Re Giovanni – Atto II

(“King John” – 1590- 1597)

Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V

Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali

Re Giovanni - Atto II

ATTO SECONDO – SCENA PRIMA (unica)

[Francia. Davanti ad Angiers.]

Entrano, da una parte, l’Arciduca d’Austria, con dei soldati; dall’altra Filippo, Re di Francia, con dei soldati e con Luigi, Constance, Arthur e il seguito.

LUIGI

Benvenuto davanti ad Angiers, valoroso Duca d’Austria.

RE FILIPPO

Arthur: quel grande antenato del tuo sangue,

Riccardo, che rubò al leone il suo cuore

e combatté le guerre sante in Palestina,

da questo valoroso duca fu spinto innanzitempo

nella tomba, ed egli, per fare ammenda

davanti alla sua discendenza, dietro nostra sollecitazione,

è qui venuto a spiegare le sue insegne, ragazzo, in favor tuo,

e a rintuzzare l’usurpazione

del tuo zio snaturato, l’inglese Giovanni:

abbraccialo, amalo e dagli il benvenuto.

ARTHUR

Dio vi perdonerà la morte di Cuor di Leone

per la vita che arrecate alla sua discendenza

ponendo i loro diritti sotto l’ombra delle vostre ali di guerra:

vi dò il benvenuto con la mano impotente,

ma con il cuore pieno d’amore purissimo.

Benvenuto davanti le porte di Angiers, Duca.

LUIGI

Ah, nobile ragazzo, chi ti farebbe mai torto?

AUSTRIA

Sulla tua guancia depongo questo santo bacio

come suggello a questo impegno del mio amore;

io non tornerò mai più a casa

sino a che Angiers e i diritti che tu hai in Francia,

assieme a quella pallida spiaggia dal volto bianco

il cui piede respinge le onde ruggenti dell’Oceano

proteggendo i suoi isolani dagli stranieri,

sino a quando quell’Inghilterra che, cinta da una siepe di mare,

protetta da quel suo baluardo con mura d’acqua,

se ne sta fiduciosa e sicura da ogni mira straniera,

fino a quando anche quel lontano angolo d’occidente

non t’avrà salutato re; fino ad allora, caro ragazzo,

non penserò alla mia patria, ma resterò in armi.

CONSTANCE

Oh, ricevete i ringraziamenti di sua madre,

la riconoscenza d’una vedova,

sino a quando il vostro forte braccio,

datagli forza, non gli permetterà di compensare

in modo più adeguato il vostro amore!

AUSTRIA

La pace dei cieli è di coloro che alzano le spade

in una tanto giusta e generosa guerra.

RE FILIPPO

Bene, allora, al lavoro. Siano puntati i cannoni

contro gli spalti di questa città testarda.

Siano chiamati i nostri migliori esperti

a scegliere le postazioni più adatte:

a costo di lasciare le nostre ossa regali davanti a questa città,

di dover arrivare a guado nel sangue francese

sino alla piazza del mercato, questa città

sarà assoggettata a questo ragazzo.

CONSTANCE

Aspettiamo la risposta alla nostra ambasceria,

prima che senza una ragione

le nostre spade si macchino di sangue.

Monsignor Chatillon potrebbe riportare dall’Inghilterra

il riconoscimento pacifico di quei diritti

che noi cerchiamo d’affermare con la guerra,

e allora ci pentiremmo d’ogni goccia di sangue

ingiustamente versata

a causa d’una fretta impetuosa e sconsiderata.

Entra Chatillon

RE FILIPPO

Un miracolo, signora! avete espresso un desiderio

ed ecco, il nostro messaggero Chatillon è arrivato!

Ciò che l’Inghilterra dice, ditecelo in breve, gentile signore;

calmi, aspettiamo di udirti: su, Chatillon, parla.

CHATILLON

E allora distogliete l’esercito da questo assedio inutile

per incitarlo verso un ben più arduo impegno.

Il Re inglese, sordo alle vostre giuste richieste,

è sceso in armi: i venti avversi,

di cui ho dovuto subire i capricci,

gli hanno offerto il tempo di sbarcare tutte le sue legioni

contemporaneamente al mio arrivo; sono ora in marcia

verso questa città, un esercito forte, con soldati fiduciosi.

Con il Re è venuta la regina madre,

un’Ate che lo sprona al sangue e alla lotta;

con lei è la nipote, Lady Bianca di Spagna.

Assieme a loro un bastardo del re defunto e tutti gli elementi

scombinati del paese; volontari violenti, sconsiderati,

rabbiosi, volti da giovinette e fegati di draghi feroci,

che, dopo aver venduto tutto ciò che avevano in patria,

orgogliosi, con i propri possedimenti sulla schiena,

vengono qui sperando di far fortuna.

In breve, un gruppo valoroso di spiriti intrepidi

come quello traghettato dalle navi inglesi,

non aveva mai attraversato i gonfi marosi

per recar danno e offesa alla Cristianità. [Rullìo di tamburi.]

L’interruzione di questi tamburi miserabili

m’impedisce di scendere nei dettagli: sono già qui,

per parlamentare o per combattere; perciò preparatevi.

RE FILIPPO

Era del tutto inaspettata tanta speditezza!

AUSTRIA

Quanto più inaspettata tanto più

dovremo affrettare i nostri tentativi di difesa,

perché il coraggio lievita nell’emergenza:

che siano i benvenuti, noi siamo pronti.

Entrano Re Giovanni, Eleonora, Bianca, il Bastardo, nobili e soldati.

RE GIOVANNI

Pace alla Francia,

se la Francia in pace ci permette d’entrare,

secondo giustizia e diritto di nascita, nei nostri dominii;

altrimenti sanguini la Francia, e la pace se ne torni in cielo

mentre noi, irati agenti di Dio, castigheremo l’orgogliosa

insolenza di chi ha respinto in cielo la sua pace.

RE FILIPPO

Pace all’Inghilterra, se questo esercito fa ritorno

dalla Francia all’Inghilterra, per vivere lì in pace.

Noi amiamo l’Inghilterra, ed è proprio per lei

che qui sudiamo sotto il peso delle nostre armature.

E questa nostra fatica dovrebbe essere compito tuo:

ma tu sei così lontano dall’amare l’Inghilterra,

che hai rovesciato il suo legittimo re,

tagliato la sequenza naturale delle successioni,

sfidata una maestà ancora infante,

violentata la virtù virginale della corona. Ecco,

guarda se questo non è il volto di tuo fratello Geoffrey,

questi occhi, questa fronte, sono stati modellati su di lui:

questo piccolo compendio riassume la grandezza

morta con Geoffrey, e la mano del tempo farà sviluppare

questo abbozzo in un altrettanto grande volume.

Quel Geoffrey era tuo fratello maggiore, e questo

è suo figlio; l’Inghilterra per diritto era di Geoffrey,

e questo è il figlio di Geoffrey; in nome di Dio,

come puoi tu farti chiamare re quando sangue vivo

batte in queste tempie che dovrebbero cingere la corona

di cui tu ti sei impossessato?

RE GIOVANNI

E chi ti ha conferito questa grande autorità, o Re di Francia,

per cui pretendi da me una risposta alle tue imputazioni?

RE FILIPPO

Quel giudice celeste che ispira buoni pensieri

in tutte le creature, anche le più potenti, perché s’accorgano

delle macchie o delle offese recate al diritto.

Quel giudice mi ha nominato tutore di questo ragazzo:

su suo mandato contesto quelle tue colpe

che, col suo aiuto, intendo castigare.

RE GIOVANNI

Via, la tua autorità è usurpata.

RE FILIPPO

Ma ho una buona scusa: è per cacciare un usurpatore.

ELEONORA

Chi è che chiami usurpatore, Re di Francia?

CONSTANCE

Lasciate che risponda io: tuo figlio è l’usurpatore.

ELEONORA

Taci, insolente! vorresti che il tuo bastardo fosse re

per diventare regina, e dominare il mondo!

CONSTANCE

Il mio letto è sempre stato fedele a tuo figlio

quanto il tuo a tuo marito, e questo ragazzo

assomiglia più, per fattezze, a suo padre Geoffrey

di quanto tu e Giovanni v’assomigliate per modi,

nonostante siate simili come la pioggia all’acqua

o il demonio a sua madre. Il mio ragazzo un bastardo!

Per l’anima mia, non credo che suo padre

sia stato concepito con la stessa onestà:

non avrebbe potuto, se eri tu sua madre.

ELEONORA

Ecco qui una buona madre, ragazzo, una che insulta tuo padre.

CONSTANCE

Ecco una buona nonna, ragazzo, che vorrebbe insultare te.

AUSTRIA

Basta!

BASTARDO

Ascoltate il banditore!

AUSTRIA

Chi diavolo sei tu?

BASTARDO

Uno che farà il diavolo a quattro con voi, signore,

se mai vi pescherà da soli, voi e la vostra pelle:

siete la volpe di cui parla il proverbio,

tanto coraggiosa da tirare la barba ai leoni morti.

Vi spolvererò ben bene la pelle, se mi capitate tra le mani,

signor mio, state attento che lo farò davvero, davvero.

BIANCA

Ah, la pelle di leone sta bene

a chi ha spogliato il leone della sua pelle!

BASTARDO

Gli sta così bene sul groppone

come il manto del grande Alcide su un asino:

ma, asino mio, sarò io a togliervi quel fardello dalla schiena,

o vi darò un tal carico da spezzarvi le spalle.

AUSTRIA

Chi è questo bastonatore che ci assorda le orecchie

con questo profluvio d’inutile fiato?

RE FILIPPO

Luigi, decidete subito il da farsi.

AUSTRIA

Donne e buffoni, basta con le vostre chiacchiere.

RE FILIPPO

Re Giovanni, questa è la sostanza del discorso:

a nome di Arthur rivendico da te

Inghilterra, Irlanda, Angiò, Turenna e Maine.

Sei disposto a consegnarle e a deporre le armi?

RE GIOVANNI

Piuttosto la mia vita: io ti sfido, Francia.

Arthur di Bretagna, affidati alle mie mani,

e per il caro amore che ti porto ti darò più

di quanto la vile mano della Francia potrà mai conquistare.

Riconosci la mia maestà, ragazzo.

ELEONORA

Vieni dalla tua nonna bimbo.

CONSTANCE

Va’, bimbo, va’ dalla nonna;

da’ alla nonna il tuo regno, bimbo, e nonnina

ti darà una prugna, una ciliegia, un fico:

ah, che brava nonnetta.

ARTHUR

Taci, buona madre!

Vorrei giacere giù in fondo alla mia tomba.

Non merito tutto questo strepito che si fa per me.

ELEONORA

Si vergogna di sua madre, povero ragazzo, piange.

CONSTANCE

Che si vergogni di lei o no, vergognatevi voi, intanto.

Sono gli errori della nonna, non le colpe della madre

che traggono dai suoi poveri occhi queste perle

capaci di commuovere il cielo, che le accetterà

come un compenso: ah, sì, il cielo si farà convincere

da queste stille di cristallo e gli renderà giustizia,

vendicandosi di voi.

ELEONORA

Tu, mostruosa calunniatrice del cielo e della terra!

CONSTANCE

E tu, che mostruosamente insulti il cielo e la terra,

non chiamarmi calunniatrice; tu e i tuoi usurpate

i possedimenti, le prerogative reali e i diritti

di questo ragazzo oppresso.

Questo è il figlio del tuo primogenito,

in nulla disgraziato se non in te:

i tuoi peccati sono puniti su questo povero ragazzo;

il canone della legge lo colpisce,

poiché due soltanto sono le generazioni

che lo separano dal tuo grembo di peccatrice.

RE GIOVANNI

Pazza, falla finita.

CONSTANCE

Ho solo questo da aggiungere, che Arthur

è tormentato non soltanto per i peccati di questa donna,

ma che Dio ha fatto di lei e del frutto del suo peccato

il flagello di questo lontano discendente, da lei appestato

e a causa di lei; il suo peccato è la sua tortura,

la sua tortura l’espiazione del suo peccato,

e tutto ricade su questo povero ragazzo,

e tutto a causa sua; che muoia impestata!

ELEONORA

I tuoi rimproveri sono stupidi, posso esibire

un testamento che annulla i diritti di tuo figlio.

CONSTANCE

Sì? e chi ne dubiterebbe mai? un testamento!

un falso, un testamento femminile, le ultime volontà

d’una nonnina incancrenita!

RE FILIPPO

Basta, signora! basta o siate più posata:

mal si addice alle nostre presenze

incoraggiare queste sguaiate e ripetute ingiurie.

Qualche trombettiere chiami alle mura

questi cittadini d’Angiers: sentiamo cosa dicono,

quale Re riconoscono, Arthur o Giovanni.

Suono di trombe. Entra Hubert sulle mura.

HUBERT

Chi ci ha chiamato alle mura?

RE FILIPPO

Il Re di Francia, a nome dell’Inghilterra.

RE GIOVANNI

Il Re d’Inghilterra, a nome di se stesso.

Voi, uomini d’Angiers, miei cari sudditi…

RE FILIPPO

Voi, cari cittadini d’Angiers, sudditi d’Arthur,

i nostri trombettieri vi hanno chiamati a questo amichevole colloquio…

RE GIOVANNI

A nostro vantaggio; perciò ascoltateci per primi.

Queste bandiere di Francia, che sono state spiegate qui,

sotto gli occhi e la vista della vostra città,

hanno marciato sin qui per farvi danno.

I cannoni hanno viscere piene d’ira,

e sono già stati puntati, pronti a vomitare fuori

il loro sdegno di ferro contro le vostre mura:

tutti i preparativi per un assedio sanguinoso

e un assalto spietato da parte dei Francesi

sono qui, sotto gli occhi della vostra città

e delle sue porte, costrette ad abbassare le ciglia.

Non fosse stato per il vostro arrivo, queste pietre dormienti

che come una cintura vi cingono attorno,

sarebbero già state divelte dai loro fissi letti di calce

dalla forza dell’artiglieria,

e, fatta un’altra breccia, una forza sanguinaria

si sarebbe riversata sulla vostra pace.

Ma vedendo noi, vostro legittimo Re,

che con una marcia faticosa e velocissima

abbiamo portato le nostre forze a controbilanciare le loro

davanti alle vostre porte, per salvare dai loro graffi

le guance minacciate della vostra città, ecco, guardate,

i Francesi stupefatti, chiedono di parlamentare,

e adesso, invece di proiettili avvolti nel fuoco

pronti a far tremare di febbre le vostre mura,

sparano solo tranquille parole avvolte di fumo

per versare una confusione sleale nelle vostre orecchie.

Riservate loro la fiducia che si meritano, cari cittadini,

e lasciateci entrare, noi che siamo il vostro Re:

i nostri spiriti affaticati,

logorati dall’azione di questa marcia veloce,

desiderano rifugio entro le vostre mura cittadine.

RE FILIPPO

Quando avrò finito di parlare anch’io, rispondete a entrambi.

Guardate, condotto da questa mano dritta,

che ha giurato sul nome di Dio di proteggere

il diritto di colui che essa guida, c’è il giovane Plantageneto,

figlio del fratello maggiore di quest’uomo,

e Re sopra di lui e sopra tutto ciò di cui lui gode:

è per questa giustizia calpestata che noi calpestiamo,

in marcia di guerra, i campi davanti alla vostra città,

senza esservi nemici, se non là dove lo imponga

il sacro dovere dell’ospitalità

a difesa di questo oppresso fanciullo.

Vi piaccia, perciò, rendere quel tributo

che in tutta onestà dovete a colui cui spetta,

e cioè a questo giovane principe.

Le nostre armi, allora, tranne che nell’aspetto,

avranno bloccata ogni capacità offensiva,

come un orso con la museruola,

e la potenza dei nostri cannoni

si riverserà inutilmente contro le invulnerabili nubi del cielo;

con una ritirata pacifica e senza alcuna molestia,

con spade immacolate e gli elmetti intatti,

riporteremo quindi a casa quel sangue generoso

che eravamo venuti qui disposti a spargere contro la vostra città,

lasciando in pace voi, i vostri figli, le vostre mogli.

Ma se voi stupidamente accantonerete l’offerta propostavi,

non sarà la cinta delle vostre mura di pietra antica

a potervi nascondere dai nostri messaggeri di guerra,

anche se tutti questi inglesi, con la loro scienza militare,

trovassero riparo nella loro rozza cerchia.

Rispondeteci, dunque;

ci riconosce, la vostra città, per signori,

nel nome di colui per il quale l’abbiamo chiesta?

O dovremo invece dare il via alla nostra rabbia

e farci strada nel sangue verso ciò che è nostro?

HUBERT

Facciamola breve; siamo sudditi del Re d’Inghilterra;

in nome suo e per suo buon diritto teniamo la città.

RE GIOVANNI

Riconoscete dunque il Re e lasciatemi entrare.

HUBERT

Questo non possiamo farlo; ma a colui

che si dimostrerà il Re dimostreremo la nostra lealtà.

Fino a quel momento

terremo le nostre porte sprangate per tutti.

RE GIOVANNI

Non basta la corona d’Inghilterra a provarvi che sono il Re?

E se non bastasse lei, ci sono qui a testimoniarlo

trentamila cuori di pura razza inglese…

BASTARDO

Bastardi e non.

RE GIOVANNI

… pronti a garantire con la loro vita il nostro titolo.

RE FILIPPO

Altrettanti, ed altrettanto nobili uomini di fegato…

BASTARDO

Inclusi alcuni bastardi.

RE FILIPPO

… sono qui pronti a contraddire davanti a lui le sue pretese.

HUBERT

Sino a quando non avrete deciso chi di voi ne ha più diritto,

custodiremo il diritto al titolo negandolo ad entrambi.

RE GIOVANNI

E allora Dio perdoni i peccati di tutte quelle anime

che, prima della caduta della rugiada della sera,

dovranno volare verso la loro eterna dimora

per dar la terribile prova di chi sia il Re di questo regno!

RE FILIPPO

Amen, amen! In sella, cavalieri, alle armi!

BASTARDO

San Giorgio, tu che hai bastonato il drago, e che da allora

monti un cavallo sulla porta della mia ostessa,

insegnaci un po’ di scherma! [Ad Austria.] Signore, fossi a casa,

nella vostra tana, signore, con la vostra leonessa,

metterei una testa di bue sulla vostra pelle di leone,

facendo di voi un mostro.

AUSTRIA

Basta! smettetela.

BASTARDO

Ah, trema, che stai sentendo il ruggito del leone!

RE GIOVANNI

Su, risaliamo la pianura; ci attesteremo in alto,

dove potremo schierare al meglio tutti i nostri reggimenti.

BASTARDO

In fretta allora, assicuriamoci il vantaggio del terreno.

RE FILIPPO

Sia pure così! sull’altra collina

ordinate agli uomini di attestarsi. Dio e il nostro diritto!

[Escono, da parti diverse, il Re inglese, quello Francese, ecc.]

Qui, dopo alcune scorrerie, entra l’Araldo di Francia, con dei trombettieri, e va verso le porte.

ARALDO FRANCESE

Voi, uomini di Angiers, spalancate le vostre porte

e lasciate entrare il giovane Arthur, Duca di Bretagna,

che, per mano del Re di Francia, ha costretto oggi

al pianto molte madri inglesi, i cui figli

giacciono sparsi sul terreno sanguinante:

molti mariti di donne ora vedove sono riversi al suolo

abbracciati freddamente alla terra scolorita;

e la vittoria, con poche perdite, tripudia

sulle bandiere danzanti dei Francesi,

che sono ormai vicini, trionfalmente schierati,

pronti ad entrare come conquistatori e a proclamare

Arthur di Bretagna Re d’Inghilterra e vostro

Entra l’Araldo Inglese, con un trombettiere.

ARALDO INGLESE

Esultate, voi, uomini d’Angiers, suonate le vostre campane!

Re Giovanni, Re vostro e d’Inghilterra, si avvicina,

vincitore di questa calda e crudele giornata.

Le armature, che erano partite di qui lucenti d’argento,

sono tornate coperte dall’oro del sangue francese;

neanche una piuma di cimiero inglese

è stata strappata da una lancia francese,

e le nostre insegne tornano nelle stesse mani

che le avevano fatte garrire all’inizio della nostra marcia.

Come un’allegra schiera di cacciatori

fanno ritorno i nostri baldi Inglesi, tutti con mani

tinte di rosso nella strage mortale del nemico:

aprite le porte e date strada ai vincitori.

HUBERT

Araldi, dall’alto delle nostre torri abbiamo potuto vedere

dall’inizio alla fine sia l’avanzata che la ritirata

d’entrambi gli eserciti; la loro parità è tale

che anche l’occhio più attento non può decidere

il vincitore: il sangue ha comprato sangue,

i colpi hanno ottenuto colpi in risposta,

la forza s’è scontrata con la forza

e la violenza s’è confrontata con la violenza.

Le due parti sono pari, e parimenti da noi apprezzate.

Una deve però mostrarsi vincitrice:

fin quando s’equivarrà il loro peso,

noi non daremo a nessuno dei due la città,

ma la custodiremo per entrambi.

Rientrano, da una parte, Re Giovanni, Eleonora, Bianca, il Bastardo, nobili e soldati; dall’altra Re Filippo, Luigi, Austria e soldati.

RE GIOVANNI

Francia, hai ancora sangue da gettar via? Parla,

deve continuare a scorrere la corrente del nostro diritto?

Il suo fluire, turbato dai tuoi ostacoli,

sarà costretto a lasciare il suo alveo d’origine

e a traboccare, allagando nel suo corso disturbato

anche le rive entro cui lo costringi, se non lascerai

procedere tranquillamente sino all’oceano

le sue acque argentee.

RE FILIPPO

Inghilterra, in questa dura prova,

non hai salvato una goccia di sangue più di noi Francesi,

anzi, ne hai perse di più. E su questa mia mano,

che governa tutta la terra sotto questa parte di cielo,

giuro che non deporremo le armi, impugnate per giustizia,

prima d’aver rovesciato te, contro cui le abbiamo impugnate,

o senza aver almeno aggiunto al numero dei morti un re,

così da adornare l’elenco delle perdite di questa guerra

accoppiando alla strage dei nomi regali.

BASTARDO

Ah, regalità, come torreggia alta la tua gloria

quando il ricco sangue dei re s’accende d’ira!

Oh, ora la morte fodera con l’acciaio

le sue terribili mascelle; le spade dei soldati

sono i suoi denti e i suoi artigli, ed ella banchetta,

adesso, sbranando la carne degli uomini

in questa inconciliabile disputa tra re.

Perché questi volti reali sono così attoniti?

Urlate “a morte!” o re, fate ritorno al campo insanguinato,

voi, egualmente potenti, spiriti accesi di rabbia!

La sconfitta d’una parte sancisca la pace dell’altra;

e fino a quel momento, colpi, sangue e morte!

RE GIOVANNI

Quale delle due parti i cittadini

sono adesso disposti ad accogliere?

RE FILIPPO

Parlate, cittadini, per l’Inghilterra; chi è il vostro re?

HUBERT

Il re d’Inghilterra, quando sapremo chi è.

RE FILIPPO

Riconoscetelo in noi, che ne rappresentiamo qui i diritti.

RE GIOVANNI

In noi, invece, che siamo i gran vicari di noi stessi

e portiamo testimonianza del possesso della nostra persona,

qui, Signori della nostra presenza, di Angiers, e di voi.

HUBERT

Un potere più alto di noi vieta tutto questo;

fino a che anche l’ultimo dubbio sarà cancellato,

terremo ben serrati i nostri precedenti scrupoli

nelle nostre porte sbarrate con forza;

sudditi soltanto delle nostre paure,

fino a che queste non verranno dissolte,

espulse e detronizzate da un unico re.

BASTARDO

Perdio, questi furbastri di Angiers si fanno beffe di voi, maestà,

se ne stanno al sicuro sulle loro mura, come a teatro,

con la bocca aperta, e da lì si indicano

le vostre scene faticose, i vostri atti di morte.

Le vostre presenze reali si lascino guidare da me:

fate come i ribelli di Gerusalemme,

per un poco diventate amici, e, uniti, infliggete

a questa città gli atti più crudeli della vostra rabbia.

Da oriente e da occidente puntino, la Francia e l’Inghilterra,

i loro cannoni distruttori, traboccanti di proiettili,

sino a che il loro frastuono spaventoso

non sgretoli le costole pietrose di questa altezzosa città:

colpirei senza posa questi ronzini

finché la loro indifesa desolazione

li lasci nudi come la semplice aria.

Fatto questo, dividete pure quelle forze che avevate riunito,

separate nuovamente quei colori che avevate mescolati,

mettetevi l’un contro l’altro con le vostre spade insanguinate;

solo allora, in un momento,

la fortuna sceglierà tra le due parti

il suo grazioso favorito, cui concederà gli onori della giornata

baciandolo con una vittoria gloriosa.

Che ne dite di questo mio audace consiglio, potenti sovrani?

Non ha il sapore della vera politica?

RE GIOVANNI

Beh, per il cielo che sovrasta le nostre teste,

mi va proprio a genio!

Che ne dici, Francia, d’unire le nostre forze e radere al suolo

questa Angiers, e solo allora combatterci

per vedere chi sarà il re?

BASTARDO

E se sei fatto di ciò di cui son fatti i re,

essendo stato offeso, tu come noi, da questa fastidiosa città,

volgerai le bocche della tua artiglieria,

tu come noi, contro queste mura insolenti;

e quando le avremo rase al suolo, beh, solo allora,

ci sfideremo l’un l’altro, battendoci alla rinfusa,

per spedirci a vicenda in cielo o all’inferno.

RE FILIPPO

Così si faccia. Dite, da che parte inizierete l’assalto?

RE GIOVANNI

Sarà da occidente che invieremo la distruzione

nel petto di questa città.

AUSTRIA

Io dal nord.

RE FILIPPO

I nostri tuoni faran piovere dal sud

i loro rovesci di proiettili su questa città.

BASTARDO [Tra sé e sé.]

Oh, sagace arte militare! Da nord a sud

Austria e Francia si spareranno l’una in bocca all’altra.

Le inciterò ben io!… Venite, andiamo, andiamo!

HUBERT

Prestateci ascolto, grandi re: concedeteci un istante,

e io vi mostrerò la via della pace e d’una leale alleanza;

vincerete così questa città senza colpi né ferite,

lasciando questi mortali, qui venuti a sacrificarsi sul campo,

liberi di tornare a morire nei loro letti.

Non siate ostinati, ascoltatemi, potenti re!

RE GIOVANNI

Parla pure, tranquillo; siamo disposti ad ascoltarti.

HUBERT

Avete con voi la figlia del Re di Spagna, Lady Bianca,

parente del Re d’Inghilterra;

considerate quanto sono giovani Luigi, il Delfino,

e quell’adorabile vergine:

se l’amore vigoroso va in cerca di bellezza,

dove potrebbe trovarla più splendida che in Bianca?

Se l’amore pio va in cerca di virtù,

dove potrebbe trovarla più pura che in Bianca?

Se l’amore ambizioso va in cerca d’una buona nascita,

in quali vene scorre un sangue più nobile di quello di Lady Bianca?

Ricco come lei, per bellezza, virtù e sangue,

è il giovane Delfino, perfetto da ogni punto di vista:

e se non è perfetto, diciamo pure che è perché lui non è lei;

così come a lei non manca nulla,

a meno che si voglia dir mancanza

il fatto che a lei manchi lui:

lui è la metà di un uomo compiuto,

lasciamo che sia finito da una metà come lei;

e lei è una perfezione stupendamente parziale

la cui pienezza giace solo in lui.

Ah, due simili correnti argentate, quando si uniscono,

esaltano le sponde che le hanno rinchiuse:

e le due sponde, ai due fiumi uniti,

le due rive regolatrici di questi due principi,

sarete voi, o re, se li avrete fatti sposare.

Questa unione avrà sulle nostre porte ben sprangate

un’efficacia maggiore della vostra artiglieria,

dato che questo sposalizio sarà una miccia che,

con un impeto ancor più veloce di quello imposto

dalla polvere del cannone, farà spalancare di botto

la bocca dei nostri portali concedendovi l’entrata:

ma senza la miccia di queste nozze il mare infuriato

non sarà così sordo, i leoni così coraggiosi,

le montagne e le rocce così immobili…

no, no, neanche la morte stessa,

sarà così determinata nella sua furia mortale

come noi nel difendere questa città.

BASTARDO

Ecco una frenata che fa schizzar fuori dai suoi stessi stracci

la carcassa putrefatta della vecchia morte!

Ecco qui una bocca davvero smisurata

che sputa morte e montagne, rocce e mari,

e parla di leoni ruggenti con la stessa familiarità

con cui le ragazzine di tredici anni parlano dei loro cuccioli!

Quale artigliere ha mai generato questo sangue vigoroso?

Il suo parlare è quello dei cannoni, tutto fuoco, fumo e rimbombi;

la sua lingua è tanto capace di colpire

che le nostre orecchie ne sono bastonate;

ogni sua parola colpisce più forte d’un pugno d’un Francese.

Cristo, non sono mai stato così pestato di parole

da quando ho chiamato per la prima volta papà

il padre di mio fratello.

ELEONORA

Figlio, non trascurare quest’occasione,

accetta questo matrimonio,

e da’ a nostra nipote una dote adeguata:

con questo legame vincolerai con più certezza

il tuo diritto alla corona, che ora è messo in dubbio,

e a quel ragazzo immaturo mancherà il sole

capace di maturare quel fiore

che prometteva un poderoso frutto.

Scorgo remissività negli sguardi del Re di Francia;

guarda, come si parlano sussurrando: insisti ora,

mentre i loro animi sono disposti a questo disegno ambizioso,

prima che l’ardore, sciolto dal respiro ventoso

delle pacifiche suppliche, dalla pietà e dal rimorso,

si raffreddi e raggeli come prima.

HUBERT

Perché le due maestà non rispondono

alla proposta amichevole della nostra minacciata città?

RE FILIPPO

Parli per primo il Re d’Inghilterra, che per primo

ha rivolto parola a questa città: che dite?

RE GIOVANNI

Se il Delfino qui, tuo figlio principesco,

può leggere in questo libro di bellezza “io amo”,

la sua dote sarà pari a quella d’una regina,

perché l’Angiò, la bella Turenna, il Maine, Poitiers,

e tutto ciò che da questa parte del mare

riteniamo soggetto alla nostra corona e alla nostra autorità,

con l’eccezione di questa città che stiamo assediando,

adornerà il suo letto nuziale, rendendola così

ricca per titoli, onori e distinzioni

quanto per bellezza, educazione e nobiltà

è già pari d’ogni altra principessa al mondo.

RE FILIPPO

Che ne dici, ragazzo? Guarda in volto la ragazza.

LUIGI

Lo sto facendo, mio signore, e nei suoi occhi trovo

una meraviglia, un miracolo meraviglioso,

scorgo nei suoi occhi l’ombra di me stesso,

che non essendo poi altro se non l’ombra di vostro figlio,

diventa un sole rendendo vostro figlio un’ombra;

sono sicuro di non aver mai amato me stesso

così come ora, quando mi son visto ritratto

nel quadro lusinghiero del suo occhio.

[Parla sussurrando con Bianca.]

BASTARDO [Tra sé e sé.]

Ritratto nel quadro lusinghiero del suo occhio!

Appeso nelle grinze del suo ciglio aggrottato!

Squartato nel cuore! Si scopre in ginocchio

per amore quel traditore che è: ed è un peccato

che appeso, sbudellato e squartato da una simile passione

debba poi essere un simile volgare buffone!

BIANCA [A Luigi.]

Su questo argomento la volontà di mio zio è la mia:

se vede in voi qualcosa che gli piace, allora,

qualunque cosa veda che induca il suo piacere,

io posso facilmente tradurla nella mia volontà,

o, se volete, per dirla con maggiore proprietà,

posso con facilità indurmi ad amarla.

Né vi lusingherò oltre, mio signore, dicendovi

che tutto quello che in voi vedo è degno d’essere amato;

vi basti questo: non vedo nulla in voi

che, dovesse pure essere giudicato con occhio ostile,

possa meritare un qualche disprezzo.

RE GIOVANNI

Cosa dicono questi giovani? Cosa dice la mia nipote?

BIANCA

Che il suo onore le impone di fare

ciò che voi, nella vostra saggezza, vi degnate di dirle.

RE GIOVANNI

Parlate voi, allora, principe Delfino:

vi sentite d’amare questa donna?

LUIGI

Chiedetemi piuttosto se posso non amarla,

perché l’amo già nel modo più sincero.

RE GIOVANNI

E io dò via allora il Vexin, la Turenna, il Maine,

Poitiers, e l’Angiò: queste cinque province, con lei,

vengono a te. E aggiungici anche questo,

trentamila marchi di moneta inglese.

Filippo di Francia, se sei soddisfatto,

imponi a tuo figlio e a tua figlia d’unire le mani.

RE FILIPPO

Siamo molto soddisfatti. Giovani principi, unite le mani.

AUSTRIA

E anche le vostre labbra. Sono sicuro d’aver baciato

la prima volta che mi sono fidanzato.

RE FILIPPO

E ora, cittadini d’Angiers, aprite le vostre porte,

lasciate entrare coloro che voi stessi avete reso amici:

nella Cappella di Santa Maria, al più presto,

sarà celebrato solennemente il rito nuziale.

Non c’è Lady Constance nel gruppo? So che non c’è,

perché la sua presenza avrebbe molto turbato

la conclusione di questo matrimonio.

Dove sono lei e suo figlio? Chi lo sa me lo dica.

LUIGI

È triste e agitata nella tenda di vostra altezza.

RE FILIPPO

E, in fede mia, questa unione che abbiamo approvato

farà ben poco per la sua tristezza. Fratello inglese,

come potremo mai soddisfare questa vedova?

Per difendere i suoi diritti siam venuti qui,

anche se poi, Dio sa come, le cose sono andate altrimenti,

a vantaggio nostro.

RE GIOVANNI

Saneremo ogni cosa.

Faremo il giovane Arthur Duca di Bretagna,

Conte di Richmond e signore di questa bella e ricca città.

Chiamate Lady Constance;

un veloce messaggero le dica di intervenire

alla nostra cerimonia: confido che riusciremo,

se non a colmare la misura dei suoi desideri,

a soddisfarla comunque in misura tale

da far cessare i suoi lamenti. Andiamo,

affrettiamoci, fin dove la dignità ce lo consente,

verso questa cerimonia imprevista e improvvisata.

BASTARDO

[Escono tutti tranne il Bastardo.]

Pazzo mondo! pazzi re! pazzo accordo!

Giovanni, per impedire che Arthur avesse tutto il regno

ne ha ceduta volontariamente una parte:

e al re di Francia, che si era fatto allacciare l’armatura

dalla propria coscienza e condurre sul campo,

quale soldato di Dio, dal fervore e dalla carità,

è bastato un sussurro nell’orecchio di quel guastapropositi,

di quel diavolo furbo, di quel mezzano capace

di spaccare in due la testa della lealtà stessa,

d’infrangere ogni giorno promesse,

di trar profitto da tutti, re, mendicanti, vecchi, giovani,

vergini che non avendo altro da perdere, in reputazione,

che il nome di “vergine”, perdono anche quello,

le poverette, ingannate da quel gentiluomo

dal volto ben rasato, l’Interesse che tutti lusinga.

Ah, Interesse, forza motrice del mondo,

di quel mondo che, per se stesso ben equilibrato,

fatto per scorrere liscio su un terreno ben levigato,

da questo vantaggio, da questa maligna forza motrice,

da questo dominatore d’ogni moto, da questo Interesse

è spinto ad allontanarsi dall’imparzialità,

a deviare dalla giusta direzione,

da ogni retto proposito, corso, intento.

E questa stessa forza, questo interesse, questo ruffiano,

questo mezzano, questa parola capace di mutare ogni cosa,

avendo colpito l’occhio materiale del volubile Re di Francia,

l’ha distolto dall’intento che si era proposto, volgendolo

da una guerra già decisa e fatta in nome dell’onore

a una pace disonorevole e vigliaccamente raggiunta.

E perché sono io qui a imprecare contro questo Interesse,

se non perché lui non mi ha ancora corteggiato?

Non ho certo la forza, io, di chiudere la mano

quando i suoi begli angeli d’oro vorrebbero salutare il mio palmo:

è solo che la mia mano, non ancora tentata,

fa come il povero mendicante che lancia maledizioni ai ricchi.

Sì, mentre sono un mendicante lancerò maledizioni

e dirò che la ricchezza è l’unico peccato:

da ricco, poi, cambierò virtù e andrò dicendo

che non c’è vizio peggiore del chiedere la carità.

Poiché i re infrangono la fede per interesse,

tu, guadagno, sii il mio signore, che io t’adorerò! [Esce.]

Re Giovanni
(“King John” – 1590- 1597)
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Introduzione al teatro di Shakespeare
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