Sonetto 21

Shakespeare. Sonetto 9

«Io non sono come quella Musa
ispirata alla poesia da bellezze artefatte».  

Dopo aver esplorato nel sonetto precedente la natura della sua relazione con quella del giovane, il poeta torna ora al tema dell’immortalità. Non solo concede l’immortalità al giovane attraverso i suoi versi, ma poiché anche l’amore duraturo del poeta viene ripetutamente sottolineato, il poeta stesso guadagna una sorta di immortalità.

Sonetto 21
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Io non sono come quella Musa
ispirata alla poesia da bellezze artefatte,
che usa come ornamento il cielo stesso
ed ogni beltà compara al suo splendore,
raggruppando in solenni paragoni
sole, luna, terra e del mar le ricche gemme,
i primi fiori dell’Aprile e quanto di prezioso
racchiude il firmamento in questa immensa volta.
Onesto in amore, permettete ch’io scriva il vero
e poi credetemi, il mio amore è bello quanto
il figlio di ogni madre, anche se non brilla
come quei lumi d’oro fissi nel firmamento:
lasciate esagerare chi ama frasi di grande effetto;
io non vanterò chi non intendo vendere.

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Disconoscendo l’affinità con la poesia incostante della “bellezza artefatta”, annuncia il suo unico standard nella supplica: “Onesto in amore, permettete ch’io scriva il vero”.

Nel Sonetto 21, il poeta nota per la prima volta la presenza di un poeta rivale; se questo sia lo stesso rivale dei sonetti successivi non è chiaro. Mentre nel Sonetto 20 il ritratto del giovane era tratto dalla natura, nel Sonetto 21 il suo aspetto è celato dai cosmetici. Purtroppo, il giovane preferisce la retorica esagerata e l’adulazione alla moderazione, alla semplicità e alla sincerità del poeta. La critica del poeta – “quella Musa” – nasce dal suo punto di vista in quanto troppe iperboli e artificiosità indicano insincerità e falsi sentimenti. In aggiunta, anche la mancanza di sincerità, è qui considerata un aspetto della cattiva arte. Il poeta critica il rivale in un duplice senso, usando il metodo del preteso eufemismo come espediente retorico che contrasta con lo stile poetico superficiale del rivale. Così la frase “quanto / il figlio di ogni madre” loda a sufficienza il giovane, o chiunque altro. Nel distico conclusivo: “lasciate esagerare chi ama frasi di grande effetto; / io non vanterò chi non intendo vendere.”, rivela che il poeta stesso è impegnato in una sorta di elogio eccessivo, elaborato e affettato. In ogni caso, il punto del Sonetto 21 è che il poeta dice la verità mentre il poeta rivale iperbolizza.

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Crediti

Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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