Sonetto 99

Shakespeare. Sonetto 9

«Così ho rimproverato la violetta audace:
ladra soave, a chi rubasti quel dolce tuo profumo».  

Il Sonetto 99 è una spiegazione approfondita di come gli oggetti naturali delle linee 11 e 12 del sonetto precedente impallidiscano rispetto alla bellezza del giovane: “non eran che profumi e deliziose forme, / raffiguranti te, tu lor unico modello.”

Sonetto 99
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Così ho rimproverato la violetta audace:
ladra soave, a chi rubasti quel dolce tuo profumo
se non al respiro del mio amore? Il purpureo orgoglio
che a color dimora sulla tua soffice corolla
è ovvio che l’hai preso dalle vene del mio amore.
Ho accusato il giglio di plagio della tua mano,
e dei tuoi capelli i fior di maggiorana;
le rose timorose si ergevan sulle spine,
una rossa di vergogna, l’altra bianca di paura;
una terza, né rossa o bianca, entrambe avea rubato
e alla sua rapina aveva aggiunto il tuo respiro;
ma per quel furto, nel vigor della sua crescita,
vindice un verme la divorava a morte.
Altri fiori ho notato, ma non ne vidi uno
che non ti avesse tolto o il colore o il profumo.

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Un’affascinante artificiosità in questo sonetto illustra il tipo di elogi sontuosi ed elaborati che il poeta potrebbe scrivere per ottenere il favore del giovane. Ironicamente, tuttavia, il sonetto mostra anche l’atteggiamento equivoco del poeta nel condannare tale iperbole: pratica ciò che critica.

Composto da quindici versi invece dei soliti quattordici, il sonetto sembra un ingegnoso esercizio di complimento piuttosto che un’espressione di semplice sentimento. La prima riga – “Così ho rimproverato la violetta audace” – funge da preludio, e il sonetto vero e proprio, composto dai successivi quattordici versi, descrive esattamente cosa comporta questo rimprovero. Ovunque il poeta guardi nella natura, trova colori, odori e forme che imitano – e quindi rubano – la bellezza del giovane. Essenzialmente egli sostiene che la giovinezza è la fonte originaria da cui la natura trae le sue numerose sfumature e odori: “Altri fiori ho notato, ma non ne vidi uno /che non ti avesse tolto o il colore o il profumo”. Il verso lavorato con cura sembra più un esercizio di scrittura poetica che un’espressione di sincera emozione.

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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)

Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture

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