«O mio amabil giovane, che reggi in tuo potere
del Tempo il mutevol specchio, la falce, la clessidra».
Il Sonetto 126 è l’ultima delle poesie sul giovane e riassume il tema dominante: il tempo distrugge sia la bellezza che l’amore.
Sonetto 126 O mio amabil giovane, che reggi in tuo potere |
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Tuttavia, il poeta suggerisce che il giovane, “che nel declinar fiorisci e in tal modo esponi / l’appassire di chi t’ama mentre tu sbocci in fiore”, rimane bello nonostante sia invecchiato. Poiché il giovane è mortale, alla fine morirà, ma il poeta non sembra essere interessato a questo evento futuro come lo era nei sonetti precedenti. Né il poeta sente il bisogno di affermare che il giovane vivrà per sempre nei sonetti del poeta. È molto più fiducioso che i suoi sonetti esisteranno per sempre – e il giovane in essi – e quindi non ritiene necessario portare questo all’attenzione dei giovani.
A differenza dei sonetti precedenti, questo sonetto consiste di dodici versi in distici in rima, e funge da envoi – una breve strofa di chiusura – della sequenza del sonetto che si occupa del giovane. Ora il poeta si occupa del flusso e riflusso delle cose, del rinnovamento e della degenerazione. Con questo sonetto, il poeta chiude il cerchio dalla deferente sottomissione dei primi sonetti all’uguaglianza e all’indipendenza, “povero ma libero”. Cioè, non avrà più bisogno di essere discreto o prudente nelle sue critiche al giovane.
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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