«Accusami pure d’aver del tutto trascurato
il dovuto compenso ai tuoi grandi meriti».
Il poeta torna bruscamente sull’argomento del giovane e rinnova le sue scuse e il suo appello.
Sonetto 117 Accusami pure d’aver del tutto trascurato |
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Mentre il Sonetto 116 indica che il rapporto si è stabilizzato, questo sonetto sottolinea l’auto-rimprovero del poeta usando una terminologia legale: “Accusami pure d’aver del tutto trascurato / il dovuto compenso ai tuoi grandi meriti”; “… giorno in giorno sempre più mi vincola”; e “Registra pure caparbietà ed errori”.
Il Sonetto 117 fa eco al Sonetto 110, in cui l’oratore elenca anche i suoi difetti. Qui, sebbene l’ottetto – le prime otto righe – renda chiaramente la natura dei torti del poeta, gli eventi reali non vengono identificati. Il poeta confessa di aver sperperato l’affetto costante del giovane sugli altri: “d’esser stato familiare con gente sconosciuta”. L’espressione figurativa “d’aver spiegato vele a tutti i venti” può riferirsi alla distanza emotiva o, come alcuni pensano, al bere eccessivo piuttosto che al viaggio effettivo. Il distico finale chiarisce ancora, come nel sonetto precedente, che l’abisso emotivo tra il giovane e il poeta è dovuto all’incostanza e al tradimento del giovane, non a quello del poeta.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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