«Quanto fui prudente prima di partire
nel metter sotto chiave ogni piccolezza».
Il giovane tiene il poeta in tensione, e ancora una volta vediamo la schiavitù del poeta nella loro relazione. Il poeta sviluppa un contrasto metaforico tra essere derubato di beni fisici e perdere legami emotivi con il giovane.
Sonetto 48 Quanto fui prudente prima di partire |
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Questa perdita che tanto teme è già in atto, e solo lui sembra incapace di riconoscere il crescente rifiuto da parte del giovane. “Io non ti ho rinchiuso in nessun forziere”, dice al giovane, ma poi mitiga questo pensiero continuando: “se non dove non sei, anche se là ti sento, / nell’affettuosa cerchia stretta del mio cuore. . “ L’auto-contraddizione sta nel fatto che il poeta riconosce la distanza emotiva del giovane rifiutando di credere a questa verità.
Di grande preoccupazione per il poeta è l’incapacità del giovane di proteggersi da pretendenti scurrili. Anche l’amante del poeta è sotto tiro: oggetto del suo affetto, il giovane è “preda di ogni ignobil ladro”. Questo riferimento al furto unisce il sonetto, poiché nel verso 4 il poeta parla di “mani profane”, e il distico conclusivo affronta più direttamente la più grande paura del poeta: “e perfin di là, io temo, tu mi sia rubato, / perché onestà vien ladra per un valor sì ambito.” Paradossalmente, qui il poeta sembra più preoccupato che la sua completa accettazione del fatto che il giovane lo respinga sia la più grande – e la più spaventosa – “verità” di tutte.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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