(“Othello” – 1602 – 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
ATTO SECONDO – SCENA PRIMA
Un porto di Cipro. Luogo aperto vicino al molo.
Entrano Montano e due altri gentiluomini.
MONTANO
Che si vede in mare dal promontorio?
PRIMO GENTILUOMO
Nulla; i flutti s’impennano alti
e fra mare e cielo non si vede una vela.
MONTANO
Il vento infuria anche sulla terraferma;
mai raffiche così forti si sono abbattute
sui nostri bastioni. Il mare è così grosso
che le navi, su cui si rovesciano montagne,
finiranno per sfasciarsi… Che ne verrà?
SECONDO GENTILUOMO
La flotta dei turchi sarà dispersa;
stando sul lido che fa da baluardo
i marosi respinti sferzano le nubi,
e sollevati dal vento i cavalloni,
inarcando irte e mostruose criniere,
sembrano inondare il Carro ardente
e subissare le due stelle a guardia
della polare. Io non ho mai visto
tale sconvolgimento d’irati flutti.
MONTANO
Se la flotta turca non è protetta
in rada, è colata a picco; cavarsela
sembra impossibile.
Entra un terzo gentiluomo.
TERZO GENTILUOMO
Novità, signori! La guerra è finita;
la terribile tempesta ha tramortito il Turco
sventando il suo piano. Un altro vascello
veneziano ha visto naufragio e distruzione
di quasi tutta la sua flotta.
MONTANO
Davvero?
TERZO GENTILUOMO
La nave, una veronese, è approdata qui;
Michele Cassio, il luogotenente
del valoroso Otello, è sceso a terra;
il Moro stesso dirige su Cipro con pieni poteri.
MONTANO
Ne sono lieto; è un ottimo comandante.
TERZO GENTILUOMO
Ma benché sollevato per la rovina
dei turchi, Cassio si mostra preoccupato
e prega per la salvezza del Moro;
una brutta e violenta tempesta li ha separati.
MONTANO
Dio lo salvi! Sono stato ai suoi ordini
e comanda come un vero soldato.
Andiamo al molo, sia per veder la nave
appena giunta, sia per scrutar l’arrivo
del valoroso Otello, finché il mare
e l’azzurro del cielo non si confondano.
TERZO GENTILUOMO
Su, andiamo; ad ogni istante
potrebbe arrivare un’altra nave.
Entra Cassio.
CASSIO
Grazie ai prodi di quest’isola guerriera
che sostengono il Moro; e Dio l’assista
contro la furia degli elementi.
Io l’ho perso su un mare in tempesta.
MONTANO
Ha una buona nave?
CASSIO
È di solide assi e il suo pilota
ha fama d’uomo abile ed esperto;
perciò le mie speranze, non ferite a morte,
possono arditamente riprendersi.
Da dentro: “Una vela, una vela, una vela!”
Entra un messo.
CASSIO
Che grida son queste?
MESSO
La città s’è svuotata e sulla riva
s’affolla gente che grida “Una vela!”
CASSIO
La speranza mi dice che è il governatore.
Colpo di cannone.
SECONDO GENTILUOMO
Sparano salve di saluto; sono amici.
CASSIO
Vi prego, signore, andate anche voi
e assicurateci di chi è arrivato.
SECONDO GENTILUOMO
Sarà fatto. Esce.
MONTANO
Ma, buon luogotenente,
il vostro generale si è sposato?
CASSIO
Felicemente; ha conquistato una donna
che sfida ogni descrizione e la fama
più eccelsa; una che supera gli svolazzi
delle penne più magniloquenti,
e nell’essenza della sua forma creata
mirabilmente eccelle.
Entra il secondo gentiluomo.
Chi è arrivato?
SECONDO GENTILUOMO
Un certo Iago, alfiere del generale.
CASSIO
Il favor della fortuna gli ha dato le ali;
le tempeste, i marosi, i venti scatenati,
gli scogli sommersi e i banchi di sabbia
– in agguato sott’acqua per tradire
la carena ignara del pericolo –
quasi per senso di beltà rinnegano
la loro natura letale per far passare
incolume la divina Desdemona.
MONTANO
Chi è?
CASSIO
Colei di cui parlavo, la capitana
del nostro grande capitano, affidata
alla protezione dell’audace Iago,
il cui sbarco anticipa i nostri calcoli
d’una settimana… Gran Giove,
proteggi Otello e gonfia la sua vela
col tuo possente soffio, e che presto
con la sua nave rallegri questa baia,
corra fra le braccia di Desdemona,
ridia vigore al nostro spirito depresso
riportando serenità a tutta Cipro…
Entrano Desdemona, Iago, Emilia e Roderigo.
Guardate, il tesoro della nave è sbarcato!
Inginocchiatevi, voi uomini di Cipro!
Salute, mia signora! E la grazia del cielo
davanti, dietro e d’ogni parte ti circondi!
DESDEMONA
Vi ringrazio, valoroso Cassio.
Quali notizie mi date del mio signore?
CASSIO
Non è ancora arrivato, ma si sa
che è salvo e in procinto di arrivare.
DESDEMONA
Ah, mi preoccupa… come vi siete separati?
Da dentro: “Una vela, una vela!”
CASSIO
La grande contesa fra mare e cielo
ci ha separati; ma udite, una vela! Colpo di cannone.
SECONDO GENTILUOMO
Salutano la cittadella; amici
anche questi.
CASSIO
Non c’è da sbagliarsi.
Siate il benvenuto, alfiere; (A Emilia) e voi, signora.
Non perdete la pazienza, buon Iago,
se mi sprofondo in cerimonie; per educazione
sono portato a sfoggiare cortesie. Bacia Emilia.
IAGO
Signore, se delle sue labbra vi desse
quanto dà a me della sua lingua
ne avreste in abbondanza.
DESDEMONA
Ma se non parla mai!
IAGO
Ahimè, anche troppo;
specie quando io ho voglia di dormire.
Be’, al vostro cospetto, lo ammetto,
frena la lingua e rimbrotta col silenzio.
EMILIA
Non hai motivo di dir così.
IAGO
Su, su; fuor di casa siete modelli di virtù,
in salotto, campane; gatte selvatiche
in cucina; sante se offendete
e diavoli se offese; vi gingillate
nelle faccende di casa, e vi date da fare
a letto.
DESDEMONA
Ah, che calunniatore!
IAGO
No, no; è così, o io sono un turco.
Da alzate, giocate, e a letto lavorate.
EMILIA
Non sarai tu a scrivere il mio elogio.
IAGO
Ah, no.
DESDEMONA
Che scriveresti di me per elogiarmi?
IAGO
Oh, gentile signora, non cimentatemi,
io sono un gran criticone.
DESDEMONA
Su, provaci…
Qualcuno è andato al porto?
IAGO
Sì, signora.
DESDEMONA
Non sono tranquilla, ma inganno l’ansia
fingendo il contrario… su, come mi elogeresti?
IAGO
Ci sto pensando, ma ahimè le parole
mi escono dalla zucca come il vischio
si stacca dal panno; mi stracciano il cervello
e tutto il resto. Ma la mia Musa ha le doglie
ed ecco il parto;
Se è bella, bionda e assennata,
con senno la sua bellezza avrà sfruttata.
DESDEMONA
Ben detto! E se è mora e giudiziosa?
IAGO
Se è mora e ha per di più giudizio,
si troverà un bianco che le faccia il servizio.
DESDEMONA
Di male in peggio.
EMILIA
E se è bionda e sventata?
IAGO
Non c’è bionda che sia sventata; la mercede
della sua sventatezza sarà un erede.
DESDEMONA
Sono vecchi e stupidi paradossi per far ridere gli stolti all’osteria. Che miserabile elogio hai per chi è brutta e sventata?
IAGO
Non ce ne sono di brutte e sventate
che non facciano quanto le belle e sventate.
DESDEMONA
Ah, profonda ignoranza! Sai lodare meglio il peggio. Ma che elogio attribuiresti a una donna veramente meritevole? A una che con l’autorità del suo merito avesse giustamente l’avvallo degli stessi maligni?
IAGO
La donna che fu sempre bella e mai orgogliosa,
sciolta di lingua, ma non rumorosa;
che sdegnò il lusso nonostante i suoi tesori
e dicendo “Ben potrei” si negò agli amori;
che, infuriata, e con la vendetta sottomano
subì il torto e rinunciò al malanimo;
tanto saggia da non far confusione
fra testa di merluzzo e coda di salmone;
che seppe pensare e non parlare,
vedersi seguita senza voltarsi a guardare;
quella fu adatta, se mai la racconti…
DESDEMONA
A che cosa?
IAGO
Ad allattare gonzi e far piccoli conti.
DESDEMONA
Ah, che conclusione sbagliata e zoppicante! Non imparare da lui, Emilia, benché sia tuo marito. Che ne dite, Cassio, non è un consigliere ribaldo e licenzioso?
CASSIO
È uno che va al sodo, signora, da apprezzarsi più come soldato che come letterato.
IAGO (A parte)
La prende per mano! Sì, benissimo; bisbiglia, dai. Una rete impalpabile come questa irretirà quel moscone di Cassio. Sì, sorridile, avanti. Ti impanierò nella tua stessa galanteria. Dici il vero, è proprio così. Se saranno giochetti come questi a spogliarti del grado di luogotenente, rimpiangerai di aver mandato bacetti con la punta delle dita così spesso – cosa che galantemente finirai per fare anche adesso. Benissimo, bel baciamano, che inchino perfetto! Va proprio bene così – Ancora bacetti con la punta delle dita? Meglio per te se fossero siringhe da clisteri… (Squilli di tromba da dentro.) Il Moro! Conosco i suoi squilli.
CASSIO
È lui!
DESDEMONA
Andiamogli incontro per riceverlo.
Entrano Otello e il seguito.
CASSIO
Eccolo che arriva!
OTELLO
O mia bella guerriera!
DESDEMONA
Mio caro Otello!
OTELLO
Mi dà tanta meraviglia quanta gioia
vederti qui prima di me. O anima mia,
se è sempre questa la quiete dopo la tempesta
che i venti infurino fino a destare i morti
e la nave sconquassata s’arrampichi
su montagne d’acqua alte come l’Olimpo,
e risprofondi come dal cielo all’inferno.
Se fosse ora l’ora di morire, sarebbe
il momento più felice; così completa
è (temo) la mia gioia, che nulla d’eguale
può avere in serbo l’ignoto destino.
DESDEMONA
Voglia il cielo che il nostro amore
e la nostra gioia crescano con gli anni.
OTELLO
E così sia, potenze celesti!
Non so esprimere tutta la mia felicità,
mi stringe alla gola, è troppa gioia;
e questo, e questo siano il massimo Si baciano.
disaccordo che incrini il nostro cuore.
IAGO (A parte)
Ah, adesso siete bene accordati,
ma, sulla mia onestà, io allenterò
le corde che creano questa musica!
OTELLO
Andiamo, alla rocca. La notizia,
amici, è che la guerra è finita
e i turchi in fondo al mare. Come stanno
le vecchie conoscenze di quest’isola?
Tesoro, sarai molto benvoluta a Cipro;
la gente qui mi ha sempre amato.
Mia dolcezza, parlo da sconclusionato
la felicità mi ha come rimbambito.
Ti prego, buon Iago, va’ tu al porto
e fa’ sbarcare i miei forzieri; porta
il capitano alla cittadella, è valente
e merita segni di rispetto. Vieni, Desdemona,
ancora che gioia trovarti a Cipro.
Escono tutti tranne Iago e Roderigo.
IAGO
Tu tra poco raggiungimi al porto. Vieni qui. Se hai coraggio – e si dice che l’amore suscita nobiltà superiore al naturale anche nell’animo dei vili – ascoltami; questa notte il luogotenente comanda il corpo di guardia. E per prima cosa ti dirò questo, che Desdemona è senza dubbio innamorata di lui.
RODERIGO
Di lui? Ma è impossibile.
IAGO
Acqua in bocca e senti bene. Sai con che violenza Desdemona si è innamorata del Moro per le sue vanterie e i suoi racconti di favolose avventure. Credi che l’amerà sempre per le sue ciance? Non c’è neanche da pensarci. L’occhio va appagato; e che appagamento avrà a guardare il diavolo? Quando il sangue s’è placato con l’atto del coito, per riaccenderlo e ridestare nuovo desiderio dopo la sazietà, occorrono un volto avvenente, congruenza d’anni, cortesia e bellezza – tutte cose che mancano al Moro. Ora, per la mancanza di questi requisiti, la sua delicata sensibilità si sentirà ingannata, comincerà a sentir nausea, a detestare e aborrire il Moro. La natura stessa la guiderà, inducendola a scegliersi un altro. Dato questo, signor mio – ed è ipotesi naturale e inoppugnabile – chi è in situazione migliore di Cassio per godere di questa fortuna? Un tipo dalla parlantina sciolta, perfettamente a suo agio nell’assumere un’apparenza cortese e civile per soddisfare meglio i suoi nascosti appetiti lascivi. Un tipo insinuante e sottile, uno che sa trovarsi le occasioni, capace di coniare e contraffare qualità anche se non ne ha nessuna. Inoltre, costui è bello, giovane, e ha tutte le doti che piacciono alle donne sventate e inesperte. Un bel farabutto dalla testa ai piedi, e lei l’ha adocchiato.
RODERIGO
Non posso crederlo; ha il carattere d’una santa.
IAGO
Santa un corno! Il vino che beve è fatto d’uva. Fosse stata una santa, non si sarebbe mai innamorata del Moro. Non l’hai vista accarezzargli il palmo della mano?
RODERIGO
Sì, ma era solo per cortesia.
IAGO
Per libidine, sulla mia mano; indice e prologo a una storia di lussuria e lerci pensieri. Si sono tanto sfiorate le labbra da mescolare il fiato. Quando ad aprire la strada sono queste intimità, segue subito l’esercizio culminante, – il corpo a corpo. Ma tu fatti guidare da me, che ti ho portato qui da Venezia. Sta di guardia stanotte, ti dirò io come muoverti. Cassio non ti conosce; io starò nei pressi, e tu trova il modo di provocarlo o alzando la voce o mettendone in discussione la disciplina o in qualsiasi altro modo ti offra l’occasione favorevole.
RODERIGO
Va bene.
IAGO
Bada, è impulsivo e pronto alla collera, e magari può colpirti col frustino. Provocalo a farlo, perché mi basterà a far scoppiare la rivolta a Cipro, che non sarà placata se non con la rimozione di Cassio. Così avrai la scorciatoia per i tuoi desideri grazie ai mezzi che metterò in opera per soddisfarli, e verrà profittevolmente rimosso l’impedimento che altrimenti ci sbarra la strada al successo.
RODERIGO
Farò come dici, se trovo l’occasione.
IAGO
Bravo. Troviamoci fra poco alla cittadella;
devo far sbarcare i suoi bagagli. Addio.
RODERIGO
Addio. Esce.
IAGO
Che Cassio l’ami è quanto mai credibile;
che lei ami lui, è probabile e plausibile.
Benché io non possa soffrirlo, il Moro
è uomo fedele, nobile, affettuoso;
e non esito a pensare che per Desdemona
si dimostrerà ottimo marito. Anch’io
l’amo, non per lussuria e basta (anche
se debba forse rispondere d’un simile peccato)
ma in parte spinto da sete di vendetta
perché sospetto che il Moro vigoroso
sia saltato sulla mia sella, e il pensiero
mi rode dentro come un tarlo velenoso;
riuscirò a mettermi l’animo in pace
solo se gli avrò reso la pariglia,
moglie per moglie; e se fallisco in questo,
almeno suscitando nel cuore del Moro
una gelosia così forte e inguaribile
con la ragione. E per ottenerlo,
se questo botolino di Venezia,
ch’io trattengo nella sua caccia vogliosa,
si lascerà guidare a modo mio,
avrò Michele Cassio alla mia mercé;
al Moro lo dipingerò a lerci colori
(anche lui temo sia entrato nel mio letto)
e ne avrò grazie, amore e ricompense
per averlo sapientemente menato per il naso
e compromesso la sua pace e la sua quiete
fino alla pazzia. Ecco la trama, ancor confusa;
il vero volto lo si vedrà ad opera conclusa. Esce
ATTO SECONDO – SCENA SECONDA
Stesso luogo.
Entra un gentiluomo che legge un proclama.
È volontà di Otello, nostro nobile e valoroso generale, essendo giunta notizia sicura della completa distruzione della flotta turca, che il popolo esprima la sua gioia con danze, falò e quei giochi divertenti a cui ciascuno inclina; giacché, oltre alle buone notizie, si festeggiano anche le sue nozze. Ciò per suo volere viene proclamato. Tutti i luoghi pubblici resteranno aperti e vi è piena libertà di banchettare da quest’ora, le cinque, fino al tocco delle undici. Il cielo benedica l’isola di Cipro e il nostro nobile generale Otello! Esce
ATTO SECONDO – SCENA TERZA
Sala nel castello.
Entrano Otello, Cassio e Desdemona.
OTELLO
Cassio, state voi di guardia stanotte.
Impariamo a contenerci onorevolmente
senza eccedere nelle festività.
RODERIGO
Iago ha dato le istruzioni,
ma anch’io vigilerò con i miei occhi.
OTELLO
Iago è onestissimo. Buona notte, Cassio,
domattina presto desidero parlarvi.
Vieni, mio caro amore;
fatto l’acquisto devon seguirne i frutti,
e noi ancora non li abbiam goduti tutti.
Buonanotte. Escono Otello e Desdemona.
Entra Iago.
CASSIO
Benvenuto, Iago. Andiamo al posto di guardia.
IAGO
Manca ancora un’ora, luogotenente; non sono ancora le dieci. Il nostro generale ci ha congedati così presto per amore della sua Desdemona, e non è certo da biasimare. Non l’ha ancora goduta una notte, e lei è roba degna di Giove.
CASSIO
Sì, è una dama squisita.
IAGO
E piena di voluttà, lo garantisco.
CASSIO
Invero, è creatura freschissima e delicata.
IAGO
Che occhi ha! si direbbero squilli di provocazione.
CASSIO
Invitanti, sì, ma direi modestissimi.
IAGO
E quando parla, una fanfara che chiama all’amore.
CASSIO
È la perfezione incarnata.
IAGO
Be’, se la godano fra le lenzuola! … Venite, luogotenente, ho un boccale di vino e qui fuori c’è un gruppo di gagliardi ciprioti che han voglia di bere un bicchiere alla salute del nero Otello.
CASSIO
Non stasera, buon Iago; ho poca resistenza al bere, mi dà subito alla testa. Vorrei che la cortesia inventasse un altro modo di festeggiare.
IAGO
Oh, sono nostri amici. Solo un bicchiere; berrò io per voi.
CASSIO
Ne ho bevuto solo uno stasera, e annacquato a dovere; e già mi scombussola. Ho la disgrazia di questa debolezza, e non oso metterla ancora alla prova.
IAGO
Suvvia! È una notte di festa, e questi giovani lo desiderano.
CASSIO
Dove sono?
IAGO
Qui fuori; vi prego, chiamateli.
CASSIO
Va bene, ma non mi piace. Esce.
IAGO
Se gli faccio bere solo un bicchiere,
con quello che stasera ha già bevuto
sarà pronto a ringhiare e adombrarsi
come il cane della mia padroncina…
E ora quello sciocco di Roderigo
che l’amore ha tutto squinternato
s’è già scolato in onore di Desdemona
boccali su boccali, ed è di guardia.
E a tre giovani bellicosi di Cipro
suscettibilissimi in punti d’onore,
veri figli di quest’isola marziale,
che pure questa sera sono in giro
ho riscaldato il sangue con ampie libagioni.
Così, in mezzo a questo branco d’ubriachi
farò che il nostro Cassio si comporti
in modo da oltraggiare l’isola.
Entrano Montano, Cassio ed altri.
Ma ecco che arrivano.
Se il futuro al mio piano darà compimento
la mia barca fila con la corrente e col vento.
CASSIO
Santo cielo, mi hanno già dato da bere.
MONTANO
In fede, uno piccolo; neanche una pinta
sul mio onore di soldato.
IAGO
Del vino, ehilà!
(Canta) Tintinni, tintinni il bicchiere,
Tintinni, tintinni il bicchiere;
L’uomo è un soldato
La sua vita solo un fiato,
Perciò non gli resta che bere.
Del vino, ragazzi!
CASSIO
Santo cielo, una bellissima canzone.
IAGO
L’ho imparata in Inghilterra, dove col bere ci dan dentro. Danesi, tedeschi e panciuti olandesi – su, bevete! – non sono nulla a confronto degli inglesi.
CASSIO
L’inglese è bevitore così esperto?
IAGO
Caspita, continua a bere imperterrito quando il danese è ubriaco fradicio; non suda a far crollare il tedesco; e fa vomitare l’olandese quando ancora sta riempiendosi il boccale.
CASSIO
Alla salute del nostro generale!
MONTANO
Io ci sto, luogotenente, non mi tiro indietro.
IAGO
O dolce Inghilterra!
(Canta) Re Stefano era un gran signore,
Una corona gli costarono i calzoni;
Un prezzo che gli parve superiore,
Perciò chiamò i sarti cialtroni.
Lui era di gran reputazione,
Mentre tu sei solo un poverello;
È l’ostentazione che rovina la nazione,
Perciò tienti stretto il vecchio mantello.
Del vino, ehilà!
CASSIO
Santo cielo, è una canzone ancor più bella dell’altra.
IAGO
Volete sentirla ancora?
CASSIO
No, perché reputo indegno della sua posizione chi si comporta così. Be’, Dio è al di sopra di tutto, e ci sono anime che devono essere salvate, e altre che non devono essere salvate.
IAGO
È vero, buon luogotenente.
CASSIO
Da parte mia – senza offesa per il generale o uomini di rango – io spero di essere salvato.
IAGO
Anch’io, luogotenente.
CASSIO
Sì, ma col vostro permesso, non prima di me; il luogotenente va salvato prima dell’alfiere. Ma basta con questi discorsi; al lavoro! Dio perdoni i nostri peccati! Signori, il dovere ci chiama. Non pensiate, signori, che io sia ubriaco; questo è il mio alfiere, questa la mia mano destra e questa la sinistra. Non sono ubriaco, mi reggo bene in piedi e parlo anche bene.
TUTTI
Più che bene.
CASSIO
E allora benissimo; non pensiate che sia ubriaco. Esce.
MONTANO
Ai bastioni, signori. Su, montiamo la guardia.
IAGO
Vedete quell’uomo che è appena uscito;
è un soldato che può stare a pari
di Cesare, fatto per comandare. Ma il suo vizio
fa perfetto equinozio con la sua virtù;
è lungo quanto l’altra. Che peccato!
Temo che se un giorno lo coglie il malore
la fiducia che in lui ripone Otello
sconquassi l’isola.
MONTANO
Ma è spesso così?
IAGO
È sempre il prologo per andare a letto;
starebbe sveglio due giri d’orologio
se il vino non gli desse la ninnananna.
MONTANO
Bisognerebbe informarne il generale.
Forse non lo nota, o la sua bontà,
mentre ne apprezza le virtù esteriori,
non ne vede i difetti. Non è forse così?
Entra Roderigo.
IAGO (A parte)
Ebbene, Roderigo?
Su, avanti, segui il luogotenente. Esce Roderigo.
MONTANO
Ed è un peccato che il nobile Moro
azzardi la carica di luogotenente
su uno con tal congenita debolezza.
Sarebbe onesto avvertire il Moro.
IAGO
Non sarò certo io, per questa bell’isola;
io amo molto Cassio, e non so
che farei per guarirlo del suo male.
Grida da dentro: “Aiuto! Aiuto!”
Ma ascoltate; che cos’è questo chiasso?
Entra Cassio, che spinge dentro Roderigo.
CASSIO
Corpo di Cristo, mascalzone, canaglia!
MONTANO
Che succede, luogotenente?
CASSIO
Un ribaldo insegnarmi il mio dovere! Lo bastonerò fino a ridurlo in poltiglia.
RODRIGO
Bastonarmi?
CASSIO
Ancora vai cianciando, farabutto? Bastona Roderigo.
MONTANO
Buon luogotenente, vi prego, signore, trattenetevi!
CASSIO
Lasciatemi, signore, o ve lo darò sulla crapa.
MONTANO
Avanti, su, siete ubriaco.
CASSIO
Ubriaco io? Si battono.
IAGO (A parte a Roderigo)
Su, a gridare che è scoppiata una rissa!
Esce Roderigo.
Basta, luogotenente; per amor di Dio, signori,
Aiuto!… Luogotenente… signore… Montano!
Aiuto, gente! che bel corpo di guardia!
Suona una campana.
Chi è che suona la campana? Diavolo,
si sveglierà tutta la città. Calmatevi,
luogotenente, per carità di Dio,
o perderete per sempre la faccia.
Entrano Otello e gentiluomini armati.
OTELLO
Che succede qui?
MONTANO
Sanguino, Cristo,
sono ferito a morte.
OTELLO
Fermi, ne va della vostra vita!
IAGO
Fermo, luogotenente… Montano… signori,
avete dimenticato dovere e posizione?
Fermi, vi parla il generale; basta, basta, vergogna!
OTELLO
Insomma! Com’è sorto questo subbuglio?
Siam diventati turchi, e a noi stessi
facciamo ciò che il cielo ha impedito
di fare agli ottomani? Su, da cristiani,
finitela con questa barbara rissa!
Chi s’azzarda a toccare la spada
spinto dall’ira, tiene in poco conto
la sua vita; muore al primo gesto.
Fate tacere quell’orribile campana!
Spaventa sconvenientemente tutta l’isola.
Che è successo, gente? Onesto Iago,
tu che sembri morto di dolore, parla,
te l’ordino per l’amore che mi porti;
chi ha cominciato?
IAGO
Non lo so. Fino a un momento fa
erano tutti amici, si comportavano
come marito e moglie che si spogliano
per andare a letto; e tutt’a un tratto
come resi insensati da un pianeta
snudano le spade e si avventano
l’uno sull’altro con furia sanguinaria.
Non so chi abbia cominciato la furiosa rissa
e vorrei aver perso in un’impresa gloriosa
le gambe che mi ci hanno portato nel bel mezzo!
OTELLO
Com’è, Cassio, che avete perso la testa?
CASSIO
Perdonatemi, vi prego, non lo so.
OTELLO
Nobile Montano, siete sempre stato
persona civile; tutti conoscono
la vostra serietà e probità da giovane,
e il vostro nome viene elogiato
anche dai censori più severi. Perché
rovinate così la vostra reputazione
e sperperate il buon nome passando
per notturno attaccabrighe? Rispondetemi.
MONTANO
Nobile Otello, sono in fin di vita;
può informarvi Iago, vostro ufficiale –
io risparmio il fiato, stento a parlare –
di tutto quel che so; e so che questa sera
non ho detto o fatto nulla di scorretto,
sempre che badare a se stessi talora
non sia un vizio, e un peccato difendersi
quando si è assaliti.
OTELLO
Per il cielo,
il sangue mi sta dando alla testa
e annebbiandomi la mente, l’ira
minaccia di travolgermi. Se mi muovo,
per Dio, o alzo un braccio, i migliori di voi
sprofonderanno sotto il mio corruccio.
Ditemi com’è nata questa rissa disgustosa
e chi l’ha provocata; il colpevole,
foss’anche per nascita mio fratello gemello,
è perduto. Ma come, in una città in guerra,
in subbuglio, con la gente piena di paura,
indulgere a risse private e personali
di notte, e proprio nel corpo di guardia?
È mostruoso, Iago, chi ha cominciato?
MONTANO
Se per parzialità o spirito di corpo
alteri la verità, non sei un soldato.
IAGO
Mi toccate sul vivo. Mi farei
tagliare la lingua prima di offendere
Cassio. Ma son persuaso che dire il vero
non gli farà torto. È andata così, generale;
mentre Montano ed io conversavamo
arrivò un tipo che invocava aiuto,
inseguito da Cassio con la spada in pugno
pronto ad ucciderlo. Questo gentiluomo
interviene per tentare di fermarlo
mentre io inseguivo quello che gridava,
ché con le sue grida – com’è avvenuto –
non mettesse in subbuglio la città.
Costui, lesto di gamba, mi sfuggì,
e io tornai indietro, tanto più
che sentivo il cozzare delle spade
e le imprecazioni di Cassio, che prima
non avevo mai sentito. Al mio ritorno,
di lì a poco, li trovai ingaggiati
in un corpo a corpo, così com’erano
quando voi stesso li avete separati.
Di più non so riferirvi; gli uomini
sono uomini, e anche i migliori
talvolta perdono la testa. Sebbene Cassio
gli abbia fatto un piccolo torto
(nell’ira si colpisce anche colui
che ci sta più a cuore) certamente Cassio
avrà subìto da quello che scappava
un grave insulto che non poté ingoiare.
OTELLO
So che la tua onestà e il tuo amore,
Iago, minimizzano e attenuano
la colpa di Cassio. Cassio, io ti voglio bene,
ma non sarai più il mio luogotenente.
Entra Desdemona con altri.
Guarda, anche la mia dolce amata
è stata destata! Servirai da esempio.
DESDEMONA
Che succede?
OTELLO
Ora tutto è risolto,
amore; ritorniamo a letto. Montano,
curerò io stesso le vostre ferite
Conducetelo via. Montano viene portato via.
Iago, perlustra bene la città
e tranquillizza chi si è allarmato
per questa ignobile rissa. Vieni,
Desdemona, è destino del soldato
nel cuore del dolce sonno esser svegliato.
Escono tutti tranne Iago e Cassio.
IAGO
Ma siete ferito, luogotenente?
CASSIO
Sì, e chirurgo non mi può guarire.
IAGO
Dio non voglia!
CASSIO
La reputazione, la reputazione, ho perso la mia reputazione! Ho perso la parte immortale di me stesso; resta solo la parte bestiale! La mia reputazione, Iago, la mia reputazione!
IAGO
Sulla mia onestà, credevo che vi avessero ferito al corpo, più sensibile a questo che non la reputazione. La reputazione è un ozioso e falso attributo, spesso ottenuta senza merito, e senza meritarlo, perduta. Non avete affatto perso la reputazione, a meno che non lo reputiate voi stesso. Diamine! ci sono modi per riconquistare il generale. Siete stato allontanato in un momento d’ira, una punizione dovuta più a opportunismo che a malevolenza, come quando si bastona un cane innocuo per intimidire un leone minaccioso. Supplicatelo, e sarà vostro.
CASSIO
Supplicherei d’essere disprezzato piuttosto che ingannare un comandante così buono con un ufficiale così irresponsabile, ubriacone e scervellato. Ubriaco? e dire scempiaggini, attaccar briga, fare il gradasso, imprecare? E scambiar vuote ciance con la propria ombra? O invisibile spirito del vino, se non possiedi un nome, ti chiameremo demonio!
IAGO
Chi era che inseguivate con la spada? Che cosa vi aveva fatto?
CASSIO
Non lo so.
IAGO
Com’è possibile?
CASSIO
Ricordo mille cose, ma nulla distintamente; un litigio, ma non il motivo. O Dio, come si fa a mettersi un nemico in corpo che ti ruba il cervello? Come possiamo con festività, divertimenti, goduria e sollazzi trasformarci in bestie?
IAGO
Be’, ma adesso state abbastanza bene. Come vi siete ripreso?
CASSIO
Il demone dell’ubriachezza si è compiaciuto di cedere il posto al demone dell’ira; un vizio me ne mostra un altro, per farmi francamente disprezzare me stesso.
IAGO
Su, siete un moralista troppo severo. Dato il momento, il luogo e l’attuale situazione del paese, avrei preferito di cuore che non fosse successo; ma visto che è successo, fate in modo di rimediare per il vostro bene.
CASSIO
Gli chiederò di restituirmi la carica, e lui replicherà che sono un ubriacone. Avessi tante bocche quante ne ha l’Idra, tale risposta le zittirebbe tutte. Essere un uomo sensato, di lì a poco uno sciocco e tutt’a un tratto una bestia! Ogni bicchiere di troppo è maledetto, e il suo contenuto diabolico.
IAGO
Su, su, il buon vino è uno spirito buono e familiare, se ben usato; basta biasimarlo. Bene, luogotenente, io credo che sappiate che vi amo.
CASSIO
Ne ho avuta la prova, signore… io ubriaco!
IAGO
A voi e a qualsiasi altro mortale può capitare di ubriacarsi una volta; vi dirò io che fare… La moglie del generale è ora il vero generale. Posso dirlo visto che lui si è votato e dedicato alla contemplazione, osservazione ed elencazione delle sue virtù e delle sue grazie. Apritevi liberamente con lei, implorate il suo aiuto per farvi reintegrare. Ha un’indole così generosa, buona, affabile e altruista, che ritiene una mancanza di bontà non far di più di quanto le viene chiesto. Pregatela di steccare lei la frattura fra voi e suo marito, e scommetto tutte le mie ricchezze contro una bazzecola che questa rottura finirà per accrescere più di prima il vostro affetto.
CASSIO
Mi consigliate bene.
IAGO
Lo giuro con affetto sincero e onesta amicizia.
CASSIO
Non ho riserve, e domattina presto implorerò la virtuosa Desdemona di intercedere per me. Se mi andrà storta, la mia sorte sarà disperata.
IAGO
Avete ragione. Buona notte, luogotenente, devo riprendere la guardia.
CASSIO
Buonanotte, onesto Iago. Esce.
IAGO
E chi potrà dire che faccio lo scellerato
se il consiglio che gli do è generoso,
onesto e ragionevole, e anzi il mezzo
per riconquistare il Moro? È facilissimo
convincere l’arrendevole Desdemona
a sostenere una causa onesta.
È generosa come i liberi elementi,
e per una sua supplica il Moro è disposto
a rinunciare al battesimo, a tutti
i simboli e sigilli della redenzione;
tanto avvinto al suo amore è il suo animo,
che lei può fare e disfare a piacimento,
e la voglia di lei la fa da padrone
sulla sua debole disposizione.
Come mi si può dunque dire scellerato
se consiglio a Cassio la via diretta
per il suo bene? Ah, teologia infernale!
Quando istigano ai più neri peccati
i diavoli dapprima li presentano
con apparenze celestiali, come faccio io.
E mentre questo onesto sciocco sollecita
Desdemona di riacquistargli favore
e lei difende con calore la sua causa,
io al Moro verso questo veleno nell’orecchio;
che lei chiede il reintegro di Cassio
per soddisfare con lui le proprie voglie;
e quanto più si adopera per il suo bene
tanto più si screditerà col Moro.
Così trasformerò la sua virtù
in nera pece, e della sua bontà
farò la rete per impastoiarli tutti.
Entra Roderigo.
Che cosa c’è, Roderigo?
RODERIGO
In questa caccia io seguo gli altri, non come il bracco di punta, ma come uno che sta nella muta. Ho speso quasi tutto il mio denaro, stasera mi hanno bastonato a dovere, e penso che alla fine, dopo tante fatiche, mi resterà solo l’esperienza e perciò me ne ritornerò a Venezia a secco di denaro e con un po’ più di senno.
IAGO
Poveraccio è chi non ha pazienza!
La ferita si sana gradualmente.
Sai che noi non usiamo la magia
ma l’intelligenza, e a questa occorre tempo.
Non va bene? Cassio te le ha date,
e tu in cambio d’un piccolo livido
lo hai incastrato. Altre cose maturano
sotto il sole, ma i primi a maturare
sono i frutti dei fiori già sbocciati.
Per ora accontentati. Caspita, è già mattina;
piacere e azione fanno volare il tempo.
Ritirati, torna al tuo alloggio, su, via;
presto ne saprai di più. Su, vai, vai. (Esce Roderigo)
Restan da far delle cose. Mia moglie
deve intenerire la padrona su Cassio;
la istruirò io.
Io intanto prenderò da parte il Moro
e farò in modo che sorprenda Cassio
che importuna la moglie. Sì, ecco la via;
da percorrere senza indugio, con energia. Esce.
Otello
(“Othello” – 1602 – 1603)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V