Sonetto 3

«Guardati allo specchio e di’ al volto che vedi
che è ormai tempo per quel viso di crearne un altro». 

Shakespeare inizia i suoi sonetti introducendo quattro dei suoi temi più importanti – immortalità, tempo, procreazione ed egoismo – che sono correlati in questo primo sonetto sia tematicamente sia attraverso l’uso di immagini associate agli affari o al commercio.

Sonetto 3
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Guardati allo specchio e di’ al volto che vedi
che è ormai tempo per quel viso di crearne un altro,
se non rinnovi ora la sua giovane freschezza
inganni il mondo e rinneghi la gioia d’ogni madre.
Vi è forse donna tanto pura il cui illibato grembo
disdegni il seme della tua virilità?
O forse uomo tanto folle da voler essere la tomba
del suo proprio amore per non aver progenie?
Tu sei lo specchio di tua madre e come lei in te
ricorda il leggiadro Aprile della sua primavera,
così dai vetri del tuo crepuscolo tu rivedrai
a dispetto delle rughe, questo tuo tempo d’oro.
Ma se invece vuoi vivere senza esser ricordato,
muori celibe e la tua immagine morirà con te.

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Le prime quattro righe del sonetto riguardano tutti questi temi importanti. Individualmente, ciascuna di queste quattro righe affronta un problema separato. La riga 1 riguarda la procreazione, specialmente nella frase “noi chiediam progenie”; la riga 2 accenna all’immortalità nella frase “perché mai si estingua”; la riga 3 presenta il tema del progresso incessante del tempo; e la linea 4 combina tutte e tre le preoccupazioni: un “un suo germoglio” rappresenta l’immortalità per i genitori, che invecchieranno e moriranno. Secondo il poeta, la procreazione assicura che i nostri nomi saranno portati avanti dai nostri figli. Se non abbiamo figli, tuttavia, i nostri nomi moriranno quando lo faremo.

Ma lo scenario che il poeta crea in queste quattro righe è stato apparentemente rifiutato dal giovane, al quale il poeta si rivolge come “tu”, nelle righe 5-12. Interessato solo ai propri desideri egoistici, il giovane è l’incarnazione del narcisismo, un amore distruttivo eccessivo per se stessi. Il poeta chiarisce che l’amor proprio del giovane è malsano, non solo per se stesso ma per il mondo intero. Poiché il giovane non condivide se stesso con il mondo avendo un figlio che porti avanti la sua bellezza, crea “miseria là dove c’è ricchezza” e si ferisce crudelmente. Il “germoglio” nella riga 11 ricorda la “rosa” della riga 2: La rosa come immagine di perfezione sottolinea l’immaturità del giovane, che è solo un germoglio, ancora imperfetto perché non è completamente sbocciato.

Il distico finale – le ultime due righe – rafforza l’ingiustizia del giovane che non condivide la sua bellezza con il mondo. La “miseria” che crea per se stesso è favorita dalla frase “da divorar con la tua morte quanto a lui dovuto” (al mondo), come se il giovane avesse la responsabilità e il mondo avesse il diritto di aspettarsi che il giovane generiun figlio. In tutti i sonetti, Shakespeare attinge le sue immagini dalla vita quotidiana nel mondo che lo circonda. Nel Sonetto 1, scrive dell’amore in termini di usura commerciale, la pratica di addebitare interessi esorbitanti sul denaro prestato.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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