(“King John” – 1590- 1597)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
Personaggi
RE GIOVANNI
IL PRINCIPE ENRICO, figlio del Re
ARTHUR, Duca di Bretagna, nipote del Re
IL CONTE DI SALISBURY
IL CONTE DI PEMBROKE
IL CONTE DI ESSEX
LORD BIGOT
ROBERT FAULCONBRIDGE, figlio di Sir Robert Faulconbridge
PHILIP, il Bastardo, suo fratellastro
HUBERT, un cittadino di Angers
JAMES GURNEY, servitore di Lady Faulconbridge
PETER da Pomfret, un profeta
FILIPPO, Re di Francia
LUIGI, il Delfino
LIMOGES, Duca d’Austria
MELUN, nobile francese
CHATILLON, ambasciatore francese presso Re Giovanni
IL CARDINALE PANDOLFO, legato pontificio
LA REGINA ELEONORA, madre di Re Giovanni
CONSTANCE, madre di Arthur
BIANCA di Spagna, nipote di Re Giovanni
LADY FAULCONBRIDGE, vedova di Sir Robert Faulconbridge
Nobili, sceriffi, araldi, ufficiali, soldati, messaggeri, e altri del seguito
Scena: parte in Inghilterra e parte in Francia.
ATTO PRIMO – SCENA PRIMA (unica)
[La corte d’Inghilterra.]
Entrano Re Giovanni, la Regina Eleonora, Pembroke, Essex, Salisbury, e altri del seguito, con loro Chatillon di Francia.
RE GIOVANNI
Adesso parla, Chatillon, cosa vuole da noi il Re di Francia?
CHATILLON
Così, dopo i saluti, parla il Re di Francia
nella mia persona, alla maestà,
alla illegittima maestà d’Inghilterra, qui presente.
ELEONORA
Uno strano inizio: “illegittima maestà”!
RE GIOVANNI
Silenzio, buona madre; ascoltate l’ambasceria.
CHATILLON
Filippo di Francia, con buon diritto e a giusto sostegno
di Arthur Plantageneto, figlio del tuo defunto fratello Geoffrey,
avanza le sue più che legittime pretese
su questa bella isola e i suoi dominii;
reclama l’Irlanda, Poitiers, Angiò, la Turenna e il Maine,
e ti invita a deporre la spada,
che illegittimamente governa questi vari possedimenti,
e a consegnarli nelle mani del giovane Arthur,
tuo nipote e legittimo sovrano.
RE GIOVANNI
Che accadrebbe in caso d’un nostro rifiuto?
CHATILLON
L’irresistibile peso d’una guerra crudele e sanguinosa
che farà valere con forza quei diritti con la forza negati.
RE GIOVANNI
Abbiamo qui guerra per guerra, sangue per sangue,
violenza per violenza: rispondi così al Re di Francia.
CHATILLON
Accogli allora dalla mia bocca la sfida del mio Re:
questo è il limite estremo del mio mandato.
RE GIOVANNI
Tu portagli la mia, e vattene in pace.
Ma sii come un lampo agli occhi della Francia,
perché, prima che tu possa annunciarmi, sarò già lì:
lo proclamerà il fragore dei miei cannoni.
Va’, dunque! Sii tu la tromba della nostra ira
e il funebre presagio della vostra disfatta.
Sia scortato con tutti gli onori: Pembroke,
occupatene tu. Addio, Chatillon.
[Escono Chatillon e Pembroke.]
ELEONORA
E dunque, figlio mio, non ti ho sempre detto
che l’ambiziosa Constance non si sarebbe mai quietata
prima d’aver acceso la Francia e il mondo intero
per i diritti e la causa di suo figlio?
Si sarebbe potuto prevenire tutto questo,
trovare un accordo con semplici e amichevoli colloqui
su ciò che ora deve essere deciso
con esiti sanguinosi e terribili dallo scontro di due regni.
RE GIOVANNI
Un saldo possesso e il diritto stanno con noi.
ELEONORA
Il possesso molto più del diritto, altrimenti
non andrebbero bene le cose per te e per me:
questo è quello che la mia coscienza sussurra
nel tuo orecchio e che nessuno tranne me,
te e il cielo dovrà mai sentire.
Entra uno Sceriffo.
ESSEX
Mio signore, c’è qui la più strana delle controversie
che io abbia mai udito, giunta dalla provincia
per essere giudicata da voi: faccio entrare gli uomini?
RE GIOVANNI
Fateli venire avanti. [Esce lo Sceriffo.]
Saranno le abbazie e i monasteri
a pagare le spese di quest’emergenza.
Entrano Robert Faulconbridge e Philip, suo fratello bastardo.
Chi siete voi?
BASTARDO
Io sono un vostro fedele suddito, un gentiluomo,
nato nel Northamptonshire, e primogenito,
credo, di Robert Faulconbridge,
un soldato che la mano dispensatrice d’onore
di Cuor di Leone fece cavaliere sul campo.
RE GIOVANNI
E tu chi sei?
ROBERT
Il figlio e l’erede di quel medesimo Faulconbridge.
RE GIOVANNI
Lui è il primogenito e tu sei l’erede?
Non siete nati dalla stessa madre, allora.
BASTARDO
Certissimamente dalla stessa madre, potente sovrano;
è un fatto ben noto; e, io credo, anche da un solo padre:
ma per esser certi di questa verità,
vi rimando al cielo e a mia madre:
io ho i miei dubbi, come possono averli tutti i figli dell’uomo.
ELEONORA
Vergognati, villano! tu svergogni tua madre
e ferisci il suo onore con questi tuoi dubbi.
BASTARDO
Io, signora? no, non ho motivo per farlo;
è la tesi di mio fratello questa, non la mia;
e se riesce a provarla, mi spazza via
almeno cinquecento belle sterline l’anno, lui:
voglia il cielo che l’onore di mia madre sia salvo,
e anche le mie terre!
RE GIOVANNI
Un tipo tosto! E perché lui, che è secondogenito,
reclama la tua eredità?
BASTARDO
Non so il perché – certo per avere la terra –
una volta mi ha accusato d’essere un bastardo:
se son stato concepito legalmente o no,
ripeto, lascio a mia madre la risposta;
ma che sia stato ben concepito, maestà –
riposino in pace le ossa di chi se n’è preso la briga! –
lo potete giudicare voi stesso paragonando le nostre facce.
Se il vecchio Sir Robert ci ha generati entrambi,
se lui è stato il nostro padre, e questo figlio gli assomiglia,
oh, vecchio Sir Robert, padre mio, in ginocchio
ringrazio il cielo di non assomigliarti!
RE GIOVANNI
Eh, che mattacchione ci ha mandato qui il cielo!
ELEONORA
Ha qualcosa del volto di Cuor di Leone,
e anche il modo di parlare lo ricorda.
Non leggi qualche carattere di mio figlio
nella composizione generosa di quest’uomo?
RE GIOVANNI
Il mio occhio ha esaminato con attenzione tutte le sue parti,
e l’ha trovato un perfetto Riccardo. Voi, signore, parlate,
cosa vi spinge a reclamare le terre di vostro fratello?
BASTARDO
Tutto perché di profilo assomiglia a mio padre!
E con quella mezza faccia vorrebbe portarsi via tutta la terra:
un mezzo soldo per cinquecento sterline l’anno!
ROBERT
Mia graziosa maestà, quando mio padre viveva,
vostro fratello si servì ampiamente di lui…
BASTARDO
Beh, signore, questo non vi basterà per avere la mia terra,
dovreste se mai raccontare come si servì di mia madre.
ROBERT
… e lo mandò, una volta, come ambasciatore in Germania,
per trattare con l’Imperatore
importantissimi affari di quel momento.
Il Re approfittò di quell’assenza,
prese dimora in casa di mio padre, e lì,
ho vergogna a dirvi come, ebbe a imporsi;
ma la verità è la verità: vaste distese di mari e spiagge
dividevano mio padre da mia madre,
come ho sentito dire da mio padre stesso,
quando questo allegro gentiluomo fu concepito.
Sul letto di morte, e per testamento, mio padre mi lasciò le terre,
e fino in punto di morte giurò
che questo frutto di mia madre non era suo,
e che se lo fosse stato sarebbe venuto al mondo
prematuro di ben quattordici settimane.
E allora, mio buon sovrano, fate che io abbia ciò che è mio,
le terre di mio padre, secondo le ultime volontà di mio padre.
RE GIOVANNI
Signore mio, vostro fratello è legittimo;
la moglie di vostro padre l’ha partorito dopo il matrimonio,
e se si è comportata male, peggio per lei;
è il rischio che corrono tutti gli uomini che prendono moglie.
Ma ditemi, cosa sarebbe accaduto,
se mio fratello, che, come voi avete detto,
si è dato tanto da fare per generare questo figlio,
l’avesse poi reclamato da vostro padre?
In verità, buon amico,
vostro padre avrebbe potuto tenersi questo vitellino,
nato dalla sua vacca, in barba al mondo intero;
in verità, avrebbe potuto farlo; così, fosse stato di mio fratello,
mio fratello non avrebbe potuto reclamarlo,
né vostro padre, pur non essendo suo, avrebbe potuto disconoscerlo:
questo risolve la questione, il figlio di mia madre
ha generato l’erede di vostro padre, e l’erede
di vostro padre deve avere le terre di vostro padre.
ROBERT
L’ultima volontà di mio padre non vale dunque
a diseredare quel figlio che non è suo?
BASTARDO
Vale tanto poco a diseredarmi, credo,
quanto valse mio padre a generarmi.
ELEONORA
Preferiresti essere un Faulconbridge,
e come tuo fratello goderti le tue terre,
o essere noto come il figlio di Cuor di Leone,
padrone solo di se stesso e senza terra?
BASTARDO
Signora, se mio fratello avesse le mie forme,
e io le sue, e cioè quelle di Sir Robert,
se le mie gambe fossero, come le sue, due frustini,
e le mie braccia, come le sue, imbottite di pelle d’anguilla,
se il mio viso fosse così scarno da non potermi infilare
una rosa dietro l’orecchio senza che tutti mi gridassero dietro
“Guarda, guarda, un fiorino che se ne va in giro!”
e se oltre le sue forme ereditassi anche tutte le sue terre,
oh, potessi non muovermi più di qui,
se non sarei pronto a dar via tutto
pur di riavere la mia faccia:
non vorrei essere Sir Testina per niente al mondo.
ELEONORA
Mi piaci molto: non vuoi abbandonare il tuo stato,
lasciare la terra a tuo fratello e seguirmi?
Sono un soldato, adesso, diretto in Francia.
BASTARDO
Fratello, ti affido la mia terra, io mi affiderò alla sorte.
La tua faccia t’ha reso cinquecento sterline l’anno,
ma se la mettessi in vendita a cinque pence,
la troverebbero tutti troppo cara.
Signora, vi seguirò sino alla morte.
ELEONORA
Beh, lì preferirei che mi precedeste.
BASTARDO
La mia educazione da provinciale
mi dice di dare la precedenza ai superiori.
RE GIOVANNI
Come ti chiami?
BASTARDO
Philip, maestà, così inizia il mio nome; Philip,
il primo figlio della moglie del vecchio buon Sir Riccardo.
RE GIOVANNI
D’ora in avanti porterai il nome di colui
dal quale hai ereditato l’aspetto:
inchinati, Philip, e rialzati più grande,
alzati, Sir Riccardo Plantageneto.
BASTARDO
Fratello per parte di madre, dammi la mano:
mi ha lasciato onore, mio padre, il tuo le terre.
Sia benedetta l’ora, giorno o sera,
in cui, mentre fui concepito, Sir Robert non c’era.
ELEONORA
Proprio lo spirito d’un Plantageneto!
Io sono la tua nonna, Riccardo; chiamami così.
BASTARDO
Signora, lo siete per caso, non certo per virtù;
ma che importa? un po’ di sbieco, fuor della man destra,
entrato da un pertugio, o forse dalla finestra,
chi non osa farlo di giorno, di notte sia astuto,
ciò che si è preso è preso, comunque lo si abbia avuto.
Vicino o lontano, si è ben sparato se si ha colpito,
ed io sono io, comunque sia stato concepito.
RE GIOVANNI
Va’, Faulconbridge: il tuo desiderio è diventato vero,
un cavaliere senza terra ti ha fatto proprietario terriero.
Venite, signora, e vieni anche tu, Riccardo, con impazienza
la Francia ci reclama, la Francia, lì è l’urgenza.
BASTARDO
Fratello, addio: la fortuna t’assista sempre,
tu che sei stato concepito onestamente.
[Escono tutti tranne il Bastardo.]
Sono cresciuto un palmo in onore
ma ne ho perso parecchi di terra.
Però posso fare di qualsiasi puttanella una Lady.
“Buona sera, Sir Richard!” – “Dio ti aiuti, buon uomo!” –
e se si chiama Giorgio, io lo chiamerò Pietro;
perché chi è appena diventato nobile
dimentica i nomi della gente; sarebbe un riguardo eccessivo,
un di più di socievolezza per un titolo appena acquisito.
Eccovi un viaggiatore, lui e il suo stuzzicadenti,
seduti alla tavola della mia signoria,
e quando il mio stomaco baronale è ben pieno,
allora, comincio a succhiarmi i denti e a catechizzare
quel degustatore di paesi: “Mio caro signore,” –
così comincio, appoggiandomi bene sui gomiti,
“vi sarei molto grato,” – e questa sarebbe tutta la domanda,
cui arriverebbe la risposta, come da manuale,
“Signor mio,” direbbe questa risposta,”ai vostri comandi;
a vostra disposizione; ai vostri ordini, monsignore”:
“No, signore”, direbbe allora la domanda,”sono io,
dolce sire, ai vostri”; e così via, prima ancora che la risposta
abbia conosciuto la domanda, in uno spreco di complimenti,
a parlare di Alpi e Appennini, dei Pirenei e del Po,
avviandoci verso cena.
Questa è una nobile vita sociale,
adattissima a uno spirito ambizioso come il mio,
perché è un figlio bastardo del suo tempo
chi manchi anche d’un pizzico d’ossequiosità,
e io, ossequio o non ossequio, sono proprio un bastardo.
E non solo per comportamento, maniere,
per le forme esteriori o per le vesti,
ma per quell’impulso interiore che mi spinge
a profondere quel dolce,
dolcissimo veleno di cui quest’epoca è affamata,
e nel quale devo impratichirmi, non per ingannare,
ma per evitare d’essere ingannato, dato che
ne saranno cosparsi tutti i gradini della mia ascesa.
Ma chi è che arriva in tutta fretta, vestito da cavaliere?
Che donna messaggero è mai questa? Non ha un marito,
che si prenda la pena di annunciarla col suo corno?
Entrano Lady Faulconbridge e James Gurney.
O povero me! è mia madre – Come state, buona signora?
Cosa vi porta qui a corte con tanta fretta?
LADY FAULCONBRIDGE
Dov’è quel maledetto di tuo fratello? dov’è
chi dappertutto dà la caccia al mio onore?
BASTARDO
Mio fratello Robert? il figlio del vecchio Sir Robert?
Il gigante Colbrand, quell’uomo fortissimo?
È il figlio di Sir Robert che andate così cercando?
LADY FAULCONBRIDGE
Il figlio di Sir Robert! Sì, ragazzo impertinente –
il figlio di Sir Robert? – perché ridi di Sir Robert?
Lui è il figlio di Sir Robert, così come lo sei tu.
BASTARDO
James Gurney, ci lascereste soli un momento?
GURNEY
Con vero piacere, buon Philip.
BASTARDO
Philip?
un nome da passeri! James,
ci sono novità in giro: presto ti dirò di più. [Esce Gurney.]
Signora, non sono il figlio del vecchio Sir Robert.
Sir Robert avrebbe potuto mangiarsi
tutto quanto di lui c’è in me
senza rompere il suo digiuno di Venerdì Santo:
Sir Robert ce l’avrebbe fatta – beh, per la madonna, diciamocelo, –
ce l’avrebbe fatta… a concepirmi?
Non ce l’avrebbe fatta Sir Robert.
Conosciamo bene i suoi prodotti: perciò, buona madre,
a chi sono debitore di queste membra?
Sir Robert non ha collaborato a fare questa gamba.
LADY FAULCONBRIDGE
Ti sei messo d’accordo con tuo fratello, tu,
che per il tuo stesso interesse dovresti difendere il mio onore?
Cosa significano queste irriverenze, mascalzone maleducato?
BASTARDO
Cavaliere, buona madre, cavaliere, come Basilisco.
E che! son ben stato insignito! Ho il tocco ancora qui sulla spalla!
Non sono il figlio di Sir Robert, mamma:
ho rinnegato lui e le mie terre.
Legittimità, nome, tutto è perduto.
E allora, mia buona madre, fa’ ch’io conosca mio padre;
Un uomo come si deve, spero: ma chi era, madre?
LADY FAULCONBRIDGE
Hai rinnegato te stesso come Faulconbridge?
BASTARDO
Con la stessa risoluzione con cui rinnego il demonio.
LADY FAULCONBRIDGE
Re Riccardo Cuor di Leone è tuo padre.
Da ripetute e veementi richieste fui indotta
a fargli posto nel letto di mio marito.
Per il cielo, non imputarmene colpa
proprio tu, che sei il frutto di quel dolce peccato
che con forza, oltre ogni mia difesa, mi fu strappato!
BASTARDO
Ebbene, sulla luce del sole, ve lo giuro, dovessi rinascere,
signora, non potrei augurarmi un padre migliore.
Certi peccati son lievi su questa terra,
e tali sono i vostri: non fu follia la vostra colpa.
Foste costretta a lasciare il vostro cuore in suo potere
come tributo obbediente a un amore imperioso,
contro la cui furia e impareggiabile forza
lo stesso leone impavido non riuscì a sostenere la lotta
e a tener lontana dal suo cuore regale la mano di Riccardo.
Colui che a forza deruba i leoni del loro cuore
può facilmente vincere quello di una donna.
Sì, madre mia, con tutto il cuore ti ringrazio
del padre che m’hai dato! Se c’è qualcuno
tra i viventi che osa dire che non ti sei comportata bene
quando mi hai concepito, spedirò la sua anima all’inferno.
Vieni, mia signora, ti voglio presentare alla mia gente;
essi ti diranno, che quando Riccardo mi ha generato,
se tu gli avessi detto no, sarebbe stato peccato;
questo io sostengo, e chi dice il contrario mente.
[Escono.]
Re Giovanni
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