«Se per risvegliare il nostro appetito
stimoliamo il palato con ghiottonerie piccanti».
Il poeta elabora ora i versi 5 e 6 del sonetto precedente: “d’esser stato familiare con gente sconosciuta / lasciando ad altri il tuo diritto ben pagato”.
Sonetto 118 Se per risvegliare il nostro appetito |
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Qui nel Sonetto 118, poiché un appetito stanco ha bisogno di rivivere, sia il poeta che il giovane cercano nuove, se non migliori, conoscenze. Quando il poeta paragona il giovane a una “instancabile dolcezza”, crea un’antitesi nel descrivere i suoi nuovi amici come “ghiottonerie piccanti” e “salse amare”. Dichiarandosi “malato”, il poeta è scontento della sua scelta di medicine: “orientai il mio vitto alle salse amare”.
Reagendo al ritiro emotivo del giovane dalla relazione, il poeta reagisce in modo eccessivo e scopre che la cura per il suo cuore malato è peggiore della malattia originale dell’amore non corrisposto. Dove originariamente non c’era malattia, ora ci sono “vere colpe”, ma solo dopo il fatto il poeta si rende conto del suo errore: “Ma da questo imparo e giusta è la lezione, / i farmaci avvelenano chi s’ammalò di te.” L’affetto reciproco tra il poeta e il giovane è in declino.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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