I Sonetti 121-140

I sonetti in Italiano ed in originale

Scritti probabilmente fra il 1595 e i primi anni del 1600, i Sonetti di Shakespeare costituiscono uno dei grandi vertici della letteratura d’amore di tutti i tempi, rappresentano anche un momento centrale della produzione letteraria del grande drammaturgo inglese.

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Sonetti 121-140
  • Sonetto 121
    Sonetto 121

    «È meglio esser colpevole che tale esser stimato quando non essendolo si è accusati d’esserlo».   Il poeta riceve lo stesso rimprovero pubblico dal giovane ed è costretto a considerare se le sue azioni sono immorali o meno. Sonetto 121 Leggi e ascolta È meglio esser…

  • Sonetto 122
    Sonetto 122

    «Il diario, tuo regalo, è qui nella mia mente, interamente impresso in memoria imperitura».   Proprio come nel Sonetto 77 il poeta ha dato al giovane un taccuino in cui scrivere i suoi pensieri, è ora il giovane che ha dato al poeta un taccuino, che…

  • Sonetto 123
    Sonetto 123

    «No Tempo, mai ti vanterai ch’io cambi; le piramidi che innalzi con sempre nuova possa».   Il poeta nega chiaramente di essere uno degli sciocchi del tempo, o uno che agisce solo per una soddisfazione immediata: “No Tempo, mai ti vanterai che io cambi”. Sonetto 123…

  • Sonetto 124
    Sonetto 124

    «Se il mio grande amore fosse figlio della sorte, qual bastardo del Destino vivrebbe come orfano».   Sviluppando ulteriormente il tema della fedeltà del sonetto precedente, il poeta sostiene che l’amore – “quell’eretica politica” – non è soggetto a cancellazione o cambiamento. Sonetto 124 Leggi e…

  • Sonetto 125
    Sonetto 125

    «Ma perché reggere baldacchini magnificando apertamente ogni apparenza».   Per il poeta, l’amore non è una questione di orgoglio esterno, cioè non è interessato alle dimostrazioni auto-frustranti di falso amore dei suoi rivali (versi 1-2). Sonetto 125 Leggi e ascolta Ma perché reggere baldacchini magnificando apertamente…

  • Sonetto 126
    Sonetto 126

    «O mio amabil giovane, che reggi in tuo potere del Tempo il mutevol specchio, la falce, la clessidra».   Il Sonetto 126 è l’ultima delle poesie sul giovane e riassume il tema dominante: il tempo distrugge sia la bellezza che l’amore. Sonetto 126 Leggi e ascolta…

  • Sonetto 127
    Sonetto 127

    «Un tempo il nero non era considerato bello o se lo era non portava il nome di bellezza».  Il Sonetto 127, che inizia la sequenza che tratta del rapporto del poeta con la sua amante, la Dark Lady, difende il gusto fuori moda del poeta…

  • Sonetto 128
    Sonetto 128

    «Quante volte mentre tu, mia musica, suoni quel fortunato legno il cui vibrar risponde».  Il Sonetto 128 è uno dei pochi sonetti che creano una scena fisica, sebbene quella scena coinvolga solo il poeta in piedi accanto a “quel fortunato legno” – probabilmente un clavicembalo,…

  • Sonetto 129
    Sonetto 129

    «Sperpero di spirito in vergognoso scempio è la lussuria in atto; e finché esso dura, lussuria».  In questo sonetto la dama non viene menzionata. Il poeta scrive invece una violenta diatriba contro il peccato della lussuria. Sonetto 129 Leggi e ascolta Sperpero di spirito in…

  • Sonetto 130
    Sonetto 130

    «Gli occhi della mia donna nulla hanno del sole, il corallo è ben più rosso del rosso delle sue labbra».  Il Sonetto 130 è una parodia della Dama Oscura, che è evidentemente a corto di bellezza alla moda per essere esaltata in stampa. Il poeta,…

  • Sonetto 131
    Sonetto 131

    «Anche se sei così, hai la stessa tirannia di chi è resa crudele dall’orgoglio d’esser bella».  Il poeta illustra ulteriormente l’aspetto poco attraente della sua amante. La prima quartina continua il pensiero finale del sonetto precedente, che la Dama Oscura è “il più splendido e…

  • Sonetto 132
    Sonetto 132

    «Amo i tuoi occhi ed essi, quasi avessero pietà, sapendo che il tuo cuore mi tortura col tuo sdegno».  Il Sonetto 132 rappresenta un’intensificazione dei sentimenti del poeta per la Dama Oscura, parallelo ironico alla sua precedente relazione con il giovane in quanto il poeta…

  • Sonetto 133
    Sonetto 133

    «Dannato sia quel cuore che il cuor mio fa gemere per la dura ferita inflitta al mio amico e a me!».  Mentre il Sonetto 132 rende l’amante una bellezza casta, il Sonetto 133 la diffama per aver sedotto l’amico del poeta, il giovane: “Dannato sia…

  • Sonetto 134
    Sonetto 134

    «Così, or che ho confessato che egli è tuo e che me stesso ho ipotecato alle tue brame».  Nel Sonetto 134 si svolge la storia della seduzione dell’amico del poetae. Sperando di ottenere il favore della donna, il poeta invia il giovane alla donna con…

  • Sonetto 135
    Sonetto 135

    «Ogni donna ha quel che vuole, tu hai il tuo Will e un Will ancora e un Will anche di troppo».  Il gioco di parole sulla parola “will” continua dal sonetto precedente. Il poeta vuole continuare il suo rapporto sessuale con la sua amante, ma…

  • Sonetto 136
    Sonetto 136

    «Se l’anima ti rimprovera il mio contegno audace giura all’anima tua cieca che ero io il tuo Will».  Il Sonetto 136 continua a giocare sulla parola “will” e il risultato è ancora più dannoso per il carattere della donna. La signora ha altri amanti ma…

  • Sonetto 137
    Sonetto 137

    «Amore, pazzo cieco amore, che fai ai miei occhi che guardano e non vedon quel che vedono?».  La dicotomia tra gli impulsi dell’occhio e del cuore si sviluppa ulteriormente in questo sonetto. Dopo i due sonetti sessualmente comici precedenti, il Sonetto 137 presenta il poeta…

  • Sonetto 138
    Sonetto 138

    «Quando il mio amore giura d’esser tutta fedeltà io voglio crederle, anche se so che mente».  Il Sonetto 138 presenta un candido studio psicologico della Signora che rivela molte delle sue ipocrisie. Certamente è ancora l’amante del poeta, ma il poeta non si fa illusioni…

  • Sonetto 139
    Sonetto 139

    «No, non chiedermi di giustificare i torti che la tua crudeltà al mio cuore infligge».  Regredendo al suo precedente verso melodrammatico, il poeta implora la donna di essere onesta con lui e di confessare la sua infedeltà. Sonetto 139 Leggi e ascolta No, non chiedermi…

  • Sonetto 140
    Sonetto 140

    «Sii saggia quanto sei crudele, non pressar la mia muta pazienza col tuo continuo sdegno».  Sprofondando rapidamente nella disperazione per il triste stato del suo rapporto con la donna, il poeta la minaccia di pubblica umiliazione se lei non finge almeno di amarlo. Sonetto 140…

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Sonnets sono poesie d’amore dedicate in gran parte a un giovane amico e patrono del poeta (1-126) e a una donna dai capelli o dall’incarnato scuro di cui i due amici si contendono i favori (127-154). Ad essi è congiunto A Lover’s Complaint Lamento dell’amante (il sesso è imprecisato nell’espressione inglese come in quella italiana), dove è di scena una meschinetta sedotta con una lunga perorazione suasiva da un giovane rubacuori, quindi crudelmente abbandonata. Sicché l’“amante” del titolo sembrerebbe essere la donna, sebbene il poemetto contenga anche il lamento (falso) con cui il corteggiatore fa breccia nel cuore della poverina. Ciò conserva al titolo una dose di ambiguità.
Nell’ultimo decennio del 1500 si era avuta nell’Inghilterra elisabettiana una fioritura di raccolte di sonetti, inaugurata da Philip Sidney (Astrophel and Stella, 1591) e proseguita da Samuel Daniel (Delia, 1592), Thomas Lodge (Phillis, 1593), Edmund Spenser  (Amoretti, 1595) e altri. Sia la raccolta di Daniel che quella di Lodge facevano seguire a un gruppo di sonetti un componimento più lungo intitolato “complaint”, quello di Daniel nella stessa forma strofica (la “rhyme royal”) del Lover’s Complaint di Shakespeare. Gli Amoretti di Spenser erano anch’essi conclusi da un lungo poemetto, l’incantevole Epithalamion, in cui il poeta festeggiava le sue nozze con l’amata, felice conclusione dei suoi “amoretti”.

La raccolta shakespeariana, pur apparendo in ritardo, si adegua a questo modello, e la critica novecentesca è andata rivalutando A Lover’s Complaint come parte integrante del tragitto poetico disegnato nei Sonnets. Anche i dubbi sull’autenticità del Complaint, avanzati fin dal ’700, si sono via via diradati, davanti alla dovizia di riscontri con il linguaggio dell’ultimo Shakespeare. Perciò sarebbe opportuno offrire anche al lettore italiano la possibilità di leggere la più celebre raccolta di sonetti della letteratura europea insieme all’appendice con cui fu originalmente pubblicata. Censurare A Lover’s Complaint perché ritenuto inferiore o avulso dalla raccolta significa commettere un’operazione arbitraria, anticipando un giudizio che dopo tutto va lasciato al lettore. Solo così egli avrà in mano tutto il fascicolo dei problematici Sonnets. La chiusa d’incerta lettura e qualità non può esserne preventivamente estrapolata.

I sonetti in Italiano ed in originale

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61 – 80 81 – 100 101 – 120
121 – 140 141 – 154
 

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