«Peccato di vanità domina i miei occhi,
l’intera anima mia ed ogni mio altro senso».
Il poeta pensa a se stesso come a un giovane e condanna la propria vanità narcisistica. Sfortunatamente, sebbene possa intellettualizzare il narcisismo come un attributo indegno, “tanto è radicato nell’intimo del mio cuore”.
Sonetto 62 Peccato di vanità domina i miei occhi, |
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Questa immagine giovanile di se stesso viene bruscamente frantumata nelle righe dalla 9 alla 12, iniziando con il tipico “Ma”, quando il poeta si guarda allo specchio e vede il suo vero sé, “colpito e disfatto da consunta vecchiaia”. Oscillando tra questa antitesi della giovinezza e della vecchiaia, l’amore narcisistico del poeta lo rende colpevole del vizio del suo giovane amico: “Sei tu, il mio vero io, che elogio in vece mia, / rinverdendo la mia età col colore dei tuoi anni”. Mentre condanna la vanità in gioventù, la ammira in se stesso. La frase “al mio proprio merito” significa che ha assunto l’identità del giovane, e il problema dell’identità di quest’ultimo rimane quello della vanità. Come è evidente nei sonetti successivi, il poeta è preoccupato dall’idea di identità personale.
Sonnet 62 – In English
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture