«Quando vidi sfigurato dall’atroce mano del Tempo
l’orgoglioso tesoro di epoche ormai sepolte».
Nel Sonetto 64, il poeta è ritratto come uno storico, filosofo e antiquario che sogna l’inesorabile distruzione di antiche glorie da parte del tempo. I monumenti che riflettono le idee più nobili dell’umanità – castelli, chiese e città – un giorno si vedranno “crollar miseramente”.
Sonetto 64 Quando vidi sfigurato dall’atroce mano del Tempo |
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Il Sonetto 64 è notevolmente simile al sonetto 60, anche se ognuno dei due si conclude con un tono molto diverso. Molte delle stesse immagini si trovano in entrambi i sonetti: il martellamento instancabile dell’oceano sulla riva; la battaglia del dare e avere tra l’acqua e la terra.
Tuttavia, mentre il distico conclusivo del Sonetto 60 evoca sentimenti di gioia e di fiducia esaltati, il Sonetto 64 finisce con la disperazione: il poeta è ora certo che la morte “porterà via il mio amore”, ma non sembra più soddisfatto che il suo verso garantirà il l’immortalità del giovane.
Gli ultimi due versi del sonetto trasmettono un tono triste e deprimente: “È come morte tal pensiero, non ha altra scelta, / se non piangere di avere chi ha timor di perdere”. Il poeta finalmente riconosce la mortalità del giovane e la sua.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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