«Io non traggo i miei giudizi dalle stelle,
eppur mi sembra di capir l’astrologia».
Il Sonetto 13 dipende da un rapporto intimo tra il poeta e il giovane che viene simboleggiato con l’uso del “tu” più affettuoso; il Sonetto 14 scarta – almeno temporaneamente – questo “tu” intimo e si concentra sulla partecipazione del poeta nel rapporto tra i due uomini.
Sonetto 14 Io non traggo i miei giudizi dalle stelle, |
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In effetti, questo sonetto parla più del poeta – l ‘“io” – che del giovane. Ironia della sorte, il poeta sembra essere tanto infatuato del giovane quanto il giovane sia infatuato del proprio riflesso in uno specchio.
Il Sonetto 14 contiene un’immagine dominante, quella degli occhi del giovane come stelle, dalla quale il poeta ottiene la sua conoscenza. Stilisticamente, questo sonetto è un buon esempio di tipico sonetto shakespeariano: le prime otto righe stabiliscono un argomento, e poi la riga 9 (del testo in Inglese) capovolge questo argomento con la sua prima parola, “Ma (But)”. Il distico conclusivo, righe 13 e 14, dichiara un certo risultato o effetto del comportamento del giovane. Tipicamente, questa immagine conclusiva è quella della morte, come nel Sonetto 14 “la tua morte sarà fine di ogni virtù e bellezza”. In altre parole, se il giovane muore senza avere un figlio, non solo soffrirà per la mancanza di un erede, ma anche il mondo soffrirà per l’egoismo del giovane.
Sonnet 14 – In English
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Crediti
Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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