I Sonetti 101-120

I sonetti in Italiano ed in originale

Sonetti 101-120

Scritti probabilmente fra il 1595 e i primi anni del 1600, i Sonetti di Shakespeare costituiscono uno dei grandi vertici della letteratura d’amore di tutti i tempi, rappresentano anche un momento centrale della produzione letteraria del grande drammaturgo inglese.

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Sonetti 101-120
  • Sonetto 101
    Sonetto 101

    «Quali saranno le tue scuse, o Musa vagabonda, per tanta negligenza di virtù in bellezza?».   Continuando la sua richiesta alla Musa della poesia, il poeta abbandona il silenzio e filosofeggia sulla natura della verità e della bellezza. Sonetto 101 Leggi e ascolta Quali saranno le…

  • Sonetto 102
    Sonetto 102

    «È più forte il mio amore anche se par più debole, io non amo di meno, pur se meno lo dimostro».   Per giustificare il non aver scritto versi sul giovane, il poeta sostiene che proclamare costantemente amore per qualcuno sminuisce la genuinità dell’emozione. Sonetto 102…

  • Sonetto 103
    Sonetto 103

    «Ahimè, che povertà diffonde l’arida mia Musa pur avendo larga fonte per mostrar il suo talento».   Il poeta continua a lamentarsi della Musa che lo ha abbandonato, anche se ammette che il suo amore per il giovane è più forte a causa dell’assenza: “ha maggior…

  • Sonetto 104
    Sonetto 104

    «Per me, amico mio, non sarai mai vecchio, qual eri la prima volta che incontrai il tuo sguardo».   Il Sonetto 104 indica per la prima volta che la relazione del poeta e del giovane va avanti da tre anni. Evocando le immagini stagionali dei sonetti…

  • Sonetto 105
    Sonetto 105

    «Non sia chiamato idolatria il mio sentimento, né creduto un idolo il mio caro amore».   Come se non fosse già chiaro, il poeta scrive di avere un solo vero amore e che la sua poesia è solo per il giovane – l’identica affermazione presentata nel…

  • Sonetto 106
    Sonetto 106

    «Quando negli scritti del tempo passato io vedo descrizioni di sublimi creature».   Il Sonetto 106 è indirizzato al giovane senza riferimento a nessun evento particolare. Il poeta indaga il tempo storico per confrontare la bellezza de giovane con quella rappresentata nell’arte creata molto tempo fa.…

  • Sonetto 107
    Sonetto 107

    «Né le mie paure, né lo spirito profetico del mondo intero pronosticante l’avvenire».   Mentre il sonetto precedente confrontava il passato con il presente, il Sonetto 107 contrasta il presente con il futuro. Il tema dell’immortalità preferito dal poeta attraverso il verso poetico domina il sonetto.…

  • Sonetto 108
    Sonetto 108

    «V’è altro nel cervello che inchiostro possa scrivere che il mio sincero spirito non ti abbia dedicato?».   Ammettendo che rischia di rimanere a corto di nuove idee e “devo ripetere ogni giorno le stesse cose” del giovane, il poeta sostituisce la creazione appena immaginata con…

  • Sonetto 109
    Sonetto 109

    «No, non dire mai che il mio cuore è stato falso anche se l’assenza sembrò ridurre la mia fiamma».   Il Sonetto 109 inizia una sequenza di sonetti apologetici usando l’immagine del viaggio come metafora della riduzione dell’attenzione che il poeta dedica al giovane. Sonetto 109…

  • Sonetto 110
    Sonetto 110

    «Ahimè, è vero, ho errato qua e là e fatto di me stesso un buffone da teatro».   Il poeta si rammarica profondamente della sua mancanza di attenzione nei confronti del giovane e desidera mostrare il suo disgusto e il suo rimprovero. Elenca i suoi difetti…

  • Sonetto 111
    Sonetto 111

    «Per amor, ti prego, rimprovera la Fortuna, divinità colpevole di ogni mia mala azione».   Il Sonetto 111 si concentra in particolare sui lamenti del poeta sulle sue disgrazie. Si risente del fatto che le circostanze lo abbiano costretto a comportarsi come ha fatto perché la…

  • Sonetto 112
    Sonetto 112

    «Il tuo amore e la pietà annullano quel marchio che pubblico biasimo m’impresse sulla fronte».   I primi due versi richiamano il “marchio” e la “pietà” di cui parlava il poeta nel sonetto precedente: “Il tuo amore e la pietà annullano quel marchio / che pubblico…

  • Sonetto 113
    Sonetto 113

    «Da quando ti ho lasciato, la mia vista è in cuore e l’occhio che dirigere dovrebbe ogni mio passo».   Più per senso del dovere che da un’espressione significativa di emozione, il poeta professa di vedere il giovane in tutto mentre è lontano. Sonetto 113 Leggi…

  • Sonetto 114
    Sonetto 114

    «Può esser che il mio cuore, schiavo del tuo regno s’inebri col veleno che i re usano, l’inganno?».   Continuando la dicotomia tra l’occhio e la mente, il poeta presenta due possibilità alternative – indicate dalla frase “Può esser che” – per l’azione dell’occhio e della…

  • Sonetto 115
    Sonetto 115

    «Mentono i versi che finora ho scritto, specie ove dissi che non potevo amar di più».   Il poeta ora ammette che era sbagliato credere che il suo amore per il giovane fosse il più grande possibile: può amare il giovane anche più di quanto abbia…

  • Sonetto 116
    Sonetto 116

    «Non sia mai ch’io ponga impedimenti all’unione di anime fedeli; Amore non è amore».   Nonostante il tono confessionale di questo sonetto, non vi è alcun riferimento diretto al giovane. Il contesto generale, tuttavia, rende chiaro che l’alienazione temporanea del poeta si riferisce all’incostanza e al…

  • Sonetto 117
    Sonetto 117

    «Accusami pure d’aver del tutto trascurato il dovuto compenso ai tuoi grandi meriti».   Il poeta torna bruscamente sull’argomento del giovane e rinnova le sue scuse e il suo appello. Sonetto 117 Leggi e ascolta Accusami pure d’aver del tutto trascurato il dovuto compenso ai tuoi…

  • Sonetto 118
    Sonetto 118

    «Se per risvegliare il nostro appetito stimoliamo il palato con ghiottonerie piccanti».   Il poeta elabora ora i versi 5 e 6 del sonetto precedente: “d’esser stato familiare con gente sconosciuta / lasciando ad altri il tuo diritto ben pagato”. Sonetto 118 Leggi e ascolta Se…

  • Sonetto 119
    Sonetto 119

    «Quali lacrime di Sirene devo aver bevuto stillate da alambicchi immondi come inferno».   Sostenendo che le sue azioni erano impulsive e incontrollabili, il poeta si scusa sinceramente per aver tradito il giovane. Sonetto 119 Leggi e ascolta Quali lacrime di Sirene devo aver bevuto stillate…

  • Sonetto 120
    Sonetto 120

    «La tua crudeltà d’un tempo oggi m’aiuta, poiché memore del dolore che allor provai».   Il poeta e il giovane ora possono apprezzare le reciproche ferite, con il poeta che trascura il giovane per la sua amante e il giovane che commette una vaga “crudeltà”. Sonetto…

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Sonnets sono poesie d’amore dedicate in gran parte a un giovane amico e patrono del poeta (1-126) e a una donna dai capelli o dall’incarnato scuro di cui i due amici si contendono i favori (127-154). Ad essi è congiunto A Lover’s Complaint Lamento dell’amante (il sesso è imprecisato nell’espressione inglese come in quella italiana), dove è di scena una meschinetta sedotta con una lunga perorazione suasiva da un giovane rubacuori, quindi crudelmente abbandonata. Sicché l’“amante” del titolo sembrerebbe essere la donna, sebbene il poemetto contenga anche il lamento (falso) con cui il corteggiatore fa breccia nel cuore della poverina. Ciò conserva al titolo una dose di ambiguità.
Nell’ultimo decennio del 1500 si era avuta nell’Inghilterra elisabettiana una fioritura di raccolte di sonetti, inaugurata da Philip Sidney (Astrophel and Stella, 1591) e proseguita da Samuel Daniel (Delia, 1592), Thomas Lodge (Phillis, 1593), Edmund Spenser  (Amoretti, 1595) e altri. Sia la raccolta di Daniel che quella di Lodge facevano seguire a un gruppo di sonetti un componimento più lungo intitolato “complaint”, quello di Daniel nella stessa forma strofica (la “rhyme royal”) del Lover’s Complaint di Shakespeare. Gli Amoretti di Spenser erano anch’essi conclusi da un lungo poemetto, l’incantevole Epithalamion, in cui il poeta festeggiava le sue nozze con l’amata, felice conclusione dei suoi “amoretti”.

La raccolta shakespeariana, pur apparendo in ritardo, si adegua a questo modello, e la critica novecentesca è andata rivalutando A Lover’s Complaint come parte integrante del tragitto poetico disegnato nei Sonnets. Anche i dubbi sull’autenticità del Complaint, avanzati fin dal ’700, si sono via via diradati, davanti alla dovizia di riscontri con il linguaggio dell’ultimo Shakespeare. Perciò sarebbe opportuno offrire anche al lettore italiano la possibilità di leggere la più celebre raccolta di sonetti della letteratura europea insieme all’appendice con cui fu originalmente pubblicata. Censurare A Lover’s Complaint perché ritenuto inferiore o avulso dalla raccolta significa commettere un’operazione arbitraria, anticipando un giudizio che dopo tutto va lasciato al lettore. Solo così egli avrà in mano tutto il fascicolo dei problematici Sonnets. La chiusa d’incerta lettura e qualità non può esserne preventivamente estrapolata.

I sonetti in Italiano ed in originale

1 – 20 21 – 40 41 – 60
61 – 80 81 – 100 101 – 120
121 – 140
141 – 154
 

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