Sonetto 20

Shakespeare. Sonetto 9

«Viso femmineo che Natura di sua man dipinse
hai tu, sire-signora della mia passione».  

In questo sonetto cruciale e sensuale, il giovane diventa il “sire-signora” della passione del poeta. La doppia natura e il carattere del giovane, tuttavia, presentano un problema di descrizione: sebbene per il poeta possieda la gentilezza e il fascino di una donna, il giovane ha i genitali (“dandoti un’aggiunta inutile”) di un uomo e nonostante abbia l’attrattiva fisica di una donna, non ha nulla del carattere volubile e civettuolo di una donna – una visione condiscendente delle donne, se non addirittura misogina.

Sonetto 20
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Viso femmineo che Natura di sua man dipinse
hai tu, sire-signora della mia passione;
cuore gentil di donna, che però non conosce
la scaltra volubilità consona alle donne false;
occhi più puri dei loro, meno perfidi nel guardare,
che rendono prezioso l’oggetto su cui si posano;
uomo all’aspetto, che assommando ogni fascino,
ruba gli occhi agli uomini e avvince il cuore delle donne.
E per esser donna tu prima fosti creato,
finché Natura nel foggiarti non s’invaghì
e con un tocco in più ti sottrasse a me
dandoti un’aggiunta inutile al mio scopo;
ma poiché forma ti diede per soddisfar le donne,
sia loro il piacer dei sensi e mio il tuo amore.

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La doppia sessualità del giovane, come interpretata dal poeta, accentua la sfida del giovane per il poeta. In quanto uomo con la bellezza di una donna, la giovinezza è progettata per essere associata alle donne ma attrae anche gli uomini, essendo insuperabile negli sguardi e più fedele di qualsiasi donna.

Il Sonetto 20 è il primo sonetto che non si occupa della sconfitta del tempo o del fatto che il giovane abbia un figlio. Piuttosto, l’interesse del poeta è scoprire la natura della loro relazione. Eppure, anche se il poeta riconosce un’attrazione erotica per il giovane, non considera la possibilità di una consumazione fisica del suo amore.

Di tutti i sonetti, il Sonetto 20 suscita la controversia più critica, in particolare tra quei critici che leggono i sonetti come autobiografie. Ma il problema qui non è cosa sarebbe potuto accadere, ma quali sono i sentimenti del poeta. L’ambiguità caratterizza i suoi sentimenti ma non il suo linguaggio. Il poeta non vuole possedere fisicamente il giovane. Ma il sonetto è il primo a evocare una volgarità. Il poeta “si invaghì” e si diletta in un lamento onirico della sua creazione finché, nell’ultima riga, il sognatore si sveglia alla vera realtà sessuale del giovane: “sia loro il piacer dei sensi e mio il tuo amore”. Ci viene quindi assicurato che il rapporto del poeta con il giovane è basato sull’amore piuttosto che sul sesso; secondo alcuni critici, anche se esisteva la possibilità che il poeta potesse avere una relazione sessuale con il giovane, non fa intendere che ne sarebbe tentato. Altri critici, ovviamente, non sono d’accordo con questa interpretazione.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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