(“Richard III” – 1591 – 1594)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V
Introduzione al teatro di Shakespeare
Elenco opere teatrali
Personaggi
RICCARDO, duca di Gloucester, poi re Riccardo III
IL DUCA DI CLARENCE, suo fratello (poi il suo spettro)
SIR ROBERT BRAKENBURY, luogotenente della Torre
LORD HASTINGS, lord Ciambellano (poi il suo spettro)
LADY ANNE, vedova di Edward, principe di Galles (poi il suo spettro)
TRESSEL, gentiluomo al seguito di Lady Anne
BERKELEY, gentiluomo al seguito di Lady Anne
Un Alabardiere
Un Gentiluomo
REGINA ELISABETTA, moglie del re Edoardo IV
LORD RIVERS, suo fratello (poi il suo spettro)
LORD GREY, suo figlio (poi il suo spettro)
IL MARCHESE DI DORSET, suo figlio
IL DUCA DI BUCKINGHAM (poi il suo spettro)
STANLEY, CONTE DI DERBY
REGINA MARGHERITA, vedova del re Enrico VI
SIR WILLIAM CATESBY
Due sicari
Il Custode della Torre
RE EDOARDO IV
SIR RICHARD RATCLIFFE
LA DUCHESSA DI YORK, madre di Riccardo, Edoardo IV e Clarence
Bambino e Bambina: figli di Clarence
Tre cittadini
ARCIVESCOVO DI YORK
IL DUCA DI YORK, figlio minore di Edoardo IV (poi il suo spettro)
Messo
PRINCIPE EDWARD, principe di Galles, figlio maggiore di Edoardo IV
LORD CARDINALE BOURCHIER, arcivescovo di Canterbury
Lord Sindaco di Londra
Messo
HASTINGS, messaggero di corte
Prete
SIR THOMAS VAUGHAN
VESCOVO DI ELY, John Morton
IL DUCA DI NORFOLK
LORD LOVELL
Scrivano
Due vescovi (Shaw e Penker)
Paggio
SIR JAMES TYRREL
Quattro messi
CHRISTOPHER URSWYCK, prete
Sceriffo del Wiltshire
CONTE DI RICHMOND, futuro Enrico VII
CONTE DI OXFORD
SIR JAMES BLUNT
SIR WALTER HERBERT
CONTE DI SURREY
SIR WILLIAM BRANDON
Spettro di EDWARD, principe di Galles, figlio di Enrico VI
Spettro di RE ENRICO VI
Messo
Guardie di scorta, Alabardieri, Gentiluomini, Nobili, Cittadini, Uomini del seguito, Soldati
ATTO PRIMO – SCENA PRIMA
Entra Riccardo, duca di Gloucester.
RICCARDO
Ormai l’inverno del nostro rovello
s’è tramutato in fulgida estate sotto questo sole di York;
e tutte le nuvole che gravavano minacciose sulla nostra casa
sono state sepolte nel profondo grembo dell’oceano.
Ora le nostre tempie s’inghirlandano delle fronde della vittoria,
le nostre armi ammaccate si appendono come trofei,
alle veglie agitate subentrano ameni festini,
alle marce massacranti, voluttuose cadenze di danza.
La guerra dalle truci fattezze ha spianato la fronte rugosa
ed ora, invece d’inforcare il destriero corazzato
e d’atterrire il cuore di nemici sgomenti,
volteggia agile nelle camere delle dame
al ritmo lascivo d’un liuto.
Ma io, che non sono formato per i sollazzi d’amore,
né tagliato per contemplarmi compiaciuto in uno specchio;
io che una perfida natura ha defraudato d’ogni armonia di tratti
e d’ogni lineamento aggraziato, mandandomi anzitempo, deforme e incompleto,
in questo mondo di vivi, solo per metà sbozzato
e talmente claudicante e goffo
che i cani mi abbaiano quando gli passo accanto arrancando;
ebbene, io in questa zufolante stagione di pace
non conosco altro piacere, per ingannare il tempo,
che sbirciare la mia ombra al sole
e intonar variazioni sulla mia deformità.
Visto, perciò, che non posso fare il galante,
in questi tempi dalla loquela ornata,
ho deciso di fare il furfante
e di odiare gli oziosi piaceri del giorno d’oggi.
Ho tramato complotti, avviato insidiosi tranelli
fondati su insensate profezie, maldicenze e sogni,
per suscitare odio mortale fra mio fratello Clarence
e il re; e se re Edoardo è retto e giusto
quanto io sono obliquo, perfido e traditore,
quest’oggi dovrebbe vedere Clarence messo in gattabuia
per una predizione che dice che G
sarà l’assassino degli eredi di Edoardo.
Tuffatevi, pensieri, in fondo al mio cuore:
ecco che viene Clarence.
Entra Clarence, scortato, e Brakenbury.
Buon giorno, fratello; che significa questa scorta armata
al seguito di vostra Grazia?
CLARENCE
Sua Maestà,
preoccupato per la mia incolumità personale, ha incaricato
queste guardie di scortarmi alla Torre.
RICCARDO
Per quale motivo?
CLARENCE
Perché mi chiamo Giorgio.
RICCARDO
Oibò, monsignore, non è colpa vostra;
per questo, il re avrebbe dovuto mandare in prigione i vostri padrini.
Ma forse sua Maestà ha qualche intenzione
di farvi ribattezzare nella Torre.
Di che si tratta, Clarence, posso saperlo?
CLARENCE
Certo, Riccardo, quando lo saprò io stesso: giacché dichiaro
che ancora non lo so. Ma, a quanto mi si dice,
il re dà ascolto a profezie e sogni
e dall’abbecedario estrae la lettera G
e dice che un mago gli ha predetto che G
diserederà la sua prole.
E poiché il mio nome, Giorgio, comincia con G,
ne consegue, a suo modo di pensare, che quel tale sarei io.
Queste, mi si dice, ed altrettali quisquilie
hanno indotto sua Altezza a farmi adesso carcerare.
RICCARDO
Ecco, questo succede quando gli uomini son governati dalle donne:
non è il re a spedirvi nella Torre;
è lady Grey, sua moglie; è lei, Clarence,
che lo ha spinto a questa misura estrema.
Non fu lei e suo fratello, quell’esimio uomo d’onore,
Antony Woodeville, ad indurlo a rinchiudere nella Torre
lord Hastings, che proprio oggi ha ottenuto la libertà?
Non siamo al sicuro, Clarence, non siamo al sicuro!
CLARENCE
Per Dio, io credo che non lo sia nessuno
all’infuori dei parenti della regina e dei messaggeri notturni
che sfangano fra il re e madama Shore.
Non avete sentito come lord Hastings
ebbe a supplicarla umilmente per ottenere la libertà?
RICCARDO
Le umili implorazioni a quella dea
procurarono la libertà a monsignor Ciambellano.
Vi dirò una cosa: credo ci convenga,
se vogliamo conservare il favore del re,
diventare creature di lei ed indossare la sua livrea.
La gelosa vedova attempata e madama Shore,
da quando nostro fratello le ha create gentildonne,
sono potenti comari nella nostra monarchia.
BRAKENBURY
Supplico le vostre Grazie di perdonarmi:
sua Maestà ha ingiunto rigorosamente che nessuno, quale che sia il suo rango,
conferisca in privato con suo fratello.
RICCARDO
Precisamente; se vossignoria, Brakenbury, si compiace,
può prender parte alla nostra conversazione.
Non stiamo dicendo nulla di criminale, amico: diciamo che il re
è saggio e virtuoso e che la sua nobile regina è matura d’anni,
bella e tutt’altro che gelosa. Diciamo che la moglie di Shore
ha un piedino grazioso, labbra di ciliegia, occhio seducente
e una parlata più che incantevole. E che i parenti della regina
sono stati nobilitati. Che ne dite, messere! Potete negare tutto ciò?
BRAKENBURY
Con questo, monsignore, non ho a che fare.
RICCARDO
A che fare con madama Shore? Io ti dico, brav’uomo,
che chi ha a che fare qualcosa con lei, tranne uno,
farebbe meglio a farlo di nascosto, da solo.
BRAKENBURY
Quale sarebbe quest’uno, monsignore?
RICCARDO
Suo marito, briccone! Vorresti tradirmi?
BRAKENBURY
Supplico vostra Grazia di perdonarmi e
di interrompere la conversazione col nobile duca.
CLARENCE
Conosciamo il tuo incarico, Brakenbury, ed ubbidiremo.
RICCARDO
Siamo infimi sudditi della regina, e ci tocca obbedire.
Addio, fratello. Vado dal re
e, qualsiasi cosa possa servirvi –
foss’anche chiamare «sorella» la vedova di Edoardo –
lo farò, pur di liberarvi.
Frattanto, questa grave offesa alla nostra fratellanza
mi tocca più sul vivo di quanto possiate immaginare.
[Abbraccia Clarence piangendo].
CLARENCE
So che non fa piacere a nessuno di noi due.
RICCARDO
Bene, la Vostra prigionia non durerà a lungo:
vi libererò o altrimenti vi soppianterò in carcere.
Nel frattempo, abbiate pazienza.
CLARENCE
Per forza dovrò averne. Addio.
Escono Clarence [Brakenbury e la scorta].
RICCARDO
Va, segui la strada da cui non farai più ritorno,
ingenuo, onesto Clarence; ti voglio tanto bene
che presto manderò in cielo la tua anima –
se il cielo vorrà accogliere il regalo dalle mie mani.
Ma chi è che viene qui? Hastings, appena liberato?
Entra Lord Hastings.
HASTINGS
Buon giorno a vostra Grazia, monsignore.
RICCARDO
Altrettanto al mio buon Ciambellano.
Ben tornato all’aria libera.
Come ha sopportato la prigione vostra Signoria?
HASTINGS
Con pazienza, mio nobile signore, come è dovere dei prigionieri;
ma mi riprometto, monsignore, di fare i miei ringraziamenti
a quelli a cui debbo l’incarcerazione.
RICCARDO
Senza dubbio, senza dubbio; ed anche Clarence farà lo stesso;
giacché coloro che sono stati vostri nemici sono i suoi,
ed hanno avuto buon gioco su di lui come su voi.
HASTINGS
Tanto più peccato che le aquile siano in gabbia
mentre gli avvoltoi ed i nibbi son liberi di saccheggiare.
RICCARDO
Quali nuove circolano fuori?
HASTINGS
Nessuna tanto cattiva quanto questa di casa:
il re è malato, debole e malinconico,
e i medici temono fortemente per lui.
RICCARDO
Per San Giovanni, ecco una notizia veramente cattiva.
Ahimè! da tanto egli segue una dieta malsana
e logora eccessivamente la sua regale persona:
È molto penoso a pensarci.
Dove sta, a letto?
HASTINGS
Sì.
RICCARDO
Precedetemi da lui, e vi seguirò. Esce Hastings.
Non potrà vivere a lungo, spero, ma non deve morire
prima che Giorgio sia spedito in cielo a spron battuto.
Adesso vado dentro a rinfocolare il suo odio per Clarence
con menzogne rinterzate da valide ragioni;
e se il mio recondito intento non fallisce,
Clarence non ha un altro giorno di vita:
ciò fatto, Dio accolga re Edoardo nella sua misericordia
e lasci a me il mondo da giostrarmici.
Perché allora sposerò la figlia più giovane di Warwick –
Che importa che abbia ucciso suo marito e suo suocero?
Il modo più spiccio per fare ammenda con la donzella
è diventarne marito e padre.
È ciò che farò, non tanto per amore
quanto per un altro occulto, segreto, intento
che, sposando costei, debbo raggiungere.
Ma sto mettendo il carro davanti ai buoi.
Clarence respira ancora, Edoardo è vivo e regna;
quando saranno partiti, allora potrò fare il conto delle mie vincite.
Esce.
ATTO PRIMO – SCENA SECONDA
Entra il feretro di Enrico Sesto scortato da Alabardieri. Lady Anne in lutto [accompagnata da Tressel, Berkeley e altri Gentiluomini] segue la spoglia.
ANNE
Posate, posate il vostro onorato fardello
(se l’onore può esser avvolto nel sudario d’un feretro)
mentre per qualche tempo io lamento, secondo il rito,
l’acerba morte del virtuoso Lancaster.
Povera gelida immagine d’un santo sovrano,
pallide ceneri della casa di Lancaster,
resti esangui di quel sangue reale,
sia lecito ch’io invochi il tuo spirito
ad ascoltare le lamentazioni della misera Anne,
moglie del tuo Edward, il tuo figlio trucidato
dal pugnale della stessa mano che ti ha inferto queste ferite.
Ecco, in queste finestre che hanno lasciato fuggire la vita tua,
io verso il balsamo impotente dei miei poveri occhi.
Oh, sia maledetta la mano che ha aperto questi squarci,
maledetto il cuore che ebbe il cuore di farlo;
maledetto il sangue che fece sgorgar questo sangue.
All’abominevole scellerato che, con la tua morte, ci infligge questo strazio,
tocchi sorte più crudele di quella che io possa augurare a vipere, ragni rospi,
o a qualsiasi essere velenoso esistente e strisciante sulla
Se avrà mai figlio, che sia un aborto, terra.
mostruoso e prematuramente portato alla luce,
sì che col suo aspetto ripugnante e contro natura
atterrisca la madre speranzosa,
ed egli sia erede della infamia di lui.
Se avrà mai moglie, ch’ella sia resa
più infelice dalla sua morte
di quel che lo sia io per quella del mio giovane sposo e per la tua.
Avviatevi ora verso Chertsey col vostro santo carico,
trasportato dalla chiesa di San Paolo, per esser sepolto colà.
E tutte le volte che siete stanchi del peso,
riposatevi, mentre io piango il cadavere di re Enrico.
Entra Riccardo.
RICCARDO
Fermi, voi che portate il cadavere; mettetelo giù.
ANNE
Quale negromante evoca questo demonio
ad interrompere devote cerimonie di carità?
RICCARDO
Furfanti, mettete giù il cadavere, o, per San Paolo,
farò cadavere chi disobbedisce.
ALABARDIERE
Monsignore, scostatevi e lasciate passare la bara.
RICCARDO
Villano d’un cane, arréstati quando io comando!
Toglimi davanti al petto la tua alabarda,
o, per San Paolo, ti abbatterò ai miei piedi
e ti calpesterò, pezzente, per il tuo ardire.
ANNE
Ma come? Tremate? Avete paura?
Ahimè, non posso biasimarvi, siete mortali
ed occhi mortali non resistono al diavolo.
Vattene, orrendo ministro dell’inferno!
Il tuo potere s’arresta alla sua spoglia mortale:
la sua anima non la puoi avere; perciò allontanati.
RICCARDO
Dolce santa, per carità, non esser così proterva.
ANNE
Diavolo immondo, per amor del cielo, vattene e non ci disturbare;
tu hai fatto della terra felice il tuo inferno,
riempiendola di urla imprecanti e di profondi gemiti.
Se ti diletti di contemplare le tue infami gesta,
guarda questo esempio dei tuoi massacri.
Oh, signori! Vedete, vedete, le ferite del defunto Enrico
aprono le loro bocche congelate e tornano a sanguinare.
Arrossisci, arrossisci, ammasso di turpi deformità,
poiché è la tua presenza che fa scorrer questo sangue
dalle vene vuote e fredde in cui non scorre più sangue:
il tuo misfatto inumano e innaturale
provoca questa innaturalissima effusione.
Oh Dio! che questo sangue creasti, vendica la sua morte;
oh terra! che bevi questo sangue, vendica la sua morte;
il cielo col suo fulmine colpisca a morte l’assassino
o la terra si spalanchi e lo divori ancora vivo,
come ora inghiotte il sangue di questo buon re,
macellato dal braccio di costui guidato dall’inferno.
RICCARDO
Madama, voi ignorate le regole della carità,
che rende il bene per il male e benedizioni per le imprecazioni.
ANNE
Infame, tu ignori ogni legge di Dio e dell’uomo.
Non v’è animale tanto feroce che non conosca un briciolo di pietà.
RICCARDO
Ma io non la conosco e perciò non sono un animale.
ANNE
Oh meraviglia! quando i diavoli dicono la verità!
RICCARDO
Ancora più meraviglia, quando gli angeli sono così in collera.
Degnati, donna divinamente perfetta, di concedermi
ch’io mi scagioni punto per punto di questi presunti delitti.
ANNE
Degnati, uomo totalmente infetto, soltanto di concedermi
ch’io punto per punto ti accusi di questi ben noti misfatti.
RICCARDO
Più bella di quanto lingua possa chiamarti, accordami
pazientemente qualche agio per giustificarmi. accordami
ANNE
Più turpe di quanto cuore possa pensarti, non potrai
trovare altra giustificazione accettabile che quella d’impiccarti.
RICCARDO
Con un atto così disperato accuserei me stesso.
ANNE
E, disperando, ti mostreresti giustificato per avere
eseguito degna vendetta su te stesso,
che hai compiuto indegna strage di altri.
RICCARDO
E se dicessi che non li ho uccisi io?
ANNE
Allora diresti che non sono stati uccisi affatto,
ma essi sono morti e, diabolico malfattore, per mano tua.
RICCARDO
Non ho ucciso vostro marito.
ANNE
Ma allora egli è vivo.
RICCARDO
No, è morto, ed ucciso per mano di Edoardo.
ANNE
Tu menti per la gola, turpe individuo; la regina Margherita
vide il tuo micidiale pugnale fumante del suo sangue,
e tu glielo puntasti al petto,
solo che i tuoi fratelli ne stornarono la punta.
RICCARDO
Fui provocato dalla sua lingua calunniosa
che voleva addossare la loro colpa su me innocente.
ANNE
A provocarti fu il tuo animo sanguinario
che non ha sognato mai altro che massacri.
Non hai forse ucciso questo re?
RICCARDO
Sì, lo concedo.
ANNE
Lo concedi, istrice! Dio mi conceda
che tu possa esser dannato per quell’azione nefanda.
Oh, egli era dolce, mite e virtuoso.
RICCARDO
Tanto meglio per il re del cielo che ora l’ha con sé.
ANNE
Egli è ora in cielo, dove tu non andrai mai.
RICCARDO
Sia dunque grato a me che l’ho aiutato a mandarcelo,
visto che egli era più adatto a quel luogo che alla terra.
ANNE
E tu non sei adatto ad altro luogo che all’inferno.
RICCARDO
Ma sì, ad un luogo diverso, se volete sentirmelo nominare.
ANNE
Qualche segreta prigione?
RICCARDO
La vostra camera da letto.
ANNE
Non conosca pace la camera dove tu giaci.
RICCARDO
Così sarà, madama, finché io non giaccia con voi.
ANNE
Spero bene!
RICCARDO
Ne sono certo. Ma, dolce Lady Anne,
abbandoniamo questo arguto duello dei nostri ingegni
e teniamoci a un metodo più posato:
chi è stato causa delle acerbe morti
di questi Plantageneti, Enrico ed Edoardo,
non è altrettanto colpevole di chi ne è stato lo strumento?
ANNE
Tu sei stato la causa e il maledettissimo effetto.
RICCARDO
La vostra bellezza fu la causa di quell’effetto:
la vostra bellezza che m’ha ossessionato fin nel sonno,
sì che sarei stato pronto a sterminare l’intera umanità
pur di vivere un’ora sola nel vostro dolce grembo.
ANNE
Se lo pensassi, assassino, ti dico
che queste unghie lacererebbero sul mio volto quella bellezza.
RICCARDO
Questi occhi non tollererebbero la devastazione di tale bellezza;
voi non potreste offuscarla se io vi stessi vicino.
Come l’universo intero è allietato dal sole,
così lo sono io da essa; è la mia luce, la mia vita.
ANNE
La nera notte ottenebri il tuo giorno, e la morte la tua vita.
RICCARDO
Non imprecare contro te stessa, creatura leggiadra, tu sei l’uno e l’altra.
ANNE
Vorrei esserlo, per vendicarmi di te.
RICCARDO
È una rivalsa sommamente innaturale
vendicarti di chi t’ama.
ANNE
È una rivalsa giusta e ragionevole
vendicarmi di chi ha ucciso mio marito.
RICCARDO
Madama, chi ti ha privato di tuo marito
l’ha fatto per procurartene uno migliore.
ANNE
Uno migliore non respira sulla terra.
RICCARDO
È vivo chi ti ama più di quanto egli fosse capace.
ANNE
Nominalo.
RICCARDO
Un Plantageneto.
ANNE
Era lui, per l’appunto.
RICCARDO
Il nome è lo stesso, ma è uno di natura superiore.
ANNE
Dov’è?
RICCARDO
Eccomi qui. Anne gli sputa in faccia.
Perché mi sputi addosso?
ANNE
Magari fosse veleno mortale per te.
RICCARDO
Mai veleno scaturì da fonte così dolce.
ANNE
Mai veleno rimase appreso a rospo più immondo.
Lévamiti davanti! La tua vista infetta i miei occhi.
RICCARDO
Sono i tuoi occhi, dolce signora, ad avere infettato i miei.
ANNE
Fossero essi basilischi, sì da colpirti a morte.
RICCARDO
Vorrei lo fossero davvero per poter morire sul colpo;
giacché invece essi m’uccidono d’una morte che mi lascia in vita.
Quegli occhi tuoi hanno tratto dai miei lacrime amare,
offuscandone lo sguardo con un diluvio di puerili gocce di pianto;
questi occhi che non versarono mai lacrime di rimorso,
neppure quando mio padre York ed Edoardo piansero
nell’udire dei pietosi lamenti di Rutland, quando
Clifford dal volto truce brandì su di lui la spada;
né quando tuo padre guerriero raccontò, piangendo come un bambino,
la triste storia della morte di mio padre,
e venti volte s’interruppe fra i singhiozzi,
sicché tutti i presenti avevano le guance bagnate
come alberi intrisi di pioggia. In quel triste momento
i miei occhi virili sdegnarono di versare una lacrima di debolezza;
e ciò che questi lutti non hanno saputo spremerne,
l’ha fatto la tua bellezza, accecandoli di lacrime.
Non ho mai implorato amico o nemico,
la mia lingua non ha saputo mai imparare parole carezzevoli d’amore;
ma ora che m’arride come premio la tua bellezza,
il mio cuore orgoglioso implora e suggerisce le parole alla mia lingua.
Ella lo guarda sprezzantemente
Non insegnare alle tue labbra questo disprezzo; esse furono fatte
per i baci, madama, non per questo sdegno.
Se il tuo cuore vendicativo non sa perdonare,
ecco, ti presto questa spada acuminata,
e se ti compiacerai di affondarla in questo petto fedele,
liberandone l’anima che ti adora,
io lo denudo per il colpo mortale,
e umilmente, in ginocchio, chiedo la morte.
[S’inginocchia;] scopre il petto, ed essa fa il gesto di colpir [lo] con la spada.
Non, non arrestarti, poiché io ho ucciso Enrico,
ma fu la tua bellezza a provocarmi.
Sbrigati, adesso: fui io a pugnalare il giovane Edward,
ma fu il tuo volto celeste ad istigarmi.
Ella lascia cader la spada.
Solleva di nuovo la spada, oppure solleva me.
ANNE
Alzati, simulatore; pur augurandoti la morte, [egli s’alza]
non voglio esser il tuo giustiziere.
RICCARDO
Ordinami allora d’uccidermi e lo farò.
ANNE
L’ho già detto.
RICCARDO
Ma è stato in un momento d’ira;
ridillo, e con la stessa spada,
questa mano che per amor tuo ha ucciso il tuo amore
per amor tuo ucciderà un amore assai più vero;
così sarai complice della morte di tutt’e due.
ANNE
Vorrei conoscere il tuo cuore.
RICCARDO
È effigiato dalla mia lingua.
ANNE
Ho paura che mentano ambedue.
RICCARDO
Allora non vi fu mai uomo veritiero.
ANNE
Suvvia, riponete la spada nel fodero.
RICCARDO
Dite allora che la pace è fatta fra noi.
ANNE
Lo saprete in seguito.
RICCARDO
Ma potrò sperare?
ANNE
Tutti gli uomini, spero, lo fanno.
RICCARDO
Consentite a portare questo anello.
ANNE
Ricevere non è dare.
RICCARDO
Guarda come il mio anello cinge il tuo dito:
proprio come il tuo seno racchiude il mio povero cuore;
accoglili tutt’e due, poiché sono entrambi tuoi.
E se il tuo povero devoto servitore può
soltanto chiedere un favore dalle tue graziose mani,
confermerai per sempre la sua felicità.
ANNE
Che cosa vuoi?
RICCARDO
Che vi compiacciate di lasciare queste tristi funzioni
a colui il quale ha tutte le ragioni per condurre le esequie,
e vi rechiate subito a Crosby Place
dove, dopo aver sepolto solennemente
al monastero di Chertsey questo nobile re
e bagnato di lacrime penitenti la sua tomba,
verrò con ogni sollecitudine a rendervi omaggio.
Per varie ragioni riservate, vi supplico
di concedermi questo favore.
ANNE
Con tutto il cuore, e molto mi rallegra vedervi così contrito.
Tressell e Berkeley, venite con me.
RICCARDO
Ditemi addio.
ANNE
È più di quanto meritiate;
ma dacché mi insegnate a lusingarvi,
immaginatevi che v’abbia già detto addio.
Escono con Anne, [Tressell e Berkeley].
RICCARDO
Signori, risollevate il cadavere.
GENTILUOMO
Per portarlo a Chertsey, nobile signore?
RICCARDO
No, ai Carmelitani; e lì aspettate il mio arrivo.
Escono con il feretro [gentiluomini e Alabardieri].
Fu mai donna corteggiata in tale stato d’animo?
Fu mai donna conquistata in tale stato d’animo?
La prenderò, ma non per tenerla a lungo.
Ma come! Io, che le ho ucciso marito e suocero,
sorprenderla mentre il suo cuore trabocca d’odio,
la sua bocca di maledizioni e i suoi occhi di lacrime,
con accanto il testimone sanguinante del suo odio,
Dio, la coscienza e tutti questi ostacoli contro di me –
ed io, senza altri amici a sostegno della mia istanza
se non il diavolo puro e semplice e la maschera della simulazione –
eppure conquistarla, da solo con tutto il mondo contro!
Ah!
S’è già scordata di quel prode principe
Edward, il suo signore che io, circa tre mesi fa,
trafissi a Tewkesbury in un impeto di collera?
Un gentiluomo più dolce ed amabile
modellato da Natura con i doni più generosi,
giovane, valoroso, saggio e indubbiamente di sangue reale,
il vasto mondo non potrà riprodurlo.
Ed ella tuttavia ha voluto abbassare il suo sguardo su me,
che ho reciso il fiore della giovinezza di questo dolce principe
e reso lei vedova, in un letto di dolore?
Su me, il cui tutto non pareggia una metà di Edward?
Su me, deforme e zoppicante come sono?
Scommetto il mio ducato contro un misero quattrino
che in tutto questo tempo mi sono sbagliato sulla mia figura!
Giurerei ch’ella mi trova – benché io non ci riesca –
una persona di straordinario fascino.
Voglio spender qualcosa per comprarmi uno specchio
ed ingaggiare un paio di dozzine di sarti
che studino i modi di abbellire il mio corpo:
giacché sono entrato in grazia con me stesso
voglio prendermi cura di me anche a qualche modesto prezzo.
Ma prima bisogna che scarichi nella sua fossa quel tipo lì,
e poi tornerò alla carica, sospiroso, dalla mia bella.
Brilla, bel sole, finché mi sia comprato uno specchio,
perch’io possa, camminando, mirare la mia ombra.
Esce.
ATTO PRIMO – SCENA TERZA
Entrano la Regina [Elisabetta], Lord Rivers, Lord Grey [e il Marchese di Dorset].
RIVERS
Abbiate pazienza, signora, senza dubbio sua Maestà
presto sarà restituito alla sua salute abituale.
GREY
Il fatto che vi mostriate insofferente, lo farà star peggio;
perciò, state di buon animo, in nome di Dio,
e rallegrate sua Grazia con un’espressione viva e lieta dello sguardo.
ELISABETTA
Se dovesse morire, che sarebbe di me?
GREY
Non ve ne verrebbe altro danno che la perdita d’un signore par suo.
ELISABETTA
La perdita d’un signore come lui porta con se ogni sorta di calamità.
GREY
Il cielo v’ha dato la benedizione di un nobile figlio
che vi consolerà, quando il re non ci sarà più.
ELISABETTA
Ah, egli è giovane e, finché è minorenne,
sotto la tutela di Riccardo di Gloucester,
uomo che non ama né me né alcuno di voi.
RIVERS
È stabilito definitivamente che sarà lui il Protettore?
ELISABETTA
È deciso, anche se manca ancora il decreto;
ma sarà così, se il re viene a mancare.
Entrano Buckingham e [Stanley, conte di] Derby.
GREY
Arrivano i signori di Buckingham e di Derby.
BUCKINGHAM
Buon giorno a vostra Grazia reale.
STANLEY
Dio conservi felice vostra Maestà, come nel passato.
ELISABETTA
La contessa di Richmond, mio buon signore di Derby,
sarà difficile che dica Amen al vostro gentile augurio;
tuttavia, Derby, sebbene ella sia vostra moglie
e non m’ami, siate pur certo, monsignore,
ch’io non vi odio per l’orgogliosa arroganza di lei.
STANLEY
Vi scongiuro di non prestar fede
alle invidiose calunnie dei suoi menzogneri accusatori;
se ella invece è accusata in base a voci veritiere,
siate tollerante verso la sua debolezza che deriva, io credo,
non da radicato malanimo ma da ostinata infermità.
RIVERS
Avete visto il re, oggi, monsignore di Derby?
STANLEY
Veniamo proprio ora, il duca di Buckingham ed io,
da una visita a sua Maestà.
ELISABETTA
C’è qualche possibilità d’un miglioramento, signori?
BUCKINGHAM
Buone speranze, madama; sua Grazia è di buon umore nel parlare.
ELISABETTA
Dio gli conceda salute. Avete potuto conferire con lui?
BUCKINGHAM
Sì, signora; egli desidera effettuare una
fra il duca di Gloucester e i vostri fratelli riconciliazione
e fra loro e monsignore Ciambellano;
li ha convocati alla sua regale presenza.
ELISABETTA
Magari tutto andasse bene – ma non sarà mai così;
ho paura che la nostra felicità sia giunta al termine.
Entra Riccardo [e Hastings].
RICCARDO
Mi fanno torto, e non intendo sopportarlo!
Chi è che si lagna col re
che io, guarda un po’, sono scontroso e non li amo?
Per San Paolo, amano certo ben poco sua Grazia
coloro che gli riempiono le orecchie di queste chiacchiere rissose.
Perché non so adulare ed ostentare una cera amabile,
sorridere in faccia alla gente, lisciare, ingannare e imbrogliare,
inchinarmi alla francese con scimmiesca smorfiosità, per
devo esser considerato un nemico rancoroso. questo
Non può vivere un galantuomo e non pensar male di nessuno,
senza che la sua schietta sincerità debba esser insultata
da villani sopraffini, astuti e striscianti?
GREY
A chi dei presenti si rivolge vostra Grazia?
RICCARDO
A te, che non hai né onestà né grazia.
Quand’è che ti ho fatto del male? Quando ti ho fatto torto?
O a te? o a te? o a uno qualsiasi della vostra cricca?
Che vi prenda un malanno a tutti! Sua Grazia reale
(che Dio preservi meglio di quanto voi desiderereste)
può a mala pena tirar un po’ di fiato in pace,
senza che voi dobbiate disturbarlo con insulse lamentele.
ELISABETTA
Cognato di Gloucester, avete frainteso la faccenda;
il re, di sua regale iniziativa,
e non provocato da alcun altro postulante,
sospettando probabilmente il vostro odio occulto,
che si manifesta nel vostro comportamento esterno
contro i miei figli, i miei fratelli e me stessa,
ha deciso di convocarci, per conoscere i motivi
del vostro malvolere e, pertanto, rimuoverli.
RICCARDO
Non so cosa dire; il mondo è diventato così malvagio
che gli scriccioli fanno manbassa dove le aquile non osano posarsi.
Da quando ogni villano è diventato gentiluomo,
molti gentiluomini sono svillaneggiati.
ELISABETTA
Andiamo, andiamo: sappiamo che cosa avete in mente, cognato di Gloucester.
Non v’è andata giù la elevazione mia e dei miei amici.
Dio non voglia che abbiamo mai bisogno di voi.
RICCARDO
Intanto, Dio vuole che noi abbiamo bisogno di voi;
grazie a voi, nostro fratello è imprigionato,
io stesso sono disonorato e la nobiltà
è tenuta a vile; mentre ogni giorno
vediamo concesse molte belle promozioni
per nobilitare coloro che, non più di due giorni fa,
non valevano un nobile.
ELISABETTTA
Per Colui che, dalla pacifica condizione di cui godevo,
m’ha elevata a questo vertice pieno di affanni,
non fui io ad aizzare sua Maestà
contro il duca di Clarence; anzi perorai
da zelante avvocato la sua causa.
Monsignore, mi recate un’offesa vergognosa
coinvolgendomi bugiardamente in questi ignobili sospetti.
RICCARDO
Potete negare d’esser stata la causa
del recente imprigionamento di lord Hastings?
RIVERS
Lo può, monsignore, giacché…
RICCARDO
Lo può, lord Rivers! Ma certo, chi non lo sa?
Può far di più, signore, che negar ciò.
Può procurarvi molte fruttuose cariche
e poi negare d’aver messo mano ad aiutarvi,
ed attribuire quegli onori ai vostri grandi meriti.
Che cosa non può essa? Può, sì, per Maria Vergine: può…
RIVERS
Che cosa può per Maria Vergine?
RICCARDO
Che cosa può per Maria Vergine? maritarsi con un re,
uno scapolo, e per di più un avvenente giovanotto:
la vostra ava, è risaputo, fece nozze meno fortunate.
ELISABETTA
Monsignore di Gloucester, da troppo tempo subisco
le vostre brutali reprimende e i vostri maligni sarcasmi;
perdio, informerò sua Maestà
delle volgari offese che mi è toccato spesso sopportare.
Entra la regina Margherita.
Preferirei essere una serva di campagna
piuttosto che una grande regina sottoposta a tali
insulti, derisioni ed attacchi.
Poca gioia mi viene dall’esser regina d’Inghilterra.
MARGHERITA [A parte]
E che quella poca sia scemata è la mia supplica a Dio;
i tuoi onori, il tuo fasto e il trono spettano a me.
RICCARDO
Ah sì, mi minacciate di dirlo al re?
Diteglielo, senza ritegni: sappiate che ciò che ho detto
lo dichiarerò alla presenza del re:
son pronto a rischiare d’essere spedito alla Torre;
è ora di parlare; i miei meriti son del tutto dimenticati.
MARGHERITA [A parte]
Via, demonio! Io li rammento anche troppo bene:
hai ammazzato nella Torre Enrico, mio marito,
ed a Tewkesbury, il mio povero figlio, Edward.
RICCARDO
Prima che voi diventaste regina, e re vostro marito,
ho sfacchinato come una bestia per i suoi supremi interessi;
ho estirpato i suoi superbi avversari
e compensato largamente i suoi fautori:
perché il suo sangue ottenesse la corona, ho versato il mio.
MARGHERITA [A parte]
E come, e sangue assai più nobile del suo e del tuo.
RICCARDO
In tutto quel frattempo, voi e vostro marito Grey
parteggiavate per la casa di Lancaster:
ed anche voi, Rivers. Non fu ucciso vostro marito
per Margherita nella battaglia di Sant’Albano?
Lasciate che vi rammenti, se l’avete scordato,
quel che siete stati prima d’ora e quel che siete ora;
e, nello stesso tempo, quel che io sono stato e quel che sono ora.
MARGHERITA [A parte]
Uno scellerato assassino, e tale sei rimasto
RICCARDO
Il povero Clarence disertò da Warwick, suo suocero,
sì, e commise spergiuro – che Gesù lo perdoni…
MARGHERITA[A parte]
Che Dio se ne vendichi…
RICCARDO
Per battersi dalla parte di Edoardo, per la corona:
e per tutta ricompensa, sventurato signore, è stato messo in gabbia.
Piacesse a Dio che il mio cuore fosse di pietra come quello d’Edoardo,
o che quello d’Edoardo fosse, come il mio, tenero e pietoso.
Son troppo puerilmente ingenuo per questo mondo.
MARGHERITA[A parte]
Sbrigati, dunque, ad andare all’inferno, vergogna, e lascia questo mondo,
demonio infame! È lì il tuo regno…
RIVERS
Monsignore di Gloucester, in quei giorni di confusione
che qui voi rievocate per accusarci di inimicizia,
noi seguimmo il nostro signore di allora, il re nostro sovrano:
faremmo lo stesso con voi, se foste il nostro re.
RICCARDO
Se fossi re? Preferirei essere uno straccivendolo!
Sia lontano dal mio cuore un pensiero del genere!
ELISABETTA
Tanta poca gioia, monsignore, quale supponete
che godreste se foste re di questo paese,
potete supporre ch’io goda, nell’esserne regina.
MARGHERITA[A parte]
È vero, poca è la gioia che ne gode la regina:
infatti sono io costei, e non ne conosco ombra.
Non posso più restarmene paziente!
[Facendosi avanti] Ascoltatemi, briganti rissosi,
che litigate spartendovi quel che m’avete rubato:
chi di voi non trema a guardarmi?
Se non v’inchinate come sudditi davanti a me, vostra regina,
tuttavia, in quanto da voi deposta, tremate di paura, come ribelli.
Ah, furfante, di nobile stirpe, non ti voltare da un’altra parte.
RICCARDO
Immonda strega grinzosa, che cosa fai davanti a me?
MARGHERITA
Null’altro che recitare la storia dei tuoi delitti:
è quanto farò, prima di lasciarti andar via.
RICCARDO
Non fosti bandita, sotto pena di morte?
MARGHERITA
Lo fui, ma l’esilio è per me pena maggiore
di ciò che la morte possa darmi qui, presso la mia dimora.
Tu mi sei debitore d’un marito e d’un figlio;
e tu d’un regno; tutti voi mi dovete ubbidienza.
Questo mio dolore spetta a voi di diritto
e tutti i piaceri che voi usurpate spetterebbero a me.
RICCARDO
La maledizione scagliata contro te dal mio nobile padre
quando cingesti le sue tempie guerriere d’una corona di carta,
e con le tue ingiurie provocasti fiumi di lacrime dai suoi occhi
e poi, per asciugarli, desti al duca uno straccio
intriso del sangue innocente del grazioso Rutland…
le sue maledizioni profferite allora contro di te dall’angoscia del suo cuore
ti sono tutte cadute addosso,
e Dio, non noi, ha castigato le tue imprese sanguinarie.
ELISABETTA
Dio è giusto nel render giustizia agli innocenti.
HASTINGS
Oh, trucidare quel bambino fu l’azione più nefanda
e più spietata mai udita.
RIVERS
A raccontarla, avrebbe fatto piangere perfino i tiranni.
DORSET
Non vi fu chi non predicesse che sarebbe stata seguita dalla vendetta.
BUCKINGHAM
Northumberland, che fu allora presente, pianse a quello spettacolo.
MARGHERITA
Ma come? Eravate tutti ringhiosi, prima ch’io entrassi,
pronti ad azzannarvi l’un l’altro,
ed ora rivolgete tutto il vostro odio contro me?
Ha avuto tanta udienza in cielo la tremenda maledizione di York
che la morte di Enrico e quella del mio diletto Edward,
la perdita del loro regno e il mio esilio tormentoso
non sarebbero che il prezzo pagato per quel bizzoso marmocchio?
Le maledizioni hanno dunque il potere di trafiggere le nuvole e di penetrare in cielo?
Ma allora fate luogo, grevi nuvole, alle mie maledizioni vibranti:
muoia il vostro re d’indigestione, anche se non per guerra,
così come il re nostro morì assassinato perché lui avesse la corona.
Tuo figlio, Edward, che ora è principe di Galles,
per Edward, figlio mio, che era principe di Galles,
faccia, ancor giovane come lui, prima del tempo morte violenta.
Tu stessa, regina, che usurpi il mio trono di regina,
sopravvivi, come me sventurata, alla tua gloria;
possa tu vivere a lungo per pianger la morte dei tuoi figli
e vedere un’altra, com’io vedo te adesso,
adorna dei tuoi diritti, come tu sei rivestita dei miei;
i tuoi giorni felici muoiano essi prima della tua morte
e dopo molte, interminabili ore di cordoglio,
muori non più madre, né moglie, né regina d’Inghilterra.
Rivers e Dorset, voi eravate presenti
e anche tu lord Hastings, quando mio figlio
fu trafitto da pugnali sanguinari. Prego Dio
che nessuno di voi giunga al termine naturale della sua vita,
ma sia stroncato da qualche caso imprevisto…
RICCARDO
Odiosa strega avvizzita, falla finita con la tua fattura.
MARGHERITA
Lasciando fuori te? Fermati, cane, e stammi a sentire.
Se il cielo ha in serbo qualche funesto flagello
superiore a quelli ch’io possa augurarti,
oh, lo trattenga finché siano mature le tue colpe
e poi scagli il suo sdegno
su di te, nemico della pace di questo misero mondo.
Il tarlo della coscienza ti roda continuamente l’anima;
sospetta, finché vivi, dei tuoi amici come traditori;
e tratta come gli amici più diletti perfidi traditori;
il sonno non chiuda quei tuoi occhi letali,
tranne che mentre qualche sogno angoscioso
ti atterrisce con un inferno di orrendi diavoli.
Aborto segnato dal demonio, maiale grufolante,
tu, che dalla nascita ricevesti l’impronta
di schiavo della Natura e figlio dell’inferno;
tu calunnia del grembo incinto di tua madre,
tu schifoso prodotto dei lombi di tuo padre,
tu straccio dell’onore, tu aborrito…
RICCARDO
Margherita!
MARGHERITA
Riccardo!
RICCARDO
Allora?
MARGHERITA
Non t’ho chiamato.
RICCARDO
Ti chiedo scusa, allora, giacché ho creduto
che mi avessi chiamato con tutti questi feroci impropéri.
MARGHERITA
Certo che l’ho fatto, ma non aspettavo risposta.
Oh, lasciami terminare la mia maledizione!
RICCARDO
Lo faccio io, e termina con ‘Margherita!’
ELISABETTA
Così hai esalato su te stessa la tua maledizione.
MARGHERITA
Misera regina dipinta, vano orpello della mia fortuna:
perché spargi zucchero su quel ragno rigonfio
che ti circuisce con la sua rete mortifera?
Stolta, stolta, affili il coltello per uccider te stessa.
Verrà il giorno che m’invocherai
perché t’aiuti a maledire questo velenoso rospo gobbo.
HASTINGS
Falsa profetessa, basta con le tue folli maledizioni,
se non vuoi abusare, a tuo danno, della nostra pazienza.
MARGHERITA
Vergogna a voi che avete abusato della mia.
RIVERS
Sareste servita a dovere se vi fosse insegnato ciò che vi meritate.
MARGHERITA
Per aver quel che merito dovreste tutti far il vostro dovere verso me.
Insegnate a me a esser la vostra regina e a voi ad essere i miei sudditi.
O rendetemi ciò che mi è dovuto e insegnate a voi stesso quel dovere.
DORSET
Non state a discutere con lei; è pazza.
MARGHERITA
Tacete, signor marchese; siete impudente;
il marchio nuovo di zecca della vostra nobiltà non ha ancora corso.
Oh, se la vostra fresca nobiltà sapesse giudicare
che cosa significa perderla ed esser infelice!
Chi sta in alto è esposto all’impeto di molte raffiche
e, se cade, si frantuma in pezzi.
RICCARDO
Ottimo consiglio, per la madonna! Fatene tesoro, marchese, fatene tesoro.
DORSET
Tocca voi, monsignore, non meno che me.
RICCARDO
Anzi, anche di più; ma io nacqui sulle vette;
la vostra nidiata d’aquile edifica in cima al cedro
e si trastulla col vento e si fa beffe del sole.
MARGHERITA
E muta il sole in ombra, ahimé, ahimé!
Ne è testimone mio figlio, ormai nell’ombra della morte,
lui, i cui fulgidi, splendenti raggi il nembo del tuo furore
ha sepolto nella tenebra eterna.
Il nido della vostra stirpe è stato edificato sul nido della nostra.
Oh, Dio che tutto vedi, non tollerarlo:
come col sangue fu occupato, così vada perduto.
BUCKINGHAM
Tacete, tacete, per vergogna se non per carità.
MARGHERITA
Non raccomandate a me vergogna e carità.
Con me vi siete comportati senza carità
e avete massacrato senza vergogna le mie speranze.
Carità è per me l’oltraggio ricevuto e vergogna è la mia vita;
e in quella vergogna viva sempre la furia dei miei dolori.
BUCKINGHAM
Fatela finita, fatela finita!
MARGHERITA
Oh Buckingham illustrissimo, ti bacerò la mano
in segno di alleanza e di pace;
la fortuna scenda su te e la tua nobile casa;
i tuoi abiti non son macchiati del nostro sangue
né tu rientri nel raggio della mia maledizione.
BUCKINGHAM
E nessun altro qui presente; poiché le maledizioni non vanno
mai oltre le labbra di chi le profferisce.
MARGHERITA
Non voglio pensare ch’esse non salgano in cielo
e risveglino lassù il dolce pacifico sonno di Dio.
Oh Buckingham, guardati da quel cane!
Bada che quando fa le feste, morde; e quando morde,
la ferita del suo dente velenoso suppura mortalmente.
Non aver a che fare con lui; guardatene.
Il peccato, la morte e l’inferno hanno posto su di lui il loro marchio
e tutti i loro ministri lo seguono.
RICCARDO
Che cose dice, monsignore di Buckingham?
BUCKINGHAM
Nulla di cui faccia conto, grazioso signore.
MARGHERITA
Come, mi sdegni per il mio benigno consiglio
ed assecondi il demonio contro cui t’ho messo in guardia?
Oh, verrà il giorno in cui te ne rammenterai,
quando costui ti spezzerà il cuore dal dolore
e dirai allora che la sventurata Margherita fu profetessa.
Che ciascuno di voi viva soggetto al suo odio
ed egli al vostro e tutti quanti a quello di Dio.
Esce.
BUCKINGHAM
Mi si rizzano i capelli a sentire le sue imprecazioni.
RIVERS
Lo stesso a me; mi chiedo perché sia lasciata libera.
RICCARDO
Non posso biasimarla; per la santa madre di Dio,
ha ricevuto troppi torti; ed io mi pento
per parte mia di quelli che le ho fatto.
ELISABETTA
Io non gliene ho fatto nessuno, ch’io sappia.
RICCARDO
Voi avete ricavato tutti i vantaggi dai torti ch’ella ha ricevuto.
Io mi sono scaldato troppo per far del bene a qualcuno
che ora se ne ricorda con troppa freddezza.
Per la madonna, quanto a Clarence, è ben ripagato:
è chiuso ad ingrassare, per tutti i suoi servizi.
Dio perdoni coloro che ne sono responsabili.
RIVERS
Conclusione virtuosa e degna d’un cristiano:
pregare per coloro che ci hanno fatto del male.
RICCARDO
Lo faccio sempre [tra sé] per una buona ragione;
se infatti avessi imprecato adesso, l’avrei fatto contro me stesso.
Entra Catesby.
CATESBY
Madama, sua Maestà vi manda a chiamare,
e così vostra Grazia, e anche voi, nobili signori.
ELISABETTA
Vengo, Catesby. Signori, venite con me?
RIVERS
Seguiamo vostra Grazia.
Escono tutti tranne Riccardo.
RICCARDO
Io commetto il torto e sono il primo a recriminare:
dei segreti misfatti cui metto mano
attribuisco il grave carico ad altri.
Clarence che proprio io ho gettato in gattabuia,
lo compiango in presenza di tanti gonzi,
cioè davanti a Derby, Hastings, Buckingham;
e gli dico che è la regina con i suoi alleati
ad aizzare il re contro il duca mio fratello.
Adesso ci credono e m’incitano
a vendicarmi di Rivers, Dorset, Grey.
Ma allora io sospiro, e con una citazione della Scrittura
gli dico che Dio ci ingiunge di rendere bene per male:
e così rivesto la mia nuda scelleratezza
di vecchi ritagli carpiti a casaccio alla Sacra Scrittura,
e quando più faccio il diavolo, ho l’apparenza di santo.
Entrano due Sicari.
Ma, adagio, ecco che vengono i miei giustizieri:
dunque, miei bravi, robusti e risoluti compari,
siete pronti adesso a sbrigar questa faccenda?
I SICARIO
Sì, monsignore, e veniamo per il mandato
che ci permetta d’esser ammessi dov’egli si trova.
RICCARDO
Buona idea; l’ho qui con me.
Una volta fatto, venite a Crosby Place…
Ma, amici, siate fulminei nella esecuzione
e, a un tempo, inflessibili: non date ascolto alle sue preghiere;
poiché Clarence parla bene e forse
riuscirebbe a muovere a pietà i vostri cuori, se gli date retta.
II SICARIO
Ma via, monsignore: non ci fermeremo a far chiacchiere.
Chi chiacchiera non è buono ad agire; state certo
che andiamo per usar le mani, non la lingua.
RICCARDO
Dagli occhi vostri piovono macine da mulino, mentre da quelli
degli sciocchi, lacrime.
Mi piacete, ragazzi; all’opera vostra, subito.
Andate, andate, sbrigatevi.
AMBEDUE
Ci sbrigheremo, nobile signore.
Escono.
ATTO PRIMO – SCENA QUARTA
Entrano Clarence e il suo custode.
CUSTODE
Perché vostra Grazia oggi ha un’aria così triste?
CLARENCE
Ahimè, ho trascorso una notte disgraziata,
così piena di sogni spaventosi, di orrende visioni,
che, quant’è vero che sono un fedele cristiano,
non vorrei passare una notte come questa,
foss’anche per procurarmi un mondo di giorni felici,
tanto fu piena di tetro orrore la notte.
CUSTODE
Che cosa avete sognato, monsignore? Ditemelo, vi prego.
CLARENCE
Mi pareva d’esser fuggito dalla Torre
e d’essermi imbarcato per traversare il mare diretto in Borgogna;
e con me era mio fratello Gloucester,
che m’invitò a lasciar la cabina
e a passeggiare sulla tolda: di lì volgemmo gli occhi
all’Inghilterra e riandammo a mille casi sfortunati
che ci erano capitati durante le guerre fra York e Lancaster.
Mentre camminavamo barcollando sul ponte della nave,
mi pareva che Gloucester inciampasse e che, nel cadere,
urtasse me (che cercavo di sorreggerlo), facendomi precipitare
negli agitati marosi dell’oceano.
O Signore! Che pena mi pareva annegare:
che tremendo rombo d’acque nelle orecchie;
che orrende visioni di morte negli occhi!
Mi pareva di vedere migliaia di spaventosi relitti di naufragi,
dieci mila uomini azzannati da pesci;
lingotti d’oro, ancore enormi, mucchi di perle,
pietre preziose e gioielli di valore inestimabile,
tutti sparsi sul fondo del mare.
Alcuni giacevano nei teschi dei morti e nelle cavità
una volta occupate dagli occhi, ov’erano scivolati
quasi ad irrisione degli occhi… gemme splendide
che corteggiavano il fondo viscido dell’abisso
e schernivano le ossa dei defunti sparpagliate nelle vicinanze.
CUSTODE
E aveste l’agio, nel momento della morte,
di contemplare questi segreti dell’oceano?
CLARENCE
Mi pareva di sì; e spesse volte mi sforzai
di render l’anima, ma il flutto maligno
mi bloccava sempre il respiro e non gli permetteva
di raggiungere la vuota, vasta e mobile atmosfera,
ma lo soffocava nel mio corpo ansimante
che quasi esplose per eruttarlo nel mare.
CUSTODE
E non vi svegliaste in questa crudele agonia?
CLARENCE
No, no; il mio sogno si prolungò oltre la vita.
Oh, allora cominciò la tempesta per la mia anima:
mi pareva di varcare il fiume malinconico
con quell’arcigno traghettatore di cui scrivono i poeti,
e d’entrare nel regno della notte perpetua.
Il primo a salutare colà l’anima mia straniera
fu il mio nobile suocero, il famoso Warwick,
che esclamò: «Quale supplizio per spergiuro
può assegnare al perfido Clarence questa tenebrosa monarchia?»
E poi scomparve. S’avvicinò quindi, errabonda,
un’ombra simile a un angelo, dalla chioma luminosa
intrisa di sangue e levò un alto grido:
«È giunto Clarence, il perfido volubile, spergiuro Clarence,
che mi pugnalò sul campo di Tewkesbury!
Afferratelo, Furie! Portatelo alla tortura!»
Mi pareva, allora, che una legione di diavoli
m’accerchiasse e m’urlasse negli orecchi
grida così orrende che al loro suono
mi svegliai tremando, e per un pezzo
non riuscii a capacitarmi che non ero all’inferno,
tanto fu terribile l’impressione lasciatami dal sogno.
CUSTODE
Non mi stupisce, signore, che vi abbia atterrito;
mi pare d’aver paura soltanto a sentirvelo raccontare.
CLARENCE
Ah, custode, custode, ho commesso azioni
che ora rendono testimonianza contro la mia anima,
per amore di Edoardo: e guarda come mi ricompensa.
O Dio, se le mie preghiere dal profondo non possono placarti,
ma Tu vuoi vendicarti dei miei misfatti,
sfoga su me soltanto tutta la tua ira;
oh, risparmia la mia moglie innocente e i miei poveri bambini.
Custode, ti prego, siedi un po’ accanto a me:
il mio animo è oppresso, e dormirei volentieri.
CUSTODE
Son qui, mio signore; Dio conceda buon riposo a vostra Grazia.
Entra Brakenbury, Luogotenente della Torre.
BRAKENBURY
Il dolore sovverte i periodi e le ore di riposo,
fa della notte mattina e del meriggio notte.
I principi non hanno da gloriarsi che dei loro titoli,
un onore esteriore per un rovello interno;
e in cambio di piaceri immaginari, che non provano,
spesso provano un mondo di affanni incessanti.
Sicché, tra i loro titoli ed un’umile condizione
l’unica differenza è la fama esteriore.
Entrano i due Sicari.
I SICARIO
Ohé, chi c’è qui?
BRAKENBURY
Che vuoi, giovanotto? E come sei entrato qui?
II SICARIO
Vorrei parlare con Clarence e sono entrato con le mie gambe.
BRAKENBURY
Ah, sì? Così brusco?
I SICARIO
È meglio che andar per le lunghe, signore. Fagli
vedere il nostro mandato, senza altri discorsi.
[Brakenbury] legge.
BRAKENBURY
Mi si ingiunge con questo di consegnare nelle vostre mani il nobile
duca di Clarence. Non voglio stare a discutere che cosa ciò significhi,
poiché non voglio addossarmi la colpa del significato.
Il duca è là dentro, che dorme; ed ecco le chiavi.
Andrò dal re e lo informerò
che ho lasciato così a voi il mio prigioniero.
I SICARIO
Fatelo, signore, è una saggia decisione. Statevi bene.
Escono Brakenbury [e il custode].
II SICARIO
Allora, lo pugnaliamo mentre dorme?
I SICARIO
No, altrimenti, quando si sveglia, dirà che è stata un’azione da codardi.
II SICARIO
Ma via, non si sveglierà che al gran Giorno del Giudizio.
I SICARIO
Ma allora dirà che l’abbiamo pugnalato mentre dormiva.
II SICARIO
A sentirti pronunciare quella parola «Giudizio», m’è nata una sorta di rimorso.
I SICARIO
Che, hai paura?
II SICARIO
Non d’ammazzarlo – visto che abbiamo l’autorizzazione – ma d’esser dannato per averlo ammazzato, dal che nessuna autorizzazione potrà difendermi.
I SICARIO
Credevo che fossi deciso.
II SICARIO
Lo sono… a risparmiargli la vita.
I SICARIO
Torno subito dal duca di Gloucester a dirglielo.
II SICARIO
No, aspetta un momento, per favore; spero che questo umore compassionevole mi passi. Di solito non mi dura più che a contare fino a venti.
I SICARIO
Come ti senti adesso?
II SICARIO
Mi restano ancora dentro dei fondigli di coscienza.
I SICARIO
Ricordati del nostro compenso, una volta compiuta l’azione.
II SICARIO
Perdio, che muoia! M’ero scordato del compenso.
I SICARIO
Dove sta ora la tua coscienza?
II SICARIO
Oh, nella borsa del duca di Gloucester.
I SICARIO
Quando lui apre la borsa per darci il compenso, la tua coscienza vola via?
II SICARIO
Non importa che se ne vada. Sono pochi, o nessuno, che vogliano trattenerla.
I SICARIO
E se ti ritorna indietro?
II SICARIO
Non me ne voglio immischiare; quella fa d’un uomo un vigliacco. Un uomo non può rubare senza ch’essa lo accusi; non può bestemmiare senza ch’essa lo rimproveri; non può andare a letto con la moglie del vicino senza che essa lo denunci. È un diavolo che arrossisce dalla vergogna e si ribella in petto a un uomo. Gli crea una massa d’ostacoli; una volta m’ha fatto restituire una borsa piena d’oro che avevo trovato per caso. Chiunque l’ospiti si riduce alla mendicità; la scacciano come un oggetto pericoloso dalle città e dai villaggi; e ogni uomo che voglia vivere bene, cerca di fidar solo in se stesso e di farne a meno.
I SICARIO
Perdio, eccola ora al mio fianco che vuol persuadermi a non uccidere il duca.
II SICARIO
Attacca quel diavolo della tua mente e non gli dare retta: vorrebbe entrarti dentro soltanto per farti sospirare.
I SICARIO
Ho una fibra robusta; non riuscirà a sopraffarmi.
II SICARIO
Hai parlato da valentuomo che rispetta il suo buon nome. Suvvia, ci mettiamo al lavoro?
I SICARIO
Sbattigli sulla zucca il manico della spada e poi buttiamolo nel barile di malvasia della stanza accanto.
II SICARIO
Oh, che splendida trovata! E ammolliamolo bene.
I SICARIO
Piano, si sveglia.
II SICARIO
Dagli addosso.
I SICARIO
No, discutiamoci.
CLARENCE
Dove sei, custode? Dammi una tazza di vino.
II SICARIO
Ne avrete presto più che abbastanza di vino, monsignore.
CLARENCE
In nome di Dio, chi sei?
II SICARIO
Un uomo come voi.
CLARENCE
Sì, ma non come me di sangue reale.
I SICARIO
E voi non siete come me suddito leale.
CLARENCE
Hai una voce tonante ma un aspetto modesto.
I SICARIO
La mia voce è quella del re, ora, l’aspetto è mio.
CLARENCE
Con che aria scura e funerea parli.
I tuoi occhi mi minacciano; perché sei pallido?
Chi v’ha mandati qui? Perché siete venuti?
AMBEDUE
Per, per…
CLARENCE
Per assassinarmi?
AMBEDUE
Appunto.
CLARENCE
Avete appena il coraggio di dirlo
e perciò non potete avere il coraggio di farlo.
In che cosa v’ho offeso, amici miei?
I SICARIO
Non avete offeso noi, ma il re.
CLARENCE
Con lui mi riconcilierò.
II SICARIO
Mai, monsignore; perciò, preparatevi a morire.
CLARENCE
Siete stati scelti fra tanti uomini
per uccidere un innocente? Qual è la mia colpa?
Quali sono le prove che mi accusano?
Quale inchiesta legale ha sottoposto il suo verdetto
al giudice accigliato? O chi ha pronunciato
la crudele sentenza di morte per il misero Clarence?
Prima ch’io sia giudicato secondo la legge,
minacciarmi di morte è quanto mai illegale.
Io vi ingiungo, per la redenzione in cui sperate,
per il sangue prezioso di Cristo versato per i nostri gravi peccati,
di andarvene senza mettermi le mani addosso:
l’atto che volete compiere vi esporrebbe alla condanna.
I SICARIO
Quel che faremo, lo facciamo su ordine.
II SICARIO
E chi ce l’ha ordinato è il nostro re.
CLARENCE
Traviati vassalli! Il gran Re dei re
nella tavola della Sua legge ha ordinato
che non commetterai omicidio. Volete dunque
violare il Suo comandamento, ed ubbidire a quello d’un uomo?
State attenti! Giacché Egli ha in mano la vendetta
da scagliare sul capo di chi infrange la Sua legge.
II SICARIO
E proprio quella vendetta Egli la scaglia su di te,
per il tuo perfido spergiuro ed anche per omicidio:
tu prendesti il sacramento per batterti
nella causa dei Lancaster.
I SICARIO
E, da traditore del nome di Dio,
hai infranto quel voto e con la tua lama traditrice
hai sventrato il figlio del tuo sovrano.
II SICARIO
Che avevi giurato di amare e di difendere.
I SICARIO
Come puoi invocare con noi la tremenda legge di Dio,
quando tu l’hai violata in maniera così atroce?
CLARENCE
Ahimè, nell’interesse di chi commisi quell’atto malvagio?
Per Edoardo, per mio fratello, nel suo interesse.
Egli non vi manda ad assassinarmi per questo,
giacché in quel delitto è coinvolto quanto me.
Se Dio vuol vendicarsi di quell’atto,
oh, sappiate però ch’Egli lo fa pubblicamente;
non sottraete la causa al suo braccio possente.
Egli non ha bisogno di metodi indiretti e illegali
per toglier di mezzo coloro che l’hanno offeso.
I SICARIO
Chi fu a darti quell’incarico sanguinario
quando il prode Plantageneto, quel promettente rampollo reale
fu colpito a morte da te?
CLARENCE
L’amore di mio fratello, il demonio e il mio furore.
I SICARIO
L’amore di tuo fratello, il nostro dovere e le tue colpe
ci spingono ora qui ad ammazzarti.
CLARENCE
Oh, se amate mio fratello, non vogliate odiare me:
son suo fratello e l’amo ardentemente.
Se siete stati assoldati per guadagno, tornate indietro,
ed io vi manderò da mio fratello Gloucester,
che vi compenserà per avermi lasciato in vita,
meglio di quanto farà Edoardo per l’annuncio della mia morte.
II SICARIO
Vi ingannate, vostro fratello Gloucester vi odia.
CLARENCE
O no, egli m’ama e tiene preziosa la mia persona;
andate da lui da parte mia.
I SICARIO
Sì, ci andremo.
CLARENCE
Ditegli che quando York, il nostro illustre padre
benedisse col suo braccio vittorioso i suoi tre figli
e ci ingiunse con tutto l’animo di amarci l’un l’altro,
fu ben lontano dal pensare a questa frattura nella nostra amicizia.
Invitate Gloucester a rifletterci sopra ed egli piangerà.
I SICARIO
Sì, macine da mulino, come ha insegnato a noi a piangere.
CLARENCE
Oh, non lo calunniate, egli è gentile.
I SICARIO
Giusto, come la neve sul raccolto.
Via, vi ingannate;
è lui che ci ha mandato qui a farvi fuori.
CLARENCE
Non può essere; egli ha infatti compianto la mia sorte,
e m’ha stretto fra le braccia ed ha giurato, singhiozzando,
che si sarebbe adoperato per la mia liberazione.
I SICARIO
E così fa, appunto, liberandovi
dalla schiavitù di questa terra per le gioie del cielo.
II SICARIO
Riconciliatevi con Dio, monsignore, giacché dovete morire.
CLARENCE
Come, avete questo santo sentimento nell’anima,
da consigliarmi di far la pace con Dio,
e siete tuttavia così accecati verso le anime vostre
da far guerra a Dio assassinandomi?
O, signori, riflettete: coloro che v’hanno sobillato
a compiere quest’atto vi odieranno per averlo compiuto.
II SICARIO
Che dobbiamo fare?
CLARENCE
Lasciatevi commuovere, e salvate la vostra anima.
I SICARIO
Lasciarci commuovere? No, sarebbe da vili donnicciole.
CLARENCE
Non lasciarvi commuovere sarebbe bestiale, selvaggio, diabolico.
Chi di voi – se foste figlio d’un principe –
recluso e privato della libertà com’io sono adesso –
se vi trovaste davanti due sicari come voi,
non implorerebbe la vita? Sì, voi supplichereste,
se foste nei miei frangenti.
[Al II Sicario] Amico, scorgo qualche pietà sul tuo volto:
o, se il tuo sguardo non m’inganna, lusingandomi,
passa dalla mia parte, e prega per me;
d’un principe che prega, anche un accattone ha compassione.
II SICARIO
Guardatevi alle spalle, monsignore!
I SICARIO
Prendi questo, e questo! [pugnalandolo] Se questo non basta,
v’annegherò nella botte di malvasia là dentro.
Esce [col corpo].
II SICARIO
Che azione sanguinaria, eseguita da disperati.
Quanto volentieri vorrei lavarmi le mani, come Pilato,
di questo orrendo omicidio.
Entra il primo Sicario.
I SICARIO
E allora? Che significa che non mi dai una mano?
Perdio, il duca saprà della tua inerzia.
II SICARIO
Magari potesse sapere che gli ho salvato il fratello.
Prendi tu il compenso e digli quel che dico,
giacché mi pento dell’uccisione del duca.
Esce.
I SICARIO
Io no; vattene, vigliacco che non sei altro.
Be’, vado a nascondere il cadavere in qualche buco,
fin quando il duca dia l’ordine per la sua sepoltura.
E una volta preso il compenso, me la squaglierò:
la cosa si scoprirà, ed allora non devo farmi trovare.
Esce.
Riccardo III
(“Richard III” – 1591 – 1594)
Introduzione – Riassunto
Atto I
Atto II
Atto III
Atto IV
Atto V