Sonetto 12

Shakespeare. Sonetto 9

«Quando seguo l’ora che batte il passar del tempo
e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte».  

Il Sonetto 12 tratta ancora della sterilità del celibato e raccomanda il matrimonio e i figli come mezzi di immortalità. Inoltre, il sonetto raccoglie i temi dei sonetti 5, 6 e 7 in una riaffermazione dell’idea di usare la procreazione per sconfiggere il tempo.

Sonetto 12
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Quando seguo l’ora che batte il passar del tempo
e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte,
quando scorgo la viola ormai priva di vita
e riccioli neri striati di bianco,
quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi
che un dì protessero il gregge dal caldo
e l’erbe d’estate imprigionate in covoni
portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi,
allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m’assale
che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo,
perché grazie e bellezze si staccan dalla vita
e muoiono al rifiorir di altre primavere:
e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo
se non un figlio che lo sfidi quand’ei ti falcerà.

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Il Sonetto 12 stabilisce in modo parallelo di misurare il passare del tempo, il passaggio della natura e il passaggio della giovinezza attraverso la vita: il decadimento. Le righe 1 e 2 si concentrano sul giorno che diventa notte (il passar del tempo); I versi 3 e 4 collegano la natura all’umanità, il poeta evoca innanzitutto lo stadio di appassimento di un fiore (il passaggio della natura). Quindi, nella riga 4, il poeta giustappone questa immagine con i capelli neri che invecchiano naturalmente e diventano grigi (il passaggio della giovinezza) – un’allusione forse intesa a spaventare il giovane sul diventare vecchio senza aver creato un bambino.

Il poeta poi discute la progressione delle stagioni, da “l’erbe d’estate” ai “carri irte di bianchi ed ispidi rovi”, un’immagine della neve e dell’inverno. Sottolineando questi diversi modi per misurare il decadimento del tempo, il poeta spera che il giovane si renda finalmente conto che il tempo non si ferma per nessuno; l’unico modo con cui il giovane garantirà la sopravvivenza della sua bellezza è attraverso la prole. Questo punto finale, l’avere figli, è l’unico mezzo per ottenere l’immortalità, affermato con forza nel distico conclusivo del sonetto: “e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo / se non un figlio che lo sfidi quand’ei ti falcerà.”. In queste righe, “La lama del tempo”, la tradizionale immagine della morte, è inarrestabile per un“figlio che lo sfidi”.

Il Sonetto 12 è degno di nota per la sua qualità musicale, grazie soprattutto all’uso efficace di allitterazioni e attraenti esecuzioni vocaliche, che sono di valore insolito. Questo sonetto, insieme al Sonetto 15, che si distingue anche per la sua qualità musicale, è quasi sempre incluso nelle antologie di poesia lirica. Nota le sorprendenti righe conclusive e il modo in cui trasmettono il senso di dolore e commozione al pensiero che la giovinezza e la bellezza devono essere abbattute dalla falce del tempo come ad esempio il contrasto tra “luminoso giorno” e “tetra notte” . E, come ha sottolineato un critico, i sonetti che iniziano con “Quando” sono particolarmente degni di nota perché la struttura di tali sonetti è periodica (costituita da una serie di fasi ripetute), il che rende rigida l’organizzazione, la progressione logica e l’evitare di un distico attaccato.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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