(“Much Ado About Nothing” 1598 – 1599)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
Personaggi
DON PEDRO, Principe di Aragona
BENEDETTO, giovane signore, di Padova compagno di Don Pedro
CLAUDIO, giovane signore, di Firenze compagno di Don Pedro
DON JUAN, fratello bastardo di Don Pedro
BORRACCIA al seguito di Don Juan
CORRADO al seguito di Don Juan
LEONATO, Governatore di Messina
ANTONIO, suo fratello anziano
BALDASSARRE, cantore
FRATE FRANCESCO, un religioso
ERO, figlia di Leonato
MARGHERITA al servizio di Ero
ORSOLA al servizio di Ero
BEATRICE, un’orfana, nipote di Leonato
SANGUINELLO, brigadiere al comando della ronda di notte
CRESCIONE, capodistretto e parigrado di Sanguinello
Un sagrestano, e varie guardie ai comandi di Sanguinello
Un ragazzo, servitore di Benedetto
Domestici e suonatori in casa di Leonato
Messaggeri
ATTO PRIMO – SCENA PRIMA
Entrano Leonato, Governatore di Messina, sua figlia Ero, sua nipote Beatrice, e un messo.
LEONATO
Apprendo da questa lettera che Don Pedro d’Aragona viene stasera a Messina.
MESSO
Sarà qui a due passi ormai. L’ho lasciato a meno di tre leghe.
LEONATO
Quanti gentiluomini avete perduti in questa campagna?
MESSO
Pochi nel complesso, e nessuno di gran nome.
LEONATO
Si vince due volte quando chi vince riporta a casa quasi tutti. Vedo qui che Don Pedro ha molto onorato un gentiluomo di Firenze, un certo Claudio.
MESSO
Onori meritati e giustamente concessi da Don Pedro. Il giovane ha fatto più di quanto prometteva la sua età: pareva un agnello e si comportò da leone. Se la cavò davvero superando ogni attesa, tanto che non saprei come cavarmela a dirvelo.
LEONATO
Ha uno zio qui a Messina che ne sarà felicissimo.
MESSO
Gli ho appena lasciata una lettera e pareva felicissimo; tanto che per mostrarsi modesta la sua felicità si mise un distintivo di tristezza.
LEONATO
Che ha fatto, si è messo a piangere?
MESSO
Sì, ha pianto parecchio.
LEONATO
Umano traboccare d’umanità! Non c’è faccia più sincera di quella che si lava in quel modo. Meglio assai lacrimare di piacere che aver piacere delle lacrime!
BEATRICE
Scusatemi, il barone Spaccata è tornato pure lui?
MESSO
Non conosco nessuno che si chiami così, signorina; non c’era nessuno con quel nome nella nostra forza.
LEONATO
Nipote, chi è costui, si può sapere?
ERO
Mia cugina vuol dire il signor Benedetto, il padovano.
MESSO
Ah sicuro, è tornato, e più faceto che mai.
BEATRICE
Qui a Messina ha reclamizzato la sua sfida al dio dell’amore, a tirar frecce. E quando il buffone di mio zio lesse la sfida, andò a firmare lui al posto di Cupido, e lo sfidò col suo archetto da buffone. Ma ditemi, per favore, in questa guerra quanti ne ha ammazzati e mangiati? Si può sapere quanti ne ha uccisi? Perché ho scommesso di mangiarmi tutto ciò che ammazzava.
LEONATO
Via, nipote, sei troppo cattiva col singor Benedetto! Ma sono certo che lui saprà risponderti e come!
MESSO
Signora, il barone ha fatto il suo dovere in questa guerra.
BEATRICE
Certo che avrà mangiato tutta la roba ammuffita. È una forchetta valorosa, ha uno stomaco di ferro.
MESSO
È anche svelto di mano, signorina.
BEATRICE
Svelto di mano con le signorine. Ma con i signori?
MESSO
Signore coi signori, uomo con gli uomini, pieno di tutte le virtù dell’onore.
BEATRICE
Per essere pieno è pieno, non c’è dubbio, ma di che imbottitura? Lasciamo perdere, via, siamo tutti mortali.
LEONATO
Amico mio, non la pigliate sul serio mia nipote. Il signor Benedetto e lei stanno sempre a beccarsi allegramente. E mai una volta s’incontrano senza fare a scherma con lo spirito di patata.
BEATRICE
Sì ma lui, ahimè, non sa trarne vantaggio. L’ultima volta che ci siamo scontrati, quattro dei suoi cinque spiriti se ne andarono azzoppati, e adesso lui tutt’intero è governato dall’ultimo. Se ancora ha spirito abbastanza per tenersi caldo, dovrebbe metterlo come distintivo per non esser confuso col suo cavallo. È tutto ciò che gli resta per passare da creatura che ragiona. Ma ora chi è il suo amico del cuore? Ne ha uno nuovo ogni mese.
MESSO
Ma no, è possibile?
BEATRICE
È possibilissimo. Per lui l’attaccamento è come la moda del suo cappello. Il cappellaio cambia la forma e lui cambia l’affetto.
MESSO
Vedo, signora, che il signore non è nelle vostre grazie.
BEATRICE
Se lui fosse nelle mie grazie io sarei proprio una disgraziata. Ma ditemi, chi è dunque l’amico? C’è o non c’è uno smargiasso disposto ad andare all’inferno con lui?
MESSO
Sta per lo più insieme col nobile Claudio.
BEATRICE
O Signore, gli si appiccicherà come un malanno. S’attacca peggio della peste, e chi lo piglia perde subito il senno. Dio l’aiuti il nobile Claudio! Se ha preso la benedettite, guarirne gli costa un migliaio di scudi.
MESSO
Signorina, spero di restarvi amico.
BEATRICE
Sperate, sperate, amico.
LEONATO
Nipote, tu il senno non lo perdi mai.
BEATRICE
No, finché il mondo non andrà a rovescio.
MESSO
Ecco, arriva Don Pedro.
Entrano Don Pedro, Claudio, Benedetto, Baldassare e Don Juan il Bastardo.
DON PEDRO
Caro Signor Leonato, vi cacciate nei guai da voi stesso? Davanti alle spese tutti alzano i tacchi, e voi ve le andate cercando.
LEONATO
In casa mia Vossignoria non ha mai portato dei guai: difatti quando un guaio se ne va resta il sollievo, ma quando se ne va Vossignoria, la gioia parte e resta il dispiacere.
DON PEDRO
Il vostro è proprio un eccesso di zelo. Questa è vostra figlia o mi sbaglio?
LEONATO
Così m’ha detto sua madre più d’una volta.
BENEDETTO
Dunque la era in sospetto, che glielo domandava?
LEONATO
No, signor Benedetto, visto che all’epoca eravate un bebè.
DON PEDRO
Toccato in pieno, Benedetto: possiamo immaginare da questo ciò che sei ora da uomo fatto. Comunque la signorina è tutta suo padre, basta guardarla. Mi congratulo, signorina, siete il ritratto di un uomo onorato.
BENEDETTO
Sarà il ritratto di suo padre, ma certo non vorrebbe aver quella faccia sulle spalle per tutta Messina.
BEATRICE
Signor Benedetto, state ancora parlando? Qua nessuno vi ascolta.
BENEDETTO
Toh, guarda chi si rivede, la Siora Spussetta! La è ancora in vita?
BEATRICE
E come può morire l’indignazione, quando trova per nutrirsi un alimento di suo gusto come il Signor Benedetto? Anche la Cortesia avrà la puzza al naso, se l’avvicinate voi.
BENEDETTO
Ma allora è una banderuola. La verità è che le donne mi adoran tutte tranne voi; e io vorrei veramente riuscire a non essere duro di cuore, perché in realtà non ne amo nessuna.
BEATRICE
Felici le donne, che altrimenti avrebbero il fastidio di un cascamorto pernicioso! Io ringrazio Iddio e il mio sangue freddo, chè in questo siamo uguali: meglio sentire un cane che abbaia alle cornacchie, che uno che giura che m’ama.
BENEDETTO
E Dio la conservi sempre così! Qualche valentuomo scamperà agli sgraffi in faccia.
BEATRICE
Se la faccia è come la vostra, non c’è sgraffio che può peggiorarla.
BENEDETTO
Dovrebbe far la maestra ai pappagalli.
BEATRICE
Meglio un uccello con la mia lingua che una bestia con la vostra.
BENEDETTO
Magari il mio cavallo andasse veloce come la vostra lingua, e con uguale tenuta. E ora la vada dove vuole, Maria Vergine. Io ho finito.
BEATRICE
Finite sempre impuntato come un cavallo pazzo. Da quel dì vi conosco.
DON PEDRO
Questo è tutto, Leonato. Signor Claudio e Signor Benedetto, il mio caro amico Leonato vi invita entrambi. Io gli dico che staremo qui per un mese almeno, e lui si augura che qualche imprevisto ci trattenga di più. E son sicuro che non fa l’ipocrita, parla col cuore.
LEONATO
Ci potete giurare, monsignore, non c’è pericolo di smentita. (A Don Juan) Benvenuto anche a voi, monsignore, ora che siete riconciliato col principe vostro fratello. Sono servo vostro.
DON JUAN
Grazie. Non sono di molte parole. Vi dico grazie.
LEONATO
Volete favorire, eccellenza?
DON PEDRO
Datemi il braccio, Leonato. Andiamo insieme.
Escono tutti tranne Benedetto e Claudio.
CLAUDIO
Di’, Benedetto, hai notato la figliola del signor Leonato?
BENEDETTO
Non l’ho notata, l’ho vista.
CLAUDIO
E non ti pare una figlia ben costumata?
BENEDETTO
Dico, me lo domandi da valentuomo, per aver un giudizio schietto, spassionato? O vuoi che ti parli com’è la mia abitudine, da tiranno eterno di quel sesso?
CLAUDIO
No per amor di Dio, io vorrei che me ne dicessi con giudizio.
BENEDETTO
Mah! A dirti il vero, la mi è parsa un po’ troppo bassina per farne alte lodi, un po’ troppo brunetta per dirla una ragazza d’oro, e un po’ piccina per dei grandi elogi. Posso dir solo questo al suo credito, che se fosse diversa non sarebbe così bellina; e non essendo altra da quella che è, a me non piace.
CLAUDIO
Oh di’, tu credi ch’io vo scherzando! Ti prego di dirmi onestamente che cosa ne pensi.
BENEDETTO
Cos’è, la vorresti comprare che mi chiedi tante informazioni?
CLAUDIO
Stai fresco! C’è forse tant’oro al mondo che compri un gioiello così?
BENEDETTO
Come no! E ti dan pure l’astuccio in omaggio. Ma dimmi, Claudio, stai parlando sul serio? O mi vuoi minchionare venendomi a dire che Cupido è un buon cacciator di lepri, e Vulcano è in gamba come mastro d’ascia? In altre parole, con quale solfa va accompagnata la tua canzone?
CLAUDIO
Agli occhi miei è la figliola più acconcia ch’abbia mai veduta.
BENEDETTO
A me ancora non servono occhiali, e queste meraviglie non le ho notate. Piglia sua cugina ad esempio, se non avesse il diavolo in corpo, sarebbe una ragazza che, come bellezza, tanto val confrontare maggio a dicembre. Non ti sarai messo in testa di accasarti, spero?
CLAUDIO
Se ti giurassi che no e poi la figlia mi volesse, mi fiderei assai poco del mio giuramento.
BENEDETTO
Ohè siamo arrivati a questo punto? Maria Vergine, dunque non c’è un sol uomo al mondo che possa portar cappello senza destar sospetti? Non vedrò più attorno uno scapolo di sessant’anni? Fai pure se ti garba, infila il capo nel cappio, porta il segno al collo, e tira via le domeniche a forza di sospiri. Toh, è tornato Don Pedro a cercarti.
Entra Don Pedro.
DON PEDRO
Si può sapere che segreto vi tiene qui fuori, che non ci seguite in casa di Leonato?
BENEDETTO
Vostra Grazia dovrebbe ordinarmi di dirlo.
DON PEDRO
Te lo ordino sul tuo giuramento di fede.
BENEDETTO
Lo senti, caro il mio conte. Io so esser muto come un pesce, tu lo sai bene, spero; ma davanti a un ordine, capisci, davanti a un ordine: s’è innamorato. Di chi? Questo lo deve dir vostra grazia. Ma notate com’è corta la risposta: di Ero, la corta figlia di Leonato.
CLAUDIO
Se fosse così, così l’avrebbe detto.
BENEDETTO
È come il vecchio adagio, monsignore: non è così, né fu così, ma Dio non voglia che sia così!
CLAUDIO
Se il mio desiderio non muta a breve scadenza, Dio non voglia che sia in modo diverso.
DON PEDRO
Amen, se tu la ami. La dama ne è ben degna.
CLAUDIO
Voi lo dite, monsignore, solo per farmi scoprire.
DON PEDRO
Sulla mia parola, dico ciò che penso.
CLAUDIO
E io pure, sul mio onore.
BENEDETTO
E io pure, monsignore, sulla parola data a ognuno dei due.
CLAUDIO
Che io la ami, lo sento.
DON PEDRO
Che lei lo meriti, lo so.
BENEDETTO
Che io al contrario non senta come la si possa amare, né sappia perché mai lo meriti, è un’idea che il fuoco non mi squaglierebbe dentro; morrò con essa sul rogo.
DON PEDRO
Sei sempre stato un eretico proprio ostinato nel disprezzare la bellezza.
CLAUDIO
E mai ha trovato una base alla sua posizione, se non nella sua testardaggine.
BENEDETTO
Una donna mi ha messo al mondo e le dico grazie. Una donna mi ha allevato, e di nuovo la ringrazio molto umilmente. Però, che debba farmi avvitare in fronte un arnese di quei che chiamano i cani alla caccia, o che debba appendermi un corno a una bandoliera segreta, eh no, mi perdonino tutte quante le femmine. Non voglio fare il torto di mancar di fiducia a nessuna, e perciò mi riservo il diritto di non fidarmi di nessuna. E la fine di questo, per cui avrò una vita più fine, è che vivrò da scapolo.
DON PEDRO
Prima di morire, va! ti vedrò pallido d’amore.
BENEDETTO
Di rabbia forse, di febbre, o di fame, monsignore; d’amore mai andiamo. Provate ch’io perda sangue per amore più che non possa rifarmelo con una buon trincata, e poi cavatemi gli occhi con la penna d’un poetastro e appendetemi al posto del dio orbo sulla porta di un bordello.
DON PEDRO
Beh, se mai ritratti questa profession di fede, sarai la burletta di tutti.
BENEDETTO
Se lo faccio appendetemi in gabbia come un gatto e fate con me il tirassegno: l’uomo che mi becca, battetegli la mano sulla spalla e chiamatelo Guglielmo Tell.
DON PEDRO
Vedremo, vedremo col tempo:
“Il tempo abitua al giogo il toro fiero.”
BENEDETTO
Il toro fiero, può essere; ma se mai la dovesse capitare a Benedetto che è uomo sennato, staccate le corna al toro e appiccicatemele in fronte, sporcatemi tutto di vernice e a lettere di scatola, come quando si legge “Cavallo da nolo”, mettetemi questa insegna: “Benedetto, uomo maritato.”
CLAUDIO
Se questo mai accadesse saresti un toro furioso.
DON PEDRO
Vedrai che se Cupido non ha speso tutte le sue frecce in Venezia, non passa molto e anche tu ballerai il fandango.
BENEDETTO
Vorrà dire che c’è il terremoto, allora.
DON PEDRO
Bene, il tempo ti ammansirà. Intanto, caro signor Benedetto, va’ dal signor Leonato, salutalo da parte mia e digli che non mancherò alla cena. Ha fatto grandi preparativi.
BENEDETTO
Mi resta ancora senno bastante per una simile ambasceria; col che affido Vossignoria…
CLAUDIO
Alla custodia del Padreterno. Scritto nella mia magione, se io una ne avessi…
DON PEDRO
Addì sei di luglio eccetera, il Vostro devotissimo Benedetto.
BENEDETTO
Sfottete, sfottete pure! Ma nella zimarra del pensiero vostro c’è qua e là qualche toppa, e l’è pure cucita assai male. Prima di andare avanti col vostro spirito di patata, mettetevi una mano sulla coscienza. E con ciò riverisco.
Esce.
CLAUDIO
Monsignore, la vostra altezza
può darmi una mano d’aiuto.
DON PEDRO
L’amore che ti porto devi istruirlo. Dimmi
che cosa fare e vedrai com’è diposto a imparare
qualunque lezione, per quanto difficile sia
ma che ti possa aiutare.
CLAUDIO
Leonato ha figli maschi, monsignore?
DON PEDRO
No, solo Ero. È lei la sola erede.
Tu l’ami davvero, Claudio?
CLAUDIO
Ah monsignore!
Quando partiste per questa campagna
che ora l’è finita, questa figlia
io la guardai con occhio di soldato
che ammira, ma al momento ha doveri più duri
del portare all’amore un’attrazione.
Ma sendo ora tornato, i pensieri di guerra
lasciarono vacante il loro sito, e quivi
s’affollano le voglie tenere, delicate,
e tutte mi bisbigliano com’è bella la tosa
e quanto mi piacesse prima d’andare in guerra.
DON PEDRO
Ecco che già mi fai l’innamorato
che affligge l’uditorio con tomi di parole.
Ami la bella Ero? Ebbene, abbila cara,
ed io le parlerò e parlerò a suo padre
e tu l’avrai. Non era a questo scopo
che volevi intrecciare questa bella vicenda?
CLAUDIO
Ah con quale dolcezza aiutate l’amore
voi che ne conoscete le pene dalla cera!
Io volevo, parlandone più a lungo,
giustificarlo, che non vi sembrasse
troppo improvviso.
DON PEDRO
E che bisogno c’è
di fare il ponte più largo del fiume?
Il regalo migliore è ciò che serve
alla bisogna. Tutto ciò che serve
va bene. In breve, tu sei innamorato, e io
ti troverò il rimedio. So che avremo
una festa, stasera; io torrò la tua parte
con una qualche maschera, e dirò
alla bella che sono Claudio, e chiedo
di versare il mio cuore nel suo seno,
ed il suo udito l’avrò prigioniero
col forte assalto della mia eloquenza.
Dopo di questo, mi aprirò col padre,
e come risultato, sarà tua.
Andiamo, su, mettiamo il piano in atto. Escono.
ATTO PRIMO – SCENA SECONDA
Entra Leonato e incontra il fratello Antonio, un vecchio.
LEONATO
Allora, fratello! Dov’è mio nipote tuo figlio? È riuscito a trovarla questa musica?
ANTONIO
Se ne sta occupando e come! Ma, fratello, t’ho a dare una notizia strana, che neanche te la sogni.
LEONATO
Una notizia buona?
ANTONIO
Dipende da ciò che succede, ma a fermarsi alla facciata la facciata è buona. Uno dei miei giovanotti ha sentito parlare il Principe e il conte Claudio che passeggiavano sul viale di frasche fitte nel mio frutteto; e il Principe confessava a Claudio che è innamorato di mia nipote tua figlia, e glielo vuol dire, diceva, stasera mentre ballano; e se la trova consenziente dice che vuol battere il ferro finché è caldo e parlartene subito.
LEONATO
Ma questo che te l’ha detto è sano di cervello?
ANTONIO
Sano? È sveglio come un grillo! Lo faccio chiamare, così gli chiedi tu stesso.
LEONATO
No, no, facciamo conto d’averlo sognato finché non si mostra da sé. Però lo dico a mia figlia, così sarà più pronta a rispondere se per caso fosse vero. Anzi va’, diglielo tu stesso.
Alcuni servitori attraversano la scena guidati dal figlio di Antonio, e accompagnati dal cantore Baldassarre.
Nipote, lo sai cosa devi fare. (Al cantore) Oh, amico mio, chiedo scusa: venite con me che ho bisogno dell’arte vostra. Nipote, pensaci tu a tutte le cose da fare.
Escono
ATTO PRIMO – SCENA TERZA
Entrano Don Juan il Bastardo e il suo compagno Corrado.
CORRADO
O diavolo, monsignore! Ma perché mai ha un magone tanto smisurato?
DON JUAN
È la causa che non ha misura, e pertanto la mia malinconia è senza limite.
CORRADO
La dovrebbe ascoltar ragione.
DON JUAN
E quando l’avrò ascoltata che vantaggio ne avrò?
CORRADO
Se non un rimedio immediato, almeno il conforto della pazienza.
DON JUAN
Mi meraviglio che tu, caro mio – se come dici sei nato sotto Saturno – mi venga qui a porgere una medicina morale per una sfortuna che mi ammazza. Io non posso nascondere ciò che sono. Quando ne ho causa sono triste, e non sorrido a nessuno scherzo; quando ho fame mangio senza aspettare i comodi di nessuno; vado a dormire se ho sonno senza badare a nessuno, rido se mi gusta e non gratto la schiena a nessuno.
CORRADO
Sì ma è dannoso mostrare tutto ciò ai quattro venti sinché non siete proprio libero di farlo. Vi siete messo di recente contro vostro fratello, e lui vi ha appena riammesso nelle sue grazie, epperò non riuscirete a mettervi radice se non badate voi stesso a mantenere il bel tempo; e insomma vi occorre preparar la stagione per un buon raccolto.
DON JUAN
Ma io preferisco essere un rosolaccio nella siepe e non una rosa nella serra della sua grazia! Il mio sangue ama più il disprezzo di tutti che il comportarsi in modo da mendicar simpatie. In questo, se non si può dire che sono un leccatore onesto, però sono un farabutto sincero. Mi ridanno fiducia con una museruola e mi affrancano coi ceppi ai piedi: per questo ho deciso che non canterò in gabbia. Se la mia bocca fosse libera morderebbe. Avessi la libertà so io cosa farei. Intanto mi gusta essere ciò che sono, e nessuno cerchi di cambiarmi.
CORRADO
Ma non potreste metterlo a frutto, il magone?
DON JUAN
Certo che lo metto a frutto, non possiedo altro. Ma chi arriva?
Entra Borraccia.
Ci sono novità, Borraccia?
BORRACCIA
Vengo di là da un gran banchetto! Il Prence fratello vostro, Monsù Leonato lo sta trattando da re. E vi posso informare su un progetto matrimoniale.
DON JUAN
Si tratta per caso di cosa su cui imbastire qualche mascalzonata? Chi è tanto matto da legarsi con la mancanza di pace?
BORRACCIA
Il matto è il braccio dritto del fratello vostro.
DON JUAN
Chi, il raffinatissimo Claudio?
BORRACCIA
Signorsì.
DON JUAN
Bel cavaliere davvero! E lei, lei chi è? Da che lato punta?
BORRACCIA
Ih, quello punta la Ero, figlia ed erede di Leonato.
DON JUAN
Uh, che faccia di bronzo! E tu come l’hai saputo?
BORRACCIA
M’avevano messo, per soldi, a bruciar profumi in una stanzaccia ammuffita. Arrivano il Principe e Claudio, sotto braccio, bisbigliando tutti seriosi. M’infilo dietro un arazzo e sento che pigliano accordi, ci pensa lui, dice il Prence, a corteggiar la guagliona, e quando gli ha detto di sì la passa dritto al Contino.
DON JUAN
Presto, presto, rientriamo. È un buon boccone per la mia rabbia. Quel piccolo arrampicatore si è fatto fama sui miei guai. Se posso contrariarlo mi sentirò in paradiso. Posso fidarmi di voi due? Mi darete una mano?
CORRADO
Sino alla morte, signore.
DON JUAN
Andiamo alla grande cena. Scoppiano tutti di gioia nel vedermi umiliato. Ah, se il cuoco la pensasse come me! Vogliamo andare a vedere cosa può farsi?
BORRACCIA
Sempre ai comandi vostri, Signoria! Escono.
Molto rumore per nulla
(“Much Ado About Nothing” 1598 – 1599)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V