Di Cristina Biolcati.
Il notturno, le atmosfere che precedono il sonno e la veglia, permettono di evadere, compiendo un salto nel fantastico. Poeta è chi sa attingere ai sogni e diffondere sogni, questa pare essere l’idea di base che sottende a tale opera. Una volta terminata la nostra avventura sulla terra, secondo Shakespeare è possibile proseguire sotto forma di spirito.
“Quale angelo mi sveglia dal mio letto di fiori? Ti prego, grazioso mortale, canta ancora. Il mio orecchio si è innamorato delle tue note come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto. Il potere irresistibile della tua virtù mi spinge fin dal primo sguardo a dirti, anzi giurarti che t’amo”
Il “Sogno di una notte di mezza estate” è senza dubbio uno dei testi shakespeariani più rappresentati nei teatri di tutto il mondo. Databile intorno al 1595, è una delle opere più amate del grande drammaturgo inglese vissuto in epoca rinascimentale. Un piccolo dramma che, come ha affermato Benedetto Croce, “sembra nato da un sorriso tanto è delicato, sottile, aereo”. È innanzitutto una meravigliosa fiaba, che permette di gustare momenti di pura poesia.
Quello che rimane più impresso, dopo la lettura, sono i suggestivi notturni, illuminati dalla luce della luna, con le danze di fate e folletti nel fitto della foresta. Una commedia raffinata dove creature mitologiche popolano un mondo fantastico, in cui amori e tradimenti si susseguono con comicità ed eleganza. Dalla bella Titania, regina delle fate, innamorata perdutamente di un uomo dalla testa d’asino, al comico ed irresistibile Bottom, fino al capriccioso folletto Puck, i cui errori nel somministrare i filtri d’amore muovono le trame dell’intera vicenda. Il tema principale è l’amore, con le sue zone d’ombra e le sue armonie conquistate a fatica.
Una fusione tra il mondo fantastico delle allegorie rinascimentali e quello amoroso dei romanzi cavallereschi. Senza dubbio una struttura complessa, con quattro intrecci che si dipanano in cinque atti, che trovano una grande ricchezza di implicazioni e significati. La commedia racconta delle imminenti nozze tra Teseo, duca d’Atene e Ippolita, regina delle Amazzoni, da lui sconfitta in battaglia. Per l’occasione, un gruppo di artigiani-attori prepara una recita; mentre Oberon e Titania, rispettivamente re e regina delle fate, sono in lite fra loro e assistono nel bosco, tra un dispetto e l’altro, all’incontro tra amanti incompresi e uomini in fuga.
Di sicuro, non ci si annoia mai. Sebbene Shakespeare non avesse ancora raggiunto la sua piena maturità artistica, il “Sogno” rimane un capolavoro assoluto. In pratica vi sono due trame che si snodano parallelamente. Quella principale vede le vicende amorose, di Ermia e Lisandro e di Elena e Demetrio, le cui avventure sentimentali si complicano dall’entrata in scena di Oberon e Titania. Questi ultimi, servendosi di un folletto di nome Puck, creano scompiglio nei sentimenti degli amanti. La trama secondaria narra le divertenti vicende di Bottom e dei suoi colleghi artigiani che si recano nella foresta per preparare la messa in scena della commedia di Piramo e Tisbe, dando origine ad una rappresentazione nella commedia.
Nel “Sogno di una notte di mezza estate” si fondono le vicende umane e quelle degli dei. Come nel teatro greco, sono gli dei che muovono gli eventi, ma il carattere dei personaggi ha un peso determinante, e qui sta la modernità di William Shakespeare. Inoltre, gli dei agiscono in silenzio, e gli umani non hanno nessuna consapevolezza della loro diretta influenza. La legge che li governa è la natura, intesa come passione e sensualità. Nel mondo delle fate vigono ardori umani, affatto inconsistenti. Il mondo degli uomini, al contrario, è guidato dalla razionalità.
Quella degli artigiani è la dimensione dell’arte che ha il compito di mettere in comunicazione gli altri due piani, unendo vita reale a quella ideale. Un dissidio continuo fra ragione ed istinto, che porta alla riflessione che questi due aspetti debbano necessariamente coesistere nell’uomo. Ne fitto del bosco si animano equivoci e malintesi, ingredienti ideali per una commedia divertente, sebbene ricca di poesia.
Il notturno, le atmosfere che precedono il sonno e la veglia, permettono di evadere, compiendo un salto nel fantastico. Poeta è chi sa attingere ai sogni e diffondere sogni, questa pare essere l’idea di base che sottende a tale opera. Una volta terminata la nostra avventura sulla terra, secondo Shakespeare è possibile proseguire sotto forma di spirito. Se questa idea spaventa, si può sempre accettare l’invito che Puck rivolge ai lettori, nel monologo conclusivo, di rifugiarsi nel mondo onirico. Da qui, la celebre frase di William Shakespeare “Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra vita è circondata dal sonno”.
Cristina Biolcati