«È come febbre l’amor mio e sempre anela
quel che più a lungo il mio mal fomenta».
Gli ultimi sonetti riguardanti la Dama, a cominciare da questo, riportano il poeta allo stato disturbato dei sonetti precedenti.
Sonetto 147 È come febbre l’amor mio e sempre anela |
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L’immagine del nutrimento nel Sonetto 146 continua nel Sonetto 147, solo che ora il nutrimento non è sulla morte ma sulla malattia, e non c’è possibilità di immortalità dal desiderio della padrona: “È come febbre l’amor mio… /. . / nutrendosi di ciò che il dolor rinforza, / per appagare solo un morboso desiderio.” Del tutto evidente è l’incapacità del poeta di separarsi dalla relazione.
Il ragionamento del poeta lo delude completamente. La ragione, sotto forma di medico, lo ha lasciato perché non può fare altro per salvarlo dalla disperazione di amare la donna. Ancora una volta riconosce che l’immortalità della sua anima è fuori portata: “che è morte il desiderio… / Sono senza aiuto, or che ragion più non provvede”. I suoi pensieri ora si muovono all’impazzata, espressi in termini come “pazzo frenetico”, “sempre in maggior delirio”, “frutto di follia” e “vanamente”. Nonostante la sua capacità nel distico conclusivo di distinguere tra le sue aspettative sulla sua relazione con la donna e il risultato di quella relazione, il suo tono scoraggiato indica che è troppo andato mai oltre per riguadagnare la fiducia in se stesso.
Sonnet 147 – In English
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Traduzione in Italiano di Maria Antonietta Marelli (I Sonetti – Garzanti editore)
Audio in Italiano – Lettura di Valter Zanardi dal canale YouTube VALTER ZANARDI letture
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