«Vieti quel Dio che primo a te mi rese schiavo
che in mente vagli i tuoi attimi di piacere».
Come in tanti altri sonetti, il fastidio del poeta per il giovane è espresso in modo ambiguo. Ci accorgiamo appena che rimprovera il giovane nelle righe “Vieti quel Dio che primo a te mi rese schiavo / che in mente vagli i tuoi attimi di piacere”.
Sonetto 58 Vieti quel Dio che primo a te mi rese schiavo |
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Sicuramente l’allusione è che il poeta non si lamenterà della sua trascuratezza: “e la pazienza, al dolor domata, tollerar le offese / senza accusare te di ingiusta crudeltà”. Né si aspetta un resoconto del tempo del giovane. Tuttavia, è implicita una ferita: “Aspettar io devo, benché l’attesa sia un inferno, / non biasimare il tuo volere, sia esso giusto o ingiusto”. La dignità del poeta è offesa.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture