliarti è una donna che per te sospira. Ricordati di colei che lodò la tua calzamaglia gialla e che vorrebbe sempre vederti indossare le tue giarrettiere incrociate: lo ripeto, non dimenticartene! E ora va’, la tua fortuna è fatta, sempre che tu lo voglia. Altrimenti resta come sei, un semplice maggiordomo, della razza dei servi, indegno di toccar le dita della Fortuna. Addio. Colei che scambierebbe volentieri il suo posto col tuo,
La fortunata infelice.
Ma è chiaro, come una giornata di sole in aperta campagna. Metterò su superbia, leggerò trattati di politica, farò rigar dritto Sir Toby schernendolo, eliminerò ogni amicizia triviale, insomma diventerò come lei desidera ch’io sia. No, nessuna illusione, non mi lascerò fuorviare da sfrenate fantasie. Ogni ragionamento converge su un punto: la mia padrona mi ama. Ultimamente le ho sentito lodare la mia calzamaglia gialla, e così le mie gambe perché indossavo le giarrettiere incrociate. Il che rivela il suo amore per me, indicandomi perentoriamente di vestire come piace a lei. Grazie alla mia buona stella, sono felice. Sarò tenebroso, superbo, indosserò la calzamaglia gialla e le giarrettiere incrociate. Vado subito a metterle. Sia lode a Giove e alla mia buona stella. Ah, ma c’è un proscritto! [Legge] Non puoi fingere di non sapere ch’io sia. Se condividi il mio amore, provamelo col tuo sorriso, già di per sé così accattivante. Perciò, quando sarai in mia presenza, non smetter mai di sorridere, tesoro caro. Te ne prego. Che Giove te ne renda grazie. Sorriderò. Siine certa. Farò tutto quel che vuoi. Esce.
FABIAN
Non scambierei la mia parte di spasso neppure con una pensione di mille pezzi garantita dallo Scià di Persia.
SIR TOBY
Sono pronto a sposare quella ragazza solo perché è riuscita ad architettare una burla così.
SIR ANDREW
E io m’associo.
SIR TOBY
In dote le chiederei di portare solo un’altra burla simile.
Entra Maria.
SIR ANDREW
D’accordo.
FABIAN
Ecco che arriva la mia nobile accalappiagonzi.
SIR TOBY
Se intendi mettermi un piede sul collo, eccomi, son qua.
SIR ANDREW
Usa pure il mio.
SIR TOBY
Vuoi che mi giochi la libertà a dadi con te e che diventi tuo schiavo?
SIR ANDREW
Anch’io sono disposto a tanto. Parola mia.
SIR TOBY
Già, lo hai sprofondato in un sogno tale che, quando ne uscirà, darà fuori di matto.
MARIA
Ditemi la verità: ha funzionato il trucco?
SIR TOBY
Come acquavite nello stomaco di una levatrice.
MARIA
E allora, se volete constatare gli sviluppi della burla, fate in modo d’esser presenti al suo primo incontro con la mia signora. Lui si presenterà in calzamaglia gialla, un colore che lei detesta, e con le giarrettiere incrociate, un accessorio alla moda che le piace come fumo negli occhi. Lui sarà tutto un sorriso, un atteggiamento che più inopportuno non si può, se si considera lo stato d’animo della mia signora, così melanconico, col bel risultato che si prenderà una bella lavata di capo. Se volete assistere alla scena, seguitemi.
SIR TOBY
Fino alle porte del Tartaro, diabolica maestra di beffe!
SIR ANDREW
Sarò anch’io della partita. Escono.
La dodicesima notte
(“Twelfth night” – 1599 – 1601)
Introduzione – Riassunto – I personaggi
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V